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ALLA MUSICA ELETTRONICA
I postulati estetici del Romanticismo
Come sosteneva il filosofo Ernst Bloch, le epoche storiche non marcano in fila indiana. L'evidenza di questo principio balza chiaramente agli occhi osservando proprio il passaggio tra '700 e '800, durante il quale un'estetica di matrice illuministica trascolora variamente nell'estetica romantica.
Innanzitutto, va registrato in quegli anni un primo, netto dualismo stilistico: tra il modo tradizionale di intendere la musica tipico dell'opera italiana (rappresentato da Rossini) e un modo totalmente divergente da esso, realizzatosi soprattutto nella musica strumentale (avviato da Beethoven e proseguito dai romantici).
A ciò va sommato il controverso rapporto fra Classicismo viennese e Romanticismo, correnti musicali collegate da molti elementi in comune, ma anche separate da posizioni inconciliabili. Alcuni studiosi puntano l'accento sulle somiglianze, inglobando insieme entrambi i movimenti in
Un' unica epoca classico-romantica. Però, anche per agevolare l'apprendimento di questi fenomeni nelle loro peculiarità, è stata accolta un' interessante ipotesi formulata dal musicologo Carl Dahlhaus. Essa delinea un processo non lineare ma nettamente spartito, nel mondo germanico, tra due diverse aree geografico-religiose: il nord protestante e il sud cattolico, i quali avrebbero marciato contemporaneamente con direzioni e velocità differenti. Nel nord (di cui Berlino può essere considerata l' epicentro) il settecentesco stile galante, coagulatosi sotto forma di stile della sensibilità (apparentato con lo Sturm und Drang), sarebbe approdato direttamente al Romanticismo; nel sud, invece (raccolto attorno alla capitale imperiale Vienna), questo percorso sarebbe stato inframmezzato da una fase detta appunto Classicismo. In tal modo si spiegherebbe una grande contraddizione di quel periodo: la compresenza di un articolato pensiero
romanticofilosofico-letterario (al nord) e di una musica ancora nettamente legata all'Illuminismo (al sud). Nella riflessione estetica del '700 il ruolo della musica era quello di rendere di volta in volta un determinato affetto, potenziando le capacità evocatrici della parola. La musica strumentale, poi, non era che una pallida imitazione di quella vocale, ad essa irrimediabilmente inferiore in quanto priva della possibilità di comunicare con la parte razionale dell'uomo. Già le cose erano cambiate con il "sensibile" stile stürmisch di C.P.E.Bach: il suo tentativo di rendere "parlante" la tastiera come in un recitativo vocale aveva conferito un inedito rilievo alla musica strumentale. Ma, crollata definitivamente l'illusione illuministica di poter dare una spiegazione razionale alla realtà e di poterne risolvere tutti i problemi con la luce della ragione, ci si rese conto che l'essenza del mondo continuava arimanere profondamente oscura: iragionamenti dell'intelligenza non bastano a fornire una risposta ai grandi quesiti dell'esistenza e a penetrare nell'insondabile mondo del sentimento umano. L'unica chiave per attingere a questi segreti è l'intuizione artistica; e fra le arti la più adatta a tendere verso l'assoluto è proprio quella che meno di tutti si fa irretire dalle trappole razionali: la musica, soprattutto quella puramente strumentale. Per la prima volta nella storia, la musica è elevata ai massimi livelli dell'attività umana, alla pari con la filosofia e la religione (riaffiora anche, nei letterati romantici, l'antica teoria pitagorica secondo cui le proporzioni matematiche della musica sono di riflesso di quelle dell'universo). E ancora la prima volta nella storia, la musica vocale è considerata inferiore a quella strumentale: la musica vocale, infatti, è costretta proprio dal testo a cuiè legata ad attenersiad un significato ristretto e determinato.
La musica strumentale, invece (più tardi detta anche “assoluta” oaddirittura “pura”), che nasce dalle energie più profondedell’uomo, appunto per questo può slanciarsi con maggiore libertàverso l’infinito e il divino, assumendo una vera e propriafunzione metafisica (fu determinante, per la maturazione di questeidee, l’operato dei 3 classici viennesi. Costoro, infatti,conferirono alla musica strumentale i mezzi e le capacità percostruire forme pressoché “autoreferenziali”, che potevano averecioè la propria logica in se stesse senza bisogno di ricorrerenecessariamente a puntelli esterni di qualsiasi natura: un testo,un’intenzione retorica, l’imitazione della natura o di sentimenti,ecc.
Secondo Novalis, se la musica strumentale può costruirsi ilsuo mondo autonomo, può essere assunta a pieno
diritto a metafora dell'universo. Va comune puntualizzato che nella pratica dell'800 la musica vocale rimaneva ben preponderante come quantità su quella strumentale). Non più, dunque, ricerca di un "bello" ideale da riprodurre nei manufatti artistici, né concezione dell'arte come imitazione della natura: l'arte deve, sì, cogliere ciò che svela al di là delle apparenze, ma in quanto "caratteristico", cioè individuale ed eccezionale, contrapposto a generale e regolare. La natura stessa, anzi, è considerata portatrice di profondi significati: sovente popolata di presenze sovrannaturali e demoniache, talvolta intesa essa stessa come metafora della morte o di uno stato di felicità e di purezza primordiale, campeggia spesso come un vero e proprio personaggio nella produzione degli autori romantici. Eppure, nell'epoca romantica la musica strumentale cede sempre più spesso albisogno di stimoli extramusicali, proprio per motivare e chiarire la sua inedita funzione metafisica: noteremo la presenza di titoli caratteristici, di legami con le altre arti, di "programmi" letterari, fino a giungere addirittura alla concezione wagneriana di una musica indissolubile dalla parola e dall'azione. La nuova dignità concessa alla musica, sommata ad un più vasto mutamento degli equilibri sociali, determinò un importante mutamento nello "status" sociale del musicista. Questi passò dalla condizione di servitore fisso di un signore o di una istituzione a quella di libero professionista. I musicisti romantici erano borghesi, sebbene la loro accesa combattività fosse diretta soprattutto contro l'appiattimento morale e culturale della borghesia: essi partecipavano a pieno titolo al gioco competitivo e aggressivo del libero mercato, vendendo le loro composizioni agli editori, il loro virtuosismo strumentale alle.associazioneconcertistica e le loro capacità pedagogiche alle famiglie abbienti per i loro figli (anche dal punto di vista dell'estrazione sociale e della formazione le cose cambiarono: sempre più spesso i compositori non provenivano da famiglie di musicisti, ma dalla media o alta borghesia. A controbilanciare il livello culturale più alto e spesso decisamente "letterato" raggiunto dai musicisti romantici, sta però il fatto che ad essi mancava spesso una solida formazione artigianale nel proprio mestiere intrapresa fin dalla giovanissima età). Va scavandosi un solco sempre più netto tra musica d'arte e musica d'uso: se comporre musica è attingere alle sublimi vette dell'umano e del divino, coagulare in suoni il mistero dell'universo, non c'è più spazio per le musiche di circostanza, di puro intrattenimento o comunque commissionate dall'esterno e non generate da un'intimanecessità dell’autore: ogni composizione (specie le sinfonie, il genere musicale più ambizioso) deve essere quasi una “summa” dell’esperienza interiore del compositore, un messaggio da inviare all’umanità intera. Poiché si aveva l’ambizione di catturare con la musica un barlume dell’essenza del mondo, ogni singola intuizione doveva essere espressa con un’irripetibile individualità formale e, se necessario, doveva mescolare generi (letterari o musicali) diversi. D’altronde, il contrasto era proprio una caratteristica peculiare dell’ideologia romantica: il dissidio interiore, la dilacerazione tra l’aspirazione all’infinito – che comporta quell’infinita nostalgia, quel profondo struggimento, quella “Sehnsucht” tanto spesso evocata dai romantici – e, d’altra parte, l’amara consapevolezza dell’impossibilità di realizzare questo desiderio. Ma nonsi deve credere che i romantici indulgessero solo a stati d'animo dolorosi o sognanti: tutt'altro. Questi erano ampiamente controbilanciati dalla graffiante ironia con cui letterati e musicisti dell'epoca guardavano la realtà circostante, nonché dall'ansia di intervento su tale realtà. Il musicista romantico è coinvolto in un attivismo culturale che si esplica in molteplici direzioni: egli è contemporaneamente compositore, strumentista virtuoso, direttore d'orchestra quasi sempre impegnato in prima persona come diffusore della nuova musica, direttore artistico di teatri o "festival", talvolta anche fondatore di una lega artistica o di altre istituzioni, critico musicale e scrittore. L'accento posto sull'individualità delle opere e sull'originalità che esse dovevano dimostrare si affiancò con un'altra fondamentale caratteristica del Romanticismo: la riscoperta delle proprie radici.o l'interesse per la musica antica e per le tradizioni musicali dei popoli. Si iniziò a studiare e a valorizzare la musica del passato, come ad esempio quella del periodo barocco o del Rinascimento. Inoltre, si iniziò a cercare di riscoprire e preservare le tradizioni musicali dei vari gruppi etnici e nazionali. Questo interesse per la storia e per le radici culturali si rifletteva anche nella letteratura e nelle arti visive dell'epoca. I poeti e gli scrittori romantici spesso si ispiravano a temi storici e leggendari, creando opere che evocavano un senso di nostalgia per un passato ideale. Anche i pittori e gli scultori si dedicavano a rappresentare scene storiche o a creare opere che richiamavano l'arte antica. In conclusione, il Romanticismo dell'Ottocento si caratterizzò per la sua attenzione verso la storia e le radici culturali, sia a livello nazionale che etnico. Questo interesse si rifletteva nella musica, nella letteratura e nelle arti visive dell'epoca, contribuendo a creare un clima di nostalgia e di ricerca delle proprie origini.