vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Politicizzazione delle fratture e rilevanza nella formazione dei partiti
E' necessario comprendere i criteri della politicizzazione e rilevanza di determinate fratture in uno stato, anziché di altre, nel costituire i suoi partiti: infatti, questi variano al variare del sistema partitico considerato. Fratture latenti, che hanno creato nel conflitto le condizioni per la formazione di partiti, non necessariamente sono poi divenute fratture politicizzate. Tre fattori interagiscono tra loro in tal senso: la formazione di determinate categorie d'identità, la distribuzione degli attributi individuali e il contesto istituzionale (soprattutto delle istituzioni elettorali).
- Formazione di categorie d'identità
Gli individui hanno tutti una serie di attributi che li rendono potenzialmente appartenenti ad una qualche categoria di identità o gruppo sociale. L'attributo è una caratteristica che qualifica l'individuo come appartenente a tale gruppo: ne sono esempio la religione, la lingua, la classe sociale, il genere.
meno categorie politicizzate. Alcuni attributi possono essere più divisivi di altri. Si osservi come i quattro attributi riportati possano combinarsi in maniera molto diversa tra loro, creando quattro distinte categorie d'identità oppure delle categorie d'identità che hanno al loro interno anche più di un attributo, mescolandosi. Tanto maggiore è il numero di categorie d'identità, tanto maggiore la politicizzazione e la probabilità che ne nascano dei partiti.
2. Distribuzione degli attributi individuali. Poiché la configurazione degli attributi sulle categorie di identità (e quindi sulle potenziali fratture latenti) dipende dalla loro eterogeneità all'interno di un sistema, è necessario comprendere la distribuzione degli attributi all'interno dello stesso. Se un sistema presenta una distribuzione di attributi che non interagiscono tra loro, si parla di attributi trasversali. Nell'esempio, tutti gli
Gli attributi sono potenzialmente rilevanti (distribuzione uniforme) e hanno tutti la stessa probabilità di creare quattro potenziali categorie d'identità, dunque dei partiti. Se un sistema presenta invece una distribuzione di attributi con una correlazione tra loro, si parla di attributi rinforzanti. In questo caso, la distribuzione non è uniforme, ma concentrata in alcune parti del territorio: ne consegue che le potenziali divisioni avverranno in numero minore, quindi anche le categorie d'identità e le fratture che determineranno i partiti. Quindi, più gli attributi sono distribuiti in maniera uniforme su un territorio, maggiore è il numero di fratture latenti e la possibilità che queste possano politicizzarsi.
3. Contesto istituzionale e regole elettorali. Le regole elettorali sono determinanti per la politicizzazione delle fratture perché in grado di influenzare la loro attivazione. Estendendo la logica delle coalizioni minime
vincenti nel processo di formazione dei governi alla potenziale base di un partito politico, si consideri che anche i potenziali gruppi politicizzati (attori sociali) guardano ad una base costituita dall'insieme di attributi minimi vincenti, la cui dimensione varia in base al sistema elettorale (nella probabilità di accedere al governo). Nel primo caso si attiverà una frattura territoriale (rinforzante per quanto riguarda l'attributo 'francofono'), data la distribuzione degli attributi e ipotizzando un legame forte tra la partecipazione al governo e la dimensione della base (quota elevata). Nel secondo caso si attiverà una frattura linguistica (rinforzante per quanto riguarda l'attributo 'settentrionale'), data la distribuzione degli attributi e ipotizzando un legame forte tra la partecipazione al governo e la dimensione della base (quota elevata). Per concludere, quindi, il numero di partiti in una società dipende da una relazione causale.
trafratture sociali latenti (variabile indipendente) e fratture sociali politicizzate (variabile dipendente), ovvero guardando agli attributi e se questi abbiano determinato, con la loro distribuzione (precedente le fratture sociali latenti), le condizioni per la creazione di categorie d'identità; ma anche con una particolare influenza delle istituzioni elettorali che sono parte del dato sistema (variabile interveniente), in quanto possono frenare l'emergere di partiti e quindi la stessa politicizzazione. Teoria di Duverget. La teoria di Duverget (1954) sviluppa la relazione della variabile interveniente (istituzioni elettorali), mostrando come l'interazione tra fratture e istituzioni elettorali si traduca in partiti politici. Posto che tanto maggiore è il numero di fratture trasversali presenti in un sistema, tanto maggiore è la possibilità di formazione dei partiti politici, bisogna considerare questa formazione come domanda latente: poiché lefratture sociali possano politicizzarsi, devono essere soggette all'influenza della variabile riguardante il sistema elettorale. In altre parole, le istituzioni elettorali determinano se questa domanda latente di rappresentanza porti effettivamente alla creazione di nuovi partiti.
In particolare, Durverget sostenne che i sistemi maggioritari uninominali a turno unico sono considerabili come sistemi elettorali meno permissivi, che portano necessariamente alla formazione di due soli partiti (gli attori politici, anticipando che non hanno speranza da soli di costituire un partito e di governare, tenderanno a fondersi in un'unica forza politica); frenando, di fatto, la tendenza delle fratture sociali a politicizzarsi.
Tale filtro riguardante l'attivazione delle fratture sociali può essere più o meno permissivo proprio a seconda del sistema elettorale, e questo dipende da due fattori: l'effetto meccanico e l'effetto strategico delle leggi elettorali.
- Effetto meccanico
L'effetto meccanico delle leggi elettorali si riferisce al modo in cui i voti vengono tradotti in seggi. Se l'effetto del sistema elettorale è disproporzionale (come nei maggioritari), l'effetto meccanico tende a penalizzare i partiti piccoli ma che hanno un consenso distribuito nel territorio a favore di partiti più grandi. Questo si osserva anche nell'esempio, dove date le potenziali fratture capitale-lavoro ed ambientale, nel momento di tradurre i voti in seggi se si trattasse di un sistema MUTU solo la frattura maggiore si istituzionalizzerebbe (capitale-lavoro), penalizzando l'altra (ambientale) che non otterrebbe rappresentanza (riducendo così il numero dei partiti).
L'effetto strategico delle leggi elettorali si riferisce al modo in cui il meccanismo di traduzione dei voti in seggi influenza il comportamento strategico degli attori, siano essi elettori (azione dal basso) o élite politiche (azione dall'alto). Poiché,
data la disproporzionalità, partiti piccoli sono penalizzati rispetto a quelli grandi, gli elettori tenderanno a ricorrere al voto strategico guardando ad una preferenza simile alla loro che avrebbe più probabilità di vincere; per contro, date le stesse dinamiche, le élite tenderanno a impegnarsi politicamente a sostegno di un partito che ha realisticamente più probabilità di vincere, anche se questo significa che i partiti piccoli faticheranno ad attrarre attori politici e risorse, la loro stessa nascita ne sarà scoraggiata e saranno in generale portati a coordinarsi per poter sopravvivere. Questo si osserva chiaramente nel gioco dell'ingresso strategico: se in un dato sistema esistono due partiti di sinistra (L1 e L2) e un partito di destra (R), se questi dovessero partecipare alla competizione elettorale divisi perderebbero le elezioni, disperdendo il loro consenso. Il partito di destra perderebbe solo nel caso in cui uno soltanto tra i partiti di sinistra decidesse di ritirarsi dalla competizione, permettendo agli elettori di concentrare il loro voto su un'unica opzione di sinistra.Due partiti partecipano alla competizione. Si rappresentano gli esiti in una matrice di payoff:
- Si ottiene 0 nel caso in cui il partito di destra vinca, a danno dei partiti di sinistra.
- Si ottiene 1 nel caso in cui uno dei due partiti di sinistra vinca le elezioni.
- Si ottiene λ (parametro di soddisfazione) nel caso l'altro partito di sinistra, rispetto a quello considerato, vinca le elezioni, con (0 < λ < 1).
Gli equilibri sono (non partecipare, partecipare); (partecipare, non partecipare).
Come esito, anche se entrambi i partiti di sinistra avrebbero incentivi all'ingresso strategico, il sistema elettorale spinge i partiti a coordinarsi per fondersi o perché uno di questi scompaia, facendo assorbire all'altro il suo elettorato: è un aspetto ricorrente del sistema MUTU (vedi la fusione, nel Regno Unito, tra partito liberale e partito social democratico), ma anche in altri sistemi disproporzionali come quello a doppio turno. Quindi, tanto più
è disproporzionale il sistema elettorale, tanto più è l'incentivo per i partiti piccoli alla fusione o alla coalizione (o anche alla loro scomparsa): questo avviene anche indipendentemente dalla eterogeneità sociale nel dato sistema.
Nei sistemi proporzionali, le élite politiche non si trovano in situazioni tanto gravi perché spesso un minimo successo elettorale può consentire loro di conquistare seggi in parlamento; inoltre la contrattazione è successiva alle elezioni e non necessariamente legata al risultato elettorale.
In definitiva, secondo Duverget, la combinazione di effetto strategico ed effetto meccanico dimostrano come fratture politicizzate non necessariamente diventino partiti: questo dipende dalla complessa interazione tra fattori sociali e istituzionali. Il sistema elettorale e le sue istituzioni determinano come queste fratture politicizzate si traducano in partiti, siano essi elettorali o l