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Super-Io, Io e Es che sono i tre regni, territori, province, in cui scomponiamo
l'apparato psichico della persona.
L'Es è la parte oscura, inaccessibile della nostra personalità; il poco che sappiamo
l'abbiamo appreso dallo studio del lavoro onirico e della formazione dei sintomi
nevrotici. Ha carattere negativo. Attingendo alle pulsioni, l'Es si riempie di
energia, ma non possiede un'organizzazione, non esprime una volontà unitaria,
ma solo lo sforzo di ottenere soddisfacimento per i bisogni pulsionali
nell'osservanza del principio di piacere. Le leggi del pensiero logico non valgono
per l'Es, nemmeno il principio di contraddizione. Impulsi contrari sussistono uno
accanto all'altro senza annullarsi o diminuirsi a vicenda. Nulla si trova nell'Es che
corrisponda all'idea di tempo e nessuna alterazione del processo psichico ad opera
dello scorrere del tempo. L'Es non conosce né giudizi di valore, né il bene né il
male, né la moralità.
La relazione dell'Io vero e proprio con la parte più esterna, superficiale
dell'apparato psichico, è detto Sistema P-C (percettivo-cosciente), che è rivolto
verso il mondo esterno, fa da intermediario alle percezioni che ne provengono e
in esso sorge il fenomeno della coscienza. Nasce la concezione secondo cui l'Io è
quella parte dell'Es che è stata modificata dalla vicinanza e dall'influsso del
mondo esterno: è la parte predisposta per la ricezione degli stimoli e per la
percezione degli stessi.
Per incarico dell'Es, l'Io domina gli accessi alla motilità, ma ha inserito tra
bisogno e azione la dilatazione dell'attività di pensiero, durante la quale utilizza i
residui mnestici dell'esperienza. Anche il rapporto con il tempo è reso possibile
all'Io tramite il sistema percettivo; il modo di operare di questo sistema sta
all'origine della rappresentazione di tempo. Ciò che caratterizza l'Io,
differenziandolo dall'Es, è una tendenza a sintetizzare i propri contenuti, a
riassumere e unificare i propri processi psichici, tendenza che manca
completamente all'Es. L'Io è solo una parte dell'Es, una parte modificata della
vicinanza del minaccioso mondo esterno. Sotto l'aspetto dinamico è debole,
avendo preso a prestito le sue energie dall'Es. L'Io è costretto a servire tre padroni,
deve sforzarsi di mettere d'accordo le loro esigenze e le loro pretese. Essi sono: il
mondo esterno, il Super-Io e l'Es.
L'angoscia è uno stato affettivo, ossia una combinazione tra determinate
sensazioni (piacere e dispiacere) e le corrispondenti innervazioni di scarica e la
loro percezione. Viene fatta una distinzione tra: angoscia reale (una reazione al
pericolo, ossia a un danno atteso dall'esterno), angoscia nevrotica, che appare
enigmatica, ma assume tre forme diverse:
1. Ansietà generale (o angoscia d'attesa) - pronta ad agganciarsi a qualsiasi
nuova possibilità si presenti.
2. Fobie - rappresentano una smisurata paura di fronte al pericolo esterno.
3. Angoscia nell'isteria e in altre forme di nevrosi gravi, non ha un
fondamento evidente in un pericolo esterno.
Le fobie infantili e l'angoscia d'attesa ci mostrano che l'angoscia nevrotica sorge
mediante trasformazione diretta della libido. Un altro meccanismo a cui si deve
l'angoscia nell'isteria e nelle altre nevrosi è il processo di rimozione.
Si deve considerare separatamente il destino della rappresentazione da rimuovere
da quello dell'aumentare libidico corrispondente. E' la rappresentazione che
subisce la rimozione e può venir deformata fino a diventare irriconoscibile,
mentre il suo ammontare affettivo è trasformato in angoscia.
La scomposizione della personalità psichica in Super-Io, Io e Es obbliga a un
nuovo orientamento circa il problema dell'angoscia. Con la tesi che l'Io è l'unica
sede dell'angoscia, che soltanto l'Io può produrre e provare angoscia, viene
acquisita una nuova posizione.
Le tre principali forme di angoscia (reale, nevrotica e morale) possono essere
messe in relazione senza sforzo con le tre forme di dipendenza dell'Io: dal mondo
esterno, dall'Es e dal Super-Io.
Attraverso diversi studi si è constatato che non è la rimozione a creare l'angoscia,
ma essa esisteva già da prima; era l'angoscia che produceva la rimozione.
L'angoscia era rappresentata dalla paura per un minaccioso pericolo esterno, ossia
di un'angoscia reale. La paura dell'evirazione è uno dei motori più frequenti e forti
della rimozione e quindi della formazione della nevrosi.
Col progredire dello sviluppo le vecchie condizioni dell'angoscia dovrebbero
venire a cadere, poiché le situazioni di pericolo corrispondenti perdono
importanza a causa del rafforzamento dell'Io. Ma ciò accade solo in maniera
imperfetta. Coloro che definiamo nevrotici restano infantili nel loro
comportamento di fronte al pericolo, non avendo superato condizioni di angoscia
ormai non più attuali.
Abbiamo appreso due cose nuove:
1. L'angoscia produce la rimozione e non viceversa come si riteneva.
2. Una situazione pulsionale temuta risale a una situazione esterna di
pericolo.
Quindi, l'Io si accorge che il soddisfacimento di una pretesa pulsionale che sta
destandosi rievocherebbe una delle situazioni di pericolo che ben ricorda. Questo
investimento pulsionale deve essere in qualche modo represso, revocato,
neutralizzato. L'Io ci riesce se è forte e ha incluso il moto pulsionale nella propria
organizzazione. Nel caso contrario, il moto pulsionale appartiene ancora all'Es e
l'Io si sente debole. L'Io allora anticipa il soddisfacimento del moto pulsionale
sospetto consentendogli di riprodurre le sensazioni spiacevoli che caratterizzano
l'inizio della temuta situazione di pericolo. Nel caso della rimozione, L'Io compie
un investimento sperimentale e ridesta l'automatismo di piacere-dispiacere
mediante il segnale d'angoscia. [Il principio piacere-dispiacere domina
incondizionatamente i processi dell'Es e produrrà mutamenti radicali nel moto
pulsionale coinvolto].
In alcuni casi il moto pulsionale rimosso può conservare il suo investimento
libidico e continuare a sussistere immutato nell'Es; altre volte sembra subire un
completo tracollo, mentre la sua libido viene convogliata su altri binari.
Ora l'angoscia nevrotica si è trasformata in angoscia reale. In tali situazioni di
pericolo non si teme il danno alla persona valutabile in senso oggettivo, bensì ciò
che deriva da questo danno alla vita psichica.
Nella nascita, come in ogni situazione di pericolo, l'essenziale è che essa provoca
nell'esperienza psichica uno stato di tesa eccitazione, che viene avvertito come
dispiacere e che non può essere dominato mediante discarico. Chiamiamo un tale
stato momento traumatico. Ciò che è temuto, l'oggetto dell'angoscia, è ogni volta
la comparsa di un momento traumatico che non può venir eliminato come
richiederebbe il principio di piacere.
Le pulsioni sono entità mitiche. Esistono due tipi di pulsioni: pulsioni dell'Io e
pulsioni sessuali.
Alle pulsioni dell'Io appartiene tutto ciò che ha attinenza con la
conservazione, l'affermazione e l'espansione della persona.
Alle pulsioni sessuali la verità scaturisce dalla vita sessuale infantile e da
quella perversa. L'energia delle pulsioni sessuali è la libido.
Una pulsione si differenzia da uno stimolo per il fatto che trae origine da
fonti di stimolazioni interne al corpo, agisce come una forza costante e la
persona non le si può sottrarre con la fuga, come può fare di fronte allo
stimolo esterno.
Nella pulsione si possono distinguere: fonte (stato di eccitamento nel
corpo), meta (eliminazione di tale eccitamento).
Le pulsioni sessuali ci colpiscono per la loro plasticità, per la capacità di
mutare le proprie mete, per la loro intercambiabilità, cosicché un certo
soddisfacimento pulsionale può essere sostituito da un altro.
Alla base della vecchia teoria della libido vi era innanzitutto l'antitesi tra pulsioni
dell'Io e pulsioni sessuali. Si cominciò così a studiare l'Io più da vicino e si giunse
alla concezione del narcisismo. L'Io prende se stesso come oggetto
comportandosi come se fosse innamorato di sé medesimo: si arriva a
comprendere così che l'Io è sempre il principale serbatoio della libido, dal quale
scaturiscono gli investimenti libidici degli oggetti e nel quale gli stessi ritornano
mentre la parte maggiore di questa libido rimane costantemente nell'Io. Quindi si
ha una continua conversione di libido dell'Io in libido oggettuale e di libido
oggettuale in libido dell'Io. Si distinguono:
Sadismo - quando il soddisfacimento sessuale è legato alla condizione che
l'oggetto sessuale pratica dolore, maltrattamenti e umiliazioni.
Masochismo - quando si sente il bisogno di essere l'oggetto maltrattato.
La femminilità
Maschile e femminile è la prima distinzione che si fa quando si incontra un essere
umano. La proporzione in cui il maschile e il femminile s'intrecciano
nell'individuo è soggetta a oscillazioni assai rilevanti.
La psicologia ha trasferito nella vita psichica la nozione di bisessualità. Di una
persona, sia essa maschio o femmina, diciamo che in una certa situazione si
comporta in modo maschile, in quell'altra in modo femminile.
Quando si dice maschile, di norma, si intende "attivo", femminile, invece,
"passivo". Ma questa si differenza non è valida per Freud. Secondo lui, si può
pensare di caratterizzare psicologicamente la femminilità con la preferenza per
mete passive, il che non è la stessa cosa della passività: per realizzare una meta
passiva è necessaria una grande dose di attività.
Nella donna la repressione dell'aggressività, così come imposto dalla società,
favorisce lo sviluppo di forti impulsi masochistici, i quali riescono a legare
eroticamente le tendenze distruttive rivolte all'interno. Dunque il masochismo è
tipico delle donne.
La psicoanalisi si preoccupa di descrivere non ciò che la donna è, ma di indicare
il modo in cui essa diventa tale, il modo in cui dalla bambina, che ha disposizione
sessuale, si sviluppa la donna. Rispetto al maschio questo passaggio è più
complicato.
La bambina è di regola meno aggressiva, meno ostinata e autosuff