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Estratto del documento

E’

40 accensioni al secondo) gli osservatori percepivano due luci distinte sempre accese. probabile che il movimento apparente sia

una soluzione “illusoria” ma accettabile, costruita nella mente, per il fatto inaccettabile che un oggetto scompaia da un punto per

riapparire in un altro. Un altro fenomeno tipico che scaturisce dal movimento apparente è l’illusione che i raggi delle ruote di una

bicicletta o di un’auto sembrano a volte girare al contrario. Si è scoperto che il nostro sistema percettivo, in presenza di un

oggetto che scompare da un punto e ricompare quasi istantaneamente in un altro, non solo è in grado di immaginare il

movimento dell’oggetto da un punto all’altro, ma è anche in grado di stabilire quale oggetto “riapparso” corrisponda

all’oggetto scomparso poco prima. Per fare ciò il nostro sistema percettivo si basa su due indizi principali: la forma (il secondo

oggetto deve somigliare al primo) e la distanza (il secondo oggetto corrisponde al primo quando è vicino). Poniamo il caso che la

ruota giri in senso orario: quando la velocità è bassa, nel fotogramma successivo ciascun raggio si sarà spostato di poco in senso

orario. Ne consegue che la distanza tra i raggi del primo fotogramma e quelli del secondo è piccola se misurata in senso orario e

grande se misurata in senso antiorario. Secondo il principio della vicinanza fra oggetti successivi il raggio del secondo

fotogramma che corrisponde a quello del primo fotogramma è quello più vicino (quello subito successivo in senso orario) e quindi

il nostro sistema visivo identificherà correttamente che la ruota sta girando in senso orario. La frequenza ottimale con la quale uno

stimolo deve scomparire da un punto e riapparire in un altro, per ottenere una illusione di movimento apparente (effetto phi), è

circa di 25-30 volte al secondo.

4.3.1 – La percezione della profondità

Grazie alla nostra capacità di percepire la posizione degli oggetti nello spazio siamo non solo in grado di calcolare la distanza tra

due oggetti ma siamo anche in grado di calcolare la posizione del nostro corpo rispetto agli ostacoli che ci circondano. Questa

capacità non è innata ma è per la maggior parte appresa durante il primo anno di vita come dimostrato da esperimenti sui

S

neonati e su persone che hanno potuto riacquistare la vista da adulti. tudio condotto nel 1960 da Gibson (moglie) e Walk:

gruppo di infanti dai 6 ai 14 mesi di età erano posti sul ciglio di un “precipizio visivo” che consisteva in una lastra di vetro

perfettamente trasparente appoggiata per metà su un tavolo. Dall’altra parte del tavolo vi era di solito la madre, che invitata i

bambini a raggiungerla oltrepassando il precipizio visivo. Nonostante l’esperimento fosse volto a dimostrare che la percezione

della profondità è innata i risultati dimostrano al contrario che questa abilità è probabilmente appresa durante il primo

anno di vita. Per quanto riguarda invece gli studi su pazienti non vedenti che avevano riacquistato la vista solo in età adulta, si è

visto che è impossibile riacquistare questa capacità se la cecità è intervenuta prima del primo anno di età o comunque entro i primi

tre anni di vita. Le evidenze indicano che nell’uomo vi è una tendenza naturale ad acquisire le abilità necessarie per

percepire la profondità, ma tale abilità non è innata, infatti, per svilupparla, vi è la necessità dell’esperienza per un certo

tempo e dell’esposizione all’ambiente tridimensionale durante i primi anni di vita.

Lo

4.3.2 – Come facciamo a percepire la profondità? strato dei fotorecettori è uno “strato” molto sottile bidimensionale, quindi

Nel

vediamo il mondo come una immagine piatta (la proiezione retinica). percepire il mondo, supponiamo sempre che esso sia

tridimensionale come dimostrato negli anni ‘30 dai Gestaltisti che mostrarono, tramite l’utilizzo del Gazenfeld, che la percezione

Il

più semplice possibile è un campo visivo omogeneo tridimensionale. nostro sistema percettivo ha un’impressionante abilità nel

rilevare ed utilizzare gli indizi di profondità presenti nelle immagini e provenienti dall’attività stessa dei nostri sistemi sensoriali.

Tali indizi (detti cues in inglese) sono di tre categorie: indizi fisiologici, indizi pittorici, e indizi di movimento.

Gli indizi fisiologici sono quelli che provengono sia dalla posizione dei nostri occhi sia dalla disparità binoculare. Tali indizi sono

tre: convergenza, accomodazione, disparità binoculare

− Convergenza. Quando fissiamo un dato oggetto, la posizione degli occhi converge sull’oggetto per fare in modo che la

sua proiezione retinica cada esattamente sulla fovea per poter rilevare i dettagli ed il colore dell’oggetto. L’angolo con cui

I

gli occhi devono convergere su un oggetto è tanto più grande quanto più l’oggetto è vicino. l nostro cervello rileva con

incredibile precisione la tensione dei muscoli oculomotori. Dalla misura di questa tensione il nostro cervello ricava

l’angolo di convergenza dei nostri occhi e dall’angolo di convergenza dei due occhi si ricava la distanza di un

oggetto con notevole precisione, poiché ad un angolo di convergenza maggiore corrisponde una distanza minore

dell’oggetto dagli occhi. La differenza di convergenza tra le due fissazioni serve al cervello per stabilire quale oggetto si

O

trovi vicino e quale lontano (la distanza max è circa 6 mt. ltre questa distanza, i nostri occhi sono perfettamente

paralleli, i muscoli oculomotori sono quasi completamente rilassati e quindi l’informazione non è più utile per

determinare la distanza)

− Accomodazione= messa a fuoco e avviene grazie al cristallino che essendo flessibile, può essere curvato ad opera di

Q

muscoli (detti intrinseci o ciliari) che sono continuamente in azione. uanto più un oggetto è vicino tanto più il

cristallino deve essere curvato, e viceversa, quindi la tensione muscolare sul cristallino è perfettamente

proporzionale alla distanza dell’oggetto fissato (anche questo fino ad una distanza max di 6 mt)

− Disparità binoculare le proiezioni retiniche provenienti dai due occhi si sovrappongono in una buona parte del campo

visivo. Quindi ciò che vediamo in quella parte del campo visivo è costituita da due immagini sovrapposte lievemente

differenti. La corteccia visiva primaria di entrambi gli emisferi riceve informazioni da entrambi gli emicampi visivi

dei due occhi analizza le differenze tra ciò che vede l’occhio destro e ciò che vede quello sinistro. I l cervello può

utilizzare queste informazioni sulle differenze provenienti dai due occhi non solo come indice per stabilire la distanza di un

oggetto, ma anche perché le due immagini lievemente diverse sovrapposte danno luogo ad una unica rappresentazione del

campo visivo che risulta dalla fusione dei due punti di vista. La nostra capacità di calcolare la distanza degli oggetti tramite la

disparità binoculare viene anche detta stereopsi. La stereopsi è molto efficace per oggetti vicini mentre è sempre meno

efficace per oggetti lontani e per distanze superiori a dieci metri la stereopsi è quasi nulla. Questa caratteristica è sfruttata

anche nei cinema 3D e nella realtà viruale. Per poter utilizzare correttamente la stereopsi le proiezioni retiniche dei due occhi

devono essere perfettamente allineate. Anche un minimo sfasamento tra le due immagini può rendere pressoché

inefficace questa capacità. (lo sfasamento porta al difetto dello strabismo).

Oltre agli indizi fisiologici vi sono altri indizi che ci aiutano a percepire la profondità e le distanze, vale a dire gli indizi

pittorici, prospettici e cinetici che sono anche detti indizi monoculari poiché si possono ricavare anche da una sola

proiezione retinica.

4.3.4 - Indizi pittorici

Interposizione: Un oggetto che nasconde una parte di un altro oggetto è percepito come il più vicino dei due. Tale indizio è

talmente potente da riuscire ad oscurare tutti gli altri indizi fisiologici

Dimensione: se sappiamo che due oggetti hanno le stesse dimensioni ma uno ci appare più grande dell’altro percepiremo che

l’oggetto più piccolo è più distante dell’oggetto più grande Questo fenomeno è anche detto costanza di grandezza, cioè oggetti

che si suppone abbiano dimensioni uguali ma che proiettano immagini retiniche di dimensioni differenti continuano ad essere

percepite della stessa dimensione ma poste più lontano. Ciò che conta nella costanza di grandezza sono gli altri indizi di

profondità e i punti di riferimento presenti nel campo visivo.

Ombreggiatura: Quando un fascio di luce colpisce un oggetto tridimensionale, alcune parti risultano più illuminate (più chiare)

ed altre meno illuminate (più scure) e ciò può conferire una sembianza tridimensionale ad una figura piatta. Rispetto

all’illuminazione, l’uomo e diverse altre specie animali assumono sempre che la luce venga dall’alto (assunzione della luce

dall’alto)

4.3.5 - Indizi prospettici

Gli indizi prospettici consistono in quelle distorsioni del campo visivo dovute alla distanza. I principali indizi prospettici: il

gradiente di tessitura, la prospettiva aerea, la prospettiva lineare, la posizione rispetto all’orizzonte

Gradiente di tessitura Nel mondo, soprattutto nell’ambiente naturale le superfici possiedono di solito una trama di superficie,

anche detta tessitura. Quando questa tessitura è regolare, e quindi uniforme più o meno in ogni sua parte, la superficie si trova

frontalmente rispetto al nostro punto osservazione. Quanto più in un dato punto i singoli elementi della tessitura ci appaiono

fitti tanto più percepiamo quel punto come lontano. Il progressivo infittirsi degli elementi caratterizzanti la tessitura è detto

gradiente di tessitura e ci permette di ricavare informazioni sulla distanza e sull’inclinazione.

Prospettiva aerea: gli oggetti più distanti appaiono meno nitidi degli oggetti più vicini. Ciò accade perché la luce riflessa

dagli oggetti molto lontani deve percorrere più atmosfera rispetto agli oggetti più vicini quindi i raggi di luce riflessa vengono

in parte assorbiti.

Prospettiva lineare: linee parallele nel nostro campo visivo sembrano convergere verso l’orizzonte (il senso della prospettiva

lineare diventa meno accurato quando si guarda dal basso verso l’alto)

Posizione rispetto all’orizzonte: Se due oggetti poggiano su un piano molto ampio come una pianura o la superficie del

mare, l’oggetto

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
28 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher terry1967 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della percezione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Niccolò Cusano di Roma o del prof Varriale Vincenzo.