Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
DC.
Sul piano internazionale, per quanto Fanfani avviasse trattative con gli USA per l’installazione in
Italia di basi missilistiche a media gittata con testate atomiche, la stampa americana non lesinò
attacchi alla sua politica. Inoltre, sul 5nire del 1958, il governo fu messo in minoranza più volte a
causa di franchi tiratori.
Il 26 gennaio 1959 Fanfani si dimise e il 31 gennaio 1959 egli lasciò anche clamorosamente la
segreteria della DC. Il risultato fu che si cambiò completamente linea politica passando a un
monocolore democristiano guidato da Segni e orientato a destra, il 15 febbraio 1959 che ottenne la
5ducia di DC, PLI, MSI e monarchici e il voto contrario di tutti gli altri partiti.
Il 14 marzo 1959 si aprirono a Roma i lavori del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana,
con il compito di discutere le dimissioni di Fanfani e di eleggere il successore. Un folto gruppo di
aderenti a Iniziativa Democristiana stabilì di riunirsi separatamente per esaminare la situazione con
l’intenzione di lasciare Fanfani al proprio destino. Essi chiesero ospitalità a un convento di suore di
Santa Dorotea a Roma e da ciò nacque la de5nizione di “dorotei” per designare la componente più
forte della DC. Il 16 marzo 1959 il gruppo doroteo portò alla segreteria id partito Aldo Moro che
dovette far subito appello alle proprie capacità di mediatore per tenere in piedi il partito. Egli
dimostrò subito di poter gestire con e`cacia un partito che ormai si con5gurava come una
federazione di partiti uniti insieme dall’anticomunismo e dalla gestione di potere.
Al VII Congresso della DC, che si tenne a Firenze dal 23 al 27 ottobre 1959, egli fece un discorso
con cui chiese esplicitamente al PSI di prendere con coraggio e chiarezza il proprio posto nello
schieramento politico democratico. Parimenti egli chiese alla DC di mantenere aperta la questione
dell’apertura al PSI.
Intanto il governo Segni attirò su di sé il malvolere dei liberali non d’accordo con alcune sue scelte
come l’attuazione delle regioni e l’apertura all’Unione Sovietica, che venne sancito dal viaggio a
Mosca del Presidente della Repubblica Gronchi nel febbraio 1960. Il 16 febbraio 1960 i liberali
tolsero la 5ducia al governo che nei giorni successivi si dimise. Segni fu incaricato di formare un
nuovo governo ma non accettò.
Il 21 marzo 1961 nacque il primo governo di Ferdinando Tambroni. Il 4 aprile 1960 il
Parlamento fu chiamato a dare la 5ducia al governo, ma il discorso di Tambroni irritò in molti, tanto
che ebbe il favore della DC, di quattro deputati ex monarchici e di 24 esponenti del MIS. Di fronte a
questa situazione alcuni ministri appartenenti alla sinistra democristiana si dimisero. Tambroni
diede le dimissioni e il 12 aprile 1960 Gronchi diede a Fanfani il compito di costituire un nuovo
governo che voleva riproporre l’apertura a sinistra. Contro di lui si scatenò una feroce opera di
stampa tanto che Fanfani lasciò perdere e l’unica soluzione sembrava quella di rimandare
Tambroni alle Camere e impegnare il suo governo solo all’ordinaria amministrazione. Così non fu
perché Tambroni si mosse con uno stile dle tutto personale e sprezzante verso il Parlamento.
Tambroni fece un’ulteriore mossa permettendo al MIS si tenere il proprio congresso a Genova e
annunciando che alla presidenza del congresso ci sarebbe stato Carlo Emanuele Basile, già capo
della provincia ai tempi della RIS e ritenuto responsabile di arresti e torture ai danni dei partigiani.
Tutto ciò fu molto provocatorio, anche perché Genova era una città partigiana per eccellenza. Il 28
giugno 1960 si ebbe a Genova una imponente manifestazione di protesta e due giorni dopo fu
proclamato lo sciopero generale. Si veri5carono scontri e situazioni di violenza che si dicusero in
tutta Italia.
La situazione stava degenerando e poteva portare anche alla guerra civile. Per questo la DC iniziò a
pensare che bisognasse liberarsi di Tambroni. Il 19 luglio 1960 Tambroni si dimise.
Il 26 luglio 1960 si avviò il terzo governo Fanfani, un monocolore DC che ebbe il sostegno dei
partiti centristi e l’astensione di socialisti e monarchici.
Il 6-7 novembre 1960 si entrò in campagna elettorale per il rinnovo dei consigli comunali e
provinciali: il voto evidenziò la tenuta della DC, il calo del PSI e l’avanzata del PCI.
Intanto il 28 ottobre 1958 venne eletto Papa Giovanni XXIII e da lui in poi si spense via via la
resistenza ecclesiastica verso il centro-sinistra: la Chiesa ora intendeva adeguarsi all’ineluttabile e
tuttavia non intendeva rinunciare al suo ruolo di vigile garante dell’unità politica della DC.
Importante fu l’incontro fa il Papa buono e Fanfani l’11 aprile 1961.
Si riaprì anche la questione dell’Alto Adige-Sudtirol. Gli accordi De Gasperi-Gruber del 1946
avevano garantito il rispetto della minoranza etnica di lingua tedesca e dell’autonomia regionale,
cosa ce era stata confermata con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, con cui era stato adottato
lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige. Ma negli anni successivi gli altoatesini avevano
manifestato il loro malcontento per la poca autonomia concessa. Negli anni ’50 le proteste si
intensi5carono con il sorgere di movimenti di carattere estremistico che iniziarono azioni di
terrorismo. L’Austria portò la questione all’ONU che spinse per aprire delle trattative che portassero
a una soluzione paci5ca. Esse registrarono numerosi fallimenti e di`coltà. Il 30 novembre 1969 si
giunse alla 5rma di un accordo complessivo tra i due ministri degli Esteri Aldo Moro e Kurt
Waldheim: la regione fu svuotata di competenze a favore delle province di Trento e Bolzano che
godevano di poteri particolari.
Al VIII Congresso della DC, tenutosi dal 26 gennaio al 1 febbraio 1962, Moro tenne un’importante
e decisiva relazione volta a convincere de5nitivamente dell’inevitabilità della svolta a sinistra. Moro
fu rieletto a segretario del partito, a conferma del suo ruolo ormai insostituibile.
Il 21 febbraio 1962 Fanfani si dimise e diede vita al quarto governo Fanfani con la partecipazione
di PSDI e PRI, e con l’astensione dei socialisti. Fanfani presentò un vasto piano di riforme:
attuazione delle regioni, piano per la scuola, nazionalizzazione dell’energia elettrica, riforma della
pubblica amministrazione, legislazione urbanistica, programmazione economica. Molte delle sue
iniziative furono create, in particolare la nazionalizzazione dell’energia con la costituzione dell’ente
pubblico ENEL, il 27 novembre 1962.
Togliatti mantenne una notevole cautela, perché sentiva che tale manovra era volta a emarginare il
PCI, ma non chiuse a riccio il suo partito, discutendo anzi se astenersi sulla 5ducia al nuovo
governo. Alla 5ne il PCI votò no ma senza condurre una battaglia politica troppo dura.
Il 29 dicembre 1962 fu approvata la nuova legge sulla tassazione delle azioni quotate in Borsa. Non
passo invece la riforma edilizia proposta dal ministro Sullo: la speculazione edilizia non ebbe più
ostacoli da allora.
Il 6 maggio 1962 fu eletto come nuovo Capo dello Stato Antonio Segni. 5. Speranze e illusioni
degli anni Sessanta (1963-1969)
1. La nascita del centro-sinistra e la crisi del 1964
Alle elezioni del 28 aprile 1963, Fanfani si presentava forte di risultati concreti e di
importanti realizzazioni. Contro Fanfani giocarono però le contraddizioni create dalla crescita
tumultuosa, la spirale inbazionistica causata dal boom economico, il rallentamento della crescita
della produzione e soprattutto le motivazioni politiche.
Così il voto punì la DC, incremento il PSDI e giovò soprattutto alle opposizioni. Il governo fu
a`dato ad Aldo Moro, al 5ne di limitare il potere di Fanfani e di poter eleggere a segretario del
partito un vero doroteo, Mariano Rumor. La situazione non lasciava dubbi sulla necessità di aprirsi
alle sinistre, ma le trattative per portare i socialisti al governo riscontrarono notevoli di`coltà a causa
delle divergenze sulle riforme da fare: la DC voleva annacquare il programma in modo da non
perdere i voti dei moderati, mentre i socialisti volevano accentuare la politica riformista promossa
da Fanfani.
Intanto il PSI si stava sfaldando dall’interno e si spaccò durante la famosa notte di S. Gregorio il
16-17 giugno 1946, quando l’accordo fra Moro e PSI non ottenne la rati5ca del Comitato centrale.
Moro si dimise e nacque il governo di Giovanni Leone, chiamato governo balneare in quanto
rimase in carica solo l’estate. Il nuovo esecutivo si trovò a dover acrontare una tragedia nazionale
come quella del Vajont, avvenuta il 9 ottobre 1963.
Il 25-29 ottobre 1963 si tenne il congresso socialista con cui Nenni e De Martino riottennero il
favore della maggioranza del partito.
Le tensioni attraversarono anche la DC, perché la destra del partito guidata da Scelba, dichiarò che
non avrebbe votato un governo che avesse visto la partecipazione socialista, cosa che non voleva
nemmeno il Vaticano.
Nel novembre Leone si dimise e l’incarico fu dato di nuovo a Moro che riuscì il 5 dicembre 1963 a
dar vita al primo governo di centro-sinistra con Nenni vicepresidente del Consiglio e Saragat al
ministero degli Esteri.
Il 13 gennaio 1964 avvenne l’ennesima scissione del PSI, con la nascita del PSIUP, Partito
Socialista Italiano di Unità Proletaria, collocato nella sinistra estrema a volte più estremo del PCI.
Nel luglio 1972 morirà e molti suoi esponenti conbuiranno nel PCI.
Il governo Moro aveva molte di`coltà da superare: l’inbazione cresceva, cadevano gli investimenti,
aumentavano i prezzi. Gli italiano domandavano più beni di quanti fossero a disposizione in quel
momento. La Banca d’Italia decise di procedere con una stretta creditizia che diminuì la possibilità
delle imprese di accedere ai prestiti. Si operò poi con processi debazionistici che portò sì a una
moderazione dei prestiti e a una diminuzione del de5cit commerciale, ma anche al crollo degli
investimenti, con conseguenti ripercussioni sulla produzione industriale e sull’occupazione.
Il governo chiese anche dei prestiti alla Banca americana e al Fondo Monetario e lanciò un piano
per aumentare le esportazioni e in ecetti queste misure ebbero successo.
Il 25 giugno 1964 la Camera bocciò lo stanziamento di 149 milioni alle scuole private. Moro non
fece nulla per salvare il provvedimento, preferendo puntare sulla crisi di governo e sul chiarimento
politico. Si dimise il giorno dopo e Segni gli assegnò nuovamente il governo. La formazione di un
nuovo esecutivo si rivelò ardua.
In questa situazione si inserì anche la 5gura del generale Giovanni De Lorenzo, comandante
generale dei carabinieri, che, alla guid