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3-LA COMUNICAZIONE IN UN “TWEET”

-Gli hastag della comunicazione

Nel 2006, dopo MySpace, Facebook e Flickr, appare Twitter.

L’idea è tanto semplice, quanto vincente: dotare i social network di un accresciuto potere informativo,

attraverso un servizio di microblogging. Agli utenti viene offerta la possibilità di fornire continui

aggiornamenti, fondata su una paradossale restrizione della loro capacità espressiva. Un vincolo che se, da

un lato, limita le possibilità di approfondimento rispetto a qualsiasi argomento trattato, dall’altro però

determina necessariamente una diminuzione del valore informativo delle notizie veicolate, favorendo,

attraverso l’istantaneità e la compressione, una fruizione veloce e potenzialmente continuativa.

Twitter si pone come un nuovo punto di convergenza tra le routine produttive tipiche delle agenzie di

stampa e la necessità di espressione, confronto e scambio, che le tecnologie digitali hanno ormai

trasformato in un prerequisito fondamentale dei nostri comportamenti comunicativi.

Il modo migliore per studiare un oggetto complesso e articolato come la comunicazione è certamente

quello di partire da pratiche e da prodotti comunicativi. Più semplicemente, studiare la comunicazione con

la comunicazione. Per farlo, tuttavia, è necessario rispondere a un interrogativo principale: che cos’è la

comunicazione?

Il termine fa riferimento a una pluralità di aspetti, fenomeni, oggetti, strumenti e pratiche riconducibili a

un’unica idea generale. Per cogliere l’essenza di questa idea, tuttavia, dobbiamo selezionare un ventaglio di

significati e valenze riconducibili a quello che oggi è divenuta la comunicazione, provando a individuare

punti di contatto e elementi di sovrapposizione.

Maggiore accuratezza e ponderazione vi sono nel corso del processo di scelta degli elementi costituiti di un

certo fenomeno, maggiore sarà la possibilità di comprendere e trasmetterne il significato e la valenza. Allo

stesso tempo però, qualsiasi definizione non può che limitarsi alla considerazione di un numero ristretto di

aspetti, non potendo comprendere in un unico intervallo concettuale la totalità di essi.

Come avviene nel caso della comunicazione, l’unica alternativa teorica appare quella di mettere a punto più

immagini concettuali e procedere a una loro giustapposizione, in modo da coglierne complessivamente il

senso.

La principale caratteristica di Twitter è lo spazio limitato concesso alla scrittura. Alla brevità, si affianca

un’altra dimensione centrale che permette a questo SNS di dialogare con altri ambienti simili: il link. In

questo modo ogni tweet si trasforma nel nodo di una rete più ampia e estesa. Per evitare il rischio che tutto

ciò diventi caotico e che l’utente alla fine si perda, è necessario utilizzare gli hastag, uno strumento che

consente di organizzare i messaggi secondo specifiche parole chiave. In questo modo i tweet possono

essere dotati di una maggiore o minore rilevanza e il loro contenuto può essere aggregato insieme ad altri,

rispettando un principio di coerenza.

-#comunicazione come bisogno

Nel campo delle scienze della comunicazione non è possibile appellarsi a leggi inconfutabili. Almeno

rispetto alla comunicazione urbana sono stati definiti alcuni assiomi che costituiscono verità incontestabili.

Tra queste, la prima, e forse la più nota, afferma che non si può non comunicare.

Il fatto che qualsiasi nostro comportamento possa essere interpretato dall’esterno come portatore di

significati sottolinea quanto la comunicazione costituisca una delle prerogative principale della nostra

stessa esistenza. La comunicazione, infatti, è anzitutto un bisogno umano elementare insisto nella nostra

stessa natura.

La comunicazione, infatti, è una prerogativa essenziale del nostro essere vivi. Dal punto di vista individuale

essa appare come un connotato naturale biologico: la nostra capacità di produrre suoni articolati, di

effettuare movimenti e di attribuirvi un senso, sono alla base delle nostre possibilità di pensiero e di azione.

A un livello sovraindividuale, la comunicazione si rivela come un connotato sociale antropologico: un

bisogno elaborato di relazione, di solidarietà che conferisce stabilità all’ambiente che abitiamo.

Persino in un’ipotetica situazione d’isolamento completo non potremmo essere in grado di sospendere le

nostre attività comunicative, che continuerebbero a essere esercitate nei confronti di noi stessi, almeno

attraverso il pensiero.

Considerare la #comunicazionecomebisogno non significa, però, sostenere che essa rappresenti una

dimensione esclusivamente spontanea e automatica.

La comunicazione presuppone sempre e comunque un codice, una matrice, che deve essere appresa e

condivisa affinché sia possibile un dialogo. Nel corso della nostra vita, sono moltissimi i diversi linguaggi che

abbiamo dovuto imparare (da quello del corpo alla lingua parlata fino ai dialetti) attraverso una serie di

sforzi cognitivi (modulare e controllare le espressioni del nostro volto in funzione del contesto) e esercizi

pratici (es. la memorizzazione dell’alfabeto).

Non solo: abbiamo poi rielaborato ciascuno dei linguaggi appresi sulla base del nostro repertorio sociale e

culturale, in virtù della netta distinzione che esiste tra un codice ristretto, qualitativamente più povero ed

essenziale, e un codice elaborato, più ricco e articolato, derivante da un più elevato livello di conoscenze e

competenze.

Il nostro bisogno di comunicazione, inoltre, con il passare del tempo è stato supportato dalla messa a punto

di nuove modalità espressive e di nuovi strumenti capaci di amplificare le nostre potenzialità comunicative.

-#comunicazionecometecnica

Una concezione generale che ha connotato le idee sulla comunicazione è quella di teknè: una tecnica,

un’arte, un’arma, uno strumento, un mezzo tramite cui è possibile ottenere effetti e raggiungere obiettivi.

Le trasformazioni più immediatamente visibili della società in conseguenza dell’evoluzione delle tecnologie.

La dicotomia apocalittici e integrati si trasforma in una categoria interpretativa quasi insuperabile, capace

di fotografare gli orientamenti completamente opposti generati dalla diffusione di nuove tecnologie

comunicative.

In realtà, seppure oggi possiamo considerare definitivamente superata la distinzione che separa

nettamente gli apocalittici, difensori della tradizione, dagli integrati, accaniti sostenitori del cambiamento,

nel corso della storia una simile dialettica si è ripetutamente concretizzata in occasione dell’introduzione di

nuovi mezzi.

In altri casi, la centralità delle tecnologie è stata interpretata in modo tale da indurre a leggere la storia

dell’umanità attraverso la lente di un determinismo tecnologico, che attribuisce ai mezzi tecnici una

capacità di condizionamento tale da renderli una variabile indipendente nei processi di trasformazione degli

equilibri sociali, politici, economici, culturali e antropologici.

In realtà, oggi, non possiamo parlare di comunicazione senza prendere in considerazione anche gli aspetti

concreti attraverso cui essa si manifesta. Nel momento in cui un utente parla, scrive o semplicemente invia

un sms, sta di fatto utilizzando un supporto tecnologico capace di materializzare, estendere, memorizzare o

amplificare un messaggio. La tecnologia ha accompagnato l’uomo nel suo cammino verso il progresso.

La comunicazione in tutte le sue manifestazioni, appare come una tecnologia in grado di attivare

cambiamenti sia sul versante socio-culturale, sia su quello cognitivo-individuale.

Volendo fissare un percorso di evoluzione, è possibile far riferimento ad almeno tre ere principali. Nell’era

del linguaggio la tecnologia dell’oralità è determinata dalle possibilità tecniche a disposizione dell’uomo, da

una particolare configurazione sociale, costituita da piccoli gruppi di individui (tribù). La peculiarità di

questa prima fase consiste nella netta predominanza del contesto sul testo: i contenuti degli scambi

comunicativi restano inevitabilmente confinati all’interno dell’ambiente in cui sono stati prodotti. Nell’era

della scrittura la messa a punto di strumenti di archiviazione di contenuti (argilla, pietra, carta) dà origine a

dinamiche d’istituzionalizzazione e condivisione di segni e, dunque, di significati fondati sulla disponibilità di

codici analogici e digitali (geroglifici e scrittura alfabetica) e sull’acquisizione di competenze pratiche (il

sapere scrivere e leggere). Diventa così possibile la circolazione del testo al di fuori del contesto di

riferimento: l’effetto conseguente è quello di estendere il controllo dell’uomo sullo spazio e nel tempo

(attraverso la codificazione delle leggi, la trasmissione e l’accumulazione del sapere, la nascita di nuove

discipline…), consentendo nuove forme di organizzazione collettiva (dalla Città-Stato allo Stato-Nazione).

Nell’era dell’elettricità vengono amplificate in modo esponenziale le chance comunicative del soggetto

moderno, attraverso una serie di invenzioni (fotografia, telefono, cinema, radio, televisione…) che produce

una rivoluzione mediale senza precedenti. Questa è la fase in cui la moltiplicazione dei testi, dei codici, dei

linguaggi e dei mezzi attribuisce, progressivamente, alla comunicazione un ruolo sempre più centrale nello

scenario sociale e culturale.

Con il passare del tempo le vecchie tecnologie non sono state sostituite radicalmente da quelle più recenti,

ma è avvenuto un generale processo di ri-mediazione, fondato su due principali tendenze: l’evoluzione (la

pagina di un portale informativo sul web può apparire come la naturale prosecuzione di quella di un

quotidiano stampato); l’integrazione (gli smartphone sono il risultato della convergenza di una pluralità di

tecnologie come il telefono, la televisione e Internet).

Quella che stiamo vivendo, dunque, può essere considerata come un’ulteriore tapa del percorso di sviluppo

dei media: il passaggio a una dimensione comunicativa sempre più individuale e al tempo stesso reticolare,

attraverso l’uso di tecnologie trasparenti, portatili, adattive e tagliate sulle esigenze di ciascuno di noi. La

manifestazione tangibile della capacità innata dell’uomo di ideare strumenti, in grado di collocarsi

all’incrocio tra bisogni soggettivi e possibilità tecniche.

-#comunicazionecomeinformazione

Il termine informazione rimanda a un’idea di comunicazione come trasferimento di risorse o trasmissione di

contenuti da un soggetto all’altro. Il concetto originario presuppone una supremazia de

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A.A. 2017-2018
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher val1712 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di sociologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ciofalo Giovanni.