Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 17
Riassunto Agronomia Generale Pag. 1 Riassunto Agronomia Generale Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Agronomia Generale Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Agronomia Generale Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Agronomia Generale Pag. 16
1 su 17
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

IMPIANTO DEL VIVAIO

Un vivaio viene impostato per durare molte annate senza incontrare problematiche agronomiche che

possano determinare cadute dei livelli produttivi.

Le valutazioni agronomiche preliminari sono svolte per la caratterizzazione dell’area (studio geologico,

morfologia e giacitura, studio climatico) e del terreno (studio stratigrafico, regime delle falde); vengono poi

svolte analisi fisico-chimiche del suolo e in fine si effettuano le scelte tecniche di base (dimensioni, schemi

sistematori, coltivazione, viabilità).

Il è il periodo che intercorre tra l’estirpazione del vecchio impianto e la messa a dimora delle nuove

RIPOSO

piante (dai sei mesi ai due anni). Viene effettuato per prevenire sintomatologie di stanchezza del suolo ma

anche per non operare in situazioni non ottimali.

Operazioni di impianto in ordine cronologico:

1. eliminazione e rimozione di tutta la vegetazione esistente;

2. trattamenti fungicidi, diserbanti, antiparassitari;

3. modellamento e/o livellamento delle superfici;

4. dissodamento;

5. spietramento;

6. sistemazione rete per l’allontanamento delle acque;

7. fertilizzazione del terreno;

8. lavorazione fine del terreno;

9. messa a dimora della coltura.

Le principali cause di mortalità delle piante in vivaio sono: malattie parassitarie, problemi fisiologici

(squilibri nutrizionali, stress idrici), traumi da lavorazione, peggioramento delle condizioni strutturali del

suolo, stanchezza del terreno. Bruschi Pietro

LAVORAZIONI DEL SUOLO

La produzione delle piante dipende dallo sviluppo e dall’attività dell’apparato radicale, condizionato dalle

condizioni fisiche del terreno e dalla sua fertilità, la quale è largamente influenzata dalle lavorazioni.

Gli obiettivi delle sono quindi creare migliori condizioni per l’espansione degli

LAVORAZIONI DEL TERRENO

apparati radicali, incrementare le potenzialità nutrizionali, migliorare taluni parametri della fertilità,

salvaguardare la risorsa suolo. Le lavorazioni modificano taluni parametri dello stato fisico e di riflesso

anche parametri nutrizionali per le piante e la fertilità chimica e biologica del suolo, oltre a dare un

contributo primario alla difesa idrogeologica ed alla conservazione del suolo.

Gli interventi di lavorazione che si susseguono nel tempo non sono mai ripetitivi, ma debbono cambiare in

relazione all’insorgere di problematiche agronomiche di coltivazione.

In funzione del lavoro eseguito gli attrezzi si dividono in:

 , realizzano il dirompimento ed il rimescolamento più o meno accentuato della massa

ROVESCIATORI

terrosa (aratro e vangatrice);

 , realizzano il dirompimento più o meno profondo del suolo senza invertire l’ordine degli

DISCISSORI

strati (ripper, erpici, ripuntatori, estirpatori, coltivatori);

 , disgregano e rimescolano il terreno mediante organi ruotanti che possono essere

RIMESCOLATORI

folli o comandati da prese di potenza (fresatrici, erpici a dischi rotanti, aratri a dischi);

 (aratro ripuntatore);

MISTI

 (frangisassi, deceppatrici, rulli compressori e frangizzolle).

SPECIALI

I lavori preliminari eliminano la vegetazione presente e creano le condizione idonee per la successiva

lavorazione (trinciatura, estirpatura, erpicatura, fresatura).

I lavori preparatori vengono effettuati all’inizio di una coltivazione con lo scopo di predisporre il terreno alla

messa a dimora di piante o alla semina (aratura, vangatura, zappatura, rippatura, scarificatura).

I lavori complementari servono a predisporre i letti di trapianto e semina sminuzzando e uniformando

ulteriormente la superficie del terreno (erpicatura, fresatura, rullatura).

I lavori consecutivi si eseguono a coltura in atto per mantenere le condizioni ideali di allevamento e sono

rivolti al controllo delle erbe infestanti, alla rottura della crosta e all’interramento di concimi (fresatura,

sarchiatura, rullatura).

La lavorazione minima è l’insieme di tecniche superficiali di minore impatto, utili quando non si deve creare

una grande massa di suolo lavorato, ottenendo una conservazione dell’umidità nel terreno, una suola di

lavorazione limitata e un ridotto compattamento tramite erpice a dischi o coltivatore ad elementi fitti.

Le lavorazioni in generale comportano una diminuzione di coesione, la riduzione delle dimensioni degli

aggregati, un incremento della porosità. Tuttavia inducono anche un peggioramento delle condizioni

strutturali del terreno facendo migrare in basso le particelle fini, accentuando i fenomeni erosivi,

accelerando la mineralizzazione della sostanza organica, perdendo nitrati per lisciviazione.

Inoltre le lavorazioni possono influenzare la disponibilità degli elementi nutritivi. Le tecniche che

aumentano l’arieggiamento del terreno comportano un incremento dell’azoto disponibile per l’apparato

radicale, tuttavia vengono anche accentuate le perdite per lisciviazione (concimazione in profondità con

azoto organico e concimazioni annuali ripetute a basse dosi). Il fosforo ed il potassio sono elementi poco

mobili, dunque vanno ripartiti lungo il profilo per essere più disponibili a livello dell’apparato radicale,

limitate o nulle perdite per lisciviazione. Bruschi Pietro

L’ ha una profondità variabile dai 15 ai 100cm; lascia superficie scabrosa con zolle di diversa

ARATURA

conformazione a seconda della tessitura media e dell’umidità; grande porosità ed interramento in

profondità dei residui; si ha pericolo di suola di lavorazione ovvero la formazione di uno strato a bassa

infiltrazione per accumulo di materiali fini.

L’aratura può essere effettuata a due strati con un aratro munito di ripuntatore o con un polivomere, con

questa tecnica si evita la formazione della suola di lavorazione e si hanno minori tempi di lavorazione. Si

procede a colmare (con baulatura), a scolmare (con depressione) o alla pari; sui terreni declivi si lavora a

rittochino (lungo le linee di massima pendenza) o in traverso (lungo le linee di livello).

La ha una profondità variabile dai 10 ai 35cm; lascia superficie meno scabrosa con zolle di

VANGATURA

diversa conformazione a seconda della tessitura media e dell’umidità; grande porosità ed interramento

limitato dei residui.

La con ripper o chisel ha una profondità variabile che va oltre 1m; dirompe verticalmente il

DISCISSURA

terreno senza rimescolamento; romper la suola di lavorazione preesistente; aumenta la capacità drenante

del suolo; nessun interramento dei residui vegetali.

Su terreni argillosi come lavori preparatori sono idonei l’aratura profonda e la vangatura, che aumentano la

porosità e migliorano il drenaggio; non sono consigliabili lavorazioni superficiali o minime che creano

apparati radicali superficiali e condizioni di ristagno idrico.

Su terreni limosi sono consigliati lavorazioni su due strati e lavori complementari con coltivatore ed

erpicatura, da evitare sono le lavorazioni superficiali con forte sminuzzamento.

Su terreni sabbiosi le lavorazioni ottimali sono l’aratura tradizionale e la vangatura, completando i lavori

complementari con erpice ruotante; da evitare le lavorazioni profonde e discissura poiché accentuerebbero

la perdita d’acqua lungo il profilo. Bruschi Pietro

FERTILIZZAZIONE

La produttività di una coltura dipende dalla disponibilità degli elementi nutritivi necessari, parametri di

fertilità (fisica, chimica e biologica), disponibilità d’acqua, condizioni climatiche e tecniche culturali.

L’obiettivo delle è quello di portare le dotazioni del suolo ai valori più prossimi a

TECNICHE DI FERTILIZZAZIONE

quelli ottimali, rimuovendo anomalie, carenze ed eccessi. Alla base della tecnica c’è l’osservazione e i

controlli agronomici, la valutazione pedoclimatica e l’analisi fisico-chimica del suolo.

Gli sono prodotti destinati al miglioramento delle proprietà fisiche del terreno, con riflesso

AMMENDANTI

sulle attività chimiche e biologiche. L’eccessiva scioltezza si risolve son l’aggiunta di sostanza organica

(letame, sovesci) o di materiale fine; l’eccessiva compattezza viene sciolta tramite l’aggiunta di sostanza

organica, di sabbia, di calcio (aiuta la coagulazione dei colloidi) o di condizionatori sintetici.

I sono prodotti destinati alla rimozione di anomalie di natura chimica; vengono impiegati

CORRETTIVI

soprattutto per il miglioramento del pH: la salinità viene risolta per dilavamento, l’alcalinità con gesso o

acidificanti.

La mira a somministrare gli elementi nutritivi in anticipo in quantità ottimali alle esigenze

CONCIMAZIONE

temporali della coltura, senza avere ripercussioni negativo a livello ambientale (perdita di fertilità chimica

del suolo, inquinamento). La concimazione può essere effettuata su tutta la superficie, in modo localizzato,

per fertirrigazione o per aspersione fogliare. Il di un concime è il contenuto in elementi nutritivi

TITOLO

espresso in % sulla massa.

Nelle colture in contenitore il substrato di cultura è molto ridotto rispetto alle coltivazioni in piena terra con

facilità del verificarsi di squilibri idrici e nutrizionali. I terricci sono a base di torba ed inerti, i quali mancano

di colloidi e quindi hanno bassa capacità di scambio cationico; ciò ci porta alla distribuzione frazionata nel

tempo con basse dosi di concime oppure l’impiego di fertilizzanti a lenta cessione, oltre a una concimazione

alla preparazione del substrato e l’impiego di fertirrigazione.

In un vivaio di vasetteria è una buona idea raggruppare le piante in base alle loro esigenze in elementi

minerali come quantità e come tempistica.

I criteri adottati per scoprire le esigenze nutritive delle specie allevate si basano sui consumi idrici (per la

correlazione con l’accrescimento), la resistenza alla salinità (piante poco tolleranti richiedono meno

fertilizzante), contenuti di macroelementi nell’analisi fogliare.

Nelle pratiche di concimazione di fondo (deve sostenere la produzione nei primi 2-3 anni dopo l’impianto)

occorre tenere presente: le caratteristiche del suolo, le condizioni climatiche, i ritmi di assorbimento delle

specie allevate, l’asportazione e il bilancio umico.

Letame: 500/700 q/ha Anidride Fosforica: 150/600 Kg/ha

Ossido di Potassio: 100/200 Kg/ha Ossido di Magnesio: 100/250 Kg/ha

Nella concimazione di mantenimento (finalizzata alla reintegrazione degli elementi asportati annualmente)

si deve considerare: il potere assorbente del terreno, le perdite per lisciviazione e voltatilizzazione, il

bloccaggio biologico.

M : boro, manganese, rame, zinco, molibdeno.

ICROELEMENTI

M : calcio, mangnesio, zolfo, ferro.

ACROELEMENTI

M : azoto, fosforo, potassio.

ACROELEMENTI MAGGIORI

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
17 pagine
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/02 Agronomia e coltivazioni erbacee

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fragfolstag di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Agronomia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Orlandini Simone.