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RIEPILOGO
1. Quando l'inquinamento può essere direttamente osservato e controllato, le politiche pubbliche
dovrebbero essere volte a produrre direttamente la quantità socialmente ottima di inquinamento, cioè la
quantità tale per cui il costo marginale sociale dell'inquinamento è pari al beneficio marginale sociale
dell'inquinamento. In assenza di intervento pubblico, un mercato produce troppo inquinamento, perché gli
inquinatori tengono conto solo del beneficio a loro derivante dall'inquinamento, non dei costi che
impongono sugli altri.
2. I costi derivanti alla società dall'inquinamento sono un esempio di costo esterno; in alcuni casi, tuttavia,
le attività economiche generano benefici esterni. I costi e i benefici esterni, insieme, prendono il nome di
esternalità, dove i costi esterni sono le esternalità negative e i benefici esterni sono le esternalità positive.
3. Secondo il teorema di Coase gli individui possono trovare il modo per internalizzare le esternalità,
rendendo inutile l'intervento del governo, nella misura in cui i costi di transazione (i costi legati al
raggiungimento di un accordo) sono abbastanza bassi. Tuttavia, in molti casi i costi di transazione sono
troppo elevati per consentire di raggiungere tali accordi.
4. I governi spesso affrontano l'inquinamento imponendo standard ambientali, un metodo che, secondo gli
economisti, risulta solitamente inefficiente per ridurre l'inquinamento. Due metodi efficienti per ridurre
l'inquinamento (cioè, che minimizzano i costi) sono le imposte sulle emissioni, una forma di imposta
pigouviana, e i permessi di emissione negoziabili. L'imposta pigouviana ottima sull'inquinamento é pari al
costo marginale sociale in corrispondenza della quantità socialmente ottima di inquinamento. Questi
metodi forniscono inoltre degli incentivi alla creazione e all'adozione di tecnologie di produzione meno
inquinanti.
5. Quando un bene o un'attività genera benefici esterni, come gli spillover tecnologici, il beneficio
marginale sociale del bene o dell'attività è pari alla somma del beneficio marginale derivante ai
consumatori e del suo beneficio marginale esterno. In assenza di intervento pubblico il mercato produce
una quantità troppo esigua del bene o dell'attività. Un sussidio pigouviano ottimo per i produttori, pari al
beneficio marginale esterno, sposta il mercato verso la quantità ottima di produzione con un aumento della
quantità prodotta e un prezzo più elevato per i produttori. Si tratta di una forma di politica industriale, una
politica volta a sostenere i settori industriali che si ritiene generino esternalità positive. Gli economisti
guardano spesso con scetticismo alle politiche industriali, perché i benefici esterni sono difficili da misurare
e spingono i produttori a fare pressioni per ottenere provvedimenti redditizi.
6. Quando é possibile controllare solo il bene o l'attività originaria, le politiche pubbliche sono mirate a
influenzare la quantità prodotta. In presenza di costi esterni derivanti dalla produzione, il costo marginale
sociale di un bene o di un'attività è superiore al suo costo marginale per i produttori e la differenza è il
costo marginale esterno. In assenza di un'azione governativa il mercato produce una quantità eccessiva del
bene o dell'attività. L'imposta pigouviana ottima sulla produzione del bene o dell'attività è pari al suo costo
marginale esterno, e ha l'effetto di ridurre la quantità prodotta e di incrementare il prezzo per i
consumatori. Un sistema di permessi di emissione negoziabili per il diritto a produrre un bene o un'attività
può a sua volta raggiungere l'efficienza al costo minimo.
7. I beni possono essere classificati in base al fatto che siano meno esclusivi e rivali nel consumo.
8. I liberi mercati possono offrire livelli efficienti di produzione e consumo per i beni privati, che sono al
contempo esclusivi e rivali nel consumo. Quando i beni sono non esclusivi, non rivali nel consumo, o
entrambi, i liberi mercati non possono raggiungere risultati efficienti.
9. Quando i beni sono non esclusivi, si presenta il problema del free rider: i consumatori non saranno
disposti a pagare per il bene e la produzione risulterà inefficientemente bassa. I beni non rivali nel consumo
dovrebbero essere gratuiti e qualunque prezzo positivo porta a un consumo inefficientemente basso.
10. Un bene pubblico é non esclusivo e non rivale nel consumo. Nella maggior parte dei casi un bene
pubblico deve essere fornito dal governo. Il beneficio marginale sociale di un bene pubblico é pari alla
somma dei benefici marginali individuali di tutti i consumatori. La quantità efficiente di un bene pubblico é
quella tale per cui il beneficio marginale sociale è pari al costo marginale sociale della fornitura del bene.
Come nel caso dell'esternalità positiva, il beneficio marginale sociale è maggiore del beneficio marginale di
qualunque individuo, pertanto nessuno sarà disposto a offrire la quantità efficiente.
11. Una ragione per l'esistenza dei governi è che consentono ai cittadini di autotassarsi per finanziare i beni
pubblici. I governi usano l'analisi costi-benefici per determinare la quantità efficiente di beni pubblici da
fornire. Tuttavia questa analisi di difficile utilizzo perché gli individui hanno interesse a sovrastimare il
valore che attribuiscono a un bene.
PAROLE CHIAVE
analisi costi-benefici (p. 267)
beneficio esterno (p. 247)
beneficio marginale sociale dell'inquinamento (p. 245)
beneficio marginale sociale di un bene o di un'attività (p. 257)
bene privato (p. 262)
bene pubblico (p. 263)
costi di transazione (p. 248)
costo esterno (p. 247)
costo marginale sociale dell'inquinamento (p. 245)
costo marginale sociale di un bene o di una attività (p. 258)
esclusivo (p. 262)
esternalità (p. 247)
esternalità negative (p. 247)
esternalità positive (p. 247)
imposte sulle emissioni (p. 251)
imposte pigouviane (p. 254)
internalizzare l'esternalità (p. 249)
non esclusivo (p. 262)
non rivale nel consumo (p. 262)
permessi di emissione negoziabili (p. 254)
politica industriale (p. 259)
problema del free rider (p. 263)
quantità socialmente ottima di inquinamento (p. 245)
rivale nel consumo (p. 262)
spillover tecnologico (p. 258)
teorema di Coase (p. 248)
standard ambientali (p. 251)
sussidio pigouviano (p. 258)
CAPITOLO 10. MACROECONOMIA: UN QUADRO GENERALE
RIEPILOGO
1. La macroeconomia é lo studio del comportamento dell'economia nel suo complesso, che può differire
dalla somma delle sue parti. La macroeconomia differisce dalla microeconomia per il tipo di domande cui
cerca di dare risposta. Prevede un maggior ruolo per le politiche pubbliche: l'economia keynesiana,
affermatasi durante la Grande Depressione, sostiene la necessità di ricorrere alla politica monetaria e alla
politica fiscale per contrastare le crisi economiche. Prima della Grande Depressione si riteneva che
l'economia fosse in grado di autoregolarsi.
2. Un tema fondamentale della macroeconomia é il ciclo economico, l'alternanza nel breve periodo di
recessioni, periodi in cui la produzione e l'occupazione diminuiscono, ed espansioni, periodi in cui la
produzione e l'occupazione aumentano. Il momento in cui l'espansione si trasforma in recessione detto
picco del ciclo economico, mentre il momento in cui la recessione si trasforma in espansione é detto
minimo ciclico.
3. Un altro tema centrale della macroeconomia é la crescita economica di lungo periodo, la tendenza
all'aumento della produzione aggregata nel tempo. La crescita economica di lungo periodo è il motore
dell'incremento del tenore di vita nel lungo termine ed é importante per poter finanziare alcuni programmi
economici. È particolarmente rilevante per i paesi più poveri.
4. Quando i prezzi di molti beni e servizi sono in aumento, cosicché il livello generale dei prezzi è in crescita,
l'economia registra una inflazione. Quando il livello generale dei prezzi è in calo, l'economia registra una
deflazione. Nel breve periodo inflazione e deflazione sono strettamente legate al ciclo economico. Nel
lungo periodo i prezzi tendono a rispecchiare variazioni della quantità complessiva di moneta. Poiché
inflazione e deflazione possono provocare problemi, gli economisti e le autorità politiche perseguono in
linea generale la stabilità dei prezzi.
5. Il vantaggio comparato spiega perché le economie aperte esportino alcuni beni e ne importino altri,
mentre è necessaria l'analisi macroeconomica per spiegare perché i paesi registrino avanzi commerciali o
disavanzi commerciali. I fattori alla base dell'equilibrio complessivo tra esportazioni e importazioni
attengono alle decisioni in materia di risparmio e di spesa per investimento.
PAROLE CHIAVE
avanzo commerciale (p. 288)
ciclo economico (p. 281)
crescita economica di lungo periodo (p. 284)
deflazione (p. 287)
disavanzo commerciale (p. 288)
economia aperta (p. 288)
economia in grado di autoregolarsi (p. 277)
economia keynesiana (p. 278)
espansione (p. 280)
inflazione (p. 287)
minimo ciclico (p. 281)
politica monetaria (p. 278)
picco del ciclo economico (p. 281)
recessione (p. 280)
politica fiscale (p. 278)
stabilità dei prezzi (p. 287)
CAPITOLO 11. SEGUIRE L’ANDAMENTO DELLA MACROECONOMIA
RIEPILOGO
1. Gli economisti seguono l'andamento dei flussi monetari tra i vari settori dell'economia attraverso i conti
del prodotto e del reddito nazionali, o conti economici nazionali.
2. Il prodotto interno lordo, o PIL, misura il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti dal sistema
economico, ma non include il valore dei beni e servizi intermedi. Il PIL può essere calcolato in tre modi:
sommando il valore aggiunto di tutti i produttori; calcolando la spesa totale per l'acquisto dei beni e servizi
e finali prodotti dalle imprese nazionali; o sommando tutto il reddito pagato dalle imprese nazionali ai
fattori di produzione. I tre metodi sono equivalenti perché, nell'economia nel suo complesso, il reddito
totale pagato dalle imprese nazionali ai fattori di produzione deve essere pari alla spesa totale per
l'acquisto dei beni e servizi finali prodotti dalle imprese nazionali.
3. Il PIL reale é il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti nel sistema economico, calcolato usando i
prezzi di un anno base predefinito. Eccetto che nell'anno base, il PIL reale è diverso dal PIL nominale, cioé il
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