vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Guglielmo per il quale David Teniers aveva dipinto la collezione di quadri) crea una guida rimata su
tutte le bellezze di Venezia. L'opera di Boschini si può considerare un corrispondente scritto dei
quadri che aveva realizzato Teniers per l'arciduca. Egli inoltre da dei consigli per l'allestimento e la
scenografia delle opere. L'opera del Marino ha come scopo il gusto del meraviglioso mentre quella
del Boschini si concentra più sull'ambientazione e sul tipo di allestimento da utilizzare. Alcuni di
questi musei si concretizzarono in collezioni particolari, come le raccolte di stampe: il Libro dei
disegni del Vasari e il Museum Chartaceum di Cassiano del Pozzo ne sono degli esempi. Un altro
genere utilizzato furono le ekfrasis, genere poetico tardo antico, che descriveva un'opera d'arte che
seguivano sempre l'assioma (principio universale) dell'ut pictura poesis e poesia pittura parlante e
pittura poesia muta. Come il sonetto di Petrarca che elogiava le capacità pittoriche di Simone
Martini nel ritratto della sua amata Laura. Il ritratto divenne infatti un genere molto usato nelle corti
sia per scopi celebrativi che civici: Lionello d'Este promosse addirittura una gara nel 1441 a Ferrara
per chi sarebbe riuscito a fargli il ritratto più bello: vinse Jacopo Bellini (oggi perduto) ma ce ne è
rimasto uno del Pisanello. Il quadro leonardesco di Cecilia Gallerani (la dama con l'ermellino) è
certificato della sua autenticità del pittore dal sonetto del poeta Bellincioni. Il ritratto perse pian
piano la sua funzione celebrativa per divenire oggetto di fruizione estetica. Anche il ritratto
dell'amata realizzato da Raffaello (la Fornarina) è accompagnato da una descrizione poetica dello
stesso pittore, che mostra così anche la sua formazione letteraria. Anche Tiziano cerca, nel ritratto
all'ambasciatore di Carlo V Don Diego Hurtado, di concentrarsi sulla parte psicologica del
personaggio per mostrarne la spiritualità. Anche il ritratto della poetessa Laura Battiferri, dipinto dal
Bronzino, viene esaltato dalle rime del Lasca. Insomma si va a formare un rapporto strettissimo tra
arte e letteratura: l'ekfrasis da pure descrizione del soggetto diventa ricca di contenuti. Anche la
pittura del Caravaggio venne utilizzata per descrizioni letterarie, come "La Buona ventura" che
venne commentata dal Murtola in un suo madrigale per esaltarne il contenuto di inganno e
disinganno del protagonista. Diversa è la "Pinachoteca" di Michele Silos che illustra le più
significative sculture e pitture delle chiese di Roma: questo può essere considerato un ottimo
documento per conoscere le raccolte e la loro ubicazione anche se qui si privilegia lo svolgimento
del soggetto e non lo stile. Un testo molto usato per soggetti pittorici fu La Gerusalemme Liberata,
come si può vedere nel dipinto del Furini che mostra la pittura che vince sulla poesia.
Sui criteri di disposizione, decorazione e arredo degli spazi interni e sulle modalità di
allestimento dei dipinti e dei disegni
In Italia ,fino al Settecento, non si trovano vere guide e manuali che indichino norme di allestimento
o regole per disporre quadri tranne che in trattati di architettura o inventari. Un primo passo avanti
lo troviamo nel trattato architettonico, "De re aedificatoria" di Leon Battista Alberti che distingue
tre tipi di edifici. La casa privata egli mette in risalto l'importanza della disposizione di ambienti,
arredi e quadri. L'unico ambiente pubblico della casa era per lui la biblioteca. Due manuali che
servivano anche come norme di comportamento furono il "Cortegiano" di Castiglione come
modello di vita dell'aristocrazia e il De Cardinalatu di Paolo Cortesi come modello di vita per
l'aristocrazia ecclesiastica. Il Cortesi concepiva la casa divisa in tre zone: quella intima, privata e
pubblica. Il Parlotti invece diede dei suggerimenti nella scelta dei quadri dividendo quelli immorali
da quelli leciti (per il Concilio tridentino di quegli anni). GianPaolo Lo mazzo nel suo Trattato
dell'Arte elenco i contenuti più convenienti per i vari ambienti. Con la metà del Seicento i luoghi
pubblici nella casa aumentano: oltre alla biblioteca vi sono la galleria, i saloni di ricevimento e le
sale di lettura che vengono concepiti come veri e propri luoghi di esposizione. Da qui si cercano di
individuare le modalità di allestimento e i criteri di disposizione degli arredi e delle opere d'arte. La
corrente barocca porta ad un nuovo tipo di allestimento detto ad "incrostazione": i dipinti vengono
collocati sulla parete senza spaziature e senza riguardo alla loro visibilità. Il grande collezionista
Vincenzo Giustiniano, dopo aver distinto lo stile della pittura contemporanea in dodici maniere,
disse che amava ricoprire completamente di quadri tutte le pareti. Tutto veniva assemblato: quadri,
emblemi, rilievi, iscrizioni per dare una visione globale dell'arte che però non dava l'opportunità di
distinguere le opere singolarmente. Oltre alle testimonianze letterarie ne abbiamo anche di
pittoriche che mostrano questo tipo di allestimento, per esempio nel quadro che mostra La galleria
dell'arciduca Guglielmo a Bruxelles di Teniers. Di grande importanza sono i disegni di Diacinto
Marmi, architetto e arredatore delle residenze medicee, autore di un'opera che descriveva
l'allestimento che doveva compiersi in Palazzo Pitti per le nozze di Cosimo II e Margherita
d'Orleans. Egli concepisce l'arredamento come una fusione di arti. Un altro suo allestimento è
quello per la villa di Poggio Imperiale che rappresentano una fonte importante. A causa
dell'abolizione del fidecommesso nell'800 grandi collezioni e ambienti andarono perduti e quindi ci
rimangono solo fonti scritte. Sempre nel Seicento diverso fu il gusto di Cassiano del Pozzo che
invece suggeriva di tenere i quadri a una certa distanza e di suddividerli per generli per non creare
confusione. Questi criteri sono visibili nei due quadri dello Schoenfeld, Trattenimenti musicali,
dove si nota appunto una più giusta simmetria di allestimento. Altra opera che merita attenzione è
quella di Giulio Mancini, Considerazioni sulla pittura, dove nel capitolo decimo, "regole per
comprare, collocare e conservare le pitture", suggerisce quali sono i generi pittorici da collocare in
certi ambienti (li divide in: i soggetti licenziosi nelle camere private, paesaggi e carte geografiche in
ambienti di passaggio, i soggetti religiosi nelle camere da letto,...). A loro volta questi venivano
divisi per dimensione e tecnica. Così si inizia a perdere quel tipo di allestimento ad "incrostazione"
per uno più simmetrico e ragionato, proprio perché come avevano notato alcuni, prima si potevano
trovare dei quadri appesi senza criterio dove spesso i più beli e importanti si trovavano lontano
dall'occhio mentre quelli meno importanti in basso. L'ordinamento del Mancini avrà grande
riscontro nel Settecento nelle pinacoteche pubbliche finalizzate a scopo didattico (Uffizi, museo di
Dresda in Germania). Come la pittura anche le stampe e i disegni vengono viste in maniera diversa:
gli artisti le concepivano come exempla e modelli professionali ma molti le utilizzavano per le
proprie collezioni. Come già detto molti cercarono di ordinarle in veri e propri libri, come il Vasari
che le riunì in undici tomi ordinati cronologicamente mentre Cassiano del Pozzo li ordinò per temi e
argomenti. Anche il cardinale Leopoldo, fratello del granduca Ferdinando II, su esempio del Vasari
si fece creare una sorta di storia dell'arte mediante esempi di grafica dal suo storiografo Filippo
Baldinucci. Più avanti le stampe acquistarono importanza venendo incorniciate o messe sotto vetro
per essere appese alle pareti.
Virtuosi, dilettanti e conoscitori
Per Torquato Tasso l'antiquario era una persona che sapeva eleggere il meglio e insegnare il vero.
Nel Cinquecento questa figura venne associata ad uno studioso dell'antico, un collezionista, ma non
ancora ad un commerciante. Conoscente e conoscitore erano invece associati all'artista. Fu nel
Seicento che per la prima volta si cercò di fissare i metodi e i criteri per gli arredi, per gli acquisti e
per tutto ciò che riguardava il mondo dell'arte (Giulio Mancini, Vincenzo Giustiniano,...). Pian
piano la figura del conoscitore inizia ad assumere un ruolo indipendente dall'artista e dal
committente. Anche il rapporto stretto tra artista e committente iniziò a cambiare: ad allentare
questo legame furono le mostre annuali o periodiche come quelle presso il Pantheon o a Venezia a
San Rocco dove l'artista proponeva le sue opere ma questa volta frutto del proprio gusto personale
sia tematico che soggettivo. In questo modo l'artista si faceva conoscere per quello che era e non per
le opere che gli venivano commissionate (obbligo) da altri. Ciò fece conoscere maniere e stili
diversi e molti artisti poco noti acquistarono importanza. Un caso emblematico fu quello dei
Bamboccianti (Gruppo di pittori olandesi, fiamminghi e italiani del XVII secolo, attivi a Roma,
accomunati dalla ripresa di stilemi e tratti compositivi propri della produzione del pittore olandese
Van Laer, chiamato Bamboccio per il suo aspetto deforme, che amava scene della vita quotidiana
popolare). La storiografia contemporanea li vedeva negativamente ma nonostante ciò vennero molto
apprezzati dai collezionisti. La figura di cui si è detto prima, il conoscitore o dilettante, fu
sicuramente importante in quel periodo: si trattava di uomini colti ed eruditi che non praticavano il
mestiere dell'arte e che esprimevano i loro giudizi sulle opere (come GianPietro Bellori). Questi
facevano parte di quella nuova borghesia formata da scienziati, bibliotecari, letterati, medici ai quali
si deve la formazione di collezioni quasi specialistiche lontane dal fasto e dal caos delle gallerie
nobiliari. Altra figura importante fu quella del mercante, che svolgeva l'ufficio di talent-scout dei
giovani artisti. In particolare a Venezia i mercanti ebbero un ruolo importante: qui svolgevano il
commercio con le più grandi potenze straniere. A Napoli invece si cercò di non disperdere il proprio
patrimonio, anzi si cercò di incrementare per arricchire il proprio status. Un genere che qui trovò
particolare successo fu quello dei paesaggi fiamminghi. Altro tipo di gusto si ritrova nelle stampe
che dal Settecento avranno largo successo. Ma cambiò anche la stessa immagine del collezionista
che non era più solo un ricco aristocratico ma anche un più modesto borghese, come il Brontino,
modesto libraio ma anche commerciante che possedeva una piccola collezione. Insomma si ha una
varietà di collezionisti ma anche di generi collezionati per i nuovi stili che vengono apprezzati.
Proprio sugli stili ci si deve soffermare perché è su que