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EQUILIBRIO GENERALE ED EFFICIENZA DEI MERCATI
Il modello dell’equilibrio economico generale (un’economia di puro scambio con solo due consumatori e due beni)
studia come le condizioni in ciascun mercato influenzano l’equilibrio negli altri mercati. I singoli mercati non sono
separati tra di loro, al contrario esistono molte relazioni tra di essi. Per comprendere pienamente il funzionamento
dell’economia è indispensabile analizzare in che modo si raggiunge l’equilibrio in tutti i mercati. Consideriamo un
sistema economico di puro scambio in cui non esiste produzione, composto da due soli individui e due soli beni. La
scatola di Edgeworth ci consente di rappresentare contemporaneamente:
- Le preferenze dei due individui per i due beni
- La dotazione iniziale dei beni
- Tutte le possibili allocazioni finali dei beni
Partendo dalla dotazione iniziale, i due individui possono scambiarsi i beni e raggiungere un equilibrio in cui
almeno uno ha un maggiore livello di benessere. Nel punto in cui le curve di
indifferenza dei due individui sono tangenti non è più possibile procedere
ad ulteriori miglioramenti. Tale punto rappresenta una allocazione Pareto-
ottimale.
Un’allocazione è Pareto-ottimale se è realizzabile e se non esiste un'altra
allocazione tale da porre almeno un
individuo in una posizione migliore
senza peggiorare la situazione di nessun
altro. Un’allocazione è superiore in
senso paretiano se almeno un individuo
la preferisce e se l’altro ne è soddisfatto almeno tanto quanto lo era
nell’allocazione iniziale. In una scatola di Edgeworth esistono infiniti
punti Pareto-ottimali. L’insieme di tutti i punti Pareto-ottimali
rappresenta la curva dei contratti.
La curva dei contratti individua le allocazioni efficienti, perché non migliorabili in
senso di Pareto. Il criterio paretiano di ottimo non ha valenza assoluta. Esso dipende
dall’allocazione iniziale dei beni tra gli individui. Un’allocazione finale può essere
Pareto-ottimale ma, allo stesso tempo, del tutto iniqua. Il punto esatto nel tratto WZ
in cui la contrattazione condurrà di due soggetti rimane indefinito, dipende dalla
capacità contrattuale dei singoli. Se le contrattazioni avvengono sulla base di un
sistema di prezzi, l’indeterminatezza dell’esito finale dello scambio viene risolta.
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E è l’allocazione iniziale e 1 il prezzo relativo inizialmente
chiamato dal banditore. Il vincolo di bilancio HH’ individua
tutti i panieri che possono essere raggiunti a partire da E con
un rapporto di scambio pari a 1. Lo stesso vincolo di bilancio
vale sia per l’individuo A che per l’individuo B. Al prezzo
relativo di 1 si crea un eccesso di domanda di vestiario e un
eccesso di offerta di cibo.
Il rapporto tra gli eccessi di domanda è pari alla inclinazione
del vincolo di bilancio Da cui:
(Eccesso domanda C)·PC = (Eccesso offerta V)·PV
Legge di Walras: se in alcuni mercati c’è un eccesso di
domanda, in almeno uno ci deve essere eccesso di offerta. Legge
di Walras conseguenza dell’ipotesi che ogni individuo si muova
lungo il proprio vincolo a partire da una dotazione iniziale. Alla
domanda addizionale di un bene corrisponderà l’offerta di pari
importo di qualche altro bene. L’eccesso di domanda di vestiario e
di offerta di cibo determinerà un aumento del prezzo relativo del
vestiario. Si dimostra che esiste un prezzo relativo che garantisce
l’equilibrio a patto che le curve di indifferenza siano convesse.
In equilibrio si realizza la condizione di eguaglianza dei saggi
marginali di sostituzione di tutti gli individui con il prezzo relativo
dei beni. L’equilibrio concorrenziale determina i prezzi relativi tra i
beni e non i prezzi assoluti. Primo teorema dell’economia del benessere: l’equilibrio in mercati competitivi è Pareto-
efficiente. In estrema sintesi questo è il teorema della mano invisibile ipotizzato da Adam Smith. Esiste un legame
stretto tra efficienza paretiana ed equilibrio in un mercato di concorrenza perfetta; applicazione del concetto della
“mano invisibile”. I teorema fondamentale dell’economia del benessere: “in un sistema economico di concorrenza
perfetta nel quale vi sia un insieme completo di mercati, un equilibrio concorrenziale, se esiste, è un ottimo
paretiano”. Da notare la rilevanza che assume l’assunto della completezza dei mercati. Il I° teorema dell’economia
del benessere non ha portata propositiva. L’ottimo paretiano non garantisce la condizione di equità; può essere cioè
non desiderabile. Il secondo teorema dell’economia del benessere recita: “se sono rispettate alcune condizioni
relative alle funzioni di utilità individuali e di produzione (insiemi di preferenze e di produzione convessi), in presenza
di mercati completi, qualsiasi posizione di ottimo paretiano può essere realizzato come equilibrio concorrenziale,
previa un’adeguata distribuzione delle risorse (o dotazioni iniziali) tra gli individui”. Il II° Teorema è interpretato
come un metodo di divisione dei compiti in capo allo Stato e al mercato. Secondo teorema dell’economia del
benessere: qualsiasi allocazione sulla curva dei contratti può essere ottenuta come equilibrio concorrenziale.
Cambiando opportunamente la dotazione iniziale degli individui è possibile pervenire a qualsiasi punto della curva
dei contratti come risultato di un equilibrio concorrenziale. Equità concettualmente separata da efficienza.
Il reddito iniziale degli individui può essere ridistribuito come si vuole, ma la
allocazione di quel reddito fra i vari beni deve essere lasciata ai meccanismi
di mercato in modo da garantire la sua ottimale utilizzazione.
Il ragionamento da seguire per costruire la scatola di Edgeworth riferita alla
produzione è analogo a quello seguito nello scambio. La condizione di
minimizzazione dei costi (e di massimizzazione dei profitti) implica che il
saggio marginale di sostituzione tecnica è identico per tutte le imprese.
L’equilibrio generale di
mercati concorrenziali è
quindi efficiente sia rispetto ai beni che alle risorse.
Dall’unione di tutti i punti efficienti nella produzione si ricava la
curva dei contratti della produzione. Una economia efficiente nel
consumo e nella produzione potrebbe ancora non ottimizzare
l’utilizzo delle risorse. Questo nel caso la proporzione tra le quantità
di beni prodotte dalle imprese non fosse quella che massimizza la
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soddisfazione dei consumatori. Ogni punto sulla curva dei contratti nella
scatola della produzione individua una coppia di quantità prodotte dei due
beni. La frontiera delle possibilità produttive rappresenta quei punti ed è
l’insieme di tutte le combinazioni di beni che possono essere prodotte con
date quantità di fattori produttivi e una dato livello tecnologico. Un progresso
tecnologico comporterebbe uno spostamento verso destra di tutte le
combinazioni di prodotti in cui il bene in questione è presente.
La pendenza della frontiera delle possibilità produttive misura il saggio
marginale di trasformazione (MRT), ossia il tasso al quale un output può
essere scambiato con un altro. In altre parole, il MRT misura il costo
opportunità di un bene in termini di un altro bene. Il MRT è crescente, e
quindi la FPP concava, se nella produzione di nessuno dei due beni la tecnologia presenta rendimenti di scala
crescenti e se in almeno una produzione sono presenti rendimenti di scala decrescenti. L’efficienza nella
combinazione dei fattori produttivi richiede l’uguaglianza tra il MRS e il MRT. Se così non fosse per uno dei due beni
il beneficio marginale sarebbe maggiore del suo costo opportunità, per l’altro varrebbe il viceversa. L’economia
competitiva, oltre che garantire l’efficienza nello scambio e nella produzione, è in grado di garantire anche questo
importante risultato. L’equilibrio generale di mercati concorrenziali garantisce l’uguaglianza di MRT e MRS dei
consumatori se MRT = DC/DV = PV/PC. Il MRT è pari al rapporto dei costi marginali nelle due produzioni
MRT = DC/DV = (DCTV/DV)/(DCTC/DC) = CMV/CMC. La riduzione di una unità di produzione di vestiario libera risorse
pari a CMV.
Le unità aggiuntive di cibo che possono essere prodotte grazie alla
riduzione di una unità di produzione di vestiario è data dal rapporto
tra unità di risorse liberate riducendo il vestiario e unità assorbite da
ogni unità addizionale di cibo. In un mercato concorrenziale le
imprese, per massimizzare i profitti, uguagliano costo marginale e
prezzo. In tal modo viene garantita l’uguaglianza del MRT ai prezzi e
quindi ai MRS di ogni consumatore.
L’apertura di un paese al commercio internazionale non modifica la frontiera delle possibilità produttive. Tuttavia,
l’effetto dell’apertura al commercio internazionale è quello di accrescere la disponibilità dei beni per il consumo
interno. Consumo e produzione si situano in punti diversi lungo il vincolo di bilancio internazionale. Le esportazioni
di un bene finanziano le importazioni dell’altro bene.
La specializzazione comporta un aumento delle risorse per l’intera
collettività nazionale, principio dei vantaggi comparati. La specializzazione
tuttavia non avvantaggia tutti i soggetti, perché associata ad una variazione
dei prezzi dei fattori produttivi. La maggiore disponibilità dei beni potrebbe
quindi essere assorbita da un solo gruppo di individui, i proprietari del
fattore produttivo che si apprezza.
Le imposte e i sussidi interferiscono con l’allocazione efficiente delle risorse poiché
determinano una divergenza nei prezzi relativi a cui rispondono da un lato i
consumatori, dall’altro le imprese. Si supponga l’introduzione di una tassazione sul
cibo. Per i produttori il prezzo relativo del vestiario aumenta, passando da PV*/PC* a
PV*/(1-t)PC*. Le imprese modificano la combinazione di beni prodotti lungo la FPP.
Il MRT non è più uguagliato al MRS dei consumatori. Si crea una inefficienza. Il bene
tassato viene prodotto in quantità minore di quanto preferito dagli individui. Solo imposte capitarie, in forma fissa,
non presentano questo problema. I mercati in realtà possono essere inefficienti per molte ragioni. Altre possibili
cause di fallimento di mercati:
- Presenza di potere di mercato: ad esempio monopoli o oligopoli
- Presenza di esternalità e di beni pubblici
- Informazione incompleta e/o asimmetrica lOMoARcPSD|2602309
16.
ESTERNALITÀ, DIRITTI DI PROPIETÀ E TEOREMA DI COASE
Il ben