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Bilancio d'esercizio

Il bilancio d'esercizio è un documento tipico della gestione aziendale e rappresenta l'andamento amministrativo, gestionale e finanziario dell'azienda in un periodo di tempo definito. La rappresentazione che fornisce questo documento è molto importante poiché di tipo quantitativo e sintetico. Il periodo di tempo a cui si riferisce il bilancio è solitamente di 12 mesi, e si dice bilancio ordinario, se si riferisce a più o meno di questo periodo si avrà un bilancio straordinario. Le funzioni del bilancio sono informativo-civilistica per andare a informare terzi sulla gestione d'azienda; gestionale per riuscire a compiere scelte strategiche in linea con l'andamento dell'azienda; fiscale perché è il documento base che permette di calcolare le imposte dovute. Il bilancio d'esercizio è un documento composto da tre parti: 1. Stato patrimoniale 2. Conto economico 3. Nota integrativa

Lo stato patrimoniale è una parte del bilancio d'esercizio che ci mostra l'andamento patrimoniale-finanziario dell'azienda in considerazione. Questo è un documento a sezioni contrapposte, si trovano le attività e le passività. Le attività raggruppano le voci relative agli impieghi di capitale e le passività racchiudono le voci relative alle fonti di finanziamento. Il valore totale delle attività deve essere uguale a quello delle passività.

Nella prima sezione dello stato patrimoniale, ovvero le attività, troviamo:

  1. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti: i soci al momento della fondazione aziendale versano in azienda i 3/10 del capitale sociale e i restanti 7/10 sono i crediti verso i soci.
  2. Immobi

    immateriali (costi ampliamento, ricerca, pubblicità, marchi), finanziarie (partecipazioni in imprese controllate, altri titoli e azioni improprie).

    3. Attivo circolante: comprende i beni che espletano la loro fecondità in un esercizio amministrativo, quindi entro 12 mesi dalla chiusura del bilancio. Rimanenze (materie prime, semilavorati e prodotto finito); crediti commerciali sono crediti che nascono dopo la vendita nel periodo che intercorre tra la vendita e la ricezione del pagamento e non generano ricavi; attività finanziarie sono crediti di natura finanziaria e generano attività; disponibilità liquida è la liquidità presente in azienda.

    4. Ratei e risconti attivi: servono a modulare valori in base al principio di competenza.

    Nella seconda sezione dello stato patrimoniale troviamo le passività ovvero le fonti di finanziamento:

    1. Patrimonio netto: quota del patrimonio proprio dell'azienda ed è dato dal valore delle quote

    Versate dai soci. Questa voce rappresenta il capitale proprio. Le quote versate dai soci per versare il capitale proprio non hanno alcun obbligo di restituzione verso gli stessi.

    L'insieme delle quattro voci successive rappresenta invece il capitale di terzi, che genera dei costi, per via della disponibilità di denaro fornita da terzi.

    Il patrimonio netto è formato dal capitale sociale (quote versate dai soci), riserve (accantonamenti di denaro per far fronte ad attività che incidono sulla consistenza patrimoniale. Sono la riserva di sovrapprezzo derivante dalla vendita delle azioni, la riserva di rivalutazione legata all'inflazione e la riserva legale), utili o perdite portate a nuovo (decisione presa dai soci per accrescere il patrimonio aziendale, strategia), utili o perdite di esercizio che derivano dal risultato reddituale del conto economico.

    2. Fondi per rischi e oneri futuri: fondi che vengono alimentati per far fronte a possibili oneri e costi futuri.

    Tra questi troviamo il fondo per quiescenza (trattamenti pensionistici), il fondo imposte (pagamento delle tasse) e altri accantonamenti.

    3. Trattamento di fine rapporto TFR: fondo che comprende per ogni lavoratore una quota sulla retribuzione lorda annua. Nel momento in cui cesserà il rapporto di lavoro il lavoratore incasserà il totale del TFR. Il fondo comprende la somma di tutti gli accantonamenti annuali di tutti i lavoratori dell'azienda.

    4. Debiti: sono un obbligo giuridico che ha l'azienda nell'effettuare un pagamento in seguito alla ricezione di beni o servizi. Possono essere debiti per obbligazioni, banche, fornitori... il debito ovviamente genera un costo per effetto del prestito di denaro ricevuto. I debiti commerciali non generano un costo.

    5. Ratei e risconti passivi

    La seconda parte del bilancio d'esercizio comprende il conto economico. Il conto economico, a differenza dello stato patrimoniale non è un documento a sezioni contrapposte,

    ma ha una natura scalare. A conto economico ritroviamo tutti i costi e ricavi d'esercizio. La somma di costi e ricavi ci permetterà di determinare un utile o una perdita d'esercizio. A livello di conto economico dobbiamo considerare tre gestioni dell'azienda: 1. Gestione operativa: valore della produzione e costi della produzione. Rappresenta le attività che caratterizzano l'azienda. 2. Gestione finanziaria: proventi e oneri finanziari e rettifiche di valore di attività finanziarie. 3. Gestione straordinaria: proventi e oneri straordinari. Quello che andiamo a vedere noi è la gestione operativa che considera il valore della produzione e i costi della produzione. Il valore della produzione è dato da quegli elementi reddituali positivi che derivano dall'attività aziendale. Nel conto del valore della produzione dobbiamo considerare anche le rimanenze di prodotto finito iniziali e finali. Il valore della produzione infatti

    È dato dal fatturato aziendale (derivante dalla vendita del prodotto finito) sommato alle rimanenze finali di prodotto finito e sottratte le rimanenze iniziali di prodotto finito (non contribuiscono a creare valore di produzione). Le rimanenze finali vanno sommate perché saranno i primi prodotti messi sul mercato e contribuiscono a formare valore, mentre le rimanenze iniziali non sono ancora state messe in commercio.

    I costi della produzione si dividono in 7 tipologie di costi:

    1. Costi per le materie prime: sono tutti questi costi che derivano dall'acquisto di materie prime, materie sussidiarie e di consumo e merci. Sommiamo così il costo per l'acquisto delle materie prime alle rimanenze iniziali di materie prime (che avranno generato VDP) e sottraiamo le rimanenze finali di materie prime.
    2. Costi per i servizi: quali costi dell'energia per utilizzare gli impianti, bollette...
    3. Costi per godimento di beni terzi: sono costi che derivano dall'utilizzo di beni
    che non sono di proprietà dell'azienda per esempio i locali in affitto, i leasing relativi alle macchine aziendali...
    4. Costo per il personale: in questi costi troviamo i salari del personale e anche le quote TFR e le quote di quiescenza che andranno ad alimentare i relativi fondi. La quota TFR si riferisce ai lavoratori dipendenti per un determinato periodo di tempo, che deriva dagli accantonamenti che l'azienda effettua per conto dei lavoratori subordinati. La quota TFR rettifica, di solito in modo positivo, il fondo TFR. La stessa cosa vale per la quota quiescenza che va ad alimentare e rettificare il fondo quiescenza presente nelle passività dello stato patrimoniale. Questi costi sono molto consistenti e rappresentano il 40% dei costi d'azienda.
    5. Costi per ammortamenti e svalutazioni: con gli ammortamenti andiamo a fare un procedimento contabile che ci permette di ripartire il costo di un immobilizzazione su più esercizi amministrativi. Per fare questodobbiamo considerare il costo dell'immobilizzazione e la sua vita utile. 6. Costi per accantonamenti e rischi e oneri futuri: sono gli accantonamenti annuali che andranno poi ad alimentare e rettificare in positivo o negativo lo stato patrimoniale. 7. Oneri diversi di gestione Riclassificazione del bilancio d'esercizio: Per capire l'andamento della gestione aziendale e capire se sta andando bene o male si ricorre all'analisi di bilancio. Questa operazione ci permette di calcolare degli indici sintetici per determinare l'equilibrio finanziario, patrimoniale e reddituale dell'azienda. Gli indicatori che andiamo ad elaborare, aggregando varie voci del bilancio, ci permettono di capire se la gestione aziendale è buona oppure no. L'equilibrio finanziario indaga il rapporto tra le entrate e le uscite. L'equilibrio patrimoniale va a considerare il rapporto tra i finanziamenti e gli impieghi di capitale. L'equilibrio reddituale ci permette di

    Capire se la gestione d'azienda comporta una redditività. Nel riclassificare il bilancio andiamo ad aggregare le voci in indici più sintetici che ci permettono di caratterizzare la gestione d'azienda. Dobbiamo aggregare le voci in gruppi omogenei quindi tenendo conto delle attività e delle passività. Inoltre dobbiamo aggregare considerando il grado di esigibilità delle fonti, che può essere a breve termine ovvero entro i 12 mesi dalla chiusura del bilancio, oppure oltre i 12 mesi quindi a lungo termine. Voci con basso grado di esigibilità sono a breve termine e ad alto grado sono a lungo termine. I gruppi che formiamo vengono poi ordinati in base al grado di liquidità, in ordine crescente o decrescente.

    Riclassificazione dello stato patrimoniale

    Attivo patrimoniale riclassificato

    1. Immobilizzazioni: in questo gruppo andiamo a inserire gli impieghi di capitale che hanno esigibilità oltre i 12 mesi quindi che sono a medio lungo termine.

    Impieghi di capitale che si trasformano in denaro oltre i 12 mesi. Abbiamo quindi tutte le immobilizzazioni a MLT di natura materiale, immateriale e finanziaria e inoltre anche le voci dell'attivo circolante che hanno esigibilità a MLT.

    2. Attivo circolante: comprende la somma delle rimanenze, liquidità differite e liquidità immediate. Le liquidità differite sono date dai crediti commerciali a MLT, dalle attività finanziarie a MLT e dai ratei e risconti attivi. La liquidità immediata si riferisce alla liquidità in azienda al 31/12.

    Sommando immobilizzazioni e attivo circolante abbiamo il totale attivo del capitale investito. Il totale attivo riclassificato deve essere uguale al totale attivo a stato patrimoniale.

    Patrimonio netto: ovvero il capitale proprio. Qui racchiudiamo tutte le voci del capitale proprio che sono quindi capitale sociale, riserve di sovrapprezzo, rivalutazione e legale e utili o perdite portate a nuovo e utile di esercizio.

    Il patrimonio netto è il capitale proprio.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
7 pagine
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/01 Economia ed estimo rurale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher amagro3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e marketing delle imprese alimentari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Stranieri Stefanella.