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DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITA’ (ADHD)
Premessa
Disturbo che comprende difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo
degli impulsi e del livello di attività. La caratteristica fondamentale è una
persistente modalità di disattenzione spesso accompagnata da iperattività ed
impulsività. I bambini con questo disturbo sono incapaci di perseverare in
un’attività iniziata e protratta per lungo tempo.
La maggior parte dei soggetti affetti da ADHD presenta un disturbo
psicopatologico e/o neuropsicologico in comorbidità.
E’ importante un adeguato iter diagnostico perché spesso l’espressività, la
prognosi e la terapia possono essere modulati da disturbi psico-comportamentali
in comorbidità.
Cenni storici e nosografici
Still è considerato il padre dell’ADHD ma di questo disturbo se ne parlava già
nella prima metà dell’800 fino a giungere ad una vera e propria rivoluzione nella
procedura clinico-diagnostica avvenuta nel 1980 con la DSM III che è arrivata a
suddividere il Disturbo da Deficit Attentivo con iperattività in 3 sottotipi: ADHD
prevalentemente disattento; ADHD prevalentemente iperattivo e/o impulsivo e
ADHD combinato.
Ipotesi eziopatogenetiche
L’ADHD è considerato un disturbo geneticamente complesso.
La maggior parte dei ricercatori sostiene che alla base del disturbo vi sia un
meccanismo poligenico di disfunzione attivo durante la formazione e lo sviluppo
della corteccia prefrontale e dei gangli della base.
Alcuni studi fondati sulle moderne tecniche di elaborazione di immagini hanno
indicato quali potrebbero essere le regioni cerebrali il cui non corretto
funzionamento determinerebbe la comparsa di questo disturbo: corteccia
prefrontale destra; il nucleo caudato e il globo pallido; il verme del cervelletto
correlato con i processi di motivazione.
Le ipotesi eziopatogenetiche della sindrome sono completate dall’esistenza di
fattori prettamente non genetici che comprendono la nascita prematura, l’uso di
alcol e tabacco della madre, l’esposizione ad elevata quantità di piombo nella
prima infanzia e le lesioni cerebrali che coinvolgono la corteccia prefrontale.
Anche i fattori ambientali svolgono un ruolo decisivo nella genesi di questo
disturbo. E’ evidente come le relazioni interpersonali di questi bambini e
soprattutto quelle vissute all’interno del nucleo familiare possono influenzare la
manifestazione di questo disturbo.
Epidemiologia
La sindrome di ADHD può essere considerata tra i disturbi psichiatrici più
comunemente diagnosticata nell’infanzia a più alta incidenza.
Criteri diagnostici
E’ necessario che il disturbo si manifesti in almeno due contesti (casa e scuola) e
che comprometta in modo significativo il funzionamento sociale e scolastico.
Sintomatologia
La disattenzione
Si riscontra nei bambini che presentano un’evidente difficoltà a rimanere attenti o
a lavorare su uno stesso compito per un periodo prolungato. Spesso questi
bambini appaiono distanti mentalmente. Rifiutano qualsiasi attività che richieda
capacità organizzative e particolare concentrazione. Le difficoltà nel seguire
regole o istruzioni possono alterare anche i normali rapporti sociali rendono
difficoltose le conversazioni.
L’iperattività
Il bambino iperattivo manifesta continua agitazione, difficoltà a rimanere seduto e
fermo al proprio posto. Il livello di iperattività varia in funzione dell’età del
soggetto e del livello di sviluppo.
L’impulsività
Il bambino affetto da questo disturbo è incapace di individuare un problema,
definire l’obiettivo, pianificare e monitorare l’esecuzione di un piano, selezionare
la risposta adeguata e inibire quella errata, valutare i risultati, formulare ed
eseguire complessi schemi d’azione nonché controllare i processi cognitivi che
operano in contesti non abituali e in situazioni complesse o conflittuali.
L’impulsività si manifesta come difficoltà di organizzare azioni complesse, ad
inibire un comportamento inappropriato, ad attendere una gratificazione.
Il sintomo caratterizza tutti quei soggetti che manifestano un senso di impazienza
nello svolgimento delle comuni attività, una difficoltà nei tempi d’attesa, mancato
rispetto delle regole, nonché incapacità nel saper ascoltare gli altri senza
interrompere o parlare troppo velocemente.
Questo disturbo potrebbe rendere difficoltoso lo sviluppo delle abilità cognitive
compromettendo anche la resa scolastica e conducendo ad una difficoltà di
relazione.
L’intensità del disturbo tende a variare in funzione della presenza o meno di
attrazione verso qualcosa nonché un eventuale sforzo mentale protratto.
DISTURBI ASSOCIATI
a) Disturbi del comportamento
L’ADHD viene diagnosticato in comorbidità con i disturbi del comportamento e
nello specifico con il disturbo oppositivo-provocatorio (DOP) ed il disturbo di
condotta (DC).
Il disturbo del comportamento si riflette alterando la qualità delle relazioni
interpersonali. Questo disturbo condurrà progressivamente ad una minore
espressione affettiva sfociando in uno “spirito aggressivo”.
b) Disturbi emotivi
La componente emotiva pone seri problemi relazionali sia all’interno che
all’esterno del contesto familiare facendo maturare in lui quel sentimento di
sfiducia che è alla base della perdita dell’autostima. Questo comporterà una
difficoltà relazionale con i pari nonché difficoltà di concentrazione tale da
compromettere il rendimento scolastico.
c) Disturbi dell’apprendimento
Tra i disturbi dell’apprendimento la dislessia è quello maggiormente diffuso.
La presenza di un disturbo dell’apprendimento si ritiene sia correlata alle difficoltà
del bambino con ADHD nel mettere in atto strategie e conoscenze metacognitive a
causa del persistente deficit dell’autocontrollo.
Si è riscontrata una comorbidità piuttosto elevata tra ADHD e disturbi
dell’Apprendimento.
Con questi bambini, in ambito scolastico, è necessario un rapporto supervisionato
uno a uno, esemplificare i compiti, maggior utilizzo della modalità uditiva e il
sostegno continuo durante lo svolgimento delle attività facendo riflettere il
bambino e gratificandolo quando è il momento al fine di facilitare
l’apprendimento futuro.
d) Disturbi del linguaggio
Un’elevata percentuale di bambini con ADHD presenta difficoltà nelle fasi iniziali
di produzione del linguaggio; la capacità di espressione non è ottimale.
Secondo alcuni studiosi il Disturbo ADHD verrebbe visto come una causa
primordiale dell’insorgenza del disturbo del Linguaggio comportando a livello
neuropsicologico un’evidente difficoltà nel mantenere l’attenzione anche nei
confronti degli stimoli linguistici provenienti dall’ambiente.
Il deficit attentivo interferisce non solo sullo sviluppo di competenze linguistiche
adeguate ma anche sulle modalità di comunicazione ed interazione date le
difficoltà sia nella comprensione verbale che nella produzione.
INTEGRARE CON LE SLIDE DELLA DOCENTE
MODULO 4
DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
Presentano sintomi quali aggressività, impulsività e mancato rispetto delle regole.
Sono disturbi esternalizzanti in quanto il bambino presenta sintomi diretti verso
l’esterno.
All’interno di questi disturbi troviamo:
1) Disturbo Oppositivo Provocatorio
Bambini viziati e capricciosi. Presentano comportamenti oppositori e
provocatori, mostrano un temperamento irascibile, non seguono le regole e
appaiono ostili alle relazioni con gli adulti e con i pari. Possono presentarsi già
a partire dai 4 anni e colpiscono maggiormente i maschi.
E’ fondamentale valutare il peso dei vari comportamenti e in caso di sospetto di
disturbo, considerare che:
- I bambini con DOP hanno comportamenti negativi, oppositori, provocatori più
invalidanti rispetto ad un bambino normale
- Il loro atteggiamento è continuo, persistente e difficilmente modificabile
- I sintomi causano compromissione del funzionamento sia all’interno della
famiglia che fuori
- Hanno un impairment socio-cognitivo
Ad oggi nessuna ipotesi patogenica riesce a spiegare completamente questi
disturbi. Probabilmente, come per la maggior parte dei disturbi neuropsichiatrici,
le cause sono molteplici e i meccanismi che portano alle manifestazioni cliniche
sono complessi.
E’ presente elevata comorbidità con ADHD.
2) Disturbo della Condotta
I bambini con questo quadro tendono ad infrangere le regole e i ruoli e al non
rispetto della persona e della proprietà altrui compiendo atti pericolosi, violenti
e/o criminali.
Tra i 9 e i 15 anni; piu’ maschi che femmine.
Tra i sintomi più importanti troviamo:
- Aggressività verso persone e animali
- Essere distruttivo verso la proprietà
- Compiere frodi e furti
- Compiere gravi violazioni alle regole
Indipendentemente dall’età della comparsa c’è elevata comorbidità con disturbi
dell’umore, dell’apprendimento e con l’ADHD.
Tra le ipotesi patogeniche rivestono un certo interesse quelle che ritengono che
alla base del disturbo vi sia una disfunzione frontale, un deficit delle funzioni
esecutive, la presenza di livelli di serotonina a livello neuronale. Ha notevole peso
la componente sociale, relazionale e ambientale.
I DISTURBI D’ANSIA IN ETA’ EVOLUTIVA
Premessa
L’ansia si manifesta con modalità diverse a seconda della fase di sviluppo in cui la
persona si trova.
L’ansia può assumere connotati di disturbo quando, dal punto di vista qualitativo e
quantitativo, influisce in modo significativo nella vita di tutti i giorni.
L’ansia si manifesta con sentimenti di inadeguatezza e di indecisione, con
irritabilità e spesso sintomi somatici quali nausea, tachicardia, sudorazione,
secchezza delle fauci e dilatazione pupillare.
Nel bambino e nell’adolescente si individuano più spesso i seguenti quadri:
- Disturbo d’ansia di separazione
- Disturbo d’ansia generalizzata
- Fobie
- Disturbo Ossessivo Compulsivo
Meno frequenti troviamo anche Disturbi da Attacchi di Panico, Disturbo Post
Traumatico da Stress, Disturbo d’Ansia indotto da sostanza.
I bambini con quadri ansiosi noti presentano disturbi che si manifestano sia in
famiglia che fuori. Si tratta di bambini con scarsa autostima, poco vitali,
preoccupati del cambiamento, timorosi del giudizio con diffi