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Nevrosi

Costituiscono una famiglia di disturbi di origine psichica in cui il soggetto conserva il senso della realtà. La psicopatologia contemporanea le definisce come un insieme di disturbi del comportamento di cui non si trova l'origine organica. Si configurano come il risultato di un conflitto psichico, già presente nella storia infantile del soggetto, ed il cui sintomo è il compromesso tra un desiderio inaccettabile e la difesa da esso. Per quanto riguarda i sintomi si distingue tra:

  • Isteria: conversione del conflitto psichico in sintomi somatici (paralisi funzionali, anestesie, afasie, cecità);
  • Nevrosi ossessiva: comprende sintomi psichici, come la tendenza a ripetere azioni insensate o pensieri ossessivi;
  • Nevrosi fobica: paura immotivata di oggetti, luoghi o animali. Da alcuni viene associata alla nevrosi fobica;
  • Nevrosi traumatica: insorge a seguito di eventi traumatici.

Freud aveva già definito tutte queste nevrosi come

“nevrosi di transfert”, nelle quali permane la relazione con gli oggetti, e che il soggetto può indirizzare anche ad altre persone. Egli contrappose alle nevrosi di transfert le nevrosi narcisistiche o psicosi, per le quali l’individuo resta chiuso all’interno del suo mondo e perdendo così la capacità di relazionarsi con l’esterno.

Psicosi: gravi disturbi psichici di natura organica, definibili come esperienze psicopatologiche caratterizzate da deviazioni qualitative dalla norma. È possibile distinguere tra:

  • Psicosi organiche: presentano una sintomatologia psichica comune che si differenzia per ciascuna solo sulla base dell’evoluzione. Derivano generalmente da lesioni traumatiche o forme infettive. Si suddividono a loro volta in Psicosi organiche acute (caratterizzate da disturbi della coscienza che possono portare fino alla totale incapacità di orientarsi nello spazio) e Psicosi organiche croniche (presentano disturbi
dell'intelligenza e della personalità);  Psicosi endogene: si contrappongono alle psicosi organiche e hanno origini ignote. Ne fanno parte la psicosi maniaco-depressiva e la dementia praecox, definita poi schizofrenia. La schizofrenia è un particolare tipo di psicosi i cui sintomi possono insorgere in età giovanile e possono poi evolvere nella forma acuta o cronica, ognuna delle quali ha una differente sensibilità all'azione della farmacoterapia. Si caratterizza per una sintomatologia multiforme, anche se come caratteristica principale presenta una scissione della personalità e delle varie funzioni che compongono la vita psichica del soggetto. Tuttavia tra i più frequenti vi sono: ripiegamento sul mondo interiore (autismo); continui passaggi dall'attaccamento al disprezzamento di un oggetto; comportamenti bizzarri. Per quanto riguarda il linguaggio si riscontra una grave destrutturazione della sintassi con parole o frasi chevengono prese troppo alla lettera, mentre il corpo viene percepito come estraneo. Per quanto riguarda l'origine della schizofrenia, le ipotesi maggiormente accreditate sostengono che sia dovuta a fattori ereditari, i quali però non escludono l'importanza di fattori psichici ed ambientali. Questi ultimi in particolare risalgono al rapporto con la madre in età infantile. A tal proposito, M. Klein aveva già sottolineato la presenza di assetti schizoidi nel primo anno di vita, mentre la Scuola di Palo Alto ha insistito sul ruolo schizofrenogeno esercitato da famiglie caratterizzate da modalità comunicative di doppio legame, nelle quali l'emittente invia all'interlocutore dei segnali contraddittori con altri segnali non verbali. Quando si parla di disturbo del comportamento ci si riferisce ad un quadro sintomatologico ad esordio in età infantile e che comprende difficoltà nella gestione delle emozioni; incapacità a conformareil disturbo della condotta si manifesta già durante l'infanzia o l'adolescenza. Per quanto riguarda il disturbo esplosivo intermittente, invece, si tratta di un disturbo caratterizzato da episodi di rabbia incontrollata e aggressività verbale o fisica, che possono essere scatenati da situazioni di stress o frustrazione. Entrambi questi disturbi comportamentali possono avere un impatto significativo sulla vita quotidiana delle persone che ne sono affette, causando problemi nelle relazioni interpersonali, nella sfera scolastica o lavorativa e nella gestione delle emozioni. È importante sottolineare che la diagnosi di questi disturbi deve essere effettuata da un professionista qualificato, come uno psicologo o uno psichiatra, sulla base di una valutazione clinica approfondita. Inoltre, è fondamentale considerare che i disturbi comportamentali possono essere trattati con successo attraverso interventi terapeutici specifici, come la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia familiare.

Crescendo si tende ad inibire tali comportamenti, tuttavia non sempre si riesce ad apprendere tali capacità, continuando quindi a manifestare condotte aggressive. Caratteristica propria del disturbo della condotta è la persistente violazione dei diritti altrui. Secondo i criteri del DSM5, per poter diagnosticare questo disturbo il soggetto deve manifestare aggressioni, distruzione della proprietà, furto e gravi violazioni di regole. Non è nota la causa, ma si pensa che svolgano un ruolo importante fattori biologici, genetici, ambientali, psicologici e sociali. Secondo molti esperti potrebbe riflettere un problema che coinvolge ragionamento e consapevolezza morale, non a caso una caratteristica tipica è proprio l'assenza di senso di colpa. Inoltre costituisce uno dei principali motivi di consulenza neuropsichiatrica in età evolutiva.

Disturbo oppositivo provocatorio: disturbo del comportamento che si manifesta in età scolare e prescolare.

ed è caratterizzato da umore collerico e da comportamenti vendicativi ed oppositivi. Questi soggetti sono soliti litigare con coetanei e con adulti, compromettendo in maniera pesante il funzionamento sia a casa che a scuola. Tra le ipotesi proposte per spiegare le cause di tale disturbo alcuni sostengono che siano riconducibili a fattori di tipo temperamentale, altri invece attribuiscono importanza a fattori ambientali. Quando si sviluppa durante l'infanzia, solitamente sfocia in un disturbo della condotta. Per la diagnosi è necessario che la sintomatologia si manifesti tutti i giorni per almeno 6 mesi nel caso di bambini con meno di 5 anni, mentre almeno una volta a settimana per i bambini con più di 5 anni. Per quanto riguarda il trattamento solitamente vengono coinvolti sia il bambini che la coppia genitoriale, prediligendo interventi che forniscano ai genitori strumenti adeguati per educare il bambino e allo stesso tempo lavorando sul potenziare le competenze.

relazionali di quest'ultimo.

Psicopatologia dell'umore

Dalla psicoanalisi alle teorie cognitive

Nel 1917 Freud pubblicò la sua opera "Lutto e melanconia", nella quale l'autore spiega quali sono gli elementi che contraddistinguono il lutto dalla melanconia. Egli sostiene che nel primo, vi sia un processo di distacco dall'oggetto molto lento e doloroso, ma che una volta superato rende l'IO nuovamente libero. Al contrario la melanconia presenta delle peculiarità, come ad esempio una notevole diminuzione della stima di sé, autoaccuse ed autopunizione. Secondo Freud alla base di questi meccanismi vi sarebbe una scissione dell'IO, nella quale una parte attacca l'altra, ovvero quella che si è identificata con l'oggetto perduto e precedentemente introiettato, e con il quale sussisteva una relazione di ambivalenza, che ha impedito alla libido di spostarsi su di un altro oggetto. Dunque secondo Freud gli aspetti

fondamentali che costituiscono la base della melanconia sarebbero: la perdita dell'oggetto, l'ambivalenza e la regressione della libido nell'IO. Jenaway e Paykel sostengono l'esistenza di un forte legame tra eventi stressanti e depressione. I due prendono in considerazione l'ipotesi secondo cui la depressione sia indotta da determinati eventi. Secondo altri autori invece risulta comunemente rintracciabile l'associazione tra caratteristiche di personalità e depressione, in particolare avrebbero un ruolo molto importante elementi come una scarsa stima di sé, rifiuto di sé, deprivazione di sé. A sostegno della correlazione tra depressione e personalità, Hirschfeld et al. citano anche le teorie cognitive che, come quella di Beck, hanno enfatizzato il ruolo degli schemi e delle attribuzioni cognitive e caratterologiche negative, ricordando inoltre che anche nel DSM V la principale caratteristica del disturbo di personalità.

È costituita dall'eccessiva presenza di credenze negative e pessimistiche su se stessi e gli altri. Il primo a parlare di temperamento depressivo fu Kreaplin, il quale credeva che fosse un temperamento ereditario e che si manifestasse nell'adolescenza o nella prima età adulta. McWilliams parla della personalità depressiva in termini psicoanalitici. Identifica, tra i sentimenti prevalenti delle persone depresse, un senso di colpevolezza estremamente diffuso, cosciente ed egosintonico, che le induce a tormentarsi su ogni minimo peccato commesso o su un gesto gentile che hanno dimenticato di compiere, e una profonda tristezza. Secondo la McWilliams una perdita precoce può assumere la forma di:

  • Esperienze dolorose di separazione
  • Circostanze che ostacolano nel bambino l'elaborazione di un lutto normale
  • Noncuranza dei genitori nei confronti dei figli
  • Situazione familiare in cui è scoraggiata l'espressione di ogni tipo di
sofferenza

L'intensa depressione del genitore

Mentre come principali meccanismi di difesa, la persona depressa utilizza:

  • Introiezione: interiorizzare inconsciamente qualità cattive di un antico oggetto d'amore;
  • Rivolgimenti contro la propria persona: riduzione dell'angoscia di separazione, dovuta alla credenza che l'abbandono possa essere provocato dalla sua stessa rabbia;
  • Idealizzazione

Dunque, secondo la maggior parte delle teorie cognitive, alla base dei disturbi dell'umore vi sarebbe la presenza di schemi cognitivi negativi tramite i quali le persone interpretano ed attribuiscono significato agli eventi. In particolare, Wenzlaff e Bates sostengono che in soggetti con depressione maggiore questi schemi vengono soppressi attivamente in un processo di controllo mentale quando i sintomi depressivi sono in remissione. Secondo la teoria del controllo mentale, vi sono due sistemi che interagiscono tra loro, un sistema definito "sistematesto fornito formattato con tag html:

operativo intenzionale” che cerca di promuovere stati emotivi desiderabili, ed un“sistema di monitoraggio” che si occupa di cercare contenuti indesiderati che segnalino il fallimento delsistema operativo. Il

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