TECNICO -ORGANIZZATIVE DI SERVIZIO
TECNOSTRUTTURA STAFF DI SERVIZIO
Comprende organi con conoscenze specialistiche Comprendono organi con competenze
direttamente strumentali ad una buona gestione specialistiche solo indirettamente funzionali alla
aziendale, ovvero a predefinire, regolare e stabilizzare le buona gestione aziendale.
attività del nucleo operativo e incaricati di adattare o Essi svolgono alcune attività, estranee al flusso di
modificare l’organizzazione per fronteggiare i lavoro operativo:
cambiamenti ambientali. - Attività di supporto
Tra questi troviamo: - Attività collaterali e non direttamente
funzionali allo svolgimento dei processi
• Staff di pianificazione e controllo principali.
• Staff di programmazione della produzione Esempio: lo staff di servizio in un ospedale è
• Staff di controllo di gestione costituito dall’ufficio relazioni con il pubblico.
• Staff controllo qualità In generale gli staff di servizio creano le condizioni
In generale tutti quegli staff la cui attività è finalizzata a e le risposte generali che possono garantire la
sviluppare condizioni e definire strumenti affinché le durata nel tempo delle condizioni di efficacia ed
unità operative possano operare in modo efficiente ed efficienza stabilite dalla tecnostruttura.
efficacie. Rientrano tra questi:
La tecnostruttura è composta da specialisti riconducibili • Ufficio legale
a tre principali ambiti: • Amministrazione del personale
- Processi di lavoro • Relazioni industriali
- Attività di pianificazione e controllo Questi organi possono operare a qualsiasi livello
- Gestione e sviluppo del personale della struttura: strategico, intermedio e operativo.
Questi organi possono operare a qualsiasi livello della
struttura: strategico, intermedio e operativo.
9.3 Le forme della struttura funzionale
Il modello funzionale può assumere forme diverse. La distinzione più nota è riconducibile per
molti aspetti a due delle cinque configurazioni di Mintzberg ovvero alla burocrazia meccanica
e alla burocrazia professionale. Queste possano essere interpretate come varianti della forma
funzionale (attenzione: i caratteri delle due burocrazie possono essere presenti anche per altri
modelli)
9.3.1 La forma funzionale meccanica La forma funzionale meccanica si caratterizza per:
1. Elevati livelli di specializzazione orizzontale e
verticale delle mansioni
2. Elevata differenziazione delle unità
organizzative sia dal punto di vista della gerarchia
(dimensione verticale) sia in termini di
specializzazione delle funzioni (dimensione
orizzontale)
3. Unità operative hanno compiti molto
specializzati e svolgono attività di routine che
richiedono capacità e conoscenze di tipo tecnico
particolarmente focalizzate e circoscritte.
4. Il prevalere della standardizzazione dei processi di lavoro che caratterizza questa
forma. Ha l’obbiettivo di eliminare il più possibile l’incertezza al fine di far funzionare il
sistema burocratico senza intoppi e riduce il ruolo di supervisione diretta facilitando la
costituzione di unità operative di ampie dimensioni.
5. Il ruolo del livello intermedio è quello di offrire servizio alla gerarchia per trasmettere e
mettere in pratica, a cascata, principi, programmi e regole di funzionamento del
sistema nonché di risolvere le eccezioni che insorgono nonostante la
standardizzazione.
6. Vi sono regole, norme e comunicazioni formalizzate. La formalizzazione di strategie,
pianificazione dei tempi e modalità di svolgimento delle attività operative consentono
maggior prevedibilità e regolarità di funzionamento della struttura.
7. Elevato accentramento decisionale attraverso cui si regola il funzionamento e si
risolve il conflitto.
In conclusione: la forma funzionale meccanica è adatta soprattutto per organizzazioni che
operano in ambienti stabili e semplici, dove una certa prevedibilità degli eventi consente il
perseguimento dell’efficienza attraverso l’applicazione della specializzazione,
standardizzazione e del controllo gerarchico
In questa forma sono maggiormente rispettati i principi dell’ordinamento gerarchico o della
scuola Classica dell’organizzazione, in particolare della teoria della Direzione Amministrativa:
• Principio scalare: stabilisce che l’autorità e la corrispondente responsabilità devono
fluire secondo una linea chiara e continua dall’alto vero il basso ovvero, dal dirigente
massimo ai ruoli esecutivi attraverso una scala formale di posizioni gerarchicamente
subordinate.
• Principio dell’ampiezza del controllo: stabilisce che nessun superiore debba avere più
subordinati di quanto non sia in grado di sovraintendere con efficacia
• Principio dell’unità di comando: nessun soggetto dovrebbe ricevere ordini da più di un
superiore, onde evirare contrapposizioni di indicazioni e altre incoerenze
Abbiamo poi anche:
• Il principio dell’eccezione: attribuisce agli appartenenti alle unità organizzative il
compito di risolvere i relativi problemi rinviando al superiore solo quelli che esulano
dalla routine
• Il principio del bilanciamento tra autorità e responsabilità: chi dispone delle leve
decisionali deve rispondere all’uso che ne fa in pari grado, rispetto all’autonomia che
gli è stata conferita. 9.3.2 La forma funzionale professionale
Modello organizzativo incentrato sul ruolo chiave
dei professionisti esperti (professional), che
svolgono attività complesse utilizzando
tecnologie sofisticate. Sono un esempio: medici
di un ospedale, docenti di università, restauratori
nei musei.
A tali professionisti viene riconosciuto un elevato
grado di controllo.
Caratteristiche della forma funzionale
professionale:
1. Basso accentramento decisionale e basso
ricorso alla gerarchia quale meccanismo di
coordinamento poiché è ampia l’autonomia lasciata ai professional.
2. Il prevalere della standardizzazione degli input, in particolar modo quelli cognitivi.
Anche nel modello meccanico, accanto alla standardizzazione dei processi si
riscontra quella degli input identificabile nelle conoscenze professionali codificabili.
La differenza risiede nel fatto che nel modello meccanico gli standard degli input sono
decisi e fissati dall’organizzazione stessa, mentre nel modello professionale sono
definiti dall’esterno, in generale da associazioni indipendenti o da ordini professionali
(medici, avvocati, notai) o addirittura dal legislatore o da organi di governo.
3. Il funzionamento si basa su un processo di classificazione secondo il quale il
professionista elabora una diagnosi, cioè classifica le esigenze di un cliente o di una
certa categoria di clienti e le codifica secondo una situazione o una contingenza che
indica quale programma o procedura è meglio applicare, lasciando comunque loro un
grado di autonomia.
4. La linea intermedia, rappresentata dai manager funzionali, vede attenuato il suo ruolo
di direzione e controllo poiché i professional, che operano in unità operative, sono in
grado di autogestirsi.
Il compito principale dei manager funzionali è quello di gestire le variazioni rispetto a
ciò che è già stato classificato all’interno delle organizzazioni e soprattutto essere
mediatori in caso di conflitti tra professionisti. Inoltre essi svolgono ruoli importanti ai
confini dell’organizzazione fra professionisti interni e soggetti esterni (pubblica
amministrazione, associazione dei clienti, finanziatori pubblici o privati)
In conclusione: questo modello è tipico di aziende complesse che erogano servizi
professionali come per esempio: ospedali, università, ecc.
È una struttura che si adatta bene a ambienti relativamente stabili e complessi
9.4 La struttura divisionale
La struttura divisionale è una configurazione organizzativa con raggruppamento per output (le
divisioni), all’interno delle quali le attività, tra loro eterogenee ma complementari, sono
orientate al conseguimento di prodotti diversi, al presidio di mercati diversi o alla gestione di
tipologie di clientela diverse.
Le divisioni sono sotto unità aziendali, con una propria autonomia decisionale e gestionale,
cui è associata la relativa responsabilità, direttamente orientate all’output e dunque
controllabili nei risultati.
Quando viene usata?
La struttura divisionale è utilizzata quando:
- DIVERSIFICAZIONE: L’azienda decide di entrare in nuovi business per i quali si rivela
inadeguata la ripartizione delle attività all’interno delle unità esistenti a causa della
diversità delle risorse e tecniche richieste.
Esempio: organizzazione che opera nel settore dell’abbigliamento di maglia decide di
entrare in quello delle calzature di pelle sfruttando la notorietà del marchio (si parla di
diversificazione correlata) oppure l’azienda può decidere di affiancare un’attività
alberghiera (si parla di diversificazione non correlata).
- INTERNAZIONALIZZAZIONE: L’impresa decide di entrare in nuovi mercati geografici che
l’azienda reputi di dover presidiare con apposite risorse e competenze
Esempio: organizzazione di prodotti dolciari italiana per presidiare meglio il mercato
nordeuropeo e quello nordamericano decide di aprire due divisioni rispettivamente a
Amsterdam e New York con l’obbiettivo di produrre e commercializzare prodotti italiani
- Quando la diversificazione degli output riguarda segmenti diversi di clienti
Esempio: una società di servizi informatici organizza le proprie attività in tre macroaree:
PA, Business e Famiglie.
Tale scelta deriva dal riconoscimento delle diversità esistenti tra le fasce di clientela che
anno bisogno di organizzare le attività in funzione di esse.
- L’azienda decide di valorizzare proprie specifiche e distintive competenze in ambiti diversi
da quelli tradizionali o caratteristici, conseguendo in tal modo economie di scopo / raggio
di azione, ovvero diverse divisioni possono avere la possibilità di condividere stesse
tecnologie, medesime attività di ricerca e sviluppo e sfruttare le stesse strutture di
produzione e distribuzione
Esempio: un’azienda con esperienza e elevate competenze nel campo della misurazione
applicata al funzionamento di impianti elettrici può valutare la possibilità di sfruttare tali
competenze nel campo della misurazione in settori diversi come quello degli
elettrodomestici.
Le divisioni possono essere considerate delle “QUASI-IMPRESE” responsabili non solo della
gestione dell’output assegnato ma soprattutto del profitto che ne deriva.
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