CAPITOLO 12: L’OLIGOPOLIO, LA CONCORRENZA MONOPOLISTICA E
LA DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO
Un settore con un piccolo numero di venditori è detto oligopolio (settore con
poche imprese con alta quota di mercato. La quota di mercato è la quantità
scambiata dall’impresa (qi) / quantità totale scambiata nel mercato (Q); la
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dimensione del mercato non conta. In un oligopolio ci sono barriere alte ma
non assolute) e un’impresa che vi opera è detta oligopolista. Gli oligopolisti
si fanno concorrenza tra loro. Ciascuna impresa gode di un certo potere di
mercato.
È detta concorrenza imperfetta una situazione in cui le imprese competono
(non c’è monopolio), ma hanno anche un potere di mercato che permette loro
di influire sul prezzo. Ci sono due forme importanti di concorrenza imperfetta:
l’oligopolio e la concorrenza monopolistica. Un oligopolio non è costituito
necessariamente da grandi imprese; quello che conta è il numero di
concorrenti.
L’oligopolio è il risultato degli stessi fattori che a volte danno vita al
monopolio, ma in forma più debole. La principale fonte dell’oligopolio è
l’esistenza di economie di scala, che conferiscono ai produttori di maggiori
dimensioni un vantaggio su quelli piccoli. Quando le economie di scala sono
molto marcate, portano alla creazione di un monopolio; quando lo sono
meno, portano alla concorrenza tra un numero ristretto di imprese.
Il comportamento delle imprese oligopolistiche è spesso considerato un vero
e proprio rompicapo.
Il caso più semplice è quello in cui operano solo 2 imprese produttrici – un
duopolio – ciascuna delle quali è detta duopolista. Ognuna di esse, come
un monopolista, sa di poter guadagnare un profitto maggiore espandendo la
propria produzione.
Una possibilità è che le due società pratichino collusione (la cooperazione
tra imprese che si accordano per tenere alti i profitti. La forma più forte di
collusione è il cartello (un accordo esplicito tra imprese teso ad aumentare il
profitto complessivo, stabilendo quote di produzione per ciascuna impresa).
Ma anche se le due imprese raggiungono un accordo, ciascuna di esse
avrebbe un incentivo a infrangere l’accordo e produrre una quantità maggiore
di quella concordata.
Il profitto di ogni impresa oligopolista dipende dalle azioni del concorrente e
viceversa. Le due imprese si trovano in una situazione di interdipendenza
(situazione nella quale le decisioni di un’impresa influenzano
significativamente il profitto di un’altra e viceversa).
La teoria dei giochi si occupa di qualsiasi situazione in cui il beneficio di un
giocatore – il payoff – dipende non solo dalle proprie azioni, ma anche da
quelle di altri partecipanti al gioco.
Gioco: modello stilizzato che descrive situazioni di interazione strategica in
cui il risultato ottenuto da un agente dipende non solo dalle sue azioni ma
anche dalla azioni degli altri agenti
Ogni giocatore è conscio dell’interdipendenza ed ha piena coscienza degli
esisti associati alle diverse scelte (entrambi hanno la stessa matrice dei
payoff = risultati) 69
Ognuno sceglie non sapendo cosa sceglierà l’altro e non può esserci
collusione (non comunicano).
Nel linguaggio comune E nel linguaggio della teoria dei giochi
Agenti Giocatori
Comportamenti Strategie (ogni giocatore ne ha almeno 2)
Risultati (profitti) Payoff
Comportamento sempre preferibile Strategia dominante
(maggiore payoff) data qualsiasi strategia
dell’anniversario
Situazione in cui nessuno ha convenienza a Teoria di Nash
cambiare la propria strategia, data quella
dell’altro
Quando ci sono solo 2 giocatori, come in un duopolio, l’interdipendenza tra i
giocatori può essere rappresentata attraverso una matrice dei payoff.
Ajinomoto
Produrre 30.000 tonnellate Produrre 40.000 tonnellate
L’ajinomoto L’ajinomoto
realizza un profitto realizza un profitto
di 180 milioni di di 200 milioni di
Produrre euro euro
30.000 L’ADM realizza L’ADM realizza
tonnellate un profitto di un profitto di
180 milioni di 150 milioni
euro euro
AD
M L’Ajinomoto L’ajinomoto
realizza un profitto realizza un profitto
di 150 milioni di di 160 milioni di
Produrre euro euro
40.000 L’ADM realizza L’ADM realizza
tonnellate un profitto di un profitto di
200 milioni di 160 milioni di
euro euro
Esempio: due imprese devono decidere quanta lisina produrre. I profitti delle
due imprese sono interdipendenti. Entrambe le imprese si metterebbero nella
70
condizione migliore se scegliessero il livello di produzione più basso; ma è
nell’interesse della singola impresa scegliere quello più alto.
Il dilemma del prigioniero è un tipo di gioco la cui matrice dei payoff ha le
seguenti implicazioni:
Ogni giocatore ha un incentivo a barare, a prescindere dalle azioni
- dell’altro giocatore, cioè a intraprendere un’azione che lo avvantaggia a
spese dell’altro.
Quando entrambi i giocatori barano, si trovano in una condizione
- peggiore di quella in cui si troverebbero se nessuno dei due lo facesse.
La versione originaria del dilemma del prigioniero riguarda la storia di due
complici, tenuti in celle separate, a cui viene offerto uno sconto di pena se
confessano, accusando l’altro. Se nessuno confessa, verranno accusati solo
di reati minori e avranno una pena lieve. Sarebbe quindi nell’interesse
comune non collaborare, ma è nell’interesse individuale accusare l’altro
(anche se così entrambi avranno una pena considerevole).
In questo caso, confessare è un tipo di azione definita “strategia dominante”
(l’azione migliore possibile che un giocatore può intraprendere a prescindere
dal comportamento dell’avversario). Non tutti i giochi hanno una strategia
dominante.
Quando entrambi i prigionieri confessano, raggiungono un equilibrio di
gioco: è un risultato in cui nessun individuo o impresa ha un incentivo a
modificare le proprie azioni. Nella teoria dei giochi questo tipo di equilibrio, in
cui ogni giocatore compie la scelta che ritiene migliore date le azioni degli altri
giocatori, e viceversa, è noto come equilibrio di Nash. Dal momento che, in
equilibrio di Nash, i giocatori non tengono conto degli effetti delle proprie
azioni sugli altri, questo risultato è detto anche equilibrio non cooperativo.
Il perseguimento dell’interesse personale ha l’effetto perverso di danneggiare
entrambi i giocatori.
I giocatori di qualsiasi dilemma del prigioniero si troverebbero in una
condizione migliore se potessero tenere un comportamento cooperativo. Ma
un accordo in base al quale gli oligopolisti fissano i livelli di produzione
sarebbe illegale in molti Paesi.
Nella maggior parte dei casi, gli oligopolisti non partecipano a giochi singoli
come i prigionieri (interagendo una sola volta); anzi, un oligopolista
generalmente si aspetta di restare in attività per diversi anni, e sa che le
decisioni prese oggi in merito al proprio comportamento influiranno sul
trattamento che i propri concorrenti gli riserveranno in futuro. Quindi un
oligopolista avveduto non decide cosa fare in base all’effetto sul profitto di
BP; adotta invece un comportamento strategico, tenendo conto degli effetti
delle sue azioni di oggi sulle azioni future degli altri giocatori. 71
Solitamente gli oligopolisti non decidono di tradirsi ripetutamente a vicenda.
La strategia “occhio per occhio” consiste nell’adottare inizialmente un
comportamento cooperativo, per poi comportarsi esattamente come ha fatto
l’avversario nel periodo precedente.
La strategia “occhio per occhio” è una forma di comportamento strategico,
cioè un comportamento teso a influenzare le azioni future degli altri giocatori.
Questa strategia premia l’avversario che si comporta cooperativamente e
punisce quello che decide di barare. Ajinomoto
“Occhio per occhio” “Barare sempre”
L’ajinomoto realizza L’ajinomoto
un profitto di 180 realizza un profitto
milioni di euro di 200 milioni di
euro il primo anno
e di 160 milioni di
euro in ciascuno
degli anni
“Occhio successivi
per L’ADM realizza L’ADM realizza
occhio” un profitto di 180 un profitto di 150
milioni di euro milioni euro il
primo anno e
160 milioni di
euro in ciascuno
degli anni
successivi
AD
M L’Ajinomoto L’ajinomoto
realizza un profitto realizza un profitto
di 150 milioni di di 160 milioni di
euro il primo anno e euro
di 160 milioni di
euro in ciascuno
degli anni
“Barare successivi
sempre L’ADM realizza L’ADM realizza
” un profitto di 200 un profitto di 160
milioni di euro il milioni di euro
primo anno e
160 milioni di
euro in ciascuno
degli anni
successivi 72
In questo caso, quale sia la strategia più redditizia dipende da 2 fattori: il
numero di anni che l’ADM si aspetta di restare in attività; e la strategia del
rivale. Se l’ADM prevede di restare a lungo nel settore e ritiene che
l’avversario possa adottare la strategia “occhio per occhio”, realizzerà
maggiori profitti nel LP seguendo a sua volta la strategia “occhio per occhio”.
Quando gli oligopolisti si aspettano di competere tra loro durante un tempo
sufficientemente lungo, è possibile che giungono alla conclusione che sia nel
loro interesse collaborare con le altre imprese nel settore. Anche se le
imprese non hanno modo di stipulare un accordo vincolante per limitare la
quantità prodotta e alzare i prezzi, riescono a comportarsi “come se” un
accordo del genere fosse in vigore. Quando questo accade, diciamo che le
imprese intraprendono una collusione implicita (una situazione che si
verifica quando le imprese limitano la propria produzione in modo da
accrescere i profitti delle altre imprese, aspettando che le altre ricambino la
cortesia, pur non avendo stipulato un accordo vincolante).
Ma come funzionano gli oligopoli nella prassi? La risposta dipende dal
contesto giuridico e dalla capacità delle imprese di un settore di cooperare
pur senza stipulare un accordo formale.
Il contesto giuridico. Per capire le politiche di prezzo dell’oligopolio nella
prassi, dobbiamo conoscere il contesto giuridico all’interno del quale le
imprese oligopolistiche si ritrovano a operare.
Prima del 1890 non esistevano leggi contro i cartelli, ma tali accordi non
erano comunque giuridicamente vincolanti: i membri di un cartello non
potevan
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