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L'EUROPEAN RECOVERY PROGRAM

Tra il 1947 e il 1951 la maggior parte dei paesi europei fece registrare tassi di crescita del PIL e della produzione industriale. La crescita della produzione industriale fu accompagnata da un incremento del commercio con l'estero dei paesi dell'Europa occidentale. Anche la produttività del lavoro crebbe quasi ovunque, con la comprensibile eccezione della Germania. Incremento della produzione industriale, del commercio estero e della produttività del lavoro andavano di pari passo a un miglioramento delle condizioni di vita (e delle propensioni al consumo) dei cittadini europei. Il cambiamento rapido e considerevole delle condizioni economiche fu il risultato di svariati fattori, tra cui sicuramente la forte volontà di rinascita delle nazioni che la guerra aveva prostrato. Vi fu, tuttavia, una serie di elementi di matrice economica e istituzionale che consentì a tale volontà di esprimersi e realizzarsi in una ripresa.

La ripresa era possibile solo grazie ad un aiuto esterno e tale intervento prese le sembianze di un massiccio programma di aiuti finalizzati allo sviluppo del Paese da parte degli Stati Uniti, perché l'Europa aveva bisogno di importare tutto il necessario, ma allo stesso tempo non era in grado di pagare le contropartite con le esportazioni dei prodotti. Questo piano di aiuti prese il nome di Piano Marshall. L'erogazione di fondi avveniva principalmente sotto forma di beni di investimento e materie prime necessarie alla produzione industriale, messi a disposizione dei governi dei paesi che (volontariamente) aderivano al piano stesso. Ne beneficiarono sostanzialmente tutti i Paesi Europei, ma soprattutto Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania ovest.

beniche giungevano dagli Stati Uniti erano caratterizzati da un elevato grado di aggiornamento tecnologico e imponevano essi stessi un rapido progresso nelle competenze dei lavoratori. Non va inoltre trascurata la sostanziale valenza politica del piano, che era innanzitutto una chiara affermazione della leadership economica e politica degli Stati Uniti da un lato, e dall'altro era di fatto basato sul ristabilimento dei meccanismi fondanti dell'economia capitalista di mercato. Il piano di aiuti fu offerto anche all'Unione Sovietica e ai paesi satelliti, ma non venne accettato. L'erogazione degli aiuti del Piano Marshall finiva ovunque per coincidere con una trasformazione in senso politicamente moderato o "centrista" dei governi dei paesi interessati, da cui rapidamente fuoriuscivano gli esponenti politici più direttamente connessi ai partiti di ispirazione comunista legati a Mosca. IL COMMERCIO E GLI ACCORDI INTERNAZIONALI La ripresa economica

La ricostruzione dell'Europa poggiò in maniera sostanziale sulla ricostruzione della capacità produttiva, ma anche sul riavvio delle correnti commerciali, in primis tra i paesi stessi che partecipavano al programma di ricostruzione. I paesi europei avviarono iniziative finalizzate a incrementare la cooperazione economica.

Nel 1947 venne creato il Comitato per la cooperazione economica europea. Nel 1951 nacque la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, a cui aderirono Francia, Germania, Italia, Belgio, Lussemburgo e Olanda. Era un'iniziativa cooperativa basata sulla creazione di uno spazio commerciale condiviso e sulla rimozione di dazi e barriere. Acciaio e carbone sono due elementi che hanno anche un valore simbolico, in quanto riguardano l'industria pesante e che avevano costituito un punto nevralgico durante i conflitti.

A livello internazionale furono presi importanti accordi nella Conferenza di Bretton Woods del 1944, nella quale furono istituiti due...

importanti organi:
  • Il Fondo Monetario Internazionale, che era importante per sostenere il regime di cambi fissi e la piena convertibilità delle valute, in particolare dopo il passaggio al Gold Exchange Standard stabiliti proprio nella conferenza di Bretton Woods. Il Fmi aveva un ruolo centrale nel processo di risanamento del commercio internazionale, perché aveva il compito di compensare i temporanei squilibri nella bilancia dei pagamenti dei paesi aderenti all'accordo.
  • La Banca Mondiale, che inizialmente erogava finanziamenti ai paesi impegnati nei processi di ricostruzione.
  • Viene stabilita anche l'organizzazione mondiale del commercio.
Nel secondo dopoguerra si stava realizzando un'ambiziosa opera di ri-modellamento del sistema capitalistico internazionale, basato sulla cooperazione e sull'azione di vigilanza e intervento di istituzioni di regolazione (degli Stati Uniti). A causa però del raffreddamento dei rapporti tra Unione Sovietica e Stati Uniti, questa visione di un sistema internazionale cooperativo e regolato non si è completamente realizzata.Uniti si verificò più che altro una regionalizzazione dell'economia mondiale, più che una sua ri-globalizzazione. Due esempi significativi di tale esito sono: - Il Comecon, ovvero l'accordo economico creato nel 1948 finalizzato a facilitare gli scambi tra i paesi del blocco comunista. - L'Unione Europea, il cui trattato costitutivo fu firmato nel 1957 da Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Era la logica conclusione del percorso di cooperazione avviato negli anni del Piano Marshall e proseguito con i trattati nei settori del carbone e dell'acciaio. L'idea di fondo era di rimuovere progressivamente le restrizioni al movimento libero di merci, persone e capitali all'interno dei confini dell'Unione, un processo che giungerà a completamento nel 1992. ECONOMIA MISTA, NAZIONALIZZAZIONI E POLITICHE PER LO SVILUPPO La rinascita di spazi di scambio e di cooperazione sovranazionali era una componente essenziale dela tutti i cittadini. L'intervento dello stato garantiva la fornitura di servizi essenziali come la sanità, l'istruzione e la previdenza sociale. Tuttavia, l'economia mista aveva anche i suoi limiti. Le imprese pubbliche spesso si trovavano a dover fronteggiare problemi di inefficienza e mancanza di competitività rispetto alle imprese private. Inoltre, l'intervento diretto dello stato poteva limitare la libertà di iniziativa e di mercato, rallentando l'innovazione e la crescita economica. Negli anni '80 e '90, con l'avvento del neoliberalismo, si assistette a un progressivo ridimensionamento del ruolo dello stato nell'economia. Le imprese pubbliche furono privatizzate, le regolamentazioni furono ridotte e si puntò sempre di più sulla liberalizzazione dei mercati. Oggi, l'economia mista è ancora presente in molti Paesi, ma il dibattito su quale sia il giusto equilibrio tra intervento pubblico e libero mercato è ancora aperto. La crisi economica del 2008 ha riportato l'attenzione sulla necessità di un ruolo più attivo dello stato nell'economia, soprattutto per garantire la stabilità finanziaria e la tutela dei cittadini più vulnerabili. In conclusione, l'economia mista è stata una delle caratteristiche principali del processo di ripresa postbellico in Europa. Ha permesso di conciliare gli obiettivi di pianificazione economica e di welfare con la libertà di mercato e di iniziativa. Tuttavia, il suo funzionamento e il suo equilibrio sono ancora oggetto di dibattito e di ricerca.

Pressoché a tutti i cittadini, in ambito principalmente previdenziale e pensionistico. Il capitalismo europeo era caratterizzato dalla presenza di grandi imprese sotto il parziale (a volte totale) controllo pubblico, insieme ad un vasto settore privato. C'era una marcata tendenza alla redistribuzione dei benefici dell'industrializzazione tramite il welfare e una discreta pace sociale raggiunta attraverso l'implicita accettazione di una relativa moderazione salariale. Era un'"Economia sociale di mercato".

MIRACOLO, MIRACOLI

Tra il 1950 e il 1973 il prodotto interno lordo pro-capite crebbe, anche se a livelli diversi, in tutto il mondo. Si trattava di una fioritura di "miracoli economici" che, quasi contemporaneamente, caratterizzarono le principali economie del globo all'indomani di una guerra distruttiva e catastrofica. L'incremento della ricchezza nazionale veniva sostanzialmente generato in ambito manufatturiero.

industriale (dato il generale declino del settore primario). Il maggior reddito disponibile andò ampiamente a finanziare un incremento sostanziale dei consumi privati, che poterono finalmente estendersi dopo le privazioni degli anni di guerra, grazie anche alla diffusione di moderni canali distributivi di massa. Quello che presto venne definito "consumismo" (diminuì la componente alimentare della spesa delle famiglie) si diffuse in un'Europa in cui circolavano sempre più automobili, si costruirono strade e infrastrutture, si installavano ogni giorno migliaia di linee telefoniche e crescevano utenze radio e televisive. Un importante catalizzatore fu il settore immobiliare. Nel frattempo, il blocco comunista non restava indietro, anche se non incentivava i consumi privati il PIL e la produttività crescevano anche più che in occidente. Il PIL dell'Europa (sia occidentale che orientale) e del Giappone arrivò ad avvicinarsi a quello.

degli Stati Uniti. L'economia mondiale era ancora lontana dai livelli di integrazione che avevano caratterizzato i decenni della prima globalizzazione, ma aveva riavviato, grazie anche alla presenza di accordi internazionali e a uno spirito generalizzato di cooperazione, un lento processo di ricostruzione do uno spazio globale. Simili fermenti, oltretutto, percorrevano altre zone, sino a quel momento rimaste confinate ai margini dello scenario dell'economia mondiale.

LA DECOLONIZZAZIONE: LUCI E (MOLTE OMBRE) RICCHI E POVERI

Il "gap" che si era andato riducendo progressivamente non è soltanto rappresentato dall'importo del Pil pro capite. Si era trattato, infatti, di una convergenza di natura tecnologica, di produttività, ma anche e soprattutto di "stili di vita". Il desiderio di benessere si esprimeva nel segno di una capillare affermazione di modelli di consumo e vita quotidiana già consolidati oltre oceano, un processo sintetizzato

con il termine "americanizzazione" e arrivò fino in Giappone. Anche i paesi comunisti beneficiavano di questa prosperità, sebbene in misura più contenuta. Questo fenomeno di prosperità, però, finiva per allargare drasticamente il divario tra le economie industrializzate, impegnate nel processo di rinascita e ripresa, e altre che invece godevano solo marginalmente degli effetti del ciclo economico positivo globale, rilanciato agli inizi degli anni Cinquanta. Accanto ai "ricchi" stavano i "poveri", alcuni dei quali si andavano ulteriormente impoverendo. Sono i cosiddetti "paesi sottosviluppati" o "non industrializzati". Alla categoria di sottosviluppo apparteneva un'area maggioritaria della superficie del globo (Subcontinente indiano, Sudest asiatico, Africa e la Cina, che registrava un reddito pro capite pari ad un quinto della media). Il vasto gruppo di paesi poveri comprendeva realtà tra diico e cultura. Alcuni paesi sono molto grandi, come la Russia, che si estende su due continenti, mentre altri sono molto piccoli, come il Principato di Monaco. Alcuni paesi hanno un regime politico democratico, come gli Stati Uniti, mentre altri hanno un regime autoritario, come la Corea del Nord. Inoltre, ogni paese ha la propria cultura, con tradizioni, lingua e cucina uniche.
Dettagli
A.A. 2019-2020
78 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giulia Bettoni di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Giuntini Andrea.