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EM'
4 s Come si spiega questa cosa?
2 E’ stato effettuato uno studio di replicazione con 32
pazienti PTSD dove sono state valutate anche altre
0 variabili. Vedete che più o meno i risultati sono li. Non
abbiamo replicato che i beeps siano anche più bassi del
ricordo, sono più o meno al livello del ricordo. Come avevo detto prima questo risultato così basso ci
sta ed è forse legato alla variabilità dei pazienti. La cosa interessante è che poi è stato effettuato un
questionario dopo questa fase, in cui si chiedeva ai pazienti come preferivano continuare. Di nuovo i
beep sono i preferiti.
80 Vedete che questo è uno studio che, sotto il punto di vista
clinico, è ben fatto. Perché come vedrete, nei laboratori in
60 cui si fa EMDR questa è veramente la domanda che ci si
pone. Si provano i vari approcci e poi si chiede al paziente
40 come preferirebbe continuare. Questo di fatto crea un bias
anche nel clinico perché potrebbe pensare che i beep siano
20 meglio/ più efficaci. Tutto questo non è così banale.
0 Conosco un tizio che usa l’EMDR un po’ per tutto e molto
liberamente dice che da quando lavora sul trauma molte più
persone riportano queste esperienze negative rispetto a prima. Non sto dicendo che si siano inventati
questo dato, però probabilmente ciò che le persone riferivano non poteva essere classificato come “
trauma” vero e proprio. In un secondo studio è stato anche chiesto il perché i pazienti preferissero uno
stimolo rispetto a un altro. Questa indagine è particolarmente intelligente. Hanno risposto dicendo che
preferivano i beeps perchè con i movimenti oculari non riuscivano a rievocare molto bene la memoria e
dunque gli sembrava di non svolgere bene il compito. Questo, dal punto di vista della working memory,
è esattamente quello che noi invece vorremmo. Puntiamo al fatto che i soggetti non abbiano una
rievocazione piena del trauma. Mentre con i beep, siccome non c’è il taxing, la cosa funziona.
A questo punto però possiamo dedicare l’ultima parte di questa lezione a chiederci: possiamo avere un
modello di PTSD migliore della semplice memoria negativa? Se sì, quale potrebbe essere?
Un modello che va per la maggiore è quello del “ trauma film pardigm” e consiste nella visione di
scene traumatizzanti, come: incidenti stradali gravi, persone morte.. Questo è un buon modello di
induzione del disturbo post traumatico? Qual è la face validity in un protocollo come questo?
Nel modello di ptsd il punto è aver subito un trauma con possibili conseguenze per l’identità corporea o
il semplice averlo visto. Diciamo che nel diagnostico l’esposizione mediata da film non dovrebbe
essere presa in considerazione, ma in campo di laboratorio potremmo anche farlo perché stiamo
creando il modello. Un altro aspetto della face validity potrebbe essere il fatto che un paziente, dopo
che subisce un trauma, rivive l’evento attraverso memorie intrusive. In effetti, il film paradigm induce
memorie intrusive, durano al massimo qualche settimana, però ci sono.
Il problema qui qual è ? Oltre al trauma il paziente ptsd, esperisce anche evitamento, ansia, bias
dissociativo. Elementi assenti invece nel film paradigm. Su questo bisogna riflettere perché rappresenta
una delle maggiori critiche a questo modello qui. Un altro aspetto di mancanza di face validity è che le
memorie intrusive stimolate dai filmati si sviluppano subito dopo la visione e si mantengono per un
tempo breve. Nel PTSD invece il paradigma temporale è totalmente differente.
• Vi ricordo che si ha validità predittiva quando un intervento che funziona nel disturbo produce
delle trasformazioni nel modello. Validità predittiva : i movimenti oculari.
• Validità di costrutto: teoria della ipermnesia emotiva. La genesi delle memorie intrusive nel
modello e nel PTSD avrebbe a che fare con il fatto che le memorie vengono ricordate
maggiormente in quanto fortemente emotive.
L’outcome è la memoria intrusiva, l’arousal psicofisiologico, negative affect, l’emozionalità negativa,
pensieri negativi. Allora abbiamo detto validità predittiva : fare dei compiti distraenti ( Tetris, em,
compiti distraenti qualsiasi ) riducono le memorie intrusive. Questo ci torna, è esattamente quello che
ci aspettiamo. In realtà qui è leggermente diverso, nel senso che l’idea è che la cosa la facciamo
praticamente in un periodo finestra, cioè le memorie intrusive non sono ancora avvenute ma subito
dopo io faccio queste tecniche target della working memory e già in questo modo riduco le memorie
intrusive. Questo ne riduce la genesi successiva.
• Il momento successivo è : "ma che cosa succede se questo compito confondente lo faccio
mentre il soggetto sperimentale guarda questo video con scene raccapriccianti? "
Riduciamo il rischio di memorie intrusive? La risposta è si, anche in questo caso ci sono una serie di
studi che dimostrano che il compito riduce la produzione di memorie intrusive successive.
• Allora a questo punto l’elemento ancora successivo è : "Cosa succede se io lo faccio prima,
cioè impegno la working memory prima di sottoporlo all’evento traumatico, e gli faccio vedere
l’evento traumatico e poi gli faccio l’esposizione al trauma ?"
Anche in questo caso c’è una riduzione della genesi successiva di memorie intrusive. Per cui questo ha
una sua rilevanza perché di fatto ci direbbe che questa cosa può essere utilizzata in modo preventivo.
Addiritura non solo nella prevenzione del trauma una volta che il trauma è avvenuto, ma addirittura di
usare questo tipo di tecnica come una specie di vaccino contro il trauma.
La teoria alla base è che esiste un periodo in cui noi possiamo riaprire il ricordo, perchè il ricordo
stesso è sensibile e quindi possiamo in qualche modo riscriverlo o comunque ridurne l’impatto. In
effetti partendo da questo, è stato fatto un open trial sul preventing intrusive memories after trauma
via a brief intervention involving Tetris in the emergency department: a proof-of-concept
randomized controlled trial per Molecular Psychiatry.
• Gruppo 1 memory use : ricordo dell’esperienza traumatica e giocare a tetris per circa 20 minuti
• Gruppo 2 : attention control - un finto compito attentivo sempre ricordando il trauma.
Sono state guardate come primary outcome il numero di memorie intrusive nella settimana successiva.
Il risultato è che l’intervento basato sul tetris ha prodotto un minor numero di memorie intrusive e
l’incidenza di memorie intrusive scende più rapidamente.
Qui dimostrano che se fai giocare a tetris entro sei ore dall’incidente che hai subito non solo le
memorie intrusive la settimana dopo sono meno ma tendono a sparire più velocemente. Questo ci porta
a dire che questo metodo è buono e si può usare. La differenza tra l’utilizzo dell’EMDR dopo mesi anni
dopo e questo, è che questo sosterebbe che non fa formare il ricordo traumatico. Impedisce al ricordo
traumatico di fissarsi come tale.
Limiti dello studio :
• Campione poco numeroso.
• Scale create dagli autori dello studio stesso
• Intrusive memories comunque non sono necessariamente dei predittori di sviluppo di PTSD.
• Uso del diario privo di validità convergente con l'ansia ed il PTSD
La teoria della riconsolidazione sulla quale si basa questo intervento a livello sperimentale è stata
criticata perché non è stata replicata. Di fatto inizialmente era stata ideata su un modello animale.
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Ansia sociale
L’ansia sociale per molto tempo è stata chiamata anche fobia sociale. Le teorie e gli aspetti relativi a
questi due disturbi sono molteplici. Il modello di cui parliamo è di Spence e Rapee, il quale vorrebbe
essere un modello etologico, - vuol dire quindi un modello che spiega la causalità del disturbo - ed
evidence-based. Questo articolo come vedete è uscito nel 2016 in realtà prende tratto da un modello
precedente sviluppato nel 2004 dagli stessi autori. Quindi viene proposto un upgrade.
Questo è il modello. Il punto sarebbe che alla diagnosi di ansia sociale contribuiscono diversi aspetti tra
cui aspetti legati all’età, al genere, agli scopi della vita, aspetti di tipo culturale. In particolare il livello
di ansia sociale - che può essere basso oppure moderato oppure estremo - viene influenzato da fattori
genetici, fattori legati all’influenza dei genitori e dei pari, eventi sociali negativi e anche skills sociali
scadenti. Questo modello ti vorrebbe far vedere come mai un individuo normale ad un certo punto
diventa ansioso sociale. Quali sono i fattori che contribuiscono. La cosa carina di questo modello
diciamo come tentativo è il concetto di equifinality. L’idea che non devi per forza aver avuto un
temperamento evitante o avere una pochezza di skills sociali per diventare ansioso sociale. Diversi
fattori possono contribuire in maniera identica al risultato finale. Quindi tu puoi diventare ansioso
sociale perché sei temperamentalmente così, ma anche perché hai avuto una serie di situazioni sociali
precoci che ti hanno condizionato ad avere paura delle relazioni sociali. L’idea è che diversi fattori
possono giocare un ruolo diverso ma anche che possano avere effetti finali simili sia protettivi che
causali sulla genesi del disturbo di ansia sociale. D’altro canto è pur vero che apparentemente questi
diversi fattori possono giocare un ruolo diverso in momenti diversi della vita. Cioè l’influenza
genitoriale certamente ha un effetto importante in una certa finestra temporale della vita dell’individuo
ma non ce lo ha più successivamente o precedentemente.
Il nuovo modello del 2016 prevede aspetti di tipo genetico temperamentale tra cui l’inibizione
comportamentale e il ritiro che saranno cose che vedremo un pochino di più. Fattori ambientali sono
quelli di cui più o meno abbiamo già detto prima. Questi ovviamente hanno un’interazione complessa
tra di loro, per chi ha un temperamento inibito suscita certi tipi di risposta nell’ambiente in cui
l’individuo si trova ed entrambi determinano i cosiddetti fattori prossimali. Cioè quelli che se poi
vogliamo sono le cause precipitanti o scatenanti o le cause prossimali della genesi dell’ansia sociale
che sono le scarse capacità sociali, le scarse performance sociali, la presenza di comportamenti di
difesa e schemi di pensiero e di credenze legate all’ansi