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REGOLAZIONE DELLA TENSIONE
Le cospicue potenze, attive e reattive, richieste dai carichi devono poter fluire nella rete elettrica di trasmissione e
di distribuzione senza dar luogo a eccessive cadute di tensione, in modo che gli scarti rispetto alla tensione
nominale siano contenuti in limiti tollerabili dagli impianti e dalle apparecchiature sia degli utenti sia dell'ente
stesso che gestisce il servizio, dalla produzione fino alla distribuzione. Un'efficace regolazione della tensione è
subordinata all'appropriata ubicazione e disponibilità di mezzi che consentano di mettere in gioco potenze
reattive atte a compensare quelle assorbite dai carichi e dagli elementi stessi della rete.
La regolazione “primaria e secondaria” di tensioni nelle grandi reti
Soprattutto nelle grandi reti si manifesta sempre più l'esigenza di coordinare in maniera automatica i diversi
interventi fondati principalmente sulla "produzione" di potenza reattiva e sulla possibilità di variare il rapporto nei
trasformatori o autotrasformatori: questo coordinamento si consegue tramite la "regolazione primaria e
secondaria delle tensioni".
La regolazione primaria, caratterizzata da costanti di tempo relativamente brevi dell’ordine di ,
5 ÷ 10
riguarda il controllo automatico degli interventi locali, attuati in diversi nodi tramite compensatori sincroni,
banchi di condensatori, trasformatori a rapporto variabile sottocarico e compensatori reattivi derivativi d’area.
La regolazione secondaria, caratterizzata da costanti di tempo relativamente elevate dell'ordine di ,
50 ÷ 100
è strutturata secondo un'organizzazione "centralizzata" e riguarda il controllo automatico, asservito al livello di
tensione di alcuni "nodi pilota" individuati nella rete, delle potenze reattive ed attive erogate da generatori aventi
adeguata ubicazione nell'ambito della rete stessa.
L'evoluzione delle tensioni e dei flussi di potenza reattiva nella rete (conseguente a un disturbo) risulta
determinata dagli interventi concomitanti delle due regolazioni.
La regolazione della tensione in casi semplici
Si consideri una rete trifase attiva simmetrica il cui comportamento, supposto lineare, può essere ricondotto in
regime equilibrato a quello di un generatore equivalente monofase dove:
è la tensione stellata fra il morsetto 1 del nodo considerato e il neutro 0 (reale o fittizio), di ampiezza
prossima alla tensione nominale stellata;
è l’impedenza che si vede, alla sequenza diretta, dal nodo considerato una volta annullate le forze
elettromotrici di ciascuna macchina sincrona in servizio, generalmente caratterizzata da una reattanza
induttiva e da una resistenza piccola rispetto ad .
Si inserisca ora nel nodo considerato un carico che, con un determinato , assorba la corrente di ampiezza ,
cos
in modo tale che con buona approssimazione si possa scrivere:
∆ = cos + sin => 3 ∆ = 3 cos + 3 sin = + =>
=> =3 ∆ −∆ = +
considerando che:
= + ∆ => = −∆
dove e sono la potenza attiva e reattiva trifasi assorbite dal carico, mentre il termine è assunto come
indice della caduta di tensione.
Pertanto, se si impone che l'ampiezza della tensione non cambi al variare del carico, l'equazione ottenuta è
quella di una retta:
=− +
Si supponga di inserire un carico ai morsetti 1,2,3 della rete
trifase. La caratteristica s rappresenta in modo generico i
valori prevedibili che può assumere il carico, ammesso
induttivo. La potenza di compensazione invece varia in
ampiezza al variare del carico stesso, in particolare se si
volesse mantenere costante una data sarebbe
∆ > 0
necessario:
in corrispondenza di alti carichi (durante il giorno),
introdurre potenze di compensazione di natura
capacitiva;
in corrispondenza di bassi carichi (durante la
notte), introdurre potenze di compensazione di
natura induttiva.
Regime delle tensioni e delle potenze trasmesse in un collegamento puramente induttivo
Si consideri ora un collegamento costituito da una pura reattanza induttiva . Ci si può ricondurre allora al doppio
bipolo avente i parametri Si ha dunque:
= = 1; = ; = 0.
− −
= =
perciò la potenza apparente all’arrivo vale:
∗ ∗
−
∗
= = = − = −
dalla quale separando la parte reale da quella immaginaria si ottiene:
= cos − + sin − −
2 2
= cos − = sin
2 cos −
= sin − − = cos − =
2
essendo l’angolo di ritardo di rispetto a .
Quando è sufficientemente piccolo, tale per cui:
cos ≅ 1; sin ≅
si può scrivere allora:
≅ −
≅
Pertanto, nel caso di collegamento puramente induttivo si nota:
la forte dipendenza della dalla reattanza e dall’angolo : perciò la regolazione della frequenza incide
fortemente sulla regolazione della potenza attiva;
| |:
la forte dipendenza della dalla caduta di tensione perciò la regolazione della
∆ = −
tensione incide fortemente sulla regolazione della potenza reattiva.
Si ha la situazione opposta nel caso di collegamento puramente resistivo.
Provvedimenti per la regolazione della tensione
Se si vogliono limitare gli scarti di tensione nei diversi nodi di una rete di trasmissione e di distribuzione, è
necessario immettere in rete le potenze reattive in nodi non lontani da quelli in cui esse vengono richieste.
Spetta tuttavia all'ente che esercisce la rete completare e regolare la compensazione delle potenze reattive, con i
provvedimenti descritti nel seguito.
Compensatore sincrono
È una macchina sincrona che, una volta avviata e connessa in parallelo con la rete attraverso un trasformatore, si
mantiene in sincronismo assorbendo dalla rete stessa una modesta potenza attiva pari alle proprie perdite
elettriche e meccaniche, mentre eroga alla rete potenza reattiva di tipo induttivo o capacitivo a seconda
dell'eccitazione a cui viene sottoposta.
Si consideri lo schema in cui:
si esprimono le grandezze in p.u. dove la potenza base è quella di targa della macchina sincrona;
si trascura l'impedenza di cortocircuito del trasformatore rispetto alla reattanza sincrona ;
si ammette che la macchina non sia saturata;
si indica con la tensione di rete e con la tensione indotta dal flusso di eccitazione, essendo l’angolo
di ritardo di rispetto a molto piccolo, tale per cui si può scrivere (essendo la potenza attiva
cos ≅ 1
pari alle perdite elettriche e meccaniche della macchina assai modesta).
La potenza reattiva immessa in rete in p.u. è dunque (ricavata prima per il collegamento puramente induttivo):
−
= => = −
Si ha perciò che un compensatore sincrono:
sopraeccitato equivale a una capacità, ovvero quando è immessa in rete potenza reattiva
>
induttiva, vale a dire che la potenza reattiva erogata dalla rete verso la macchina è capacitiva;
sottoeccitato equivale a una induttanza, ovvero quando si ha l’opposto (è immessa in rete
potenza reattiva capacitiva, vale a dire che la rete assorbe potenza reattiva induttiva).
Condensatori statici
Per soddisfare la richiesta di potenza reattiva induttiva è possibile anche l’inserzione di condensatori in
derivazione. Le prestazioni non sono paragonabili con quelle di un compensatore sincrono a causa della
limitazione a un solo campo di potenza reattiva e anche per la difficoltà di procedere a una regolazione,
discontinua, effettuata inserendo e disinserendo successivamente frazioni dell'intera capacità installata nel nodo.
Si ha inoltre che il comportamento di un banco di condensatori nei confronti delle escursioni, che la tensione può
compiere nell'intorno del suo valore nominale, non è soddisfacente: infatti la potenza capacitiva di una data
batteria di condensatori inserita in un nodo è direttamente proporzionale al quadrato della tensione
= => =
e quindi diminuisce sensibilmente all'abbassarsi eventuale della tensione, proprio quando sarebbe necessaria una
maggior potenza di compensazione.
In breve offre una pessima regolazione poiché:
se la tensione, quindi il punto di lavoro , aumenta, ovvero il carico sta assorbendo meno potenza reattiva induttiva, allora pure il condensatore
dovrebbe diminuire la potenza reattiva capacitiva assorbita, tuttavia avviene l’opposto e il condensatore assorbe una maggiore potenza reattiva
capacitiva;
avviene l’opposto nel caso in cui la tensione dimunuisce.
Per ovviare a questo problema si utilizzano condensatori variabili (con regolazione a gradini)
OLTC (On Load Tap Changer)
È possibile variare sotto carico i rapporti di trasformazione in molti trasformatori, autotrasformatori e
trasformatori speciali (booster), tuttavia questo non costituisce da solo un sufficiente mezzo per regolare la
tensione (non compensando le potenze reattive, causa prima e preponderante delle cadute di tensione) ma
migliora la ripartizione delle potenze reattive immesse nei vari rami della rete magliata ai vari punti di richiesta.
Nei trasformatori che alimentano le reti diramate di MT la variazione di rapporto sotto carico permette di
compensare le inevitabili fluttuazioni della tensione primaria (dovute sia alla incompleta compensazione delle
potenze reattive sia alle variazioni di potenza attiva) e, in parte, le cadute di tensione a valle.
Si tenga tuttavia presente che, quando si aumenta il rapporto per riportare a valori soddisfacenti la tensione
(nel caso che questa presentasse valore troppo basso), cresce la potenza (soprattutto quella reattiva)
+
assorbita dal carico della rete a MT e si aggrava perciò la caduta di tensione sull'impedenza della rete ad AT:
pertanto si ha (se resta costante) un abbassamento della tensione in e in altri nodi della rete ad AT. Una
soluzione può essere quella di introdurre una batteria di condensatori , che compensi la potenza reattiva ,
evitando che essa fluisca sia nella rete ad AT sia attraverso il trasformatore stesso.
Compensazione reattiva derivativa d’area
I reattori possono essere permanentemente in servizio, alle estremità della linea, specialmente per collegamenti EHV e per linee in cavo ad
alta tensione molto lunghe oppure inseriti e disinseriti in base alle condizioni di carico mediante interruttori appositi. Sono solitamente
inseriti ad entrambe le estremità di una linea in quanto questa può essere energizzata da destra verso sinistra ma anche da sinistra verso
destra. Naturalmente la potenza dei reattori ma anche la loro progettazione in termini di forma e dimensioni dovrà essere calibrata sulla
tipologia di linea, sulla sua estensione, tensione e potenza.
Le necessità di compensazione reattiva sono incre