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Male, al quale si è sottomessa la natura stessa; e appunto così sembra pensare Lear, che,

nella prima scena in cui si trova sotto l’imperversare della tempesta, inveisce

grandiosamente contro gli elementi ostili accusandoli di esseri alleati delle figlie, complici

con loro nella perfida volontà d’infierire su un povero vecchio indifeso.

E se proprio il mondo non è nelle mani del Maligno, non lo è nemmeno in quelle degli

dei, i quali nel dramma sono oggetto di continue invocazioni o allusioni che finiscono

proprio per metterne in risalto l’assenza o l’indifferenza alle cose umane.

Sono le stesse interrogazioni rivolte al sovrumano ad introdurre Re Lear in una

dimensione religiosa più visibile rispetto a qualsiasi altra opera precedente di

Shakespeare. Nonostante ciò, la ricerca di Dio fallisce, con la constatazione che non c’è

nessun principio divino.

Edmund tradisce il padre – Gloucester, ancora in preda al rimorso per non aver aiutato Re

Scena III: Lear, confida al figlio Edmund di voler andare a cercarlo per dimostrarsi la sua fedeltà. Gli

Sala nel

castello di dice di non dire nulla a nessuna, ma Edmund, cogliendo l’occasione di abbattere il padre, si

Gloucester decide a svelare tutto ai Duchi, generi di Lear.

Lear incontra Poor Tom – Nella capanna, Lear, Kent e il matto incontra Poor Tom (Edgar in

Scena IV: vesti da mendicante) che anche lui si è rifugiato lì per il temporale.

Brughiera

davanti alla Lear, vedendo il modo in cui è conciato il giovane, rispecchia in se stesso la sua disgrazia,

capanna pensando che sicuramente anche lui è ridotto in quel modo da figlie snaturate.

– Vedendo arrivare Gloucester, Lear gli offre riparo; ormai fuori di senno,

Arriva Gloucester

discute di filosofia con Poor Tom, che inizialmente non riconosce. Gloucester chiede scusa a

Lear del suo comportamento e invita tutti a ripararsi nella sua tenuta.

• Le scene che si svolgono sotto la tempesta – alternate ad altre ambientate nel castello,

dove Edmund continua le sue macchinazioni per liberarsi del padre – sono abbastanza

diverse fra loro e complessivamente delineano una progressiva discesa verso il fondo

una discesa collegata alla transizione da una tonalità tragica ad una bizzarra,

dell’inferno,

sinistra.

La prima prevale ancora quando Lear – guidato da Kent e accompagnato dall’inseparabile

Fool – giunge a una capanna dove potrà rifugiarsi un po’ dalle intemperie, e dapprima,

irragionevolmente, si rifiuta di entrarvi, preferendo continuare a sfidare gli elementi ostili

– (Continuate pure ad infierire; io resisterò) – quasi per

“Pour on, I will endure”

assaporare sino in fondo l’amara libidine della sofferenza. Successivamente egli

acconsente a rifugiarvisi, ma e da questa preghiera scaturisce

dopo aver pregato,

un’illuminazione che forse proviene dall’Alto o forse dal cuore del protagonista, il quale

ora trova parole di solidarietà per coloro che devono subire indifesi l’infuriare del

maltempo. Se non trovano aiuto negli dei, essi dovrebbero riceverlo almeno dai re, i

quali degli uomini condividono la condizione precaria e dolorosa. E Lear si rammarica di

non averlo fatto lui stesso, non comunque in misura sufficiente: “oh! I have ta’en / Too

(O troppo poco mi sono curato di ciò).

little care of this”

È questo un nel dramma, in quanto vi si comincia a

momento di grande importanza

delineare una via d’uscita al nichilismo radicale che fin qui lo disponeva attraverso la

rivendicazione di valori umani capaci di rendere più tollerabile l’esistenza a tanti “poor

(poveri sciagurati ignudi).

naked wretches”

Quasi evocato da queste parole, compare a questo punto il seminudo Edgar, che si è

nascosto nella capanna per trovar scampo alla tempesta; nell’udirne la voce il Fool,

atterrito, grida che c’è uno spettro e gli fa subito eco lo stesso Edgar, il quale,

continuando a recitare la parte del folle, urla che un turpe demonio lo sta inseguendo,

mentre Lear, appena dopo aver attinto ad una condizione di superiore saggezza, travolto

da questa baraonda, perde subitaneamente la ragione e si lancia in vaneggiamenti privi

di senso, anche se, di quando in quando, attraversate da abbaglianti lampi di genio.

Siamo così giunti un inferno di natura non fisica ma

al fondo dell’inferno shakespeariano,

psicologica, che scaturisce dal caotico sovrapporsi, in un’oscurità totale, delle voci, delle

urla, delle farneticazioni prive di senso, dal prodursi di una babele spaventosa che segna

il trionfo della follia e dell’incomunicabilità.

Edmund trama contro il padre – Alla corte di Gloucester, Edmund complotta contro il

Scena V:

Sala nel padre, dando al Duca di Cornovaglia un foglio che attesta che il padre appoggia la Francia

castello di contro il regno di Bretagna. Edmund parte alla sua ricerca per farlo bandire; a questo

Gloucester punto anche Gloucester è ricercato, ed Edmund diventa il nuova duca di Gloucester.

– Lear, sempre più delirante, viene consolato da Poor Tom e dal Fool che mette

Lear pazzo

Scena VI:

in una casa di in scena un bizzarro processo di tradimento contro le figlie, in cui Lear è il giudice.

campagna Entra Gloucester che consiglia a Kent e il Fool di scappare e di mettere in salvo Re Lear e di

vicino al portarlo a Dover, dato che ha saputo che Cornovaglia li sta cercando per ucciderli tutti. Kent

castello di

Gloucester prende Lear e lo porta via in braccia.

Gloucester accecato – Le due sorelle e Cornovaglia vengono a conoscenza del “tradimento”

Scena VII: di Gloucester.

Sala nel

castello di A questo punto entra Gloucester che viene catturato da Cornovaglia, legato e maltrattato da

Gloucester Gonerilla che lo interroga riguardo ai presunti inganni con il re di Francia.

Il vecchio Gloucester resiste, ma alla fine gli viene strappato prima uno, poi l’altro occhio da

Gonerilla e Cornovaglia; un servo inorridito per la situazione entra in soccorso di Gloucester

e così ha inizio uno scontro tra questo e Cornovaglia che finirà con le gravi ferite del nobile.

Gloucester chiede l’aiuto di Edmund, ma viene a conoscenza da Regana del fatto che è stato

lo stesso figlio bastardo a tradirlo e che è troppo onesto per aiutarlo. In questo momento

Gloucester capisce la calunni di Edmund verso il fratello e se ne duole con se stesso per la

di padre. Si rende conto di aver accusato Edgar ingiustamente e spera che

sua “cecità”

almeno lui riesca a salvarsi.

Gloucester viene cacciato dal suo castello in cerca di un rifugio, accompagnato da alcuni

servitori che maledicono Cornovaglia e la moglie.

• Verso un inferno di tipo differente, si procede anche nel castello, dove Edmund tradisce

il padre, vendendolo a Cornovaglia, in un episodio in cui si avvertono echi del passo

biblico del tradimento di Cristo da parte di Giuda. Risultato di questo osceno mercato è il

crudele accecamento di Gloucester da parte di Cornwall. Non a caso la sua perdita della

vista materiale avviene quasi in coincidenza con quella dell’”occhio” della mente di Lear

ed entrambi i padri scontano in tal modo la cecità che avevano avuto nei confronti della

loro prole. Ma paradossalmente Gloucester, mentre perde la vista, in certo senso vede

per la prima volta, in quanto proprio in questo momento viene a conoscenza del

tradimento di Edmund.

Subito dopo che ha subito l’orrenda mutilazione, si verifica un incidente non certo privo

di significato: un servo, inorridito dalla crudeltà di Cornovaglia, gli si lancia contro con la

spada e lo ferisce mortalmente. È un momento importante del dramma questo, in

quanto investe la delicatissima questione del potere dei re (tale è di fatto Cornovaglia

nella metà del regno che è stata assegnata a Regana).

Shakespeare contesta l’idea del potere assoluto sostenuta dall’allora sovrano

d’Inghilterra Giacomo I – che si considerava re per diritto divino, a differenza di Elisabetta

I che fondava il proprio potere sul consenso – e lascia comprendere di non essere

contrario alla soppressione di un regnante quando essa si configuri come tirannicidio.

Atto quarto: All’Inferno presentato da Shakespeare nel terzo atto subentra una sorta di Purgatorio nel

quarto, dove si registra un certo rischiararsi (anche materiale) dell’atmosfera, dato che

qui tutte le scene si svolgono di giorno.

Si affacciano ora collegati a una

la condanna e la riconciliazione,

due temi nuovi,

situazione ricorrente, l’incontro: quello tra figli e padri – Edgar ritrova Gloucester e

Cordelia Lear – e quello tra due padri, appunto Lear e Gloucester. Una situazione che di

per sé dovrebbe essere fonte di commozione e di gioia sia per i personaggi, sia per gli

spettatori, ma che Shakespeare gestisce in modo da renderla sostanzialmente frustrante

tanto per gli uni quanto per gli altri. Ciò perché nessuno dei tre incontri si risolve in una

vera e propria esperienza di reciproco riconoscimento; in tutti ci troviamo di fronte ad

un’identificazione parziale e imperfetta che non modifica nella sostanza la

tragica dell’opera.

Weltanschauung

In carattere con essa è già la scena iniziale, aperta da un soliloquio di Edgar, il quale, ben

deciso a non lasciare che il pessimismo della ragione prevalga sull’ottimismo della

speranza, cerca di convincersi che il peggio per lui è passato: visto che la ruota della

fortuna è giunta al punto più basso, ora non può che risalire. A smentire

immediatamente questa confortante previsione è l’apparizione del padre cieco, affranto,

accompagnato da un povero vecchio.

Gloucester incontra Poor Tom – Durante il cammino, in una landa deserta si incontrano Edgar

Scena I:

Brughiera e il vecchio Gloucester ormai cieco, sorretto da un vecchio. Edgar ancora travestito guida il

padre per il restante tragitto verso le scogliere di Dover.

• Quando Edgar subentra al padre, si viene a creare una situazione assai ricca di significato:

in una sorta di della parabola evangelica del figliol prodigo, qui è Edgar a

rovesciamento

correre incontro al padre che ha peccato e poi a farsi sua guida. Guida non solo in senso

materiale, visto che lo guarirà dalla volontà di morte impadronitasi di lui. Edgar, però, non

gli rivela la propria identità e continua a recitare la parte del povero matto, così che un’altra

situazione carica d’ironia tragica viene a configurarsi: un folle si fa guida di un cieco.

Questo cieco, però, ha cominciato a vedere proprio dopo che gli sono stati strappati gli

occhi: non solo ha finalmente capi

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
13 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Katendless di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Michelucci Stefania.