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Le ipotesi non scientifiche e la falsificabilità
Le ipotesi non scientifiche, su fenomeni non osservabili, non possono essere falsificabili: questo perché non abbiamo mezzi o osservazioni per poter dire che quest'ipotesi sia falsificabile o meno. Ciò NON significa che i metodi non scientifici siano sciocchezze o che tali affermazioni siano necessariamente false.
Una teoria viene sempre confermata provvisoriamente, secondo il principio di falsificazione di Popper: ogni volta nuove affermazioni possono non confermare i dati, pertanto un'ipotesi non sarà mai confermata in maniera definitiva. In quanto studiosi della scienza dobbiamo cercare in tutti i modi le osservazioni, gli strumenti e i metodi che permettano di falsificare un'ipotesi, accettando che la teoria è sbagliata e formulando ipotesi nuove; ma questo non deve redimerci dal fare ipotesi, necessarie per la ricerca e successivamente verificate dalla stessa tramite i dati. Nuove conoscenze, comunque, sostituiscono sempre le vecchie una volta.
Confermate provvisoriamente.
Metodo scientifico.
Il metodo scientifico descrive il processo attraverso il quale gli scienziati studiano la realtà che li circonda. Esso è suddiviso in teoria, ipotesi, osservazione della realtà e valutazione.
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Teoria: Una teoria è un insieme di affermazioni logicamente coerenti (e astratte) che ci dicono perché le cose che osserviamo accadono. Non occorre solo controllare se Y è accaduto quando X era presente: dobbiamo spiegare perché Y è accaduto quando X era presente, ovvero una "causa" o un processo causale, che offre una spiegazione del "perché" un qualcosa succede. La rappresentazione grafica della teoria si dice modello (formale o informale) ed è una semplificazione del mondo.
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Implicazioni (Ipotesi): Questa fase del processo scientifico richiede di dedurre implicazioni dal modello che sono diverse da quelle ci siamo proposti di spiegare in primo luogo, con un
livello di astrazione minore. "Se la realtà a priori che abbiamo creato per spiegare il nostro fenomeno esiste davvero, cos'altro dovremmo osservare?". Modelli buoni forniscono molte implicazioni diverse.
3. Osservazione della realtà (test delle ipotesi): Si esamina se le implicazioni del modello sono coerenti con l'osservazione della realtà, conducendo dei test senza cercare di confermare dogmaticamente le implicazioni. Potremmo aver bisogno, in tal senso, di effettuare un "test critico" che ci permette di utilizzare le osservazioni per distinguere tra due o più spiegazioni concorrenti del fenomeno stesso, operazionalizzando le variabili e misurandole empiricamente a livello statistico.
4. Valutazione: Come risultato dell'osservazione critica della realtà, se osserviamo le implicazioni desunte dalla nostra teoria, allora possiamo affermare che la nostra teoria è confermata, ma non diciamo che è provata:
Continuiamo a cercare prove empiriche che possano contraddire la nostra teoria. Se non riusciamo ad osservare le implicazioni desunte dalla nostra teoria, allora la nostra teoria è probabilmente sbagliata (falsificata), così ritorniamo alla fase di costruzione della teoria.
La scienza è solo un modo per spiegare la realtà che ci circonda, che si caratterizza per essere provvisorio, oggettivo e pubblico.
- Il suo carattere provvisorio invita critiche e, quindi, miglioramenti. Il metodo stesso invita la comunità scientifica a falsificare le conoscenze che possiamo tenere attraverso essa. Si osservi, comunque, una generale asimmetria tra le affermazioni che possiamo fare confermando la teoria e affermazioni che possiamo fare negando la teoria.
- Il suo carattere oggettivo implica che idee sbagliate non possano essere protette dall'autorità (o dal potere) della persona che le articola, cosa che evita il conflitto.
- Il suo carattere pubblico implica
Che chiunque (usando strumenti e metodi adeguati) possa valutare e confutare le sue affermazioni. Questo fa sì che si possano trovare gli errori più in fretta. La scienza è democratica in quanto basata sulla critica, ma lo è solo per chi ne critica ipotesi e teorie con gli strumenti adeguati.
I.3 - LA POLITICA.
Definire la politica. Sono state date, nel corso del tempo, svariate definizioni di politica, definendo i suoi confini e cosa studia. Secondo queste definizioni, la politica è associata all'utilizzo del potere.
"Aspirazione a partecipare al potere [...] sia tra gli Stati, sia all'interno di uno Stato, tra i gruppi di uomini che essa comprende entro i suoi confini" (Weber, La politica come professione, 1919)
"Allocazione imperativa di valori" [N.d.R. beni materiali e simbolici] (Easton, The political system, 1953) - tale definizione si riferisce in particolare alle politiche pubbliche e al loro carattere
impatto nella sfera politica. Il potere politico può essere esercitato in diverse forme, come ad esempio attraverso la coercizione, la persuasione o la negoziazione. Le decisioni prese da coloro che detengono il potere politico possono avere un impatto significativo sulla società e sulle persone che ne fanno parte. La politica è quindi un processo complesso che coinvolge l'interazione di molteplici attori politici, ognuno dei quali cerca di influenzare il comportamento degli altri al fine di raggiungere i propri obiettivi. Questo può avvenire sia all'interno di istituzioni politiche formali, come lo Stato, sia attraverso organizzazioni informali o gruppi di pressione. In conclusione, il potere politico è un elemento centrale nella definizione e nell'esercizio della politica. Le decisioni prese da coloro che detengono il potere politico possono avere conseguenze significative sulla società e sulle persone, e quindi è importante comprendere come funziona e come viene esercitato.abbandono (1970). Secondo Hirschman, quando ci troviamo di fronte a un cambiamento negativo all'interno di un'organizzazione, abbiamo tre possibili reazioni: uscita, voce e lealtà. La prima reazione è l'uscita, ovvero abbandonare l'organizzazione o il contesto in cui si verificano i problemi. Questa può essere una scelta individuale o collettiva, ma implica comunque una rinuncia alla possibilità di influenzare il cambiamento. La seconda reazione è la voce, che consiste nel manifestare il proprio dissenso o le proprie preoccupazioni all'interno dell'organizzazione. Questo può avvenire attraverso la partecipazione attiva, l'espressione di opinioni contrarie o la denuncia di situazioni ingiuste o problematiche. Infine, c'è la lealtà, che implica rimanere all'interno dell'organizzazione e cercare di influenzare il cambiamento dall'interno. Questa reazione richiede un impegno costante e una volontà di lavorare per migliorare la situazione, anche se può essere difficile e frustrante. In conclusione, la politica nella sfera pubblica non riguarda solo il potere, ma anche la capacità di rispondere ai problemi collettivi. Questo richiede la formulazione di modelli di comportamento e la scelta tra uscita, voce e lealtà per affrontare i cambiamenti negativi.protesta (1970) per comprendere le caratteristiche centrali della politica.
Immaginiamo una serie di cambiamenti deleteri nell'ambito sociale che ci circonda: lo stato aumenta le imposte; lo stato stabilisce che la fecondazione assistita è illegale; la Corte Costituzionale stabilisce che l'esposizione di simboli religiosi nelle scuole pubbliche è incostituzionale; il valore dell'euro crolla; la vostra squadra del cuore aumenta il prezzo dei biglietti allo stadio; la legge 194 sull'aborto viene abrogata; la soglia per accedere all'esame finale viene aumentata.
Tale cambiamento deleterio scatena una reazione in tutti gli attori politici, ma il tipo di reazione non è sempre il medesimo, perché relazionato alla propria utilità:
- Uscita: costatare che vi è stato un cambiamento deleterio nell'ambito sociale e modificare il proprio comportamento per ottenere il miglior risultato possibile data la nuova situazione.
- Voce:
` per creare un paragrafo
- `` per evidenziare il testo in grassetto
- `` per evidenziare il testo in corsivo
- `` per creare un testo in apice
- `` per creare un testo in pedice
Ecco come potrebbe apparire il testo formattato:
Il tuo compito è formattare il testo fornito utilizzando tag html. ATTENZIONE: non modificare il testo in altro modo, NON aggiungere commenti, NON utilizzare tag h1; si muove in sequenza, quali mosse consentite e quali no, quali sono le informazioni disponibili ai giocatori, ecc.). La regola di base è che i giocatori scelgono di fare quello che credono sia nel loro interesse (massimizzando la propria utilità, sull'idea dell'homus economicus); gli interessi di ciascun giocatore si riflettono a loro volta nei payoff (pagamenti e ricompense) associati ad ogni esito del gioco. I giocatori preferiscono payoff superiori a payoff inferiori. Entro questa cornice, i giocatori sviluppano strategie: ovvero, piani di azione completi che specificano cosa dovrebbe fare un giocatore in ogni circostanza possibile. Individuare le strategie è necessario per risolvere un gioco, ovvero per individuare il suo equilibrio. Sono elementi essenziali di un gioco: i giocatori (i ∈ I); le azioni (ai ∈ Ai / a-i ∈ A-i); i payoff o pagamenti (ui). Partendo dalle azioni possiamo definire anche le strategie (S); la storia del gioco, terminale o non terminale (H); e l'equilibrio del gioco (NE). terminale (Z / H); altre assunzioni minime. Se il gioco è a informazione completa, tutti i giocatori sono a conoscenza delle regole del gioco; pertanto conoscono, secondo il principio di conoscenza comune delle regole del gioco: quanti sono (I);