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STORIA SOCIALE DELL’ITALIA MODERNA

- CAP 2

La peste era principalmente una malattia dei roditori e in particolare dei ratti (topo marrone e topo nero); il rattus rattus era l’ospite preferito della xenopsylla cheopis, la pulce della peste per eccellenza, quando il ratto moriva, la pulce poteva passare ad un altro ospite come l’uomo. Accanto alla forma bubbonica (il morso di una pulce infetta dava origine alla manifestazione dei bubboni) vi era quella setticemica (intossicazione generale del sangue), polmonare (la forma bubbonica produceva una polmonite secondaria); queste 2 si trasmettevano direttamente da uomo a uomo attraverso il sangue infetto, la tosse o gli starnuti. Nella forma bubbonica l’infezione di manifestava con febbre alta, insufficienza cardiaca, infiammazione della milza e dei reni; la morte arrivava circa 5 giorni dopo la malattia, mentre la forma setticemica uccideva entro 24 ore, e quella polmonare entro 3 giorni. In italia tra la metà del VI secolo e la metà dell’VIII secolo giunse la peste, in particolare i centro-nord nel 654 e il sud negli anni 747-767; la peste tornò in italia nel 1347, in primis messina e la sicilia, poi i principali porti italiani (genova, pisa, venezia); originariamente si trattò di peste bubbonica, trasmessa all’uomo attraverso i ratti e le pulci, poi assunse anche le forme polmonari e setticemiche, più pericolose perché trasmissibili per contagio da uomo a uomo. Nel 1348 vi fu un altissimo numero di morti, si stima il 25-30%.

della popolazione italiana, colpendo in particolare le città a causa della facilità di contagio e della maggiore velocità di propagazione del morbo; nelle campagne l’incidenza fu minore sebbene anche le aree rurali registrarono un calo della popolazione, anche per lo spostamento di quanti andarono a riempire i vuoti creatisi nelle aree urbane. La traiettoria del morbo partiva dai porti mediterranei e toccava le vie di comunicazione tra le città della terraferma, quindi in ogni punto obbligato di passaggio per genti e merci le autorità creavano posti di guardia, lazzaretti e altri luoghi di quarantena nel tentativo di bloccare la diffusione della malattia. un’altra epidemia poi colpì l’italia tra il 1575 e l 165890 in trentino e sicilia, poi italia settentrionale e in particolare venezia; il protomedico Traffichetti raccomandava l’igiene della persona e della casa, di evitare sforzi eccessivi e di seguire una dieta alimentare privilegiando cibi semplici e nutrienti: non conoscendo l’eziologia della malattia e non potendo fornire medicine efficaci, tutti gli sforzi si concentravano sulla prevenzione e sulle misure atte a migliorare le condizioni delle zone abitate e del vitto. Altre epidemie si ebbero negli anni 1630-31 e 1656-57: la prima compare in val di susa e nel comasco, portata dalle truppe di mantova dalla francia e dalla germania, e si estese in tutta l’italia settentrionale (milano, venezia, verona, torino), mentre l’italia centro-meridionale fu colpita nella seconda ondata, quando la peste proveniente dalla spagna approdò in sardegna nel 1652 e nel 1656 raggiunse napoli e da qui la peste seguì 2 principali

le petecchie. L'ultima epidemia si ebbe in italia negli anni 1816-18 con il blocco continentale: nell'italia settentrionale l'epidemia partì dalla lombardia alla fine del 1816 per poi diffondersi a inizio 1817 in veneto, piemonte e nelle altre regioni, poi in toscana attraverso i lavoratori stagionali che dalle località dell'appennino tosco-emiliano si recavano a lavorare in maremma. L'apice dell'epidemia fu raggiunto nella maggior parte dei casi nei mesi primaverili ed estivi. Nel mezzogiorno l'epidemia si manifestò prima in abruzzo già nell'estate 1816 a causa della scarsa raccolta di grano e interessò tutte le regioni meridionali; a fine 1816 la carestia era totale in tutte le regioni meridionali, e a peggiorare la situazione contribuiva l'uso di seppellire i cadaveri nelle chiese (solo nel 1817 re ferdinando I stabilì la costruzione del camposanto lontano dall'abitato). Anche la puglia fu colpita dalla pandemia. Il bacillo fu scoperto solo nel 1965.

Quanto al vaiolo, esso ha un'antica origine: i testi cinesi e sanscriti testimoniano l'esistenza della malattia in cina e in india già dal 1° millennio a.C. il vaiolo veniva classificato tra le febbri “eruttive” ed era noto come una malattia uni9versale, gravata da elevata mortalità, il che divenne ancora più evidente ai tempi delle conquiste spagnole del sud america: il nuovo continente sembrava non aver conosciuto il vaiolo fin quando non fu portato dagli spagnoli. Nei paesi europei fu probabilmente la crescente densità della popolazione, soprattutto negli agglomerati urbani, a spiegare l'enorme diffusione del vaiolo nei secoli XVI-XVIII con epidemie generalizzate ogni

animarum. La classificazione di laslett si basa sul concetto di unità coniugale familiare, costituita da una coppia sposata con o senza figli o da un vedovo o vedova con figli, ma oltre a questo tipo di famiglia laslett ne individua altri tipi:

  • La famiglia estesa, costituita da una unità coniugale alla quale si sono aggiunti altri membri del gruppo parentale; se i membri supplementari appartengono a una generazione più anziana di quella del capofamiglia, es un genitore vedovo, uno zio, si parla di famiglia estesa ascendente, mentre se si tratta di nipoti, quindi appartenenti a una generazione più giovane, si parla di famiglia estesa discendente; se si aggrega un parente appartenente alla stessa generazione del capofamiglia (fratello, cugino ecc) si parla di famiglia estesa collaterale.
  • La famiglia multipla, comprende più unità coniugali familiari di parenti conviventi sotto lo stesso tetto; anche in questo caso le famiglie multiple si distinguono in ascendente, discendente e collaterale.
  • Non famiglie: sono gli aggregati privi di unità coniugale, formati cioè da persone con o senza rapporti di parentela che vivono insieme, es fratelli e sorelle
  • I solitari, ovvero celibi e nubili
  • Gli aggregati indeterminati, quando il rapporto di parentela non è chiaramente indicato sul documento.

una donna nubile non necessariamente giovane, che talvolta andava a servizio sin da piccola e se non si sposava dimorava presso la stessa famiglia per tutta la vita; in realtà andare a servizio era spesso una scelta dettata dal bisogno economico. Talora alcune famiglie accoglievano al loro interno nutrici, o la cosiddetta lattara, ma tale possibilità dipendeva strettamente dal reddito della famiglia. Con l’avvento della peste nel 1600 la tipologia delle famiglie cambia, infatti la proporzione delle famiglie nucleari era diminuita, quella delle famiglie estese era aumentata (molti capifamiglia accoglievano parenti rimasti soli) e quella dei solitari e degli aggregati senza struttura quasi raddoppiata, così come emerge dagli stati delle anime di diverse zone d’italia, che riportano la diminuzione del numero medio dei componenti delle famiglie; la peste dunque apportava profonde trasformazioni nella composizione delle famiglie sia in termini strutturali che dimensionali, riassumibili in un generalizzato aumento dei nuclei formati da una sola persona e dei nuclei complessi; la ripresa della nuzialità e della natalità e l’intensificarsi dei flussi migratori furono i principali fattori grazie a cui le popolazioni cercarono di riprendersi dalla peste.

Il catasto onciario è un utile strumento per ripercorrere la storia demografica dell’italia meridionale del XVIII secolo, poiché permette di ricavare info su sesso, età e stato civile degli individui, nonché di ricostruire i legami di parentela all’interno dei nuclei familiari e di indagare mestieri e

anche come frutto di calcoli: gli illegittimi erano tenuti in condizioni di minor peso sul bilancio familiare sia nella prospettiva patrimoniale e dotale da distribuire ai figli, sia nella successione ereditaria; inoltre i parroci iniziarono a essere meno inclini a registrare come legittimi bambini nati da unioni a loro giudizio anomale: gli sponsali finirono per essere caratterizzati come mero fidanzamento e persero la funzione ufficiale della base patrimoniale; il declino del fidanzamento ufficiale portava a dare maggiore importanza ai pronunciamenti che i giovani potevano scambiarsi nelle circostanze più svariate. Inoltre tra fine 500 e inizio 600 vi furono diversi matrimoni contratti per sorpresa, cioè cogliendo il parroco all’improvviso: la collettività aveva assimilato l’idea che ai fini ecclesiastici era necessario sposarsi davanti al parroco e alla presenza di 2 testimoni e tutto il resto non era essenziale; i matrimoni di sorpresa erano motivo d’ansia per i curati in quanto potevano attirati in casa da una coppia che convivevano da tempo i quali, gettandosi in ginocchio alla presenza di qualche familiare, potevano dichiararsi marito e moglie. Successivamente vennero ribadite le leggi civili che imponevano il consenso dei genitori alle donne sotto i 25 anni e agli uomini sotto i 30 anni, inoltre furono molti i sinodi che attribuirono al parroco il compito di mediazione tra genitori e figli onde evitare il conflitto aperto, a favore del rispetto dell’autorità paterna: i giovani trasgressori erano inabilitati a succedere, condannati all’esilio, alla galera o alla confisca dei beni. Quanto ai matrimoni fuori

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A.A. 2015-2016
38 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-S/04 Demografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ta-ty di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Demografia storica e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Carbone Angela.