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Riassunti esame Storia romana I, prof. Thornton, libro consigliato Storia di Roma dalle origini alla tarda antichità, Arcuri, Caliri, Giuffrida, Lewin, Marino, Mastrocinque, Mecella, Molè, Motta, Pinzone, Roberto, Sassu, Thornton Pag. 1 Riassunti esame Storia romana I, prof. Thornton, libro consigliato Storia di Roma dalle origini alla tarda antichità, Arcuri, Caliri, Giuffrida, Lewin, Marino, Mastrocinque, Mecella, Molè, Motta, Pinzone, Roberto, Sassu, Thornton Pag. 2
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CAPITOLO 2 – L’AVVENTO DI SETTIMIO SEVERO E LA DINASTIA SEVERIANA

Da Pertinace e Settimio Severo

All'alba del 1 gennaio 193 il popolo di Roma si risvegliò con un nuovo imperatore: Publio

Elvio Pertinace. Di origine ligure, rispettabile, filosenatorio, privo di figli e anziano, il suo regno

doveva rappresentare per i patres solo una breve parentesi necessaria per una ridefinizione degli

equilibri politici. Stando al racconto di Cassio Dione, la sua azione politica si mosse lungo due

direttrici: pacificazione politica e riassestamento economico. Egli riabilitò le vittime delle

persecuzioni commodiane ma concesse sepoltura al cadavere dell'imperatore, odiato dal senato

ma beniamino della plebe. Sul piano economico tentò di rilanciare la produzione; infine cerò di

contenere l'inflazione e ridurre le spese. Ma quest'ultimo obiettivo gli costò il trono e la vita: i

pretoriani giudicarono inadeguato il donativo concesso e, insoddisfatti, uccisero il parco

imperatore. Dietro l'attentato è da cogliere l'azione del prefetto al pretorio Quinto Emilio Leto.

Mentre a Roma, subito dopo la morte dell’imperatore, l'impero veniva messo all'asta tra il suocero

di Pertinace e Didio Giuliano, che alla fine ebbe la meglio, gli eserciti di stanza ad Antiochia

acclamarono imperatore Pescennio Nigro, quelli della Pannonia Settimio Severo. Settimio

Severo era il tipico rappresentante dei nuovi gruppi sociali emergenti di estrazione provinciale. Egli

si presentò come il difensore della tradizione e vendicatore di Pertinace; marciò su Roma e

raggiunse in giugno la capitale, dove fece uccidere Didio Giuliano, disarmò i pretoriani e sciolse le

coorti. Severo ricacciò in Asia le truppe nemiche presenti in Europa, e alle sue prime vittorie per

Pescennio iniziarono le defezioni. La battaglia decisiva si ebbe ad Isso. Pescennio rifugiatosi ad

Antiochia venne catturato e ucciso, mentre il vincitore senza indugiare si volse subito contro i Parti.

Severo intraprese una campagna fulminea e vittoriosa (la prima campagna partica) che gli valse

la conquista della nuova provincia d'Osroene. Rimaneva da eliminare Clodio Albino, pericoloso

per la sua nobile origine e il consenso di cui godeva presso il Senato. Per legittimare la sua

posizione, Severo si autoadottò nella famiglia degli Antonini e marciò contro l'avversario. Dopo

essere stato acclamato imperatore dalle sue tre legioni nel gennaio 196, Albino organizzò la

resistenza in Gallia, a Lione. Ma era troppo tardi: il 19 febbraio 197 uno scontro duro decise la

vittoria di Severo, che fece uccidere il nemico e lasciò Lione alla furia dei soldati. Lo sviluppo delle

aree provinciali, soprattutto in Oriente, aveva determinato l'affermazione delle istanze della

periferia nei confronti del centro e gli scontri di questi anni si configurano come la manifestazione

di una lacerazione più profonda. Severo rientrò a Roma nel giugno del 197, ma già nell'estate

ripartì per l'Oriente, dove intraprese la seconda campagna partica (197-199): espugnò Ctesifonte

ma sulla via del ritorno fu bloccato dall'eroica resistenza di Hatra. Venne costituita la provincia di

Mesopotamia, dotata di due legioni e affidata a un prefetto di rango equestre. Per quasi 4 anni

(199-202) l'imperatore si trattenne nelle province dell'Oriente ellenistico. Proprio la Siria fu oggetto

di un'importante riorganizzazione amministrativa, venendo divisa in 2 province più piccole per

impedire che i suoi governatori si sentissero tanto potenti da aspirare all’impero. Poi, dopo una

breve sosta nell'Urbe per il festeggiamento dei Decennalia e un soggiorno in Africa, ripartì alla

volta del limes danubiano, per la cura e la riorganizzazione di quelle province occidentali che lo

avevano sostenuto. In politica economica, il suo regnò si caratterizzò per una decisa politica

inflazionistica. Nel 194, alla vigilia dello scontro con Pescennio, con un impero sull'orlo della

bancarotta fu costretto a ridurre il fino del denario portandone il contenuto argenteo al 50%. Con

l'aumento del denaro liquido circolante si favorì la ripresa dei consumi. L'altra sua preoccupazione

fu il benessere dei soldati. I veterani furono gratificati con l'immunità dai munera personalia; ben

più importanti furono altri provvedimenti, come la possibilità per i centurioni di accedere

direttamente all'ordine equestre e per i cavalieri di avere il comando delle 3 legioni partiche

ultimamente costituite. In questo rinnovamento della classe dirigente è soprattutto il ceto equestre

a rappresentare l’elemento propulsivo. L'età severiana è l'età dei grandi giuristi Papiniano,

Treboniano, Ulpiano. Si modificarono anche le attribuzioni dei pretori, dei proconsoli, del prefetto

al pretorio, si procedette alla razionalizzazione delle casse dello stato e si limitarono le prerogative

del senato. Gli ultimi anni di Settimio Severo furono dedicati al problema della successione.

Secondo i piani, i suoi due figli, Caracalla e Geta, avrebbero dovuto dividere il trono; i due giovani,

però, si odiavano. Il vecchio imperatore tentò di sanare la situazione portando con sé i figli in una

spedizione in Britannia. Severo attuò i preparativi per la campagna a partire dal 209, ma la morte

lo colse improvvisamente il 4 febbraio 211 a Eburacum (l’attuale York). I figli si affrettarono a

concludere la pace con i Caledoni, e a rientrare a Roma.

Caracalla

Marco Aurelio Antonino, detto Caracalla (dal nome di una tunica militare con cappuccio

che era solito indossare), non aveva intenzione di condividere il potere con alcuno: già il 27

febbraio 212 fece assassinare Geta. La sua figura non può essere ridotta a quella di un

soldataccio iroso e sanguinario; a dimostrarlo basta l’attenzione alle condizioni economiche dei ceti

inferiori, in particolar modo rurali. Pr attenuare gli effetti catastrofici dell’inflazione, Caracalla

introdusse una nuova moneta, l’antoniniano, corrispondente ad 1 ½ denario ma nominalmente

equivalente a due denarii. Uno dei suoi primi provvedimenti fu la promulgazione della Constitutio

Antoniniana (212): con questo editto veniva concessa la cittadinanza romana a tutti gli abitanti

dell'impero esclusi i dediticii, cioè i contadini egizi soggetti a laografia, i dediticii traci, i laeti gallici

indigeni, ovvero le masse, soprattutto rurali, non toccate dalla romanizzazione. Centrale, nella sua

visione politica, era l'idea dell'importanza della monarchia dei Cesari: al potere celeste di Giove

doveva corrispondere, in terra, un'unica monarchia, quella romana. Le tensioni interne al regno

partico indussero Caracalla ad intervenire tempestivamente anche per prevenire futuri attacchi,

dapprima inglobando la provincia d’Osroene lo stato cuscinetto d’Edessa, e poi tentando una

conciliazione con Artabano chiedendone in sposa la famiglia. Artabano si mostrò comunque poco

conciliante: una prima spedizione contro Artabano venne intrapresa nel 216 e, proprio mentre si

stavano attuando i preparativi per una seconda, l'8 aprile 217, Caracalla venne ucciso a Carre dai

suoi soldati su istigazione del prefetto al pretorio, Marco Opellio Macrino.

Macrino

Egli fu il primo cavaliere ad ascendere al soglio imperiale. Per rafforzare la propria

posizione, Macrino fece leva sul principio dinastico tanto caro ai soldati, associando al potere il

figlio di 9 anni, Diadumeniano; ma certo le truppe non dovettero vedere di buon occhio il suo

atteggiamento remissivo nei confronti dei Parti, dai quali comprò la pace a prezzo di lauti

pagamenti in denaro. Macrino sembra essere stato inoltre poco incline ad assecondarne le

ambizioni economiche dell'esercito. Dopo l'acclamazione, l'imperatore aveva rispedito Giulia

Domna con sua sorella, Giulia Mesa, e le figlie di costei, Giulia Soemia e Giulia Mamea, nella

loro città d'origine, Emesa; e la possibilità di agire sul proprio territorio facilitò l’azione di riscossa

delle intraprendenti principessi. Soltanto tredici mesi dopo l’uccisione di Caracalla, un altro

rampollo della famiglia severiana veniva acclamato Augusto dai legionari di stanza a Raphanaea,

vicino Emesa: si trattava del 14enne, figlioletto di Giulia Soemia, Elagabalo, gran sacerdote di El

Gabal, il dio solare venerato nella città siriaca. Dopo un sanguinoso scontro tra i due eserciti, le

truppe di Elagabalo, guidate dal suo tutore, Gannys, ebbero la meglio, restituendo il trono ai

Severi (luglio 218).

Elagabalo

Elagabalo era prima di tutto un sacerdote, investito della missione di estendere a tutto

l'impero il culto del proprio dio. Elagabalo pensò di poter sostituire la veneranda religione dei Quiriti

con l'adorazione della sua pietra nera, il betilo che raffigurava anticamente la divinità solare

emesena. Essa venne posta nel cuore stesso di Roma, sul Palatino, in un tempio, l'Elagabalium,

fatto costruire appositamente per ospitarla. Rappresentato come gaudente, omosessuale,

dissoluto, anzi persino androgino ed ermafrodito, Elagabalo incarnava la quintessenza dei vizi e

delle turpitudini da sempre connessi, nell'immaginario collettivo romano, alla cultura orientale. Il

governo dell'effeminato Elagabalo apparve dominato dalle donne e dai liberti ad esse legati. Giulia

Mesa indusse il nipote a nominare Cesare il cugino, Severo Alessandro, figlio di Giulia Mamea,

nella speranza che questa diarchia potesse costituire una garanzia di salvezza. Ma i pretoriani non

erano adusi ad accettare compromessi; colta nella figura di Alessandro la possibilità di una

rigenerazione dell'impero, si affrettarono a sbarazzarsi del turpe Elagabalo, che fu ucciso insieme

alla madre Soemia l'11 marzo 222.

Severo Alessandro

Alessandro viene dipinto come il principe ideale; a differenza del cugino, il nuovo

imperatore tentò almeno di riportare la pace sociale. Anche lui giovanissimo, poco incline alla vita

militare, ebbe l'accortezza di circondarsi di collaboratori valenti come Ulpiano, Paolo e Modestino.

Tra i suoi provvedimenti si ricordano la riduzione della tassazione e il nuovo impulso impresso alle

assegnazioni di terre ai veterani. Ebbe inoltre il merito di stabilire intensi legami con i senatori. È

indubbio che il suo governo ebbe un carattere collegiale. Nuove nubi si profilavano però

all'orizzonte. Sul trono di Ctesifonte nel corso degli anni '20, all'ormai indebolita dinastia partica

degli Arsacidi, si sostituì la famiglia dei Sasanidi. Il 28 aprile 224 il sasanide Ardashir sconfiggeva,

nella battaglia di Hormizdaghan, il parto Artaban V: risorgeva l'impero persiano, destinato a

sopravvivere fino alla conquista araba del VII secolo. L'obiettivo di Ardashir era quello di ricostruire

l'antico impero achemenide. Nel 226 attaccò Hatra, per p

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A.A. 2015-2016
97 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giovyviv94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Thornton John.