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OPERE

- Regole per la guida all’intelletto

- Trattato di fisica

- Il mondo o trattato della luce

- Discorso del metodo (Magna Charta della nuova filosofia)

- Meditazioni metafisiche (Esistenza di Dio e immortalità anima)

- Principi di Filosofia

- Le passioni dell’anima

FILOSOFIA

(Cartesio affronta il problema cardine che si permea nella modernità, il problema della conoscenza).

Inizialmente Cartesio si trova in uno stato di profonda incertezza, insoddisfazione e smarrimento.

Per lui la filosofia non vanta, nonostante sia stata coltivata dagli spiriti + eccellenti, cosa alcuna che non sia dubbia. Ad esempio, riduce

la logica ad un valoro didattico/pedagogico e dice che può solo aiutare ad esporre la verità, ma non può conquistarla.

Cartesio avverte per la prima volta la mancanza di un metodo che metta ordine e semplifichi la soluzione dei nuovi problemi.

Intraprende uno studio dell’aritmetica e della geometria per tentarne la semplificazione, fino a giungere alla geometria analitica.

Qui nasce l’idea di Cartesio di voler ispirare il metodo del nuovo sapere alla chiarezza e al rigore tipici dei procedimenti geometrici.

Crollano così le antiche concezioni, la vecchia metafisica, la vecchia scienza e il nuovo metodo, proposto da Cartesio, dovrà presentarsi

come l’inizio di un nuovo sapere.

Occorrono dunque nuovi principi che, scalzando quelli aristotelici, contribuiscano all’edificazione di un nuovo metodo.

Cartesio inizialmente pone le regole fondamentali del suo metodo.

Espone 4 regole certe e facili per non confondere il vero dal falso.

1- La prima regola o principio normativo fondamentale, è l’EVIDENZA.

L’evidenza consiste nel non accogliere come vera nessuna cosa.

Tutto deve convergere verso la chiarezza e la distinzione. (chiaro e distinto)

L’ evidenza si raggiunge attraverso l’atto intuitivo, cioè un concetto chiaro e distinto della mente pura, privo di dubbio.

2- La seconda regola è DIVIDERE LE DIFFICOLTA’ IN PICCOLE PARTI PER RISOLVERLE MEGLIO.

Disarticolando il complesso si raggiunge la semplicità e ci rendiamo conto di aver raggiunto la semplicità quando le idee

semplici sono chiare e distinte.

3- La terza regola è ORDINARE E COORDINARE GLI OGGETTI + SEMPLICI (assiomi) PER RISALIRE AI PIÙ COMPLESSI.

4- La quarta regola è l’ENUMERAZIONE E LA REVISIONE, per essere sicuri di non aver omesso nulla nella propria ricerca.

Per giustificare le regole del metodo, Cartesio, applica le sue regole al sapere tradizionale e in primo luogo mette in dubbio l’esperienza

sensibile.

I sensi ci ingannano, quindi tutto ciò che presupponiamo vero e reale potrebbe non esistere.

Qui il dubbio diventa iperbolico, cioè che si estende a settori che si presupponevano fuori da qualsiasi sospetto.

Il dubbio diventa anche metodico, perché diventa un passaggio obbligatorio per giungere alla verità.

COGITO ERGO SUM

Cartesio raggiunge la certezza fondamentale del suo pensiero quando si rese conto che possiamo mettere in discussione tutto, ma non

posso mettere in discussione il fatto che in questo momento, noi stiamo pensando.

Non posso essere sicuro che un oggetto esista realmente, non posso essere sicuro di nulla, ma certamente, se io sto pensando, questo

mio pensiero che mette in dubbio tutto, esiste.

Cartesio così raggiunge un punto fermo, una realtà chiara e distinta che è al di fuori di ogni dubbio.

Questo fu il primo passo che Cartesio compie per posizionare le fondamenta del suo metodo.

Cartesio continua il suo percorso cercando di comprendere come io riesco a comprendere ciò che c’è all’infuori di me.

Espone la sua teoria delle idee, non considerate nel loro senso tradizionale(Platone), ma come presenze reali della coscienza.

Per Cartesio esistono tre tipi di IDEE:

1- Innate, cioè quelle idee che io ho dentro dalla nascita (Idee matematiche, geometriche).

2- Avventizie, cioè quelle idee che mi arrivano da fuori.

3- Fattizie, cioè quelle idee che io creo (Romanzo [Creo un mondo che non esiste]).

Per poter uscire dalla propria dimensione mentale, Cartesio, ha bisogno di qualcosa di più grande di lui.

Ecco che Cartesio propone il problema dell’esistenza e del ruolo di Dio.

Dichiara che nell’uomo esiste l’idea innata di Dio e definisce Dio come una sostanza infinita, immutabile ed eterna dalla quale tutte le

cose sono state create e prodotte.

1- La prima prova dell’esistenza di Dio dichiara che l’autore dell’idea di Dio non posso essere io, perché imperfetto e finito.

L’ idea di una sostanza infinita, non può essere partorita da un essere imperfetto e finito.

2- La seconda prova dell’esistenza di Dio (Causa efficiente) dichiara che l’idea di un essere infinito, che è in me, fosse partorita da

me, sarei un prodotto perfetto e illimitato, mentre io sono imperfetto.

3- La terza prova dell’esistenza di Dio (Prova ontologica) non è possibile avere l’idea di Dio senza ammetterne l’esistenza.

È impossibile pensare all’idea perfetta di Dio non ammettendo che esiste. Dovrei dedurne che manca di qualcosa, ma in questo

caso sarebbe imperfetto.

Secondo Cartesio, Dio è il garante che ci permette di conoscere ciò che c’è all’infuori di noi.

Per pervenire all’esistenza di un mondo corporeo, Cartesio approfondisce le idee avventizie e fra tutte le cose che giungono dal mondo

esterno, l’unica che è chiara e distinta è l’ESTENSIONE.

Le caratteristiche sensibili, sono fallaci, mentre le caratteristiche fisico/geometriche/matematiche (misurabili) sono sicuramente chiare

e distinte.

Cartesio sarà il padre di quello che viene definito dualismo cartesiano e divide il mondo in

- RES COGITANS cioè il mondo spirituale.

- RES EXTANSA cioè il mondo materiale (dotata di estensione).

Entrambe queste due realtà che compongono il reale, sono dotate di sostanzialità.

(Il cogito mi fonda, fuori di me non c’è nulla, l’unica sostanza reale sarei stato io con il mio cogito.)

SBAGLIATO

Cartesio dimostra che c’è una realtà anche fuori.

Dio mi garantisce l’esistenza di questa realtà e le mie conoscenze sono vere dal momento che io la concepisco matematicamente.

Questa realtà è vera ed esiste, non è mera immaginazione.

I corpi secondo Cartesio sono macchine, dentro le quali noi siamo insediati.

Il pensiero guida il corpo come se esso fosse una macchina.

Il rifiuto del corpo che troveremo nella modernità è radicato su questa prospettiva.

Dio non è presente nel mondo, non si trova da nessuna parte, non dona vitalità. Dio crea un mondo di cui ne è estraneo.

Nasce la concezione di natura meccanicistica.

Cartesio esporrà anche il concetto di geometria analitica prefiggendosi come obiettivo di:

Partire da equazioni di qualunque grado di complessità e produrre geometricamente le loro proprietà algebriche.

Cartesio conquista due obiettivi:

1- Libera la geometria dal ricordo a figure mediante i procedimenti di algebra.

2- Da un significato alle operazioni di algebra mediante la geometria.

A differenza di tutti gli altri esseri, l’uomo è il punto di incontro tra la Res Cogitans e la Res Extensa.

Esse sono due realtà che non hanno nulla in comune, ma tramite l’esperienza percepiamo una costante interferenza fra queste due

realtà.

Per spiegare il collegamento tra pensiero e corpo Cartesio scrive il Trattato dell’uomo, nel quale espone, senza offrire una risposta

molto fondata filosoficamente, che la sede dell’anima è la ghiandola pineale, cioè l’ipofisi.

Questo problema del dualismo, viene approfondito nel trattato sull’anima nel quale vengono divise le passioni in tre gruppi:

1- Le passioni fisiologiche (Collera, ammirazione, gioia, tristezza)

2- Le passioni psicologiche (Desiderio, speranza, timore, amore, odio)

3- Le passioni morali o del libero arbitrio (Generosità)

Per favorire il dominio della ragione sulla tirannia delle passioni, Cartesio enuncia e propone la sua teoria della MORALE PROVVISIORIA.

La morale provvisoria, è un insieme di insegnamenti che Cartesio ci offre ed è provvisioria in quanto non ha la categoricità, ma è una

morale fatta per adeguarsi alla realtà.

Cartesio, offre degli insegnamenti che non devono essere assoluti e validi per sempre, ma sono una sorta di suggerimenti che devono

guidarci nell’azione.

Le tre massime:

1- Essere conformisti dal punto di vista politico e religioso.

Questo essere conformisti è necessario per preservare la conoscenza.

2- Perseveranti nelle decisioni una volta che le abbiamo prese.

3- Tenere a bada le passioni ma non pretendere a te stesso di cambiare il mondo.

LEIBNIZ

Leibniz nacque nel 1646 a Lipsia.

OPERE

- Discorso sulla metafisica

- Nuovo sistema della natura

- Principi della natura e della grazia

- Monadologia

- Saggi di Teodicea

- Nuovi saggi sull’intelletto umano

- Numerose (Epistole)

FILOSOFIA

Nel periodo in cui Leibniz opera, grazie al lavoro di Cartesio e anche tramite la rivoluzione scientifica, la filosofia scolastica e

antica erano ormai divenute obsolete.

Due furono i concetti principalmente compromessi:

- Quello di FINE o CAUSA FINALE.

- Quello di SOSTANZA o FORMA SOSTANZIALE.

Il lavoro di Leibniz fu quello di rivendicarne la validità.

La grandezza storica di Leibniz fu proprio in questo tentativo di riconsiderare gli antichi alla luce dei moderni e di fonderne le

differenti istanze.

Proprio per questo il suo lavoro filosofico viene considerata una mediazione fra antico e nuovo.

Come prima cosa, Leibniz tenta di recuperare la CAUSA FINALE e dargli un nuovo significato.

- Utilizza alcuni passi del Fedone (Condanna a Socrate) di Platone per spiegare a pieno la natura meccanicistica e

materialistica dei filosofi moderni.

Il modo meccanicistico viene respinto da Platone, mentre Leibniz lo valorizza dato che risulta coincidere con il punto di

vista della scienza, ma egli allo stesso tempo dimostra che solo con la considerazione finalistica abbiamo una visione

globale delle cose.

Grazie a questo passo avanti comprendiamo che Leibniz non tenta un semplice ritorno a Platone, ma un ulteriore

avanzamento.

Successivamente, Leibniz tenta di recuperare e dare un nuovo significato alle FORME SOSTANZIALI.

- Leibniz si rese conto che la considerazione delle forme sostanziali, ad esempio della fisica, non sarebbero servite a

nulla, e giunse a pensare che non devono essere affatto usate nello studio dei fenomeni particolari.

Per Leibniz la chiave per conciliare filosofia e scienza stava proprio nella loro distinzione.

Quindi per il filosofo esistono due tipi di sapere:

o Filosofico: Indaga i principi più universali e non po

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A.A. 2015-2016
15 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FabioC di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Vinti Carlo.