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of Natural History di NY. V. M U SE O : A C H I E A C H E C O SA SE RV E
1. Il Museo nazionale dello stuzzicadenti
Weil, a lungo vicedirettore di un museo dello Smithsonian, ha descritto il “paradosso del Museo dello stuzzicadenti”. È ospitato
in un edificio di grande qualità architettonica e museografica. Il percorso si basa su spazi tematici: stuzzicadenti usati da grandi
politici e star; nello spazio dedicato all’igiene, la microstoria del suo ruolo nella battaglia contro la carie o contro i residui di
chewing-gum dei soldati. Propone, coinvolgendo esperti, mostre sulle caratteristiche della silvicoltura per ottenere il legno per
gli stuzzicadenti. Il percorso è studiato per garantire una buona fruizione e il comfort. Realizza studi pubblicati sulla sua rivista,
convegni e lezioni. I visitatori sono pochi e l’attenzione dei media sporadica, ma questo non preoccupa il direttore che
sottolinea come le collezioni siano perfettamente conservate, gli studi di massimo livello scientifico, aggiungendo che la priorità
non è vincere una gara di popolarità ma avere un museo rigoroso.
Il museo immaginato risponde paradossalmente ai requisiti previsti per un museo, secondo la definizione dell’Icom. Nella
realtà, non è così raro che vengano realizzati musei utili poco più del museo dello stuzzicadenti. È chiaro quindi che valutare il
museo sul piano delle e prima che degli può portare fuori strada. Occorre quindi guardarsi dalla tendenza ad
funzioni obiettivi
attribuire più importanza agli aspetti funzionali rispetto alla reale utilità pubblica del museo; dalla sopravvalutazione del ruolo e
delle competenze tecniche degli esperti, che fanno diventare la professionalità e la tecnologia un fine e non un mezzo.
2. Missione e politica espositiva
Q u ale m ission e pe r il m u se o con te m poran e o?
A che cosa e a chi serve un museo oggi? Non si può ottenere una risposta univoca. Il museo è anzitutto un luogo di
conservazione e trasmissione della memoria; può poi avere ricadute per lo sviluppo anche economico del territorio; e
sicuramente è utile a suscitare riflessioni nella comunità.
La politica e spositiv a
Non esiste un protocollo di allestimento, così come non possono esistere due musei uguali. Oltre agli oggetti (e alle tecnologie)
sono indispensabili professionalità coerenti col tipo di museo, perché questo non si limita a presentare gli oggetti, ma espone un
messaggio. La spettacolarizzazione è un limite solo quando è fine a sé stessa.
3. Funzioni
Il museo deve dare priorità all’utilità pubblica evitando esasperazioni funzionaliste; queste tuttavia sono importanti.
Il museologo Noble, nel del 1970, ha individuato 4 funzioni del museo: a) raccolta; b) conservazione; c)
Museum Manifesto
interpretazione; d) esposizione. Il museologo van Mensch propose nel anni ’90 un paradigma leggermente diverso: a)
conservazione; b) studio scientifico; c) comunicazione.
Il pubblico deve essere parte attiva: deve saper valutare e criticare il punto di vista proposto dal museo. Alcuni studiosi hanno a
questo proposito rilevato come il museo sia un potente strumento di trasmissione culturale del quale si servono i gruppi
dominanti; condivide con gli altri enti educativi (scuole e università) una certa violenza simbolica.
4. Museo, stakeholders, comunità
G li stak e holde rs
Anche senza arrivare a ipotizzare che classi dominanti narcotizzino le masse usando il museo come mezzo di persuasione, non
è infrequente che gli si servano del museo per conseguire ritorni di carattere personale. Ad es: il membro del CdA di
stakeholders
un museo d’arte contemporanea che sia un importante collezionista verticale (cioè possiede molte opere di uno stesso autore),
potrà spingere affinché si organizzi la personale del suo artista preferito; un assessore alla cultura prossimo alla rielezione potrà
finanziare una mostra-evento di mediocre qualità ma grande impatto, magari con giovani artisti locali.
Come si possono difendere i musei dall’ingerenza degli pubblici e privati insensibili all’interesse collettivo? Il miglior
stakeholders
baluardo è la qualità intellettuale, professionale e umana del direttore e dei membri del CdA (sebbene in periodi di crisi
economica i compromessi possono essere l’unico modo per svolgere qualche attività espositiva).
Il m useo com e punto di riferim ento della com unità
Una buona comunicazione non necessariamente richiede costose tecnologie, le quali sono spesso invocate da con
stakeholders
scarse competenze museologiche e grande interesse ad avere ritorni mediatici.
Al di là del fatto che il numero dei visitatori non è l’unico metro di valutazione, sono i progetti intellettuali a determinare il
successo delle iniziative, anche dal punto di vista della partecipazione di pubblico.
V I . L E POL IT IC HE DI OGGI
1. Cinque politiche cruciali
Nelle politiche museali dei paesi sviluppati si possono riconoscere a) forte investimento in beni
5 principali direttive:
materiali e immateriali; b) politica dei grandi eventi; c) promozione del turismo culturale; d) creazione di articolazioni
gerarchiche dei musei; e) professionalizzazione dei musei.
La politica de l m atton e
Alla fine del sec scorso molti nuovi musei sono stati inaugurati. I risultati non sono stati però sempre pari alle attese: i musei si
sono trovati in concorrenza e questo ha impedito di raggiungere i volumi di visite aspettati. In generale la tendenza è stata a
sovrainvestire in edifici rispetto ai contenuti, in allestimenti materiali rispetto all’attività di ricerca e ideazione.
Questo è in contraddizione con l’evoluzione mostrata dalla società nel suo complesso: la maggior parte della ricchezza prodotta
oggi non ha a che fare con le cose, ma coi servizi.
Perché si investe più sulle cose che sulle persone in campo culturale? In parte è una vocazione degli amministratori: gestire
cantieri è più compatibile con gli assetti delle burocrazie pubbliche. I cantieri aprono e poi chiudono, consistono in
procedimenti unilineari di azioni successive con pochi momenti di verifica intermedia e di ascolto della cittadinanza.
In alternativa sarebbe necessario frazionare le azioni nel tempo, senza che queste siano riconducibili a un padre univoco,
difetto inaccettabile per un politico.
La politica de gli e v e n ti
La politica del mattone, mentre risolve alcuni problemi, ne pone nuovi di tipo gestionale: mantenere i siti aperti.
Per questo dagli anni ’90 si è sviluppata parallelamente la politica degli eventi, che punta a creare picchi di attenzione (la
creazione di alcuni musei, come il Beabourg o il Guggenheim di Bilbao sono eventi in sé).
Ad attrarre sono: a) la disponibilità di procedure collaudate; b) la garanzia di paternità sui risultati.
I ritorni d’immagine sono quindi più sicuri e a breve termine: gli eventi garantiscono una concentrazione di spesa visibile ed
efficace a produrre consenso. Questi interventi non strutturali e occasionali consentono con più facilità di dare soldi a Tizio ma
non a Caio suscitando poche proteste. Queste politiche si adattano alla promozione turistica.
Il turism o e la rendita della cultura
I numeri del turismo culturale sono in crescita: i musei, che per quanto ben gestiti, non possono mai essere autosufficienti,
hanno degli effetti indiretti sull’economia circostante.
Rispetto a questa funzione dei musei - solo una delle tante - bisogna fare delle precisazioni che riguardano la congestione
territoriale e temporale: la maggior parte delle visite è attirata da pochi grandi musei e si concentrano in certi periodi dell’anno.
L’Italia non ha finora saputo sfruttare il suo patrimonio culturale, che non è solo un insieme di beni, ma incorpora abitudini
gastronomiche, enologiche, pratiche artigianali, paesaggio. Finora ci si è limitati a sfruttarlo come un giacimento, ci si è
comportati come un venditore di panini in prossimità di un sito importante. Si è cioè sfruttata una rendita, mentre si sarebbe
dovuto seguire la logica da seguire dovrebbe essere piuttosto quella di un imprenditore.
La politica de l fare squ adra: re ti e siste m i
Negli anni 80-90 è emersa una richiesta di attenzione alle autonomie locali. In campo economico invece i principi imperanti
sono stati la razionalizzazione e il primato del mercato. La proliferazione di forme museali e attività culturali diffuse sono state
quindi mal viste dallo spirito liberista che chiede rigore nella spesa e ha aspettative economiche nei confronti della cultura.
Un compromesso è stato pensato nelle nuove articolazioni di musei e nelle iniziative culturali territoriali. percorsi a tema
Reti,
sono soluzioni per conciliare una narrazione culturale più complessa e adeguata ai tempi, il sostegno allo sviluppo locale e
l’economicità di gestione.
La politica de gli stan dard m u se ali
Il numero dei musei è aumentato, di conseguenza è necessario valutare quali rientrano nella categoria. Per questo sono nati gli
procedure di riconoscimento basati sull’adesione a standard qualitativi; esordiscono in Canada e USA negli
accreditation schemes,
anni ’60, quindi in UK negli anni ’80, in Italia nei ’90. Gli standard italiani puntano più sulle dotazioni che sulle prestazioni,
ossia sul possesso di mezzi fisici e personale più che sul grado di successo.
La politica degli standard ha vantaggi e criticità. Molte amministrazioni hanno aspettative troppo alte, derivanti da capisaldi
ideologici come l’idea che per i musei esistano una forma e una dimensione ottimali.
2. Cosa successe se le politiche sono sbagliate?
U n costan te sottin v e stim e n to n e ll’im m ate riale
Attualmente si registra una sperequazione delle risorse fra cose (musei intesi come edifici e collezioni) e persone (musei intesi
come idee e ricerca).
G ran di e v e n ti: costi e be n e f ici
Gli investimenti in grandi eventi accentuano il ruolo delle professionalità specializzate, ma tagliano fuori il contributo locale. I
cittadini sono sempre più portati a vedere la cultura come uno spettacolo, restando spettatori passivi. Inoltre, coi grandi eventi
si ha una concentrazione di domanda di visite che crea affollamento e fa aumentare i prezzi.
Tu rism o: da solo n on porta be n e f ici du re v oli
Promuovere i luoghi clonando modelli risultati vincenti altrove banalizza le specificità locali e trasforma gli elementi di carattere
in cliché e icone.
Ret i mu se ali: la rispo sta sba gliata a una domanda gi usta
Le reti di musei seguono quasi sempre una traccia di tipo tematico, più che territoriale.
Un es è il della Catalogna: tre musei - d’arte, archeologico, scientifico - di Barcellona sono capofila di