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II – FORME DI STATO
Forma di Stato
Con Forma di Stato s’intende il rapporto che corre tra le autorità dotate di potestà di imperio e la
società civile, nonché l’insieme dei principi e dei valori a cui lo Stato ispira la sua azione. Lo Stato
è un ordinamento a fini generali.
Con Forma di Governo invece si intendono i modi in cui il potere è distribuito tra gli organi
principali di uno Stato - Apparato e l’insieme dei rapporti che intercorrono tra essi.
Le due nozioni sono strettamente collegate perché l’organizzazione del potere politico nell’ambito
dello Stato è lo strumento tecnico predisposto per realizzare la finalità politica caratterizzante lo
Stato.
Classificazione delle forme di Stato e successivamente nell’ambito di ogni forma di stato sono stati
individuati vari tipi di forme di governo. Le diverse specie di forme di governo e di stato elaborate
dalla dottrina sono degli idealtipi, cioè modelli (ovvero un concetto riassuntivo di tratti ricorrenti).
Stato assoluto: affermazione del potere sovrano attribuito interamente al Re o meglio alla
a) Corona, che era un organo dello Stato e non un persona fisica, dotata quindi
dell’impersonalità e della continuità. Il potere sovrano è concentrato nelle mani della corona,
il potere giudiziario esercitato da Corti e Tribunali formati da giudici nominati dal Re. La
volontà del Re è la fonte primaria del diritto e quindi ciò che egli voleva aveva efficacia di
legge. Non esistevano limiti legali.
Stato liberale: nasce a seguito della crisi dello stato assoluto, a causa dello sviluppo di
b) produzione capitalistica e dell’affermazione della borghesia. I caratteri strutturali sono la
base sociale ristretta ad una sola classe (borghese), principio di autonomia e libertà dei
privati, principio rappresentativo e lo Stato di diritto. In Francia fu raggiunto tramite la
Rivoluzione Francese mentre in Inghilterra es. la nobiltà di campagna e i ricchi mercanti in
città consideravano il Common Law come fondamento e garanzia della loro indipendenza,
per cui lo stesso Re doveva ritenersi sottoposto al diritto. In America si raggiunse tramite la
Dichiarazione d’indipendenza dove venivano fissati i principi politico-costituzionali da
porre a fondamento della nuova nazione americana, fino alla convenzione federale di
Filadelfia dove si riunirono i delegati dei tredici Stati americani che approvarono la
Costituzione americana.
- Economia di mercato: fattore che ha promosso l’organizzazione tipica del potere
politico dello Stato liberale; l’economia di mercato si basa sul libero incontro tra
domanda ed offerta di un determinato bene. Lo Stato assoluto ostacolava la
nuova economia, soprattutto a causa di leggi vigenti all’interno di ciascuno Stato
diverse tra loro che ostacolavano lo sviluppo dei traffici commerciali
(particolarismo giuridico). Inoltro lo Stato assoluto rendeva la società oggetti di
gestione politica invece lo Stato liberale doveva riconoscere e garantire la
capacità della società civile di autoregolari e di sviluppare autonomamente i
propri interessi. Ecco che nasce l’idea di codificazioni non solo costituzionali ma
anche e soprattutto civili,in quanto era necessario un insieme di regole sui
rapporti privati dotate di requisiti di generalià, astrattezza e certezza. Modello
del Codice Napoleonico.
- Finalità politico costituzionale garantistica: lo stato è considerato come uno
strumento per la tutela delle libertà e dei diritti degli individui, in primo luogo del
diritto di proprietà (Locke). La finalità principale dello Stato è quella di garantire
i diritti ed in modo strumentale rispetto a tale finalità garantistica deve strutturarsi
l’organizzazione costituzionale, attraverso il principio della separazione dei
poteri.
- Stato minimo: uno stato limitato, che si astiene dall’intervenire nella sfera
economica, affidata ai privati.
- Principio di libertà individuale: lo stato riconosce e tutela la libertà personale, la
proprietà privata, la libertà contrattuale, libertà di pensiero e di stampa, religiosa,
domicilio e si tratta sempre di una libertà esclusivamente dell’individuo
(principio di individui eguali di fronte alla legge).
- Separazione dei poteri e Principio di legalità: la tutela dei diritti è affidata anche
alla legge (Stato di diritto) cioè che ogni limitazione della sfera personale di
libertà riconosciuta a ciascun individuo deve avvenire tramite la legge, che deve
però avere caratteri di generalità e astrattezza, quindi detta modelli validi da
seguire per tutti indipendentemente dal caso concreto in essere e la legge deve
anche essere formata dai rappresentanti della Nazione ai cui membri stessi si
applica.
- Principio rappresentativo: i rappresentati vengono eletti (anche se da una parte
ristretta del popolo). Infatti la legislazione elettorale di questa forma di stato
attribuisce il diritto di voto solamente a cittadini ritenuti particolarmente capaci e
affidabili. Il diritto di voto pertanto è circoscritto a coloro che hanno un adeguato
livello di istruzione e di reddito, in conclusione lo Stato liberale si basa su una
base sociale ristretta, tendenzialmente circoscritta alla classe borghese e pertanto
può essere considerato come Stato monoclasse. Proprio questa caratteristica
garantisce l’omogeneità socio culturale tra i rappresentanti e la sua borghesia.
Stato di democrazia pluralista: trasformazione da stato monoclasse a Stato Pluriclasse, che si
c) fonda sul riconoscimento e sulla garanzia della pluralità dei gruppi, degli interessi, delle
idee, dei valori che possono confrontarsi nella società ed esprimere la loro voce nei
Parlamenti. Elemento determinante è stato il suffragio universale: ampliamento quantitativo
della base elettorale ne provoca anche una profonda trasformazione qualitativa; dobbiamo
aggiungere anche la segretezza del voto, la libertà dello stesso, le elezioni periodiche, il
pluripartitismo e viene accolto il principio di tolleranza. Sono tre le trasformazioni che
hanno determinato il modo di essere dello Stato di democrazia pluralista:
- L’affermazione dei partiti di massa: l’estensione del diritto di voto ha richiesto
che venisse organizzata la partecipazione politica di milioni di elettori e quindi si
sono affermati i moderni partiti di massa, caratterizzati da una solita struttura
organizzativa che ha consentito loro di essere radicati nella società e di diventare
strumenti di mobilitazione popolare e di integrazione delle masse nelle istituzioni
politiche. Anche con la nascita dei sindacati e dei partiti operai, nati per lottare a
favore di un miglioramento delle condizioni in vita delle classi economicamente
più deboli, hanno contribuito alla nascita di nuovi partiti che, attraverso il
pensiero socialista/marxista, hanno tenuto riuniti e rappresentato una classe
sociale diversa, prima priva di voto e di rappresentanza in Parlamento.
- La configurazione di organi elettivi come luogo di confronto e di scontro di
interessi eterogenei.
- Il riconoscimento (insieme ai diritti di libertà) di diritti sociali come strumenti di
integrazione nello Stato dei gruppi sociali più svantaggiati.
Queste trasformazioni hanno avuto anche effetto all’interno degli stessi Parlamenti che sono
diventati luogo in cui si realizza il confronto tra i partiti.
Ma non tutte le Nazioni hanno raggiunto lo Stato di democrazia pluralista subito, perché non
si accetto una democrazia pluralista da parte dei principali partiti politici.
Alternative allo Stato di democrazia pluralista nel XX sec: identificazione tra partito unico e
d) Stato, lo Stato Totalitario:
- Lo Stato fascista italiano, contrapposto al modello liberale ed a quello di
democrazia pluralista, accusati di non essere in grado di difendere gli interessi
nazionali a causa della frammentazione del potere politico. Sistema
monopartitico e lo Stato assumeva l’attribuito della totalitarietà.
- Lo Stato nazionalsocialista, secondo cui lo Stato doveva essere uno degli
strumenti dei quali si avvaleva, per la realizzazione dei suoi fini, l’unico
movimento politico ammesso, il partito nazionalsocialista.
- Lo Stato socialista, basato sull’abolizione della proprietà privata e
sull’attribuzione allo Stato del dominio di tutti i mezzi di produzione,
contrapposto allo Stato liberale perché voleva realizzare un economia
collettivistica e abolire il mercato libero.
Lo Stato di democrazia pluralista ha dovuto affrontare il principale problema di “tenere insieme una
società” (coesione sociale) formata da classi sociali e individui cui il mercato e la nascita
attribuiscono posizioni economiche molto differenti e tra cui possono nascere conflitti forti persino
violenti. Da questo concetto nacque il principio di Stato sociale o di Stato del benessere o di
Welfare: tra i compiti dello Stato sociale, oltre a quello politico, appare quello di intervenire nella
distribuzione dei benefici e dei sacrifici sociali, compensando o correggendo gli esiti che sarebbero
derivati dal semplice operare dei rapporti economici nel mercato. In questo modo si sviluppano
forme di solidarietà tra gli individui e tra i diversi gruppi sociali. Di conseguenza, l’intervento
statale nell’economia e nella società danno luogo ad un economia mista.
Rappresentanza politica
Il rappresentante doveva essere il mezzo tecnico attraverso cui si formava un istituzione che doveva
agire nell’interesse generale. Tale rappresentante doveva togliere la sovranità al Re ma neanche
attribuirla al popolo, bensì alla Nazione, essendo però un’entità astratta e impersonale, non poteva
agire direttamente e perciò doveva esercitare i suoi poteri per delegazione, dando vita ad un sistema
rappresentativo.
Se i parlamentari erano scelti per decidere in nome e per conto della Nazione, quest’ultima doveva
assicurarsi che la modalità di elezione fossero tali da garantire che gli elettori fossero in grado di
scegliere i soggetti più idonei per curare l’interesse generale. L’elettorato attivo non era perciò
configurato come un diritto soggettivo, ma come una funzione pubblica conferita dalla Costituzione
nell’interesse della Nazione. I cittadini che esercitavano l’elettorato per servire la cosa pubblica, e
solo loro, potevano votare: ecco dato un fondamento costituzionale al suffragio limitato.
I parlamentari doveva e devono rappresentare l’interesse generale della Nazione e ognuno di loro
non poteva ricevere istruzioni dagli elettori sul modo di governare: divieto di mandato imperativo.
La responsabilità politica significa che un soggetto dotato di potere politico do