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CESARE SEGRE: INTERTESTUALITÀ
Parlare di intertestualità è diverso che parlare di fonti. Secondo Bachtin, che però non utilizzò mai il termine intertestualità, la fonte non costituisce altro che un sottogenere del fenomeno, che si impone quando il materiale di riuso è attribuibile in parte consistente a un testo preciso (la fonte).
Nel caso di fonte, un testo si richiama a un altro, ma nel dialogismo generale il testo si richiama ad altri enunciati non firmati o di cui non è nota la firma.
I materiali eterogenei della lingua appartengono a enunciati precedenti, che possono essere chiamati testi. Occorre quindi distinguere tra i testi letterari e gli enunciati verbali non riconducibili a testi concreti. I testi hanno una doppia natura: sono scomponibili in parole ed enunciati, ma anche in unità di contenuto. Si possono quindi assimilare conservandone la struttura sintagmatica (il caso delle fonti) o mescolandoli con analoghi prodotti.
della lingua. L'utilizzazione diretta di una fonte ha come risultato l'appartenenza di un segmento testuale a due testi diversi, la fenomenologia è ampia e va dal plagio alla citazione diretta per sottolineare una continuità o una precisa integrazione. Con essa si può trasformare il materiale precedente in qualcosa di nuovo.
Il discorso muta complicandosi per quanto riguarda la poesia: l'interdiscorsività (insieme dei rapporti che ogni testo di una lingua intrattiene con gli altri discorsi o testi della stessa lingua) della poesia può estendersi anche ad apparati ritmici e prosodici e, attraverso queste forme vuote può mutare il significato; pertanto, l'intertestualità può farsi strada nell'interdiscorsività.
In conclusione, romanzo e poesia entrambi entrano nel gioco dell'intertestualità e interdiscorsività, sebbene con alcune differenze:
- l'intertestualità del romanzo
è diegetica (interna al contesto narrativo), quella della poesia è prevalentemente metaforica e verbale;
l’interdiscorsività del romanzo esplora quasi tutto il sistema linguistico, mentre quella della poesia solo il sottosistema della lingua letteraria.
Novellieri di ispirazione
GIRALDI CINZIO
Ecatommiti: raccolta di «cento novelle», in realtà 113 con le 10 dell'esordio e 3 incidentali, è una delle maggiori raccolte di novelle italiane del Cinquecento, opera grandiosa di Giraldi Cinzio pubblicata per la prima volta nel 1565-1566.
Le novelle sono narrate da una brigata di uomini e donne, durante la fuga dal sacco di Roma del 1527 su una nave diretta a Marsiglia, sono divise in dieci decadi, corrispondenti alle giornate, sul modello del Decameron.
Benché segnata dal clima della Controriforma, che domina l’orizzonte culturale italiano ed europeo dopo il Concilio di Trento, l’opera di Giraldi Cinzio si distingue per il
vigore della costruzione letteraria e la straordinaria e vivace apertura sperimentale verso generi diversi (il poema, la tragedia, l'oratoria e naturalmente la novellistica) che caratterizza l'attività letteraria dello scrittore ferrarese, all'origine di uno strepitoso successo europeo. Negli Ecatommiti è stata riconosciuta la fonte di vari drammi shakespeariani (Misura per misura, Otello, ecc.). Dopo l'ampia circolazione cinque-seicentesca, l'opera, di grande mole, ha conosciuto solo edizioni parziali. BANDELLO novelle (in totale 214) contenute in tre libri pubblicati nel 1554 da Vincenzo Busdraghi e in una quarta parte pubblicata postuma nel 1573. Nel suo novelliere, pensato per un pubblico cortigiano, Bandello abolisce la cornice e premette a ogni novella una dedica ad un personaggio illustre, nella quale fa riferimento all'occasione in cui sarebbe stata raccontata la novella stessa: in questo modo la narrazione non viene riferita ad unasocietà ideale, ma alle occasioni reali di incontro della società contemporanea. I materiali narrativi hanno le origini più diverse, e diverse sono le ambientazioni, ma i diversi racconti intendono essere una vera e propria cronaca della vita contemporanea. Per quanto concerne il problema della lingua, Bandello rifiutò i canoni bembeschi, preferendo un linguaggio di uso tipicamente cortigiano. Molto probabilmente William Shakespeare conobbe la traduzione francese delle novelle di Bandello, da cui trasse il soggetto per le commedie Molto rumore per nulla e La dodicesima notte. Anche la tragedia Romeo e Giulietta si ispirerebbe ad un testo di Bandello (la novella nona della Seconda parte), che aveva rielaborato il racconto del vicentino Luigi Da Porto, l'Istoria novellamente ritrovata di due nobili amanti, scritta nel 1524. BOCCACCIOLOS TRABAJOS DE PERSILES Y SIGISMUNDA Ultima opera di Cervantes, pubblicata postuma nel 1617. Rappresenta il mantenimento di unaprometteva di scrivere solo opere di cavalleria. Tuttavia, nonostante le differenze stilistiche e tematiche, il romanzo è considerato una delle opere più importanti della letteratura mondiale. La storia narra le avventure di Persile e Sigismonda, due giovani innamorati che si trovano ad affrontare numerosi ostacoli e peripezie. Il romanzo è diviso in quattro libri e, pur mantenendo il filo narrativo principale, presenta anche molte storie d'amore e di fortuna. La prima edizione italiana del romanzo è datata 1626 e fu pubblicata a Venezia da Bartolomeo Fontana. Il titolo completo dell'opera è "Istoria settentrionale, de trauagli di Persile, e Sigismonda. Divisa in quattro libri. Di Michele di Cervantes Saavedra; nella quale senza interrompere il filo dell'istoria si leggono molti casi d'amore e di fortuna; ... Di nuouo dalla lingua castigliana nella nostra italiana tradotta, dal signor Francesco Ellio milanese". L'opera subì un lungo processo di elaborazione. Secondo alcuni studiosi, fu iniziata nel 1609, mentre altri sostengono che il lavoro sia iniziato nel 1599. Si nota una notevole differenza tra i primi due libri e gli ultimi, il che fa pensare che il romanzo sia stato concepito al di fuori degli orientamenti dell'autore, che in quel periodo si era impegnato a scrivere solo opere di cavalleria. Nonostante ciò, il romanzo è considerato un capolavoro della letteratura e testimonia la genialità di Cervantes.Il tema centrale del romanzo è ancora quello della peregrinazione come nei romanzi di cavalleria, anche se in questo caso essa veniva proiettata in un mondo fantastico e allegorico.TRAMA: Il romanzo si apre con la dedica a Pedro Fernández de Castro ed un prologo, entrambi dominati dal presentimento della fine imminente. Esso è una sorta di riassunto delle direttive artistiche dello scrittore e rappresenta l'ultimo stadio dell'evoluzione spirituale dominato dall'idea controriformistica della vita che egli intende come un pellegrinaggio che lo condurrà al tranquillo porto della fede. L'argomento dell'opera è incentrato sulle peripezie di Persile, principe di Tule, e di Sigismonda, figlia del re di Frislandia che, fingendosi fratello e sorella sotto i nomi di Periandro e Auristelia, vagano lungo nel nord dell'Europa fino a giungere a Lisbona da dove, per via terra, si recano a Roma.
E concludono in questo luogo le sospirate nozze. Il romanzo, che si apre in medias res come gli esplicitati modelli bizantini, è percorso dall'impazienza di tutti i personaggi di raccontare la propria storia che, muovendosi dall'interno, confluisce nell'incontro casuale di Persile e Sigismonda. Un esempio è quello delle avventure di Antonio, un hidalgo spagnolo che militando nell'esercito di Carlo V si è fatto una discreta fortuna. Egli, tornato al paese e insultato da un nobile, reagisce ferendolo ed è costretto a scappare. Si reca in Portogallo con l'intenzione di recarsi in seguito in Inghilterra, quando, a causa di un litigio, viene espulso dalla nave e abbandonato su una piccola barca alla deriva. Sbattuto da una tempesta su un'isola selvaggia incontra una donna dalla quale avrà due figli. Dopo molti anni, per circostanze fortuite, incontra Persile e Sigismonda e insieme a loro lascia l'isola.
LA VEROSIMIGLIANZA
Le regole
tra Cervantes e i suoi lettori contemporanei non vengono mai infrante. Gli effetti di meraviglia e di stupore del Persiles non sono quasi mai creati dalla descrizione di fatti miracolosi o sovrannaturali; quando accade qualcosa di incredibile non manca mai una spiegazione o una giustificazione dell'autore. La verosimiglianza è un principio molto importante per Cervantes, egli stesso classifica la tipologia degli eventi che potrebbe sembrare non rispettino l'aspetto del verosimile nella sua direzione. Nel II libro al capitolo 2 si trova la scena di un naufragio presso l'isola del re Policarpo. Un cavaliere descrive al re la nave rovesciata. Viene fatto un buco nella struttura per far uscire i personaggi: parallelismo tra il venir al mondo, i personaggi della nave e la poetica; in questo punto Cervantes riflette sugli elementi meravigliosi e verosimili del suo romanzo: - misteri: ambientati in terre lontane o hanno una spiegazione razionale, sembrano miracoli ma non lo sono.lo sono; sono casi che accadono poche volte• miracoli: non hanno una spiegazione, accadono fuori dell’ordine della natura → non sono verosimili
Il Persile è stato molto criticato perché accusato di non rispettare il criterio di verosimiglianza. In realtà Cervantes riesce sempre a costruire eventi che possa spiegare senza venir meno a tale principio, per esempio:
- il ballerino Rutilio, narratore primo di secondo livello raccontando la propria storia ai personaggi: a un certo punto dice che viaggia in terre fantasiose con una strega. Per permettergli di raccontare ciò, che potremmo definire un miracolo, cioè qualcosa che succede fuori dall’ordine della natura, Cervantes scredita il narratore
- III libro, cap 14: una donna si butta da una torre e non si fa nulla grazie alla gonna che funge da “paracadute”; per le credenze dell’epoca si poteva pensare che una cosa del genere fosse possibile
- II libro, cap 20: Periandro
Raramente »Appartengono al primo tipo molti esempi, tra cui quello di paracadutismo del II libro, l’episodio dellagrotta del f