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La scuola del popolo secondo Gramsci e Freinet

Con Gramsci, vi era il prevaricare del sociale-collettivo a svantaggio dei singoli. Freinet voleva creare una "scuola del popolo" che rispondesse ai bisogni del proletariato. Egli criticava la scuola del tempo, che era ferma ad una concezione pedagogica e intellettuale superata, non rispondeva ai bisogni del proletariato e non preparava alla vita, e la accusava di intellettualismo, di essere il rimorchio delle forze sociali e di essere un ambiente artificiale chiuso ai bisogni dei ceti umili. Egli preferiva parlare di "scuola moderna", che doveva adeguarsi continuamente ai cambiamenti in corso. Secondo Freinet, i principi necessari per creare la "scuola nuova del popolo" erano: - La scuola doveva essere incentrata sul bambino; - Il bambino costruiva da solo la sua personalità, col nostro aiuto; - La scuola di domani sarà la scuola del lavoro. Egli utilizzava alcuni metodi, tra cui: - Le lezioni-passeggiate: servivano per far...

penetrare un po' di vita nella pratica didattica; al ritorno si scriveva alla lavagna il• resoconto della passeggiata da cui nasceva l'idea del testo libero.

La tecnica della stampa: serviva ad unire vita e scuola; grazie all'attrezzatura tipografica il resoconto diventava una pagina• stampata che veniva usata al posto del libro scolastico e suscitava interesse nei ragazzi. Freinet parlava di "grammatica vivente" che nasceva da una situazione reale e dalle difficoltà della lingua e non da lezioni fredde e routinarie.

La corrispondenza interscolastica: i testi composti dagli alunni erano letti dai familiari, dagli abitanti del villaggio e da• maestri e alunni di altre scuole che inviavano a loro volta i loro testi.

L'insegnamento programmato: si trattava di una "macchina per insegnare", che era una scatola in cui scorreva un nastro che• serviva per allontanare il verbalismo dalla scuola e per adattare

L'istruzione ai ritmi di apprendimento di ognuno. Secondo Freinet lo scopo dell'educazione era lo sviluppo della personalità, che poteva essere raggiunto solo se si rispettava la prospettiva individuale e sociale, perché il bambino doveva essere considerato come un membro della collettività. Secondo Freinet in ogni individuo c'era uno "slancio vitale" che lo spingeva verso il suo destino e lo spronava a crescere e perfezionarsi; il bambino cresceva con la massima potenza di cui era capace solo se l'ambiente era favorevole. Egli dava molta importanza al lavoro, che definiva "motore e filosofia della pedagogia popolare da cui deriverebbe ogni apprendimento".

Maritain - la sua pedagogia si basava su una concezione tomista dell'uomo, secondo cui l'uomo era un animale dotato di ragione e la sua dignità consisteva nell'intelligenza. Egli definiva l'uomo come una persona che si possedeva.

tramite l'intelligenza e la volontà. Secondo Maritain la cultura doveva essere per tutti, la scuola doveva educare tutte le facoltà dell'allievo e ogni disciplina era formativa perché volta all'intelligenza dell'allievo. L'educazione doveva essere integrale e formare l'uomo attraverso un'educazione liberale che comprendesse materie filosofiche, storiche, letterarie, matematiche, tecniche e scientifiche. Essa doveva essere orientata alla saggezza e sviluppare nell'uomo la capacità di pensare in modo giusto e di godere della bellezza e della verità. Secondo lui l'educazione si attuava nel rapporto educativo tra educando ed educatore, che erano dotati di intelligenza e volontà. Per un'educazione adeguata bisognava conoscere il ruolo di queste due figure: L'educando era l'agente principale della sua educazione, e aveva il diritto di essere educato perché non era ancora•

consapevole della sua realtà umana; L'educatore doveva guidare l'educando verso la sua libertà di uomo rispettando l'anima, il corpo, le risorse interiori, l'essenza e l'identità del bambino. Il bambino doveva essere assecondato nelle "disposizioni fondamentali" della natura umana, che erano l'amore alla verità, al bene e alla giustizia, l'impulso a esistere volentieri e il senso del lavoro ben fatto e della cooperazione. Secondo Maritain, le regole da seguire per guidare l'educando verso la maturazione umana e evitare errori erano: - Favorire le disposizioni fondamentali che permettevano al bambino di svilupparsi; - Preoccuparsi del di dentro e dell'interiorizzazione dell'influenza educativa; - L'educazione e l'insegnamento dovevano unificare e non disperdere, e le mani e la mente dovevano lavorare insieme; - L'insegnamento doveva liberare l'intelligenza e lo

Spirito tramite il controllo della ragione sulle cose imparate. Secondo Maritain le istituzioni educative più importanti erano:

  • La famiglia, che si occupava della formazione morale e affettiva;
  • La scuola, che si occupava della formazione intellettuale e culturale;
  • La Chiesa, che si occupava della formazione morale e religiosa;
  • Lo Stato, che si occupava della formazione civica e politica.

La scuola e lo Stato dovevano insegnare ai giovani la "carta democratica", che era formata da aspetti fondamentali come la dignità della persona, i diritti dell'uomo, l'uguaglianza, la libertà, la giustizia e il rispetto della legge, per assicurare ad ognuno il rispetto della sua dignità e alla società l'apporto di ogni persona.

Infine secondo Maritain la donna aveva il diritto di accedere alle forme più alte della cultura in base alle sue disposizioni intellettuali e nell'interesse del bene comune.

Stefanini

→ è il fondatore del personalismo italiano e un esponente del personalismo educativo. Egli affermava il primato metafisico, cosmico, sociale e morale della persona, che comportava il primato della persona anche in campo educativo, e considerava l'uomo in relazione con l'assoluto e con un valore divino. Secondo lui il fine dell'educazione era la maieutica della persona, cioè l'arte di tirare fuori la verità dal fanciullo; inoltre ogni buona educazione doveva tenere conto della singolarità dell'allievo, perciò l'insegnamento doveva essere individualizzato. Gli elementi fondamentali del personalismo educativo erano: - L'educazione come sviluppo della ricchezza della persona; - Gli educatori come cooperatori della crescita dell'educando; - Una scuola attiva e personalizzata come scuola del dialogo. - Don Milani è nato a Firenze nel 1923 e morto nel 1967. Nel 1947 è stato ordinato sacerdote.

assegnato come cappellano allaparrocchia di San Donato, fino al 1954; era un paesino in cui viveva gente modesta, con problemi di sfruttamento minorile, licenziamenti, disoccupazione, abusi nella proprietà ed esodo verso la città e Don Milani capì subito che i giovani avevano una cultura scarsa e che il catechismo non attecchiva perché mancavano le basi culturali di fondo, perciò aprì una scuola popolare rivolta a tutti, sia cattolici che comunisti.

La sua prima preoccupazione era il problema della comunicazione, che era impossibile a causa di questa situazione, perciò iniziò cercando gli interessi dei giovani. Egli pensava che il compito di evangelizzatore dovesse venire dopo il compito di maestro, perché per risvegliare il senso religioso nei ragazzi bisognava prima risvegliare il senso dell'umano tramite la scuola.

Egli dava molta importanza alla parola, perché essa differenziava l'uomo dagli animali e solo

appropriandosi della parola, l'uomo avrebbe incontrato se stesso, gli altri e Dio, perciò iniziò la sua pedagogia della parola. Nel 1954 egli venne trasferito a Barbiana, in cui vivevano montanari e contadini; qui si accorse che i ragazzi erano incapaci di comunicare, perciò aprì una scuola nella canonica. Questa scuola era esigente, perché egli sapeva che per quei ragazzi era importante l'uso della parola, e durava tutta la giornata e tutti i giorni dell'anno, non c'erano vacanze. Il fine della scuola di Don Milani era cercarsi un fine, e la regola della scuola di Barbiana era l'attenzione per la persona, cioè amore per la sua crescita. Attraverso la scuola della parola Don Milani sviluppava tutte le dimensioni della persona usando metodi diversi tra cui la lettura dei giornali, la partecipazione a conferenze, la visione di film, la rappresentazione di operette teatrali e la celebrazione della Messa. Don Milani pensava che il

Il mezzo migliore per cambiare la società fosse educare l'uomo, portandolo alla sua pienezza umana. Il suo libro più importante è "Lettera ad una professoressa", scritto insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana. Qui viene confrontata la scuola statale con la scuola di Barbiana, in cui i bambini dovevano arrivare a piedi attraverso i campi ed erano anche lavoratori. La scuola di Barbiana era per gli ultimi, non era ricreazione e non c'era vacanza neanche la domenica. La scuola statale veniva criticata perché era adatta ai sani e non ai malati, invece avrebbe dovuto tenere conto delle situazioni di partenza perché non è giusto fare parti uguali fra diseguali.

Le riforme proposte in questo libro erano:

  • Non bocciare;
  • Dare uno scopo agli svogliati;
  • La scuola a tempo pieno per chi aveva difficoltà.

Seconda metà del '900

In questo periodo nacquero delle psicopedagogie, cioè delle prospettive pedagogiche

che avevano come premessa una teoria psicologica. Si è passati dalla scienza dell'educazione (pedagogia) alle scienze dell'educazione. Durante la seconda metà del '900 si svilupparono tre posizioni pedagogiche: 1. Reich e Neill: Reich (1897-1957) → dopo essersi laureato in medicina entrò nella società di psicanalisi di Freud, ma ad un certo punto la relazione con Freud si ruppe; dopo l'avvento di Hitler si spostò in America, dove venne arrestato per le sue teorie sulla liberazione sessuale, che destarono scandalo. Egli modificò l'impianto freudiano. Secondo Freud la personalità era formata da: - Es: era l'inconscio che produceva pulsioni aggressive ed egoiste; - Ego: era il conscio; - Super-ego: era la coscienza morale che dava le regole. Quando nell'uomo si producevano le nevrosi, Freud interveniva per curarle. Secondo Reich invece, le pulsioni aggressive non erano naturali ma erano un effetto.

patologico della repressione sociale che inibiva gli istinti sociali dell'individuo. Secondo lui nella società moderna gli istinti sessuali, che erano sempre buoni, non riuscivano ad esprimersi naturalmente perché erano repressi dalla morale sociale borghese

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A.A. 2017-2018
38 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gre.tilocca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof De Giorgi Fulvio.