Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 17
Riassunti per esame Sociologia Generale, Barrucci Pag. 1 Riassunti per esame Sociologia Generale, Barrucci Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunti per esame Sociologia Generale, Barrucci Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunti per esame Sociologia Generale, Barrucci Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunti per esame Sociologia Generale, Barrucci Pag. 16
1 su 17
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Cap. 1 La politica della pietà: politica della giustizia (Rowls?)

La giustizia si ottiene con prove e confronti con la realtà (azione volta a promuovere la giustizia per mano dei dirigenti), "grande" e "piccolo" non sono classi separate (es: modello della città, i giudici lavorano per ristabilire la concordia), se queste si lo meritano allora si segue la concezione di equivalenza (per colmare le dispute, le persone sono portate a far valere gli oggetti di un mondo comune, ciò è giusto perché le loro pretese si confrontano con la realtà), si basa sull'azione per promuovere la giustizia; si basa sull'idea che tutti i beni sociali debbano essere distribuiti in egual misura e dove i meno abbienti possano ottenere il massimo possibile (ricchi/poveri, intelligenti/handicappati, non per via di un merito ma solo per essere fortunati o meno) è il mettersi al posto di colui che soffre (pensiero

rappresentativa. La politica della giustizia si oppone alla concezione filosofica dell'utilitarismo secondo cui la società debba perseguire il maggior benessere possibile per il maggior numero di persone, ma ciò va a discapito delle minoranze (comunitarismo). La politica della pietà è rivolta alla gente comune, svincolata da legami con le vittime. La conoscenza di una situazione di sofferenza implica un obbligo di agire. Critica alla politica della giustizia: è incapace di dare una risposta alla tensione tra universalismo astratto e comunitarismo stretto. Pende verso l'universalismo astratto, ma risulta inefficace per una sofferenza a distanza che non si lascia domare da un unico senso di giustizia. METAFISICA DELLA GIUSTIZIA (Rousseau) = permette di creare equivalenza tra gli individui e quindi superare controversie, in cui il giudizio comune è dato, senza essere sottoposto all'osservazione. La Arendt si schiera dalla parte di una POLITICA rappresentativa.

DELLA PIETA' = si basa sull'osservazione, "felice" e "infelice" sono classi separate e prevale l'urgenza (è giusta la condizione dell'infelice?) sulla giustizia, è nata dentro la modernità, ha tentato per la prima volta di comprendere il problema del male e di farsene carico

Per la Arendt la pietà è vicina alla passione, non alla ragione. E' quindi un ossimoro perché nonostante ci sia una generalizzazione delle condizioni di sofferenza, non c'è una sufficiente razionalizzazione e quindi la capacità di agire, propria invece della politica.

Questa intersezione tra pietà e solidarietà attenua la differenza tra pietà e giustizia.

La politica della pietà parte da una separazione: aspira all'oggettività, all'imparzialità, al coinvolgimento emotivo dello spettatore, senza cui non ci sarebbe azione, criterio opposto a quello di giustizia.

In quanto ha l'occhio rivolto solo al presente. La politica della pietà è nata dentro la modernità ed ha tentato per la prima volta di comprendere il problema del male e di farsene carico. Ciò che la caratterizza è lo scarto nel rapporto tra pietà e politica, determinato a causa dell'aumento della distanza tra spettatore e infelice, per l'effetto della comunicazione di immagini e informazioni attraverso i media.

Esseri umani che soffrono (infelici) vs chi non soffre (fortunati): è una politica centrata sull'osservazione degli infelici da parte dei fortunati (spettacolo della sofferenza). Essa mira a cessare urgentemente la sofferenza (indipendentemente se se lo merita o meno), gli infelici e i fortunati devono essere lontani, ma anche vicini.

Lo spettacolo della miseria può anche generare:

  1. CECITÀ FISICA = separazione degli spazi in cui si vive (abitare nella stessa terra, ma non incrociarsi)
  2. ...

CECITÀ MORALE = scarto sociale/culturale delle condizioni che non opera rappresentazioni dell'infelice (il felice non riesce a formare una rappresentazione della sofferenza)

Oppure può generare:

  1. COMPASSIONE = risposta diretta e pratica alla sofferenza del singolo, locale, attiva e concreta, passione che ci colpisce al contatto con le sofferenze di qualcun altro, non include emozioni e non è generalizzabile e quindi si esprime attraverso gesti ed espressioni del corpo; ha 2 possibili uscite: la fuga o il soccorso e l'infelice può essere chiunque
  2. PIETÀ = risposta indiretta, generica verso una classe di infelici e loquace (eloquente), sentimento della passione (sì emozioni, attraverso le quali riesce a coprire la distanza), cui si accede quando si è dispiaciuti senza essere colpiti direttamente, presuppone una distanza nel posto dell'osservatore, che consente una riflessione; l'infelice è una figura comunitaria

qualificata (non può essere chiunque) e stabilisce la sua posizione attraverso proprietà relazionali (limita un'incertezza di ruoli), per ottenere pietà deve essere IPERSINGOLOCIZZANTE la sofferenza (piena di dettagli, ma senza cadere nel locale) e allo stesso tempo generalizzabile e quindi SOTTO QUALIFICATO (è lui, ma potrebbe essere qualcun altro). L'impossibilità di agire all'istante libera uno spazio nel quale questa emozione può dispiegarsi. La pietà è l'emozione passeggera e fa da ponte tra uno stato orientato verso la soddisfazione dei propri bisogni e uno stato nel quale i bisogni di qualcun altro vengono presi in considerazione

3) SOLIDARIETA' = capacità di stabilire una comunità di interessi con gli oppressi e gli sfruttati

La pietà, contrariamente alla solidarietà, per esistere ha bisogno della presenza degli infelici. La solidarietà, invece, comprende tutti ed

È egualitaria. È fondamentale la distanza fra spettatore e infelice. Questo crea uno scarto nel rapporto trapietà e politica, per effetto della comunicazione di immagini e informazioni attraverso i media. Es: Parabola del buon Samaritano (compassione: fuga o assistenza, senza un intermezzo di riflessione, né di comunicazione). C’è contatto diretto, quindi poca distanza tra l’infelice e lo spettatore. Tuttavia è presente anche un interesse comunitario, in quanto i 3 passanti sono definiti dai loro ruoli sociali, mentre l’infelice non è qualificato. L’obbligo di assistenza, invece, derivano anche dalla qualificazione dell’infelice, quindi può esistere un obbligo del soccorritore (professionale, morale o comunitario), che si differisce dalla compassione e dalla pietà, perché riguarda un interesse comunitario. Lo spettacolo della sofferenza a distanza ha senso se dà vita a responsabilità.

collettive, costruendo quindi una collettività responsabile. La responsabilità individuale rischia di rivelarsi impotente di fronte alla sfida della distanza in età globale.

TEORIA DEL RAPPORTO TRA PROCESSI COGNITIVI E STATI EMOZIONALI = com'è possibile passare all'azione collettiva, se l'emozione è un'esperienza tipicamente individuale? Grazie all'IMMAGINAZIONE, che se viene nutrita da fonti comuni (pamphlet, romanzi, fiction) genera comuni sensibilità, quindi gioca il ruolo di coordinatrice di immagini e sensazioni comunicabili universalmente.

La pietà punta alla generalizzazione, il suo problema è la distanza in quanto ha bisogno di mantenere felici e infelici a distanza, perché con la sua diminuzione induce all'azione concreta, che evitata può essere accusa di omissione di soccorso, in quanto gli obblighi morali diventano sempre più vincolanti. Si crea quindi una tensione tra

“UNIVERSALISMO ASTRATTO” (che sischiera a favore di una solidarietà planetaria e va contro il particolarismo e le preferenze nazionali) e “COMUNITARISMO STRETTO” (cultura dell’autenticità, che chiede ad ognuno di essere se stesso, ma c’è un’oscillazione tra l’ideale della realizzazione di sé e l’IMPEGNO?).

Una forma di aiuto a distanza è il PAGARE, considerato come azione concreta, che rende evidente e quantificabile il sacrificio fatto, tuttavia non consente all’infelice una rappresentazione del soccorritore e quindi può generare accuse di “scappatoia facile” dall’impegno (liberarsi dal senso di colpa). Il pagamento quindi non è inscrivibile in una politica della pietà.

Pagare con un assegno può portare a un possibile anonimato: per rimediare, basta mandare foto/lettere degli infelici ai soccorritori, in modo da formare un legame anche se minimo.

PAROLA (affermare pubblicamente) permette invece di definire i gruppi di spettatori einfelici, anche se appare staccata dall'azione concreta, perché ha bisogno dell'opinione pubblica(istituzioni) che le faccia da tramite.

Parlare significa agire in uno spazio pubblico che deve tener ferma la separazione tra larappresentazione e l'azione. Quindi anche la rappresentazione dei media, ad opera di giornalistie reporter è azione.

CAP.2 FATTO E CAUSA

La visione della sofferenza può generare nello spettatore:

  1. DEFEZIONE = dar voce pubblicamente alla sofferenza altrui, se è impossibile un'azionediretta, generando proposte d'impegno; genera accuse di indifferenza e porta alla criticadi osservare la sofferenza per interesse o piacere usando una parola pubblica (intenzionedi aiutare) o affrontando una conversazione (interesse personale allo spettacolo)
  2. INDIFFERENZA = si defila, liberandosi della responsabilità di aiutare
l’infeliceLe accuse di interesse alla sofferenza possono essere forti (sofferenza reale, gioia nel contemplarla) o deboli (incapacità di distinguere il reale dal fittizio). Tanto più lo spettatore è lontano dall’infelice (azione difficile, protetto e distante), tanto più che lo spettacolo dell’infelice e della sua sofferenza avrà tante più opportunità di venire compreso come una finzione quanto più è lontano l’orizzonte dell’azione. Distinguere il reale dal fittizio è possibile solo tramite l’uso della PAROLA PUBBLICA (es: teatro e circo, in cui c’erano condannati reali, generavano sensazioni simili tra gli spettatori). Bisogna far attenzione però a non cadere nel racconto del “tale e quale”, motivo d’accusa di inumanità, in quanto il racconto oggettivo non tiene conto delle relazioni asimmetriche fra scrittore e sofferente. Deve far sì che ilIl suo racconto acquisti valenza pubblica, in quanto deve la sua pertinenza all'esistenza di uno spazio pubblico (importante per ottenere una politica della pietà), che è.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
17 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher VenoricaL di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Barrucci Paolo.