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Le neuroscienze oggi parlano di “cervello plastico”, sottolineando l’enorme importanza del
clima in cui avviene l’apprendimento
Da ciò risulta palese l’importanza del coinvolgimento in ambito didattico sia da parte dello
studente sia da parte del docente
- Il cervello proattivo e l’immagine filmica
1.4
Lo spettacolo dà quindi un valore emozionale aggiuntivo alla didattica.
La Filmologia ha come obiettivo quello di verificare la reattività dello spettatore rispetto alla
proiezione sullo schermo, mentre Filmagogia si rivolge all’aspetto “proattivo”,
all’apprendimento.
La percezione non è determinata solo da imput sensoriali, ma anche dall’aspetto proattivo
(es. esperienza precedente, desideri, aspettative etc.)
Jacques Aumont (critico e studioso francese) evidenzia come “oggetto dell'analisi filmica non
1
è l'opera, ma i problemi d’immagine creati dal film”. I problemi d’immagine sono problemi
figurativi e “il lavoro di figurazione del film consiste nel produrre ed elaborare figure, nel
confonderle, giustapporle o intrecciarle nel film”
1 L’analisi narratologica, invece, lavora anche sulle stesse opere Pag. 2 di pag. 10
Come Kusturica rifiuta di identificare il regista con il “cantastorie”, se il regista è in grado di
dare “forma” a una storia essa diventa dramma e film.
1.4 - Il cinema: l’arte della prova?
Pierre Kast (regista, sceneggiatore e critico francese) definisce il
cinema un'arte anti-realista. “Ciò che vuole mostrare non è la
realtà esteriore, ma la realtà organizzata per provare qualcosa”.
Gli oggetti d’uso quotidiano sono avvolti da una pratica così
vicina a noi da essere ormai divenuta invisibile.
La possibilità di vedere più aspetti delle cose che abbiamo attorno rivela la culturalità
(elemento proattivo) del nostro approccio intuitivo alla realtà.
Gli psicologi Friz Heider e Marianne Simmel in un esperimento del 1944 dimostrarono come
persino figure geometriche in movimento sullo schermo venivano percepite come agenti
umani, i quali causavano comportamento di altre figure geometriche come se fossero
anch’esse umane. 2
- L’effetto Kulesov
1.5
Il regista russo Lev Kulesov dimostrò per primola possibilità di variare il significato di
un’immagine in rapporto a quelle precedenti e seguenti.
Le associazioni con il primo piano di un attore e tre inquadrature differenti diede modo di
constatare come la concatenazione dei piani
influenza il modo in cui lo spettatore li percepisce e li
interpreta.
1) Il piatto di minestra seguito dal primo piano
dell’attore porta lo spettatore a leggere “fame”
2) La bara della bambina morta seguita dal primo piano
dell’attore orienta la lettura verso “tristezza”
3) La languida figura femminile stesa su un divano
seguita primo piano dell'attore sembra ,invece, suggerire
desiderio.
- Schizzi, bozzetti e disegni …
1.6
2 https://www.youtube.com/watch?v=n9TWwG4SFWQ Pag. 3 di pag. 10
Il regista deve, quindi, comporre le proprie figure secondo il ritmo e la logica che
corrispondono alla personale Linea K.
Il lavoro è esplorativo e ha come obiettivo la produzione di un “effetto di senso”, cioè un
insieme di scene che raggiungano gli scopi dell’artista :
3
a) comunicare un messaggio solo attraverso scenario, costumi, personaggi e i loro
rapporti (funzione comunicativa)
b) attivare alcune trame simboliche (funzione simbolica)
c) scatenare emozioni (funzione traumatica)
Tramite le parole di Alfred Hitchcock in un commento sul film Gli uccelli (1963) risulta
lampante che il regista abbia lavorato su tutte e tre le dimensioni calcolando inquadrature,
disposizioni di esse, ritmo, lunghezza di una scena ecc.
Il regista sottolinea che numerosi dettagli simbolici rimarranno poi inosservati, ma aggiunge
anche: “Quando giro questo non mi aspetto che il pubblico lo capisca completamente”.
- Dissonanze cognitive
1.7
Sempre Tarkovskij suggerisce quanto sia rilevante liberarsi dal senso comune per dare vita a
“un sentimento vivo nel suo naturale sviluppo e nelle sue trasformazioni”.
La dissonanza si crea quando un'aspettativa è disattesa.
La meravigliosa opera di Kim Ki-Duc Ferro 3, la casa vuota (2004) risulta inizialmente
fuorviante per il senso comune: non capiamo se Tae-Suk sia un ladro o uno spostato e il
silenzio del giovane rende ancora più complessa la nostra lettura.
Ad uno sguardo più attento, però, non sfugge il livello simbolico dell’opera: il protagonista è
un cavaliere dissonante, che viaggia su una moto e maneggia una mazza da golf che può
tramutarsi in uno strumento di morte.
3 Tripartizione offerta da Roland Barthes Pag. 4 di pag. 10
Jean- Louis Schefer (critico, filosofo e storico francese) definisce sillogismo o entimema
l’effetto-faro che si verifica quando cerchiamo di ridurre le dissonanze e ricostruire un
percorso logico in cui indirizzare il film o l’opera teatrale in questione.
Le dissonanze possono essere presenti anche a livello figurativo, in cui si rivela la vera
maestria dei cineasti però spesso siamo più concentrati sull’intreccio, non notando gli
espedienti visivi.
Patrick Hughes in Signs (2008), corto di dodici minuti, rappresenta la nascita di un rapporto
mediante segnali, cartelli e gesti.
Importanza del far vedere di Griffith.
1.8 - Mondi possibili
Guardando il film di Kim Ki-Duc nasce una perplessità: perché i protagonisti non si parlano? È
una scelta registico-poetica, l’esemplificazione della condizione esistenziale dei personaggi o
un aspetto della cultura coreana?
All’interno di un contesto così particolare risulta difficile muoversi all’inizio.
Tarkovskij loda Bresson perché diventa un demiurgo nei suoi film. L’estetica di Tarkovskij offre
la distinzione tra artisti che creano un proprio mondo e artisti che riproducono la realtà.
In Matrix (1999) delle Wachowski c’è una rielaborazione farmacologica del mito
parmenidiano dell’Essere e del Non-Essere.
Il cinema ci ha abituato a ogni tipo di stravaganza, creando mondi dove ogni ghiribizzo è
possibile.
L’uomo è un animale rituale e basa gli aspetti della vita sulla ritualità ed il cinema è, a sua
volta, un rito: esso viene definito da Michail Michajlovič Bachtin (filosofo e critico letterario
russo) un cronotipo, ovvero una sintesi di mito e rito, che crea un’esperienza di tipo
simbolico.
1.9 - Il cinema come rito e mito
Il cinema è un rito che ci fa spettatori di riti e miti dall’altissimo potenziale didattico. Il docente
deve sia controllare l’attenzione sia evitare l’umiliazione pedagogica normalmente prodotta
dalla negazione di competenze dell’alunno. Durante la visione di un film docente e discente si
ritrovano uni, essendo entrambi spettatore, seppur con ruoli differenti: tale tipo di didattica
diventa un connubio tra aristocrazia (docente che decide il film) e democrazia
(l'interpretazione lasciata al pubblico). Pag. 5 di pag. 10
Albert Einstein sostenne l’importanza di schemi di riferimento non rigidi, adattabili al
cambiamento.
Logica del fuzzy: quando una mela passa dal suo stato di mela a non esserlo più? Qual è il
punto in cui si oltrepassa la linea tra essere e non essere? Il senso sembra stare nella misura
e nell’equilibrio.
Bernardo Bertolucci regge l’impianto simbolico del film sull’effetto traumatico, sui contrasti e
sulle contraddizioni.
2 - Una proposta didattica
2.1 - Le basi teoriche
Importanza del TU: lo spettatore è estraneo a ciò che avviene sullo schermo, ma si sente
immerso in esso.
Heidegger sosteneva che l'oggetto è espressione del soggetto e i due termini non si possono
disgiungere.
La tecnologia, inoltre, secondo Heidegger e McLuhan è insita nella mente umana da sempre.
Un esempio di come l’uomo attraverso parole, gesti e tecniche esprima un percorso insito in
sé, è contenuto nella scena della celebre ellissi presente in 2001 Odissea nello spazio (1968)
di Stanley Kubrick: l’ominide lancia in aria l’osso con cui ha ucciso ed esso muta in una
navicella spaziale, emblema di una tecnologia che ha dimostrato sia la supremazia dell’uomo,
determinata dalla scimmia iniziale, sia la sua soggezione dinanzi all’intelligenza artificiale
creata.
Trionfa quindi il virtuale e la leggerezza del digitale, a svantaggio del faccia a faccia,
tralasciando l’aspetto fatico della comunicazione .
2.2 - Franti – c ovvero l’Esploratore
La medialità tende sempre più alla spettacolarizzazione e alla valorizzazione di un aspetto
che viene definito in Filmagogia “Modalità Franti – c”, da Frati, il personaggio del libro Cuore,
che rappresenta l’anarchico in erba.
La generazione multitasking (GM) è abituata a utilizzare con scioltezza una varietà di
schermi e ad abitare più mondi virtuali.
Franti diventa il baluardo di questa condizione perché si caratterizza per l’iperattività e
l’estrema sensibilità a stimoli acceleranti, che vengono definiti da Baricco
Pag. 6 di pag. 10
spettacolarizzazione che privilegia l’effetto di verità e abbraccia valori quali “la
semplificazione, la superficialità, la velocità e la medietà”. 4
2.3 - Dai Pokemon a Dreyer?
Alain Bergala (critico e saggista francese) sottolinea come sia demagogico partire da ciò che
gli studenti amano (rischiando anche di andare a compromettere il gusto) e, invece, invita a
proporre opere d’arte
2.4 - Come si avvicina un elefante?
Importanza dell’intervista come pratica pedagogica valida poiché si sviluppa attraverso
preparazione e raccolta dati e stimola a interagire in maniera creativa in un team.
Sono tre le importanti finalità:
Ridare importanza all’aspetto fatico della comunicazione
1. Spingere ad un incontro diretto con il film promuovendo un atteggiamento di
2. esplorazione e indagine dei problemi che nascono in seguito all’osservazione attivando
una discussione sui problemi figurativi
Valorizzare la figura del docente come mentore dinanzi ai problemi che nascono
3. attorno all’immagine e quindi come guida sulla ricerca di informazioni, linguaggio
filmico e contenuti
3 – Il vantaggio del cinema e del videogame
Il cinema ha la grande peculiarità di riuscire ad incantare indipendentemente dall’età,
favorendo un atteggiamento di ascolto e di condivisione.
Il videogame è un a