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L'EDILIZIA PUBBLICA E SACRA DI FRANCESCA DE CAPRARIIS E FAUSTO ZEVI
La grande Roma dei Tarquini e la definizione dello spazio urbano
L'età regia valorizza le componenti plurietnica della cultura romana arcaica, attorno al 600 Roma sotto una dinastia
che si riteneva greca era considerata dai Greci la città che aveva già il controllo di tutto il basso corso del Tevere fino
al mare Allacciando rapporti durevoli con la grecità d'Occidente. l'archeologia da conferme continue di quella era
definita la grande Roma dei Tarquini, quando la costruzione delle mura che la tradizione assegnava Servio Tullio verso
la metà del VI secolo venne a precisarne l'estensione Urbana Roma con circa 300 ettari di superficie è un ampio
territorio rivaleggiava con le maggiori città etrusche e con non poche fra quelle della Magna Grecia è della Sicilia. La
cinta muraria nota come Serviana risale alla prima metà del IV secolo cioè alla ricostruzione realizzata frettolosamente
nel periodo successivo al saccheggio Gallico, lemure infatti sono in opera quadrata di tufo di grotta oscura proveniente
dalle cave presto Veio(il che presuppone la conquista della città nel 396 a.C.), il percorso è noto per la massima parte
del perimetro con qualche difficoltà di ricostruzione per la faccio sul Tevere, tra Aventino e il Campidoglio. L’ influenza
dell'architettura delle città greche d'Occidente sembra trovare conferma particolare nelle mura di Roma dove si è
persino ipotizzato l'intervento diretto di manodopera magnogreca siracusana: alcuni studiosi negavano la presenza di
una cerchia muraria continua a prima del IV secolo ma oggi è una teoria superata, riprende credito invece
l'interpretazione dei resti in vari punti del circuito di mura in cappellaccio estratto dallo stesso sottosuolo Romano
come pertinente ad una fase anteriore della cinta quella reggia quando sembrano essersi definiti i grandi elementi che
caratterizzano la città antica. Non conosciamo nulla delle porte della fase antica ma la loro disposizione, spesso in
corrispondenza di naturali percorsi vallivi tra le alture su cui sorge la città, fa supporre che salvo eccezioni quelle del
IV secolo abbiano ricalcato le precedenti, solo per una porta abbiamo informazioni più stringenti La Carmentale, l'unica
porta doppia della cinta severiana prendeva nome dalla dea Carmenta, sappiamo infatti che su di essa gravava un
antichissimo Carme, la scelta del giusto o sbagliato per uscire o per entrare, era da questa porta che aveva inizio la
processione del trionfo, un'istituzione di cui la tradizione sottolineava l'origine Etrusca e della cui introduzione Roma
accreditava i Tarquini, lo svolgimento della pompa trionfale presupponeva le operazioni di bonifica tramite
canalizzazioni e cloache ascritte anche queste ai Tarquini. Con le bonifiche si renderà vivibile anche la valle che si
estende tra i colli della città primitiva , il foro stesso, il prosciugamento della valle forense consentì la creazione sul
lato meridionale del Foro della via degli Etruschi o quartiere etrusco da cui partiva la strada carraia che giungeva alla
valle tra Palatino e Aventino, sistemata come spazio circense (il Circo Massimo) dove si svolgevano i giochi romani
instaurati anche sì dai Tarquini, oltre il circo, la strada con tornava il piede del Palatino e risaliva la sella della Velia
ritornando alla valle del foro (la Sacra Via) per salire poi al Campidoglio: sarà questo a partire da Porta Carmentale fino
al tempio di Giove il percorso del trionfo. Roma nell'età dei Tarquini disponeva di un completo circuito carreggiabile,
un forte potere centrale è dunque sotteso a queste realizzazioni e soprattutto alla creazione della maggiore
architettura della Roma arcaica, il tempio di Giove Capitolino: posto in posizione dominante, il tempio rappresenta
un’esplicita affermazione di unificazione urbana e di accentramento del potere politico tendenzialmente esteso a tutto
il Lazio; mentre sull'Aventino sorgerà un grande santuario federale latino dedicato a Diana , con espliciti richiami al
mondo greco orientale e all' Artemide venerata ad Efeso. Il Tempio Capitolino dedicato a Giove, Giunone e Minerva
comprendeva a tre celle contigue ma separate, destinate a sede delle divinità della triade circondata su tre lati da una
peristasi a colonne con trabeazione linea e rivestimenti fittili, il lato posteriore era chiuso da un muro continuo
(secondo la disciplina augurale romana che prescriveva che lo spazio inaugurato forse accessibile dal suo ingresso
frontale: e la nascita di quello che Vitruvio definirà periptero sine postico, una forma templare romana che associava
un alto podio con scala frontale con la peristasi di matrice greca limitata alla fronte e ai lati lunghi). Le innovazioni del
Tempio Capitolino verranno proseguite nella più antica architettura repubblicana: cacciati i Tarquini il patriziato
romano si impadronì delle realizzazioni etrusche, associando il Tempio Capitolino all'inizio della Repubblica, di cui la
triade capitolina diveniva protettrice garante. Il lato minore opposto del foro era occupato dal santuario di Vesta con
il tempio rotondo della dea e la casa delle vergini sacerdotesse addetti al culto e dalla regia che in età repubblicana
era la sede ufficiale del pontefice massimo. Nella Redacon gli amò una manifestazione interessante del
conservatorismo religioso romano, ricostruito varie volte dall'avanzato VII secolo a.C. fino alla riedificazione di età
triumvirale, l'edificio mantenne la sua struttura planimetrica e le sue dimensioni e con gli appena 120 metri quadrati
di superficie già nel VI secolo a.C. doveva apparire fuori scala per un'abitazione quando le case aristocratiche della Via
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Sacra sembra superare i 700 metri quadri. Gli è difficile della valle forense degli inizi del V secolo a.C. , il tempio di
Saturno e soprattutto il grande tempio dei Castori presso la fonte Giuturna si legano direttamente all'esercizio del
potere aristocratico, importante rilevare l'abbandono dell'antico orientamento astronomico degli edifici della valle di
cui i due templi citati vengono a definire il lato lungo occidentale. Quando al Palatino le costruzioni inizieranno solo a
partire dalla fine del IV secolo e si concentreranno su quella fronte sud-occidentale DEL COLLE dove la tradizione
poteva le sacre memorie di Roma, la grotta della Lupa con i gemelli, la scala di caco, la capanna di Romolo: gli stessi
anni in cui gli Ogulnii dedicarono la lupa con i gemelli nel foro nel 296 a.C., sorge qui il tempio della vittoria eretto da
Postumio Megello nel 294, forse accanto a quello di Iuppiter Victor inarcato dai Fabi dopo la vittoria di Sentino nel 295
a.C. ti aveva dato a Roma la signoria praticamente su tutta l'Italia peninsulare e tra il 204 il 191 si innalzerà l'edificio
più significativo, il tempio della Magna Mater voluto dagli Scipioni che dedicato come era alla grande madre degli dei
del monte Ida significava la sacralizzazione della leggenda troiana di Enea sul colle stesso di Romolo e delle memorie
delle origini di Roma.
Il tempio di Concordia e la città medio repubblicana
Nel foro il processo edilizio riprende solo nell'età di Camillo col Tempio della Concordia nel rifacimento Tiberiano si
tratta di uno dei rari edifici a cella trasversale, una tipologia architettonica particolare che in genere si considera un
espediente per sopperire, di ortogonalmente la cella, all'inadeguatezza dello spazio disponibile; l'edificio che lo ha
preceduto immediatamente, la ricostruzione del console Opimio del 121 a.C. era un grandioso periptero sine postico
ottastilo di pianta canonica, e riguardo al tempio camilliano, quanto ne rimane è insufficiente ad ogni ricostruzione. La
scelta dello scenario forense e la collocazione al piede del Colle Capitolino sottolinea una forte valenza politica di
questo tempio. Il tempio consacra la pace sociale conseguita. Plutarco dice che il Tempio della Concordia guardava il
foro e il comizio, costituiva un fondamentale di altissima efficacia rappresentativa per chi affacciandosi nel foro dalla
sella tra capitolina e Velia seguiva il percorso trionfale della Via Sacra e restava l'immagine polarizzante per tutto
l'attraversamento della valle fin verso la curva con cui si imboccava la salita del Clivio per il tempio di Giove: solo in età
imperiale i nuovi monumenti orienteranno diversamente l'asse visuale della piazza fino al l'ingombro prepotente
dell'arco di Settimio Severo. Ma per 300 anni dopo questo impianto il foro non conoscerà altri edifici sacri
architettonicamente rilevanti: quello di Concordia resterà l'ultima grande costruzione templare forense; si interverrà
Per dare alla piazza un carattere più nobile eliminando i commerci e sistemando le taberne, più tardi costruendo alle
spalle del foro il primo vero edificio da mercato il Macellum nel 209 a.C.. La grande edilizia di carattere sacro a parte
restauri e rifacimento e anche importanti, riprenderà qui solo coi templi degli imperatori divinizzati a cominciare dal
divo Giulio, nel quadro di una trasformazione in chiave di teologia dinastica di una sede forense sempre di alta
responsabilità collettiva ma anche prima di effettiva rilevanza politica. A partire dalla tarda repubblica si instaura una
rivalità tra protagonisti della vita pubblica mentre contribuivano ad abbellire la città, in alcuni punti privilegiati è lungo
i percorsi della pompa trionfale vengono così a costituirsi serie di templi che pure innalzati con distacchi temporali
considerevoli finiranno talvolta per comporre monumentali sequenze di facciate continue, è il caso dei Templi del
Largo Argentina che forse continuavano verso ovest comprendendo altri edifici sacri oltre i 4 di cui sono stati riportati
in luce i resti; e di quelli del Foro Olitorio schierati all'uscita da Porta Carmentale a formare una quinta monumentale
verso il fiume prima dell'ingresso in città.
Il Circo Flaminio e l'architettura trionfale
La grande cintura di C. la nel 223 segna una svolta: pur non potendo parlare di vera pianificazione il tracciato della via
Flaminia, la nuova arteria militare verso i teatri di guerra e di espansione nel nord della penisola, condizionerà tutta la
storia urbanistica del Campo Marzio che avrà al limite meridionale il tracciato dell'antica via della porta Carmentale,
monumentalizzata nel suo tratto parallelo al Tevere dalla creazione di un nuovo circo per i giochi plebei allora istituiti,
l'area circostante al Circo Flaminio finirà per attrarre quasi tutte le principali costruzioni Templari del tempo. Vi erano
naturalmente delle preesistenze, templi antichissimi come Apollo medico e Bellona, ma tutti quelli successivi
prendono ad uniformarsi alla direttrice del circo stesso creando per la prima volta a Roma, lungo l'area circense, uno
spazio monumentale di altissima r