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III. LA RIFORMA PROTESTANTE

1.Il problema.

La storiografia protestante,fin dall'Ottocento ha sottolineato la cesura che il movimento avviato da Lutero

segnò nel passaggio dal medioevo all'età moderna.

2. Alla vigilia della Riforma.

Fin dal tardo medioevo la Chiesa era stata percorsa da critiche e da tentativi di riforma. Si potrebbe quasi

dire che la parola «riforma» fosse allora sulla bocca di tutti, come oggi quella di democrazia. Con il controllo

dei benefici ecclesiastici(uffici religiosi con cura d'anime, che grazie a rendite particolari assicuravano il

mantenimento del titolare (vescovo, curato, abate)), il papato ottenne un notevole potere di controllo

ecclesiastico e Roma fu più che mai al centro di una rete di interessi politici, religiosi e finanziari. Il

rafforzamento del potere temporale del papato trasformerà la Chiesa di Roma in un vero e proprio principato

moderno. Chiesa e clero, inoltre, erano detentori di particolari privilegi dall'essenzione fiscale ai tribunali

ecclesiastici. Anche gli ordini religiosi rappresentavano ua elemento di potere sia economico che culturale: i

monasteri maschili avevano il monopolio della predicazione, mentre quelli femminili erano il serbatoio in cui

le famiglie nobili e patrizie riversavano l'eccedenza della loro prole femminile.

Attraverso i sacramenti, la Chiesa governava i momenti più significativi della vita sociale e religiosa, dal

battesimo al matrimonio, alla morte. Il culto dei santi, era stato ripreso con rinnovato vigore, così come le

processioni, i pellegrinaggi, le donazioni e i lasciti alla Chiesa per assicurarne l'intercessione nell'aldilà.

Nella confessione, appunto, è stato visto uno degli elementi più «ansiogeni» per i credenti scrupolosi, e nella

Riforma di Lutero anche la liberazione della coscienza dal giogo del confessionale (Ozment).

3. Erasmo da Rotterdam.

Alla fine del XV secolo era maturata una nuova sensibilità religiosa che si esprimeva nella ricerca di una più

intensa spiritualità e maggior devozione individuale. Un altro elemento della vita spirituale dell'epoca fu,

infatti, il movimento umanistico. Esponente di primo piano di questo Umanesimo cristiano fu Erasmo da

Rotterdam (1466 0 1469-1536). Figlio illegittimo di un sacerdote, educato a Deventer, entrò in un convento

agostiniano come Lutero. Le numerose accuse che Erasmo rivolse in seguito alla vita monastica provenivano

dunque da esperienze personali.

Visse poi a Parigi,in Inghilterra, a Lovanio, a Venezia, a Basilea, frequentando i centri principali del

movimento umanistico e trasformandosi anche da letterato in studioso della Bibbia, stimato ed esaltato in

tutta Europa. Le sue idee si diffusero soprattutto attraverso gli scritti più popolari, gli Adagia, l' Elogio della

follia, i Colloqui, in cui, con umorismo, criticava la società e la Chiesa del tempo, le sue ipocrisie, le

superstizioni, la sua avidità e violenza.Due idee erano determinanti in lui: l'idea della libertà di tutti gli

uomini e quella della pace. Egli accusava in primo luogo i pontefici, i responsabili di tutta la violenza che

stava travolgendo l'epoca.

La «filosofia cristiana» di Erasmo era un modo di vita, del quale Cristo doveva essere l'esempio; ogni uomo

doveva cercare di imitarlo, cambiando se stesso. Scopo dell'opera erasmiana era,dunque, la formazione del

vero cristiano, mentre la Chiesa e la teologia del tempo l'ostacolavano; la parola divina era «l'ancora di

salvezza» e gli uomini dovevano entrare in rapporto diretto con la Bibbia, dalla quale la teologia tradizionale,

che parlava una lingua misteriosa e incomprensibile, li teneva lontani.

Ciononostante Erasmo verrà in seguito condannato come eretico dalla Chiesa di Roma, e le sue opere

messe all'Indice..

4. Martin Lutero, uomo del suo tempo.

La biografia di Lutero va situata dunque all'interno della politica, dell'economia, ma anche della teologia,

della fede e delia religione del tempo. Egli va ricollocato nel suo «luogo storico», nel quadro dell'eredità

medievale. Nato il 10 novembre 1483 ad Eisleben in Turingia, da Hans e Margarete Luder, aveva alle

spalle una famiglia paterna di origini contadine, che aveva però compiuto una certa ascesa sociale, entrando

nell'industria estrattiva del rame. La madre invece veniva da un'agiata famiglia borghese che, consapevole

delle possibilità di ascesa che dava la cultura, probabilmente lo aiutò a giungere fino all'università.

Nella casa patema Martino apprese, dunque, il valore del lavoro come quello dello studio, ma anche una

religiosità superstiziosa, tipica del tempo, densa di timori per spiriti e demoni che popolavano il mondo, e di

santi incaricati di difendere l'umanità dai mille pericoli che la minacciavano. L'episodio di Lutero giovinetto

e già studente di diritto che, colpito da un fulmine sulla strada di casa, invoca sant'Anna, protettrice dai

pericoli delle tempeste e fa voto di divenire monaco,mostra come Lutero condividesse la pietà dei suoi

contemporanei. La serietà onesta della sua educazione lo spinse ad adempiere il voto, entrando nell'ordine

mendicante degli eremiti agostiniani di Erfurt. Qui,continuò gli studi teologici.

Divenuto dottore in teologia, nell'università di Wittenberg iniziò a insegnare esegesi e nello stesso tempo,

attraverso la predicazione e il confessionale,a conoscere i problemi di coscienza dei contemporanei. Per

Lutero il monastero,significò,la ricerca di un “Dio misericordioso”:In convento(scriverà) non pensavo alle

donne, al denaro o ai beni,ma il cuore trepidava e si dibatteva all'idea di come Dio potesse mostrarsi

misericordioso con me».

5.La giustificazione per fede.

Lutero insegnava Sacre Scritture e per questo le studiava. Un passo centrale nella Lettera ai Romani

dell'apostolo Paolo «Nel Vangelo si rivela la giustizia di Dio» lo turbava in modo particolare. «Questa parola

"giustizia di Dio" io la odiavo.Intendevo la giustizia quella per la quale Dio è giusto e, punisce i

colpevoli,non amavo quel Dio giusto e vendicatore, anzi lo odiavo».

Fu allora che interpretò la Scrittura attraverso se stesso, secondo un metodo esegetico che perseguirà tutta la

vita.La sua «teologia dell'umiltà»,la convinzione che agli occhi dl Dio l'uomo non potesse che essere

peccatore, era così divenuta «teologia della giustificazione per fede», che cancellava tutta la dottrina delle

buone opere e dei meriti per conquistare la salvezza.

Lutero era un oscuro monaco quando elaborò queste nuove convinzioni teologiche.In quanto confessore,

Lutero raccolse certamente i racconti che gli abitanti di Wittenberg gli fecero dopo essere accorsi alla grande

vendita di indulgenze che, nel 1517, il predicatore domenicano Johannes Tetzel bandì nei territori del

Brandeburgo, vicini a Wittenberg. Nelle 95 tesi che egli affisse, secondo l'uso universitario, sulla porta della

chiesa di Wittenberg, fu questa dottrina a essere contestata. Il vero tesoro della Chiesa, argomentava, non

solo i meriti dei santi ma il santissimo Vangelo: «i tesori del Vangelo sono reti con le quali una volta si

pescavano gli uomini ricchi. I tesori delle indulgenze, invece, sono reti con cui ora si pescano le ricchezze

degli uomini».

7. La «Riforma dei principi».

Dopo l'elezione di Carlo V a imperatore, nel 1519, e la convocazione, in seguito a scomunica, di Lutero alla

dieta di Worms (1521), le sorti del monaco agostiniano sembravano segnate.A Worms Lutero arrivò in realtà

in uno stato d'animo profondamente inquieto, incerto e anche impaurito: la Chiesa non si era schierata dalla

parte del Vangelo, ed egli stava per essere escluso anche dall'Impero. Alla richiesta di ritrattare tutti i suoi

libri, egli tuttavia rispose in modo inatteso: «La mia coscienza è vincolata alla parola di Dio. Pertanto non

posso e non voglio ritrattare nulla, perché non è giusto né salutare andare contro coscienza. Non posso

diversamente, qui sto saldo, Iddio mi aiuti. Amen».

Eppure egli sentiva che la sua coscienza era «libera» per lo meno dai decreti papali e dal diritto canonico.

Bandito dall'imperatore, Lutero venne messo in salvo dal principe Federico di Sassonia nel castello della

Wartburg e si compì in questo modo la frattura tra i ceti imperiali, favorevoli al riformatore e a «un libero

concilio cristiano», e l'imperatore; frattura che sanzionò un vero e proprio conflitto costituzionale.

Lutero non si è mai considerato un riformatore, ma piuttosto un profeta, e anche un profeta apocalittico. La

riforma poteva essere soltanto opera di Dio, e avrebbe segnato la fine dei tempi.Gli sviluppi che la Riforma

prese in Germania furono, dunque, una sorpresa anche per lui..

La Riforma divenne anche «la Riforma dei principi», alcuni dei quali si accinsero a consolidare la loro

posizione nell'Impero e all'interno dei loro territori attraverso un'alleanza difensiva contro l'imperatore;

alleanza che si espresse anche in una confessione di fede, la Confessio augustana, elaborata da Filippo

Melantone (1497-1560), il più stretto collaboratore di Lutero, e letta alla dieta imperiale di Augusta nel

giugno del 1530. La minoranza evangelica, definita «protestante», rifiutò di sottomettersi all'imperatore, per

altro impegnato, in quegli anni, nelle guerre italiane.

Nell'Impero si formarono due partiti religiosi, uno cattolico e uno protestante, quest'ultimo organizzato nella

lega di Smalcalda. Gli scontri militari che seguirono si conclusero nel 1547 con una parziale vittoria di Carlo

V che sottomise la Sassonia e le città imperiali e impose un Interim, cioè una soluzione religiosa transitoria

che avrebbe dovuto stabilire una sorta di compromesso cattolico-riformato. La successiva sconfitta

dell'imperatore nella guerra dci principi del 1552 e il suo ritiro dalla politica portarono alla pace di Augusta

del 1555.

8. La guerra dei contadini in Germania.

Il messaggio riformatore della libertà del cristiano raggiunse tutti i ceti, non solo i principi e la piccola

nobiltà dei cavalieri, ma anche i contadini dei villaggi e la borghesia delle città. Nel 1525 la rivolta dei

contadini «scosse l'Impero dalle fondamenta» (Schilling), anche se da tempo movimenti di migliaia di

contadini avevano percorso la Germania denunciando un profondo disagio sociale.

Tradizionalmente ricordata come la «guerra dei contadini», la rivolta è oggi definita dagli storici anche come

una «rivoluzione dell'uomo comune» (Blickle), cioè di quei sudditi dei villaggi e delle città che si

appellarono al «diritto divino&ra

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A.A. 2018-2019
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher maximo.98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Pira Stefano.