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III.2 – DEMOCRAZIE PARLAMENTARI, PRESIDENZIALI E MISTE: LA FORMAZIONE E LADISSOLUZIONE DEI GOVERNI
Introduzione: tre casi di formazione e dissoluzione di governi.
Gli Stati Uniti sono una democrazia presidenziale. Le elezioni si tengono sempre in novembre e vi è una legittimazione diretta del presidente (il voto popolare sceglie il presidente), che è eletto tra due partiti rivali: Partito Repubblicano e Partito Democratico. In realtà, la legittimazione diretta è parziale perché avviene per tramite dei grandi elettori, non necessariamente proporzionali alla popolazione degli stati. Da novembre alla fine di gennaio dell'anno successivo si parla del 'periodo dell'anatra zoppa': il potere del presidente uscente è molto limitato. Il presidente degli Stati Uniti è titolare monocratico del potere esecutivo, non responsabile collegialmente: quindi, i segretari di stato sono da lui dipendenti e rappresentano i vertici.
dell'amministrazione pubblica. Obama è stato eletto il 4 novembre 2008 e entrato effettivamente in carica il 20 gennaio 2009 successivo. Il mandato (4 anni) viene per tradizione rinnovato, salvo scandali e procedure di impeachment, motivo per cui nel novembre 2012 Obama si è ricandidato vincendo nuovamente.
Nel novembre 2016 la nuova candidata democratica Clinton è stata poi sconfitta dal repubblicano Trump.
Il Regno Unito è una democrazia parlamentare peculiare, che si distingue da tutte le altre democrazie parlamentari. Esiste una competizione principalmente bipartitica tra Partito Laburista e Partito Conservatore, e la legittimazione è indiretta; tuttavia, nel momento in cui i cittadini inglesi votano sono consapevoli che il maggiore esponente del partito vincitore andrà a governare, come di fatto sempre avviene. Inoltre, il sistema elettorale britannico permette di ottenere un premio di maggioranza per il partito vincitore. I partiti hanno
quindi nel sistema inglese un ruolo rilevante, così come il loro leader che nel momento in cui diviene primo ministro detiene entrambe le posizioni, dandogli di fatto delle prerogative molto forti rispetto alle altre democrazie parlamentari. Cameron è stato eletto primo ministro del Regno Unito nel maggio 2015 e ha poi formato un governo monopartitico (conservatore). Nel giugno 2016 indice il referendum sull'uscita dall'Unione Europea (seppur non coerentemente con il suo orientamento, per acquisire consenso dal partito Ukip) contando sul prevalere dell'opzione 'remain', ma vinse per poco margine 'leave': a questo punto Cameron si dimette e il Partito Conservatore ha un processo di elezioni interne che sceglie Theresa May a primo ministro e capo del partito senza indire nuove elezioni, nel luglio 2016, con nuovo governo conservatore. Nel giugno 2017 May indice nuove elezioni per confermare la propria posizione e forma un nuovo governo.conservatore: non esiste infatti nel sistema inglese una durata predeterminata della legislatura, e il primo ministro ha discrezionalità nelloscioglimento del parlamento. Tale governo dirige la procedura di accordi di uscita dall'Unione Europea ma dopo numerosi voti negativi del parlamento si dimette nel luglio 2019, con nuova elezione interna al Partito Conservatore di Boris Johnson, che indirà poi nuove elezioni nel dicembre 2019 risultando vincitore e formando un nuovo governo conservatore.
L'Italia è una democrazia parlamentare. Da alcuni anni, il tradizionale confronto destra-sinistra è andato perdendosi con l'emergere del Movimento 5 Stelle, che ha guadagnato enormi consensi. Il sistema elettorale italiano è proporzionale e predilige le coalizioni, costringendo i partiti ad allearsi e successivamente a rompersi nella successiva formazione del governo. Esiste inoltre la figura di Presidente della Repubblica, attore con poteri straordinari.
che può gestire il processo di formazione del governo, rispettando le negoziazioni dei partiti ma con spazi di discrezionalità (nel sistema inglese formalmente questi poteri dovrebbero essere detenuti dal monarca, ma di fatto sono inesistenti). In seguito alle elezioni del 4 marzo 2018 è emerso, per la seconda volta dopo il 2013, un quadro molto instabile: le negoziazioni iniziano il 5 aprile e il Presidente della Repubblica convoca i loro leader per raccogliere le loro idee rispetto alla formazione del nuovo governo, questo si ripete dopo un secondo giro di consultazioni e anche dopo l'elezione di due informatori (Casellati e Fico, presidenti di Senato e Camera). Solo il 23 maggio successivo, dopo l'avvicinamento di Movimento 5 Stelle e Lega, il Presidente della Repubblica convoca il potenziale primo ministro (Cottarelli), che accetta l'incarico con riserva e ha il compito di presentargli la lista dei ministri. Questa verrà poi rifiutata per leposizioni antieuropeiste del ministro dell'economia, e vista anche l'instabilità dei mercati le trattative vengono messe sotto pressione, si ha una sostituzione del ministro dell'economia e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte giura il 1 giugno davanti al Presidente della Repubblica; il parlamento dà quindi la fiducia al governo, legittimandolo. Il nuovo governo cade l'anno successivo, dopo le dimissioni il 20 agosto di Giuseppe Conte viste le tensioni con la Lega, il Presidente della Repubblica rifiuta le elezioni anticipate e guida la formazione del secondo governo a guida di Giuseppe Conte con la nuova maggioranza Movimento 5 Stelle e PD, il 29 agosto successivo. Da questi tre esempi si osserva che le regole che definiscono chi governa, come sale al potere il governo e come/per quanto tempo vi rimane sono molto varie nei sistemi democratici. Queste regole permettono di classificare le democrazie a seconda della loro forma di governo: tali.Le varietà istituzionali nelle democrazie si sommano in scienza politica creando delle macrodifferenze, diverse caratteristiche e meccanismi degli stessi. Peraltro, si consideri che il parlamentarismo può essere nei fatti uguale, ma anche tra le stesse democrazie parlamentari esistono innumerevoli differenze.
Il governo: funzione e istituzione.
Il governo è un elemento costante in tutti i sistemi politici, presenti e passati: tutti i sistemi politici (democratici o meno) evidenziano la necessità di alcuni soggetti di conquistare una sfera effettiva di autorità ed esercitare le funzioni che ne discendono prendendo decisioni vincolanti, e non è possibile prescindere da questa. Il governo è infatti il fine stesso dell'agire politico (fine razionale per risolvere concretamente problemi del mondo moderno, ovvero candidarsi a delle elezioni e venire poi eventualmente legittimati per trasformare le proprie soluzioni in politiche pubbliche vincolanti).
Il termine governo può essere inteso come funzione o come istituzione.
Il governo come funzione. Il governo (dal greco κυβερνάω, dirigere con il timone) è titolare del potere esecutivo e come tale include almeno due funzioni, appartenenti a due sfere distinte:
- Funzioni decisionali (sfera politica), per cui il governo si occupa dell'indirizzo politico e si assume responsabilità finali di fronte alla comunità e ai suoi problemi. Ovvero, si assume il compito di mediare tra vari orientamenti (anche dei cittadini stessi) ma di avere poi l'ultima parola nelle decisioni, che trasforma in politiche pubbliche vincolanti assumendosene la responsabilità.
- Funzioni amministrative (sfera giuridica), per cui il governo è al vertice della pubblica amministrazione che si occupa di attuare ed eseguire le decisioni prese in sede politica, dunque di predisporre e applicare le politiche pubbliche decise.
Il governo è un'istituzione all'interno della quale agiscono particolari attori politici, come i leader legittimati dalla vittoria elettorale e il personale politico selezionato da partiti e altri soggetti istituzionali rilevanti, i quali esercitano la funzione di comando, ovvero influenzano i processi decisionali vitali per la democrazia stessa. In tal senso si osserva una grande varietà di regole formali e informali, nonché di attori che saranno successivamente approfondite.
Nella scienza politica è di maggior interesse osservare il governo come funzione, ovvero guardare alle effettive relazioni di potere che non sempre coincidono con le regole formali: in particolare, questo riguarda la sfera politica ovvero le funzioni decisionali più che quelle amministrative.
Tipologia di Cheibub. Il concetto governo è talmente importante da rendere possibile definire, in base alla struttura, le diverse istituzioni democratiche.
Concentrando l'attenzione esclusivamente sui regimi democratici, Cheibub (2007) ha sviluppato una tipologia (e un relativo indice chiamato Democracy and Dictatorship) per distinguere tra regimi presidenziali, regimi parlamentari e regimi misti, osservando i rapporti tra chi detiene il potere esecutivo (presidente, primo ministro o governo) e il potere legislativo.
- Il governo è responsabile di fronte ad un legislativo eletto? Se lo è, esiste un rapporto di fiducia tra potere legislativo e potere esecutivo, altrimenti questi due poteri sono su due canali diversi che non si incontrano mai. La responsabilità legislativa si riferisce alla situazione in cui una maggioranza legislativa ha il potere costituzionale di rimuovere (anche senza causa) un governo in carica in un momento successivo alla sua legittimazione: se è presente, allora la democrazia è parlamentare o mista; in sua assenza, si parla di democrazia presidenziale.
La responsabilità
La legislatura non deve essere confusa con il meccanismo di impeachment, presente in alcuni sistemi presidenziali: quest'ultimo non ha relazione con il rapporto con il legislativo, ma fa riferimento alla possibilità dell'organo legislativo di rimuovere il presidente in casi eccezionali, ovvero quando questo si macchia di reati di natura penale.
Il rapporto di fiducia tra legislativo ed esecutivo può essere tacito, ma il primo ha in ogni occasione la possibilità di renderlo manifesto (nel momento in cui un numero prestabilito di parlamentari mostra questa intenzione). Il meccanismo di cui il legislativo si avvale a maggioranza per rimuovere un governo è chiamato voto di sfiducia: proposto dal legislativo, porta le dimissioni del governo se la maggioranza non è a suo favore.
La mozione di sfiducia non deve essere confusa con la questione di fiducia (o voto di fiducia): quest'ultima è proposta dal governo stesso e non dal parlamento, pur
sempre implicando un legame di responsabilità, ma con finalità diverse. In particolare, la questione di fiducia è uno strumento difensivo (scavalca il dibattito parlamentare) che il governo adotta per disciplinare la maggioranza in parlamento o tagliare corto sulle questioni del governo, e