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Il modello Heckscher-Ohlin spiega il commercio internazionale

Considera i prodotti come non differenziati e i mercati come concorrenziali, e dice che se in un Paese le risorse sono abbondanti, allora i fattori di produzione saranno poco costosi e viceversa. A ogni Paese conviene specializzarsi nei prodotti dove ha vantaggio comparato, ovvero costo comparato inferiore perché ha risorse abbondanti.

Se abbiamo un Paese con un'economia chiusa, il prezzo sarà dato semplicemente dall'incontro tra domanda e offerta. Altrimenti possiamo avere due casi:

  • Importazioni: se il prezzo del mercato mondiale è inferiore rispetto a quello italiano (es. frumento), io importerò quel prodotto a prezzo più basso. Questo causa l'abbassamento del prezzo interno (devo adattarlo), quindi la domanda sarà molto più alta ma l'offerta sarà più bassa. Il gap tra quantità domandata e quantità offerta è

coperto→dall’importazione vantaggiosa per il consumatore.

Esportazioni: se il mercato mondiale è più alto di quello interno, il Paese esporta. Aumenta l’offerta (tutti producono di più per esportare), ma ci sarà meno prodotto perché tutti esportano, e il prezzo sale, quindi la domanda interna diminuisce. Il gap tra quantità→ domandata e quantità offerta è coperto dalle esportazioni vantaggio per il produttore.

Strumenti di protezione dei mercati: sono le barriere, e possono essere tariffarie (dazi sul prodotto importato) o non tariffarie (Paesi che hanno norme particolari a cui mi devo adeguare se voglio esportare, es. Inghilterra ha la guida a destra quindi se un’azienda automobilistica vuole esportare deve adattarsi, con costi aggiuntivi).

Valutazione degli scambi commerciali: saldo assoluto = export – import (se è positivo è esportatore, se negativo importatore); saldo normalizzato = 1

se esportatore, =-1 se importatore.

Internazionalizzazione in Italia: importiamo molte materie prime (cereali, frutta secca, spezie, animali), quindi bilancio negativo nel settore agricolo, ed esportiamo prodotti finiti (pasta, vino, formaggi, salumi), quindi saldo positivo nell'industria. Complessivamente il bilancio è negativo.

L'organizzazione verticale delle filiere agro-alimentari

Abbiamo visto che le diverse forme di governance sono mercato, gerarchia (quindi integrazione verticale) o forme ibride (contratti).

Strutture di mercato: borsa merci (mercato in cui venditore e acquirente contrattano determinate merci, che non sono fisicamente presenti e non sono deperibili, es. grano. Es. future markets: io decido di comprare un prodotto oggi, che mi arriverà in futuro. Il prezzo migliorerà quello che ho fissato); mercato ortofrutticolo (prodotti deperibili e presenti al momento dello scambio. Avviene tra settore agricolo e distribuzione in maniera

Strutture contrattuali: sono forme intermedie. È un accordo tra 2 parti, stipulato prima che il prodotto venga realizzato, e si fissano a priori delle caratteristiche che devono essere rispettate con la produzione. Sono accordi interprofessionali (accordo tra rappresentante dei produttori agricoli e quello degli industriali, che fissano le caratteristiche del prodotto, in modo da facilitare il rapporto del singolo agricoltore con l'industria. Diffuso nella filiera del latte), soccida (nel settore zootecnico. C'è un'azienda che cede il bestiame e un'altra che lo alleva, poi la prima lo ricompra pagandolo in funzione dell'incremento ponderale) o associazioni di produttori (le associazioni si uniscono concentrando l'offerta, in modo da aumentare il potere contrattuale).

Strutture di integrazione: può essere la cooperativa (più agricoltori mettono insieme le proprie materie prime per condividere la fase di trasformazione per

Abbattere i costi. Per capire se conviene vendere la materia prima o farla trasformare con la cooperativa, si calcola il valore di trasformazione unitario. Se è maggiore del prezzo, conviene. Oppure si può considerare l'integrazione verticale, cioè essere unica impresa che opera in diverse fasi della filiera produttiva, ad esempio sia fase agricola sia trasformazione.

Le problematiche della sovranutrizione: aspetti economici dell'obesità. C'è un grande problema di malnutrizione: circa 800 milioni di persone sottopeso e altre 800 milioni obese (paradosso alimentare). L'obesità è l'eccesso ponderale, spesso misurato con il BMI, ma è più opportuno misurare la circonferenza vita (il BMI non tiene conto di massa grassa/magra).

Il problema è presente soprattutto nel Regno Unito e negli Stati Uniti (stati ricchi). In Italia il sovrappeso è molto presente (36%), ma l'obesità è stabile al 10%, bassa rispetto al resto d'Europa. Ma ci sono dei problemi: forte dualismo nord-sud (al sud le percentuali sono

più alte: obesità arriva anche al 15/16%,per cause economiche e di istruzione) e alta obesità nei bambini (tra i 9-11 anni abbiamo la %più alta d’Europa: è un problema perché sono i futuri adulti obesi). È una patologia multifattoriale quindi più difficile agire.

Ci sono due teorie per l’obesità: neoclassica (problema individuale frutto di una scelta razionale, quindi no fallimento del mercato, non c’è motivo di intervenire) e neoistituzionale (risultato di scelte di consumatori poco informati e ignari delle conseguenze, sì fallimento del mercato, sì intervenire).

I costi dell’obesità possono essere diretti (legati a diagnosi e cura) o indiretti (minore produttività lavorativa). È quindi un esempio di esternalità negativa, perché i costi sono pagati dall’intera comunità.

Cause dell’obesità: predisposizione genetica, passaggio

da società rurali a urbane (dispendio energetico nel lavoro e negli spostamenti in calo), rivoluzione tecnologica (cibi preparati su scala industriale hanno alta densità calorica), informazione (time preference), cause psicologiche (dipendenza da cibo). Chiara Pizzamiglio Secondo l'OMS bisogna correggere le diete, che sono troppo caloriche, e intervenire con politiche di informazione e di intervento. Politiche di informazione: - Regolare pubblicità: controllarla. In genere è orientata verso il junk food e per far leva sui bambini - Campagne di informazione: per incentivare consumo di cibi salutari, es. 5 a day (5 volte → frutta e verdura) funziona perché semplice (deve arrivare a persone con basso livello di conoscenza). - Educazione nutrizionale: soprattutto nei bambini - Labelling sul menù: scrivere le calorie vicino a ogni portata - Nutritional labelling: informa il consumatore della composizione.

dell'alimento(etichettatura obbligatoria, poi si può aggiungere health claims, semaforo, nutriscore che sono più semplici)

Politiche di intervento: sono misure più strong, tipo tassazioni o incentivi per costringere una scelta, e rendere determinati prodotti più accessibili di altri.

  • Tassazione sui prodotti junk
  • Incentivi alle aziende per produrre prodotti più healthy
  • Voucher per gli indigenti per rendere accessibili i prodotti healthy (spesso più costosi)
  • Fat Tax: tassa su cibo, bevande e individui (solo dove il SSN è privato) sovrappeso.
  • Regolamentare il menù delle scuole ("programma frutta" in Italia)

Esempio Sugar Tax: tassa per disincentivare il consumo di prodotti non salutari. Imposta sui prodotti zuccherati: 10cent per i prodotti con zucchero >25g e 25cent per i prodotti da diluire.

Gli scopi sono 2: correggere gli effetti negativi dovuti all'eccessivo consumo di quei

prodotti(obesità/diabete che gravano sul SSN, con il gettito prodotto bisognerebbe finanziare programmi di educazione nelle scuole e incentivare l'attività fisica) e disincentivare il consumo di chi non riesce a limitarsi da solo. Problema della tassa italiana: le risorse ricavate vengono investite in altri ambiti, come scuola e università (in cui comunque non bastano). Le problematiche della sottonutrizione: aspetti economici della fame Sottonutrizione = situazione permanente di mancanza di un adeguato apporto calorico giornaliero, che impedisce di svolgere attività normali (effetti soprattutto su donne e bambini). Attualmente ci sono 820 milioni di persone in condizioni di sottonutrizione, l'11% della popolazione mondiale. In genere è disomogenea e si trova nei PVS, perché è legata alla povertà; ci sono zone più colpite, come il sud Africa (35%) e l'Asia (India e Cina). Si èancoralontani dai 17 obiettivi dell'ONU (sconfiggere la fame entro il 2030), però stanno diminuendo. La crescita del PIL dell'1% porta a una riduzione della povertà dell'1,5%; negli ultimi anni c'è stata una riduzione sia in Cina che in India (più contenuta). I gruppi più esposti alle carenze sono i poveri nei PVS (agricoltura poco produttiva per cause climatiche, carenza acqua potabile), i poveri nelle grandi regioni urbane (nelle baraccopoli non si può produrre alimenti e c'è disoccupazione diffusa), e le fasce di popolazione soggette a eventi catastrofici (inondazioni, terremoti, guerra). Cause: la povertà è l'elemento centrale. Il paradosso è che abbiamo risorse sufficienti per sfamare l'intera popolazione, ma le risorse sono distribuite in maniera disomogenea. - Ambientale: disastri naturali, siccità. Sono Paesi che non hanno trasformazione del prodotto, la loro unica

risorsa è la materia prima agricola- Conflitti: in guerra il cibo è un'arma, si distruggono raccolti e bestiame (oltre a infrastrutture ecc)- Infrastrutture agricole: le risorse ci sono, ma non ci sono infrastrutture adeguate per sfruttarle al meglio (es. sistemi di irrigazione, silos per immagazzinare gli alimenti) quindi dopo il raccolto ci sono un sacco di perdite. Bisognerebbe trasferirgli il know-how.- Eccessivo sfruttamento dell'ambiente: sfruttano troppo i terreni, che diventano poco fertili. Problemi di desertificazione e salinazione dei terreni.In questi paesi non c'è solo il problema di food security ma anche di food safety, quindi non solo garantire il cibo, ma cibo sicuro.Le politiche di food security servono per incrementare la produttività agricola e sono volte a garantire l'autosufficienza (renderli efficienti nella produzione e nella conservazione, e nell'ottimizzazione dei terreni) e trasferire il know-how (tecnologie

semplici che tengano conto della specificità del Paese).

Possibili interventi: potenziare agricoltura e allevamento

Dettagli
A.A. 2019-2020
21 pagine
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SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/01 Economia ed estimo rurale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara.pizzamiglio96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e politica alimentare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Banterle Alessandro.