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INTERNA E NUCLEI TALAMICI

Bene,  guardiamo  quest’immagine:  notiamo la  faccia  inferiore  dell’encefalo,  la superficie di sezione

del   tronco   dell’encefalo   a   livello dei peduncoli cerebrali e questa è la fossa interpeduncolare.

Vedete  che  sul  piano  orizzontale,  quindi  quando  termina  il  tronco  dell’encefalo  e  siamo  sulla  base  

del diencefalo, le uniche porzioni visibili del diencefalo,  anzi  l’unica  porzione  visibile  del  diencefalo  

è   all’apice   della   fossa   interpeduncolare,   visibile   dall’esterno   intendo   dire,   in   corrispondenza  

sostanzialmente   della   base   del   terzo   ventricolo.   Quindi   questa   è   l’unica   porzione   del   diencefalo

visibile dall’esterno   nonostante   il   diencefalo   come   derivi della vescicola diencefalica (che è una

sottodivisione della vescicola pro-encefalica, cioè delle tre primitive vescicole quella più craniale

del tubo neurale). Guardando  l’immagine  si  nota  come  si  sviluppa dal punto di vista quantitativo il

telencefalo, il quale avvolge quasi interamente il derivato della vescicola diencefalica. Per cui per

studiare le strutture diencefaliche, le quali sono avvolte e inglobate, occorrono delle sezioni del

cervello perché l’unica  porzione  visibile  all’osservazione  esterna  della  faccia  inferiore  è  una  piccola  

porzione   dell’ipotalamo,   ossia   quella   corrispondente   ai   corpi   mamillari,   nonché   quella   zona  

immediatamente adiacente ai corpi mamillari del pavimento del terzo ventricolo, cosiddetto tuber

cinereum,  perché  un  po’  grigio,  il  quale  conduce,  guardando  una  sezione  sagittale  mediana,  verso  

il   peduncolo   ipofisario.   Il   pavimento   del   terzo   ventricolo   “pende”,   dal   dietro   in   avanti   procedendo  

postero lateralmente e inclinato in basso, verso il peduncolo ipofisario. Queste, i corpi mammilari e

il tuber cinereum rappresentano le uniche porzioni  del  diencefalo,  dell’intero  diencefalo  compreso  

anche   il   talamo,   visibili   all’osservazione   esterna.   La   struttura   che   limita   anteriormente   la   parete

anteriore del terzo ventricolo, o meglio la chiusura anteriore del terzo ventricolo, si chiama lamina

terminale: è una struttura rilevante dal punto di vista culturale perché in realtà essa rappresenta il

residuo della porzione veramente terminale del primitivo tubo neurale (la proliferazione neuro-

plastica della vescicola telencefalica proietta anche in avanti e lascia inglobata all’interno   l’ex  

struttura   terminale   dell’intero   tubo   neurale,   la   quale   non   prolifera,   quindi   non   si   modifica  

particolarmente e ne rimane appunto questa sottile lamina di tessuto nervoso, la lamina terminale

che chiude anteriormente il terzo ventricolo). Studiando   l’encefalo   per   sezioni   e   concentrandoci  

sulla zona di pertinenza diencefalica (profonda e quindi identificabile come la sostanza grigia che

contorna le pareti del terzo ventricolo), si nota come sezionandolo si colpisce inevitabilmente sia il

terzo ventricolo, che ha una forma allungata in direzione antero - posteriore, ma si colpiscono

anche i ventricoli laterali (i quali sono costituiti da un corno frontale, un corno occipitale, un corno

temporale ed una porzione centrale che prende il nome di corpo, con alcune espansioni come

l’anteriore, frontale, posteriore, occipitale e inferiore anteriore temporale: il tutto ha una forma come

un virgolone, che viene ripetuto da almeno uno dei nuclei della base del telencefalo, e tale forma

ha due conseguenze: analizzando la faccia inferiore degli emisferi, si nota come i lobi temporali

stanno inferiormente e più spostati lateralmente perché   in   posizione   mediana   c’è   il   tronco  

dell’encefalo  che  penetra  all’interno  della  materia  cerebrale,  quindi  se  noi  seguissimo  come  forma  

tridimensionale la forma dei ventricoli laterali telencefalici partendo dal corno frontale, passando

dal corpo e   seguendo   la   virgola   dirigendoci   verso   l’espansione   temporale   notiamo   come   il   corno  

frontale   e   il   corno   temporale   non   sono   uno   sopra   e   l’altro   sotto,   ma   il   corno temporale è anche

spostato lateralmente, per cui questa struttura a virgola in realtà non è in asse, per cui la distanza

che intercorre tra i due corpi temporali è nettamente maggiore alla distanza che intercorre alla

distanza tra i due corni frontali. Per cui facendo una sezione frontale che colpisce il terzo

ventricolo, non facendola molto anteriormente, molto verosimilmente questa sezione colpisce i

ventricoli laterali due volte, nella porzione superiore ma anche nella porzione temporale. Quindi su

un’unica  sezione  verticale  o  frontale,  è  chiaro  che,  salvo  nelle  sezioni  più  anteriori  che  copiscono il

terzo ventricolo, la maggior parte delle sezioni colpiranno anche i ventricoli laterali destro e sinistro,

ciascuno due volte, nel corno frontale o nel corpo e, più in basso e lateralmente, nel corno

temporale: questo ha delle conseguenze abbastanza specifiche rispetto al rapporto topografico

che il ventricolo laterale stesso intrattiene col nucleo caudato che è un importante nucleo della

base del telencefalo. Ora, ragioniamo per sezioni: qui in alto avete una sezione sagittale mediana,

dunque i ventricoli laterali non li vedete ma vedete solo il terzo ventricolo che è sagittale e

Diencefalo, posizione dei nuclei della base, Talamo e suoi nuclei – Prof. Vitale

mediano; considerando una sezione parecchio anteriore, laddove la cavità del terzo ventricolo è

presa proprio minimamente in maniera tangenziale, vediamo le superfici anteriori dei corni frontali

dei ventricoli laterali, che non vediamo e che appaiano come ombre (guardate che i neuro-radiologi

traggono  moltissima  informazione  dall’ombra  dei  ventricoli  nelle  diverse  sezioni  fatte  in  risonanza  

perché eventuali processi espansivi possono essere identificati sia perché uno li vede sia

indirettamente perché deformano la struttura ventricolare: un tempo, in mancanza della risonanza,

si   faceva   l’arteriografia   dinamica,   scattando   continuamente   le   lastre   con   mezze   radiopaco,   dalla  

neo-vascolarizzazione,   presente   nelle   sedi   tumorali,   e   dall’andamento   deviato   della  

vascolarizzazione   regolare   si   deduceva   l’estensione   della   forma   e   la   sua   localizzazione   per   poi  

programmare  l’intervento:   concludo   dicendo   che   la  forma  normale  delle   strutture   è fondamentale

per capire se realmente ci sono problemi o no). Per cercare le strutture diencefaliche dobbiamo

indietreggiare, colpire il terzo ventricolo, e facendo ciò ci portiamo più posteriormente al ventricolo

laterale, e quindi le masse grigie presenti ai lati del terzo ventricolo sono di pertinenza diencefalica,

le inferiori di pertinenza ipotalamica e le superiori di pertinenza talamica. Lateralmente e

superiormente ci sono altre strutture grigie che non derivano dalla vescicola diencefalica ma da

quella telencefalica e si chiamano complessivamente nuclei della base del telencefalo (quindi

attenzione a non confondere le masse grigie dei nuclei della base con le masse grigie

diencefaliche). Se invece di utilizzare una serie di sezioni frontali utilizziamo una sezione

orizzontale, bisognerà evidentemente abituarsi a ragionare ed ad identificare le medesime strutture

in sezione orizzontale. In questa sono colpiti i corni frontali dei ventricoli laterali, le porzioni

d’origine  dei  corni  occipitali,  in  posizione mediana il terzo ventricolo e le masse grigie che stanno

immediatamente intorno al terzo ventricolo sono di pertinenza diencefalica, mentre tutto il resto è

di pertinenza telencefalica. Vale la pena soffermarsi su questa porzione di sostanza bianca:

medialmente troviamo strutture grigie diencefaliche, e a questo livello il talamo e lateralmente

troviamo strutture grigie telencefaliche, i nuclei della base e fra le strutture diencefaliche ed i nuclei

telencefalici si interpone, diciamo delimitando lateralmente le strutture diencefaliche, una lamina di

sostanza bianca che prende il nome di capsula interna, ossia una porzione di sostanza bianca che

delimita lateralmente il diencefalo ed in particolare il talamo, sede dei fasci piramidali ed oltretutto è

un imbuto strettissimo in cui le fibre si trovano strettissime e compresse.

Quindi,  guardando  quest’immagine,  si  notano  i  due  talami,  con  in  mezzo  il  terzo  ventricolo  che  non  

si vede. Si possono utilizzare, invece delle sezioni frontali od orizzontali delle dissezioni

progressive  dell’encefalo.  Voi  capite  abbastanza  bene  come  sia  complesso  il  piano  di  dissezione:  

questi sono i lobi frontali, questa la scissura interemisferica: bene, se noi, tolte le meningi,

affondiamo una lama in mezzo ai due emisferi non incontriamo nessuna resistenza perché i due

emisferi sono separati tra loro però la lama non scende fino in fondo, urtando il dorso della

scissura interemisferica, ossia il dorso del corpo calloso, vale a dire un grossissimo insieme di fibre

che collegano  l’emisfero  destro  al  sinistro.  Al  di  sotto  del  corpo  calloso,  una  volta  rimosso,  trovo  il  

tetto del terzo ventricolo in posizione sagittale mediana e lateralmente trovo due masse grigie che

corrisp

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SSD Scienze biologiche BIO/16 Anatomia umana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sharon.Sellini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Anatomia umana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Onori Paolo.