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PARTE TERZA
DAL GIUDAISMO ALLA CHIESA
L’incontro dei due testamenti
Gesù, Messia e Figlio di Dio
La Storia di Gesù
La vita di Gesù è trascorsa nell’ambiente del giudaismo palestinese. Per i Giudei della Palestina o della
diaspora, che non accolsero il Vangelo, Gesù poté apparire un personaggio affascinante, ma resistettero a
questo fascino perché Gesù aveva avuto un triplice torto: aveva insegnato mettendo avanti la sua autorità
e, opponendosi alla tradizione degli anziani, aveva avanzato pretese blasfeme che gli avevano valso la
condanna a morte ed infine aveva fondato una setta messa al bando dalle autorità del giudaismo.La
cronologia esatta della vita di Gesù:
7-5 A.C. → nascita e 30 D.C. → morte
Verso l’anno 28 Gesù avrebbe lasciato Nazaret, al sua patria, iniziando una vita di predicatore ambulante.
Alle folle della Galilea apparve come un profeta del regno di Dio. Man mano che si forma un gruppo di
discepoli assume le caratteristiche di un Rabbi. Di fronte alle sette, specie fariseismo ed essenismo,
appare assolutamente indipendente. La sua predicazione e i suoi miracoli scatenano l’entusiasmo ma gli
scribi appartenenti al fariseismo rimangono indifferenti, mutando pian piano in ostilità. Gesù trascorre
qualche tempo ai confini della sua terra, infine attraverso la Perea si dirige a Gerusalemme. Nella capitale
deve far fronte alla doppia opposizione dei dottori laici e degli ambienti sacerdotali, dei farisei e dei
sadducei. Nell’imminenza della festa di Pasqua, su iniziativa delle autorità del tempio, viene arrestato,
giudicato e consegnato al governatore romano per un processo civile che si conclude con una condanna a
morte. Questi due anni di attività di Gesù sono stati sufficienti a cambiare completamente il volto religioso
del giudaismo e poi del mondo intero.
Il compimento delle Scritture
“Io non sono venuto ad abolire la legge o i profeti, ma a completarli”. Questa affermazione dimostra in
quale posizione egli si è posto rispetto alla rivelazione che lo ha preceduto. Gesù fa suo tutti gli
insegnamenti positivi dell’Antico Testamento, integrandoli con la sua vita religiosa personale. Il suo
insegnamento si sostituisce alla tradizione degli antichi. Quando si leggono le parole di Gesù raccolte dagli
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evangelisti è indispensabile non perdere di vista i testi dell’AT ai quali si riferiscono. Gesù annunzia ai suoi
uditori la Buona Novella → il Vangelo. Oggetto primo di questo Vangelo è la venuta del regno di Dio. Gesù
proclama che questa realtà escatologica è ormai presente: egli inaugura su questa terra il regno di Dio.
Purtroppo i Giudei increduli, specialmente le autorità ufficiali del popolo, si escluderanno da se stessi. Gesù
offre delle garanzie di quanto afferma: l’instaurazione del regno di Dio è accompagnata, come segni, dai
miracoli a lui operati che realizzano le predizioni degli oracoli escatologici. Gesù fonda un gruppo che ne
costituirà la struttura visibile: l’adunanza degli uomini convocati in assemblea santa davanti a Dio, in altre
parole: la Chiesa. In questo modo Gesù reca agli uomini ciò che forma l’oggetto della speranza di Israele e
delle promesse profetiche. Abbiamo qui un secondo compimento delle Scritture. La ricerca di una religione
interiore purissima, unicamente preoccupata del timore e dell’amore di Dio e desiderosa di procurare la sua
gloria: era questa la religione dei poveri di Jahwèh. Dopo la cena canto con gli Apostoli il grande Hallel,
sulla croce mormora i salmi della sofferenza quindi, in un certo senso, ha fatto propria la spiritualità dei
poveri di Jahwèh. Anche qui riscontriamo un nuovo compimento delle Scritture: la religione dell’AT
raggiunge pienamente il suo scopo allorché il padre celeste riceve dal suo Figlio, fatto uomo, una
glorificazione senza paragone. Gesù si presenta come “colui del quale hanno parlato le Scritture” lasciando
intendere che è lui a doverle realizzare. Rifiuta ogni messianismo politico e pur lasciandosi riconoscere
come il Messia, fa capire che “il Messia deve soffrire prima di entrare nella sua gloria”. Si ricollega alla
profezia del servo sofferente: Gesù deve offrile la sua vita come prezzo di riscatto per una moltitudine. La
sua morte sarà il sacrificio espiatorio che sigillerà la nuova alleanza. L’ultima cena inaugura un banchetto
sacrificale che richiama quello della sapienza e annunzia quello del regno di Dio. Ma alla croce seguirà la
gloria. Con la sua risurrezione dai morti Gesù realizzerà la figura del Messia regale, assiso alla destra di
Dio, in attesa che ritorni per compire il giudizio divino.
Le parole di Gesù
All’origine della tradizione cristiana vi furono le parole di Gesù. Egli parlava aramaico mentre i vangeli sono
scritti in greco ma le parole conservano il timbro semitico. I discepoli hanno conservato gli insegnamenti del
loro maestro anche con le medesime parole con cui sono stati pronunciati da Gesù. Mentre lui era ancora
vivo i discepoli erano stati inviati in missione per annunciare la Buona Novella, andando per villaggi e città
della Galilea ripetendo ciò che avevano sentito proclamare da Gesù stesso. Scomparso Gesù, questi stessi
discepoli non ebbero altra preoccupazione che quella di far conoscere le parole del loro maestro. Le
parole di Gesù, registrate nei Vangeli, hanno una presentazione letteraria molto varia. A volte sono
inquadrate nelle forme usuali adottate dai dottori del tempo. Ciò avviene quando gli scribi tentano di
mettere Gesù in imbarazzo o a spingerlo a fare affermazioni compromettenti. Quando invece si rivolge alla
folla Gesù parla in modo molto diverso, originale, e fa presa sull’uditorio. A volta da delle norme che devono
regolare la condotta umana come un vero legislatore mentre a volte si riallaccia alla predicazione dei
profeti, adottando il loro modo di esprimersi: invettive e oracoli. Nel suo insegnamento familiare ritrova il
tono degli antichi maestri di sapienza: beatitudini e proverbi. L’uso della parabola prende un notevole
sviluppo grazie a Gesù, il suo parlare è intessuto di paragoni e immagini d’ogni specie. Nella parola di
Gesù si realizza la parola di Dio e i profeti erano soltanto dei testimoni, dei portavoce. Gesù invece è lo
stesso Figlio di Dio che parla. Le parole che pronuncia esprimo assolutamente il messaggio di Dio. Per
questo la rivelazione raggiunge qui il suo culmine. Il Vangelo nella storia
L’età apostolica
La Chiesa nell’ambiente giudaico
Sulle origini della Chiesa di Gerusalemme gli Atti degli Apostoli danno indicazioni molto schematiche. Dopo
la morte di Gesù i suoi discepoli ritrovano il coraggio quando una serie di apparizioni da loro la certezza
che il loro maestro è veramente risorto: egli è realmente il Messia. Approfittando dell’influenza di pellegrini
a Gerusalemme, in occasione della Pentecoste cominciano a predicare apertamente il Vangelo. Si
aggiunge ora la testimonianza resa a Gesù, Messia e Figlio di Dio, divenuto il Signore attraverso la sua
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risurrezione. Coloro che credono alla Parola divengono sempre più numerosi e si raccolgono attorno a
Maria, ai dodici e ai fratelli del Signore. I nuovi adepti entrano nella comunità ricevendo il battesimo. Pietro
e Giovanni vengono condotti dinanzi al Sinedrio, che invano tenta di imporre loro il silenzio. Senza uscire
dall’ambito giudaico la comunità conta due gruppi distinti: i fedeli di lingua ebraica e quelli di lingua greca.
Per badare a questi ultimi, ai dodici si associano sette uomini che consacrano al servizio (diakonìa) della
comunità: i primi diaconi. Una prima burrasca si scatenò sulla piccola comunità a causa della predicazione
di Stefano, uno dei sette diaconi ellenisti. Era stato accusato dai suoi uditori di aver bestemmiato contro
Mosè e contro il tempio. Viene lapidato senza regolare processo e tra i suoi accusatori si trova anche
Saulo di Tarso, che perseguita ferocemente i seguaci di Gesù. In seguito all’uccisione di Stefano li ellenisti
che fanno parte della comunità cristiana devono disperdersi ma la conseguenza è una dilatazione del loro
apostolato. Saulo di Tarso viene convertito improvvisamente da una apparizione del Cristo resuscitato nel
35 (?) e comincia anche lui a predicare il Vangelo. Nel 44 la comunità di Gerusalemme è scossa da un’altra
violenta persecuzione. Erode Agrippa condanna a morte Giacomo, fratello di Giovanni, e fa imprigionar
Pietro. Il capo degli apostoli viene liberato ma gli apostoli dovranno allontanarsi da Gerusalemme. La
Chiesa locale ormai avrà come capo Giacomo, assistito da un collegio di anziani (i presbiteri).
La Chiesa nel mondo pagano
Gli ellenisti non avevano avuto scrupolo di predicare il Vangelo ai pagani senza farli passare per il
giudaismo. La comunità di Gerusalemme si allarmò. Barnaba fu inviato ad Antiochia ma giunto sul posto
abbracciò la linea di condotta degli ellenisti e per dirigere la Chiesa di Antiochia si associò Saulo di Tarso.
Verso il 45 partono insieme Saulo e Barnaba e predicano il Vangelo nell’isola di Cipro e nell’Asia Minore,
dove viene annunciato prima ai Giudei residenti e, in seguito, si rivolgono ai gentili. Durante questo viaggio
Saulo comincia a farsi chiamare col nome greco-romano di Paolo. Alcuni cristiani, i più vicini a Giacomo,
giungono ad Antiochia e si rifiutano fin dal loro arrivo di sedersi alla stessuta tavola con i cristiani non
circoncisi. Paolo si erge in difesa del Vangelo, attacca vigorosamente i guidaizzanti e rifiuta decisamente
d’imporre il giogo della legge giudaica ai cristiani provenienti dl paganesimo. Per risolvere la controversia
raduna a Gerusalemme un’assemblea. Paolo fa approvare la sua pozione dagli apostoli presenti, Peltro e
Giovanni, e anche da Giacomo. Dopo il raduno di Gerusalemme inizia per Paolo il grande periodo di attività
missionaria. Dal 49 al 52 compie un lungo giro attraverso regioni che si affacciano sul Mediterraneo
orientale. A Corinto si ferma per diverso tempo e qui scrive le lettere ai Tessalonicesi; riparte per altri viaggi
di predicazione dal 53 al 58. La Chiesa di Roma era già stata costruita sotto l’imperatore Claudio e il suo
decreto di espulsione dei Giudei da Roma, nel 49, fu forse motivato dai dissensi interni causati dalla
propaganda cristiana. Paolo giunge a Roma, ma in catene. Nel 58 giudei fanatici provocano a
Gerusalemme il suo arresto e deve trascorrere due anni di prigione a Cesarea. Arriva a Roma nel 621 e vi
rimane prigioniero altri due anni. Nel 64 la Chiesa di Roma viene sconvolta da una violenta persecuzione
da parte del potere imperiale. Neron