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GLI HORTI
Accanto all’estrema esibizione si pone il fenomeno dei lussuosi horti, luoghi appartati all’interno
della città: essi divengono luoghi per ville urbane in cui ci si ritirava una volta abbandonata la vita
pubblica.
Dal Palatino al Palazzo
Il palazzo è l’immagine rovesciata della casa nobile con le sue porte aperte, simbolo del
potere del tiranno.
(Ogni aspirante tiranno della leggenda vide segnata la propria disgrazia dalla distruzione della
propria casa)
La casa del tiranno è una roccaforte inespugnabile che incombe sul Foro. Ovviamente categorie di
questo genere sono manipolabili retoricamente (dalla stessa retorica che ritrova nella “casa con le porte
.
aperte” parole come “spazio sacro”)
La linea di svolta è segnata dall’affissione del fastigium, nel 44 a.C. sulla porta della casa di
Cesare da parte del corpo senatorio.
Non a caso, anche Augusto continuò a vivere come un nobile della tarda Repubblica, senza però
preoccuparsi troppo di abbellire lussuosamente la propria abitazione.
LE CARATTERISTICHE DEL PALAZZO
- Gli onori sulla porta di casa
- Estensione sempre crescente (che spesso va ad invadere le proprietà limitrofi)
ES. Scrisse Flavio Giuseppe, nel suo racconto dell’uccisione di Caligola: gli assassini
scappano attraverso la casa di Germanico, padre di Caligola, che comunicava con il palazzo
principale, “perché il palazzo che prima era un unico complesso, era stato ampliato con
continue aggiunte ad opera di coloro che, di volta in volta, giungevano al potere, il che fece
si che si desse a queste parti dell’edificio il nome di coloro che le avevano fatte costruire o
avevano dato inizio ad esse”. Ecco la domus moltiplicata .
- Incorporazione del sacro: combinazione di palazzo reale e santuario (dai modelli ellenistici).
ES. Scrisse Ovidio: l’Olimpo è lo specchio del Palatino.
IL MODELLO PALAZIALE
La costituzione di un vero e proprio complesso architettonico di eccezionale potenza è opera
soprattutto di Nerone. Siamo ormai ben lontani dalle tradizioni della casa ad atrium.
Ma il più grande costruttore sul Palatino fu senz’altro Domiziano:
- Fulgido marmo nero rivestiva i muri nei corridoi perché riflettesse un eventuale assassino in
agguato.
- L’edificio doveva, almeno sembrerebbe, essere diviso in due parti principali. Il primo spazio serviva
per ricevere un pubblico numeroso; il secondo (Domus Augustana) era un complesso di stanze più
piccole e di sequenza di stanze su vari livelli (la parte privata del palazzo).
Ecco la fusione del rifugio di un tiranno e il tema repubblicano dell’uomo pubblico che deve
usare la propria dimora per esporre se stesso alla vista comune.
La città imperiale
Era nell’interesse degli imperatori migliorare le condizioni della gente in città.
CONOSCERE LA PROPRIA CITTÀ
- Cesare introdusse una novità nella procedura del censo della città tramite i proprietari dei
caseggiati.
- Augusto suddivise la città in 14 regiones (la definizione dei confini locali favorisce per esempio la
sicurezza; pensiamo alle 7 coorti di vigiles, distribuite in modo sistematico; o all’esperienza dei
comandanti locali dei vigile che hanno potere legale nella loro zona, che implica necessariamente
l’approfondita conoscenza degli agglomerati abitativi).
- Da qui nasce la necessità della pianta marmorea e dei Cataloghi Regionari (prodotti del
.
continuo lavoro di rilevazione per opera, con ogni probabilità, dei militari)
Liste a nostra disposizione elencano vari edifici e varie strutture di servizio della regione:
- Insulae (moltissime) (insula deve avere, qui,il significato di “unità di proprietà”)
- Domus (meno)
- Horrea (depositi per l’immagazzinamento del grano)
- Pistrina (panifici)
- Lacus (punti distribuzione acqua)
- Balinea (bagni)
- Thermae (terme)
questa non è però un’analisi dell’uso dello spazio, ma delle unità di proprietà: nel nostro elenco
mancano imprese e manifatture perché non sono distinguibili come categoria e sé stante. Abbiamo a
che fare con le unità di proprietà che venivano dichiarate dal proprietario all’apparato amministrativo
dello stato.
- con la regolamentazione dell’attività edilizia.
(si corre ai ripari considerati i numerosi incendi)
I MODULI ABITATIVI
Le tracce sopravvissute delle abitazioni di età imperiale sono sufficienti a darci qualche
esemplificazione riguardo alla gamma dei moduli abitativi:
- costruzioni a più piani di laterizi e conglomerato cementizio sono la norma nel I secolo d.C. (su
base rettangolare).
- Il piano terra ospita file di negozi con portici ad arcate.
- emerge l’ingegnosità degli architetti nel tentare di dare un’apparenza di regolarità.
- I casi presenti del Digesto mostrano che era comune per un affittuario prendere in affitto un’intera
insula ad un unico prezzo e poi subaffittare le singole parti che la componevano per trarne profitto.
- dal punto di vista sociale, l’affitto era un fenomeno pluristratificato.
- L’attico era visto come la soluzione meno desiderabile (per via dei piccioni, le interminabili scale e gli
.
incendi molto frequenti)
- Il mondo dei cenacula (appartamento) sta a gomito-gomito con quello elegante delle domus;
dobbiamo guardarci dall’immaginare una qualsiasi zona come destinata esclusivamente o anche
solo prevalentemente o ad abitazioni dei ricchi o ad abitazioni dei poveri.
- Le fistulae di piombo riportano i nomi dei proprietari.
Il tardo antico
Il III secolo rappresenta un periodo in cui la città viveva, per così dire, sugli allori. Anche se non
mancano i forti contrasti:
- Le tracce visibili sono indicative del fatto che l’importanza di attrarre ampie folle di dipendenti e
visitatori non è mai cessata.
- Il modello continua a rimanere quello della trasformazione di insulae in edifici pubblici o in palazzi
- Rapporto ambivalente con le strutture cristiane: lo stile architettonico delle chiese del IV secolo ha
origine direttamente dallo stile contemporaneo pagano.
Gli spazi della vita sociale
La distinzione tra sociale e politico si realizza solo tramite un processo di lungo periodo data la
scarsa distinzione degli spazi della vita politica, economica e sociale della città.
ES. l’ambito di utilizzazione di un edificio come la basilica era destinato a una molteplicità di
impieghi.
ES. i mercati specializzati, come i macella e i venalicia (di schiavi), appaiono solo relativamente
tardi.
Non siamo quasi mai in grado di identificare gli edifici destinati ad ospitare, per esempio, la
macchina dell’amministrazione imperiale (considerando anche le forme, diverse da quelle a noi familiari,
.
in cui tali edifici si presentano)
Se la documentazione in nostro possesso ci attesta l’esistenza a Roma di una complessa
infrastruttura amministrativa e di servizi, quali luoghi e in quali condizioni vi si lavorava?
Non si è dato risposta. Ma pare fondamentale un riesame di strutture monumentali, perfettamente
note e studiate che a un esame più
(ritenute in genere edifici di pura rappresentanza e intrattenimento)
attento si rivelano come la facciata visibile di strutture profonde invisibili.
Stationes e amministrazione a Roma
C’è uno stretto collegamento tra il culto e l’organizzazione amministrativa (sedi ufficiali si trovano in
):
alcuni templi e basiliche
ES. Il tempio di Saturno nel Foro venne molto dopo la sua costruzione dotato di un secondo edificio
adiacente, probabilmente proprio soddisfare le richieste di spazio di un ambiente lavorativo.
ES. il tempio di Giuturna, sede della statio acquarum
ES. il tempio di Vulcano, sede della prefettura dei vigili
ES. il tempio delle Ninfe, sede delle frumentationes
ES. la Basilica Fulvia o poi il Tempio della Pace (realizzato da Vespasiano), sedi della prefettura
urbana.
Accanto a questi templi, utilizzati in genere come archivi, doveva trovarsi un edificio più modesto,
destinato ad ospitare il personale amministrativo.
L’AREA DEL CAMPO MARZIO
- Comizi elettorali: avevano luogo in una sede particolare, i Saepta, un’estesa piazza
suddivisa in corsie per ospitare i cittadini divisi per circoscrizioni elettorali.
- Operazioni del censo: avevano luogo presso la villa Publica.
- le frumentationes e le altre distribuzioni si aggiunsero in seguito (lo stesso tempio delle Ninfe
era situato in questa zona)
- Sede dell’organizzazione della posta imperiale e l’ufficio dei trasporti pesanti.
- Sede della prima coorte dei vigiles e delle coorti urbane.
IL FORO
l’area del Foro venne distinta in due parti:
1. Lo spazio destinato all’attività politica e giudiziaria (meno ampio)
2. Lo spazio riservato alle attività sociali ed economiche (più ampio)
- I lati lunghi della piazza vengono occupati dalle botteghe dei macellai e degli altri rivenditori
di generi alimentari.
- Alcuni templi, con funzioni politiche e amministrative, si inseriscono negli spazi residui.
- A partire dalla seconda metà del IV secolo a.C., le botteghe dei generi alimentari cedono il
posto ad attività più “nobili” (come i negozi dei cambiavalute) . Poco più tardi appariranno le
basiliche destinate ad ospitare le attività forensi (processi, operazioni finanziarie).
Il Foro, per gran parte dell’età repubblicana, è il luogo principale della vita sociale (vanno nominati
però anche altri luoghi: il Foro Boario, il Foro Olitario e il Circo Flaminio)
I VICI
Sono i quartieri, intesi come unità autonoma. Ma la vita che si svolgeva a livello di quartiere in
gran parte ci sfugge:
- Sappiamo della frequenza di feste e spettacoli di carattere teatrale, o della festività dei Compitalia
(occasione per giochi molto popolari).
- Di questa struttura capillare di quartieri hanno approfittato i tribuni rivoluzionari della fine della
Repubblica per tentare l’inquadramento della plebe (vedi Clodio) in una vera e propria
organizzazione politica di massa in cui si è riconosciuto qualcosa di simile a un moderno partito
politico, ovvero quei collegia che vennero infine sciolti e poi solo con Augusto ricostituiti.
- Con Augusto, a partire dal 12 a. C. , la città venne divisa in quattordici regioni, a loro volta ripartite
proprio in vici (265 totali secondo Plinio il Vecchio), ognuno dotato di un sacello dove si veneravano i
Lari di Augusto (gli spiriti protettori)
- un modello, questo delle regioni, che mirava a istituire un controllo capillare dello spazio urbano
(pensiamo alla funzione dei magistri vici creati da Augusto, i quali dovevano esercitare un’oculata
sorveglianza, per conto propri