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Nekhbet infatti è originaria di El - Kab, Wadjet di Buto, nel delta.
@r (n) nbw:
Il terzo titolo è detto di Horus d’oro questo titolo ha presentato molti problemi di
interpretazione: c'è chi lega il termine oro con la pelle degli dei e c'è chi vuole vedere qualcosa di
più complesso e questa seconda interpretazione trova riscontro nei testi di epoca tarda, greca e
romana, quando il titolo viene tradotto come “vincitore dei suoi nemici” (alla lettera “colui che sta
sopra i suoi nemici”); questo probabilmente è dovuto al fatto che il segno dell’oro faceva parte del
nome della città di Ombos, a nord di Tebe, di cui si pensava fosse originario il dio Seth; la città in
egiziano era detta nbwt e un modo per indirizzarsi a Seth era Nbwty (quello di Ombos).
Circa i geroglifici, il falco rappresenta Horus, mentre la collana rappresenta la città del nemico, Seth
oppure può indicare direttamente Seth, quindi si tratta della rappresentazione di Horus che vince
Seth. n(y)-swt bjty n(y) swt bjty
Il quarto titolo è quello di che include i due nomi di relazione e mentre
n(y); swt
quindi si tratta di una nisbe a base preposizionale: è il nome che usavano per riferirsi al
bjty bjt
giunco, viene da ape, quindi significa “quello dell’ape”.
Dal momento che il giunco sembra essere una pianta araldica, in un'epoca imprecisata, dell'alto
Egitto e che l'ape è legata, anche nei testi, al basso Egitto, il titolo deve essere tradotto come “re
dell'alto e del basso Egitto”. Questo titolo può essere accompagnato da varie espressioni:
nb tAwy signore delle due terre, titolo con cui viene sottolineata la dualità del paese e la
regalità del sovrano su entrambe le parti;
nTr nfr dio perfetto;
nb jr(t) xt jrt xt
signore del compimento dei riti: è l'infinito del verbo fare, mentre è un
termine generico per cosa, quindi letteralmente sarebbe “il signore del fare le cose” è
sicuramente c'è un riferimento al compimento dei riti.
sA ra
Il quinto titolo è quello di con cui il sovrano rivendicava la sua stretta parentela con il dio
sA ra n(y) xt
solare Ra; a volte il titolo può essere sviluppato in maniera più complessa come figlio
nb xaw
carnale di Ra e può essere accompagnato dall'epiteto di signore delle corone.
Il primo nome, quello di origine più antica, è scritto all'interno del serekh, mentre il quarto e il
quinto nome sono inseriti all'interno del cartiglio che rappresenta il viaggio del sole o ciò che
circonda il potere dei sovrani. Spesso ci riferiamo ai sovrani solo attraverso il quarto e il quinto
nome: il quarto nome è quello adottato al momento dell'investitura, mentre il quinto nome è quello
di nascita. 12
Il quarto e il quinto nome sono gli unici ad essere considerati veri nomi quindi spesso gli egittologi
si riferiscono solo a questi, mentre il primo, il secondo e il terzo nome rappresentano qualcosa di
più ideologico, il programma che il sovrano ha intenzione di seguire e quindi sono composti
all'inizio del regno del sovrano come una sorta di programma politico ideale; i primi tre nomi più
che altro sono un insieme di termini che vogliono esprimere un programma politico ideale del
sovrano.
Noi siamo abituati a chiamare il sovrano egizio faraone, ma si tratta di un termine che ha un'origine
nswt
recente con il significato di sovrano; la designazione più comune per sovrano è quella di che è
il termine più semplice per riferirsi al sovrano egizio e si traduce come re. Un altro modo per
HqA
rivolgersi al sovrano era ricorrendo al termine cioè sovrano che nel Medio Regno è utilizzato
xAswt
anche per riferirsi ai capi dei paesi stranieri (HkAw da cui deriva il termine Hyksos); il
pr- aA
termine (grande casa) in origine era riferito solo al palazzo reale e poi è passato a
identificare tutta l'istituzione monarchica e questo termine ha assunto la valenza di sovrano a partire
dal Nuovo Regno, da Thutmosi III.
Il termine faraone ha un'origine biblica e poi viene trasmesso dalla versione greca della Bibbia
come pharao, cioè una trascrizione ebraica biblica che non indica il faraone egizio, ma solo il
faraone presente nella Bibbia.
jty
Poi abbiamo il termine che significa sempre sovrano, la cui radice è quella di jt padre: uno dei
jty=j
modi per riferirsi al proprio sovrano è cioè il mio sovrano. Nei testi riferiti al sovrano il
termine più comune che troviamo per indicarlo come patrono del suo popolo è Hm che significa
persona e che può essere abbinato a vari pronomi suffissi e si traduce con maestà (Hm=j la mia
Hm=k Hm=f
maestà, la tua maestà, la sua maestà).
Un’usanza tipica delle civiltà semitiche che perdura tutt'ora è quella di abbinare al nome di alcune
personalità di cui si conserva l'importanza, alcune espressioni augurali che sono una sorta di
benedizioni che vengono evocate sull'interessato, ad esempio la prima espressione molto ricorrente,
spesso è espressa semplicemente tramite tre segni che costituiscono un'abbreviazione
grafica di qualcosa di più esteso e dal momento che è
a.w.s.
comune trovarli in forma abbreviata, anche la traslitterazione è in forma abbreviata e per
questo in italiano è entrato in uso erroneamente la traduzione di “vita, forza, salute” che non è
consona alla traduzione perché si tratta di tre forme verbali e si traduce con “che egli viva, sia
prospero e in buona salute”. 13
anx(w) Dt
Un’altra espressione che troviamo comunemente è “che egli viva per sempre”
Dt
dove significa eternità e si tratta di un nome usato come avverbio (probabilmente la grammatica
egizia non ha i corrispondenti dei nostri aggettivi e avverbi, quindi si tratta di nomi cui diamo una
Dt nHH
sfumatura avverbiale; e sono due modi per riferirsi all'eternità).
d(w) anx dw
L’ultima espressione è ancora più comune, cioè “dotato di vita” dove è il
rdj;
participio di a volte può essere sviluppato in (graficamente
ci troviamo davanti a una anteposizione onorifica). Anche i nomi delle donne della famiglia reale
potevano essere abbinati a queste formule beneaugurali.
Un esempio di titolatura è quella di Thutmosi III e di Hatshepsut: i primi segni geroglifici che
incontriamo su ogni riga sono i titoli, le espressioni che seguono sono invece i nomi abbinati ai
titoli; il primo nome si trova nel serekh, mentre il quarto e il quinto nome si trovano nel cartiglio.
kA nxt xa m WAst
Il nome di Horus di Thutmosi III è (participio) “toro vigoroso (quasi tutti i
sovrani nel Nuovo Regno portavano nel primo nome quest'epiteto; vediamo già la stretta
associazione tra il sovrano e il toro nella tavolozza di Narmer, quindi questo rapporto ha un'origine
molto antica), colui che appare a Tebe”: già nel primo nome c'è una scelta specifica, in questo caso
si vuole rimarcare il legame con la città di Tebe, che era la città originaria della dinastia dei
thutmosidi. nbty wAH nyt- swt nfr Hr; nyt- swt
Il nome di è (si tratta di una costruzione significa regalità):
lett. “durevole di regalità” per rimarcare che, nonostante la giovane età, egli era comunque in grado
Dsr xaw nfr Hr): Haw
di portare avanti la funzione regale. Il nome di Horus d’oro è (costruzione è
xa
un participio dal verbo che può avere un doppio significato, o “sacro di apparizioni” o “dalle
corone sacre”; con questo nome si vuole rimarcare il potere divino che conferiva l'incoronazione.
Mn- xpr- ra;
Il quarto nome è quello assunto al momento dell'incoronazione il quinto nome
Dhwty- ms (=w);
inserisce Thutmosi III nella stirpe dei thutmosidi i nomi abbinati ai titoli non
sono casuali.
La titolatura di Hatshepsut come sovrana è questa: dal primo al quarto nome i titoli sono tutti
sAt ra
maschili, mentre il quinto titolo porta la terminazione in t, infatti troviamo figlia di Ra.
Wsrt kAw nfr Hr)
nome di Horus: (costruzione “ possente di kA”;
nbty: WADt rnpwt nfr Hr)
nome di (costruzione “prospera di anni”;
NTr(y)t kAw
nome di Horus d’oro: “divina di apparizioni o di corone” 14
MAat kA ra
nome di re dell'alto e del basso Egitto: (si è scoperto che dietro questa
apparente scelta di nomi abbastanza semplice si sia voluto sottolineare la nascita divina di
Hatshepsut e Hatshepsut stessa come divinità per il fatto che alcuni termini corrispondono a
Wsrt, WADt, NTryt, MAat:
nomi di divinità, quali Hatshepsut è legata a queste quattro
manifestazioni divine di divinità femminili);
xnmt jmn ¡At Spswt Spt
figlia di Ra: (participio)- (davanti)- (plurale di che significa
nobile) “quella che è unita ad Amon, la prima delle nobili o colei che sta in testa alle dame”.
Snwt
Circa la famiglia reale, la corte era chiamata in egiziano ed era formata dai membri dell’elitè
che fanno parte dell'amministrazione e dalla famiglia reale di cui fa parte la regina, con la linea di
successione legittima e le concubine con tutti i loro discendenti; questi personaggi dalle origini fino
alla metà della V dinastia, fanno parte integrante dell'amministrazione che è in mano ai membri
della famiglia reale e questi membri arrivavano a ricoprire le cariche più importanti.
Già dalla seconda metà della V dinastia si assiste al ridimensionamento dei poteri dei membri della
famiglia reale per arrivare nel Medio Regno alla diminuzione dell'importanza dei membri della
famiglia reale che diventa quasi nulla, infatti ci saranno altri criteri per ascendere alla carriera
amministrativa, sia per merito sia per ereditarietà. sA n(y)swt
In egiziano vi è un termine per indicare il figlio del re che indica sia il figlio del re del
ramo principale, sia il figlio cadetto; questo termine già nel Medio Regno perde la sua connotazione
originaria e non denota più un discendente diretto, dal punto di vista biologico, del re, ma viene
concesso come titolo ai personaggi più alti dell'amministrazione, infatti spesso il vizir porta questo
titolo. sA n(y)swt n kAS,
Un altro titolo che si diffonde dalla metà del Medio Regno, è quello di reale
figlio di Kush, che indica la regione a sud dell'Egitto (l’attuale Sudan); nel Medio, ma soprattutto
sA n(y)swt n kAS,
nel Nuovo Regno c'&egrav