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R.
2) Skinner: condizionamento operante: la risposta è emessa indipendentemente dalla presenza
dello stimolo; pone l’accento sul rinforzo. (programma di rinforzo)
3) Hull: la nozione di pulsione è fondamentale per l’acquisizione della risposta operante.
4)Tolman: apprendimento latente: si può apprendere anche in assenza di rinforzi.
-Il comportamentismo fu l’orientamento dominante negli Stati Uniti fino agli anni ’50. Si distingue il
comportamentismo classico (1913-1930) e neocomportamentismo (1930-1950).
-Dal 1917 Watson iniziò a modificare alcuni punti del suo programma.
La psicologia umana si distingue da quella animale perché nell’uomo sono appresi comportamenti
sostanzialmente diversi.
Il comportamentismo di Watson si caratterizza come ambientalismo che metteva in evidenza la
possibilità di modificare il comportamento umano caso del piccolo Albert.
-Nei primi anni ’20 si distinguono due forme di comportamentismo: uno più rigida che negava
l’esistenza della coscienza; uno più flessibile che accettava lo studio della coscienza e non si
escludono dati non strettamente comportamentali.
-Impostazione molecolare o molare del comportamento:
1) Watson, concezione strettamente molecolare: il comportamento può essere interpretato sulla
base della relazione S-R, che possono essere ridotti a puri processi fisiologici.
2) Tolman, impostazione molare: il comportamento dipende da associazioni tra insiemi di stimoli e
complessi di risposte, unità molari o gestaltiche. (influenza della teoria della forma).
- Watson rifiuta il ruolo degli scopi nel comportamento; Holt, invece, aveva proposto l’integrazione
tra concetti della psicoanalisi e quelli del comportamentismo, soprattutto per quanto riguardavi i
desideri. Nel sistema di Tolman, il comportamentismo intenzionale, era centrale il concetto di
scopo:
*Skinner e l’utopia comportamentistica
1953, Science and human behavior: la psicologia deve procedere come le scienze naturali,
individuando le relazioni tra variabili dipendenti e indipendenti.
A Skinner interessava la possibilità di modificare e controllare il comportamento attraverso il
condizionamento. Applicò i suoi principi all’istruzione programmata in un campo educativo:
l’istruzione programmata si diffuse negli anni ’60, ma fu criticata per la sua artificiosità e la
ripetitività del processo educativi e la negazione del significato psicologico e sociale
dell’interazione alunno-insegnante.
Nonostante ciò, il comportamentismo negli anni ’50-’60 trovò il massimo consenso nella psicologia
nord-americana; fu accolta da molti studiosi perché rappresentava il modello più rigoroso di
psicologia come scienza naturale.
Prospettiva cognitivistica
Il cognitivismo, che costituì una delle principali correnti di ricerda degli anni ’60 e ’70, non fu
presentato con un manifesto decisivo (come la teoria della forma e il comportamentismo).
1967 Cognitive psychology di Neisser. Quando uscì le indagini di orientamento cognitivista erano
già in corso già da una decina di anni. Il cognitivismo si impose gradualmente e non come un
movimento di completa e immediata rottura. Principi fondamentali della ricerca cognitivistica:
-principio delle basi biologiche: la psicologia studia le strutture e il funzionamento del sistema
nervoso e i processi psichici.
-pirnicio dello sviluppo: i processi psichici si sviluppano in relazione al sistema nervoso.
-principio del costruttivismo: i processi psichici operano in modo attivo sull’ambiente.
-principio del mentalismo: la mente (no psiche) è caratterizzata da modelli che guidano il
comportamento attraverso una rappresentazione interna del mondo esterno.
-principio dell’elaborazione dell’informazione, grazie a cui avviene la costruzione dei modelli
mentali.
-principio della simulazione: l’elaborazione può essere simulata da macchine (calcolatori).
*Lo studio dei processi cognitivi: la scuola di Wurzburg e Barlett
Kulpe, scuola di Wurzburg: serie di indagini sulle proprietà del pensiero specifiche e non
riconducibili a
quelle di altri processi psichici. Nel processo psichico necessario per svolgere un compito
sono presenti degli stati di coscienza che indicavano l’assenza di immagini e
rappresentazioni concomitanti e dall’altra un’intenzione di natura non cognitiva.
Uso sistematico e controllato dell’introspezione e tentativo di frazionare il processo psichico
in fasi e stadi e di indagare i vari percorsi per lo svolgimento di un compito.
Negli anni ’10, quindi, il problema della natura e delle caratteristiche del pensiero non si pone
più in chiave elementistica (no Wundt), ma si considera il pensiero come un processo
dinamico, con proprietà specifiche e a stadi, che nasce da un problema e volge a una
soluzione. Il pensiero è visto nella sua produttività globale, non più nell’assemblaggio di
elementi separati.
Selz: pensiero come processualità e produttività: alla soluzione non si arriva per prove ed errori ma
attraverso un’anticipazione di schemi di azione e strategie che orientano e guidano la ricerca
della soluzione pensiero produttivo, nuova prospettiva nello studio dei processi di pensiero;
vi aderirono anche i gestaltisti.
-All’interno di questo filone di indagini sul pensiero ebbero origine due nuovi settori di ricerca:
1)studi sistematici su aspetti fin ora trascurati, come la formazione dei concetti ; 2) prospettiva
evolutiva, ontogenetica, a partire dallo sviluppo del pensiero nel bambino.
Ash: studi sulla formazione dei concetti: non è una semplice catena di associazioni ma è un
processo dinamico, produttivo, generato dal perseguimento di un fine tendenza
determinante.
Buhler: necessità di uno studio ontogenetico dei processi di pensiero (distacco da Wundt). Studi
sulla formazione dei concetti nel bambino e sui rapporti tra pensiero e linguaggio; delinea una
periodizzazione dello sviluppo psichico nei bambini. (vd Piaget e Vygotskij)
Barlett: propose una teoria della memoria che si distacca dalle teorie associazionistiche. La
memoria non è più considerata un magazzino statico (no Ebbinghaus) ma è un processo
attivo di continua ricostruzione del passato in funzione del presente.
*Le teorie dell’intelligenza
Interesse per le ricerche sull’intelligenza all’interno della psicologia dei processi cognitivi nel primo
Novecento; le ricerche sull’intelligenza in questo periodo tennero conto di due fattori che erano
stati tralasciati dalla tradizione wundtiana: 1) il significato delle differenze individuali; 2)l’esigenza di
utilizzare strumenti oggettivi.
Cattell: primi test d’intelligenza. il test di Cattell era relativo alle funzioni sensoriali e motorie.
Furono criticati perché misuravano solo funzioni semplici, mentre andavano indagate
funzioni e capacità più complesse.
Binet e Simon: (1905) presentarono un test che conteneva una vasta gamma di domande e
compiti di difficoltà crescente per misurare le capacità dei bambini. Definiscono età mentale
come il livello delle capacità mentali accertate nel bambino da confrontare con l’età
mentale tipica degli altri bambini della stessa età. I test ebbero una connotazione
applicativa: Binet lavorò per la pubblica istruzione francese. Ebbe una grande
diffusione anche negli Stati Uniti.
Terman: adotta la nozione di quoziente d’intelligenza; riprende l’espressione di Stern di quoziente
mentale, cioè la differenza tra età mentale e cronologica.
Terman e Binet furono in disaccordo riguardo ai caratteri ereditabili dell’intelligenza: Binet
non credeva nella distinzione tra eredità e ambiente per le abilità intellettive: il quoziente
era un punteggio che poteva variare con l’esercizio; Terman sosteneva il carattere
ereditario dell’intelligenza. (vd Galton)
Spearman: intelligenza generica + fattori specifici per particolari capacità/conoscenze. (approccio
fattoriale).
Guilford: intelligenza come insieme di contenuti, operazioni e prodotti.
-A partire dagli anni ’70 le teorie sull’intelligenza sono state influenzate dal cognitivismo: la struttura
dell’intelligenza viene concepita come un insieme di operazioni cognitive componenti, verificabili
sperimentalmente.
*Le teorie dello sviluppo
Presso il laboratorio di Lipsia la psicologia infantile non era riconosciuta separatamente da quella
dell’adulto perché non si riteneva possibile la sperimentazione sui bambini e non era necessaria ai
fini della comprensione della psicologia dell’adulto.
La prima psicologia infantile fu condotta alla fine dell’’800 mediante l’osservazione e la
registrazione del comportamento generalmente sui figli degli psicologi.
-Darwin riteneva che lo studio del comportamento infantile avrebbe permesso di individuare degli
schemi comportamentali di base, immuni alle influenze ambientali e culturali..
-Lo studio dello sviluppo psichico fu sistematizzato alla fine dell’Ottocento grazie a Hall e Baldwin.
Baldwin propose una divisione dello sviluppo del pensiero (logica genetica) in 4 stadi e una seriedi
ipotesi sui processi di accomodazione e assimilazione. (vd Piaget)
-Anni ’20 e ’30: impulso empirico e teorico; furono avviati numerosi progetti di ricerca sullo sviluppo
psichico nel bambino. Varie prospettive psicologiche: prospettiva comportamentista di Koffka e
Lewin; in prospettiva psicoanalitica di Anna Freud e Klein; prospettiva cognitivista di Piaget e
Vygotskij nelle quali è posto l’accento sui processi interni della mente e l’evoluzione ontogenetica.
-Werner: concepisce il mondo psichico del bambino come un mondo inizialmente indifferenziato,
autistico ed egocentrico, e lo sviluppo mentale come caratterizzato da un’indifferenziazione sia tra
la mente e la realtà esterna sia all’interno della mente. La legge genetica fondamentale è la
crescente differenziazione e progressiva gerarchizzazione dei fenomeni e delle funzioni mentali.
teoria organismica: stretta interdipendenza e integrazione delle funzioni dell’organismo, sensoriali,
cognitive e motorie, nello sviluppo ontogenetico e nell’interazione con l’ambiente.
*La teoria di Piaget
Piaget usa nelle sue ricerche il metodo clinico: lega l’osservazione pura alla sperimentazione; si
oppone al metodo dei test.
Studia lo sviluppo della mente affrontando sistematicamente i principali processi cognitivi, le
rappresentazioni e le categorie mentali.
Lo sviluppo mentale del bambino di spiega per Piaget in una serie di stadi che vanno dall’infanzia
all’adolescenza.
Fonda l’epistemologia genetica: 1950 Introduction à l’èpist&egrav