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CAPITALE E ACQUISIZIONE DI INPUT; 2) TRASFORMAZIONE, MARKETING E VENDITA DEGLI
OUTPUT; 3) DISTRIBUZIONE; 4) ASSISTENZA POST VENDITA. Quelle di supporto si riferiscono
invece a: 1) APPROVVIGIONAMENTI; 2) RICERCA E SVILUPPO; 3) GESTIONE DELLE RISORSE
UMANE; 4) INFRASTRUTTURE E SERVIZI DI SUPPORTO.
A questo ciclo si può collegare il concetto di filiera la quale è definita come la concatenazione di
tutte le imprese inserite nella catena del valore di un prodotto (appunto il suo complessivo
processo di produzione). Ad ogni passaggio della filiera c’è un rapporto fornitore-cliente (quindi
uno scambio di mercato) e tutte le parti concorrono al posizionamento e al vantaggio competitivo
sul mercato finale. Dunque tutti contribuiscono alla sue efficienza/efficacia, alcune conoscenze
vengono condivise e rendono più facile l’innovazione, mentre la trasparenza permette una efficace
azione di controllo e individuazione delle responsabilità.
All’interno della filiera c’è sempre una maggiore attenzione alla natura e alla coerenza delle varie
fasi della produzione, con una ricerca complessiva tale da permettere un uso ottimale delle risorse
e dei ruoli, e di conseguenza anche delle fasi dell’attività.
Il processo di cui è composta la filiera è molto complesso e articolato in quanto ogni soggetto
vende il prodotto a più clienti e si fornisce a sua volta da più fornitori, inoltre ogni imprese tratta
più prodotti differenziati e risulterà
quindi inserita in più filiere.
Prendendo come riferimento
l’impresa produttrice si avranno: un
segmento a monte dove sono
presenti i mercati di fornitura dei
fattori di produzione; un segmento a
valle dove c’è il mercato rivolto al
distributore (1mo livello) che può
essere a sua volta fornitore di un altro
distributore; infine il mercato finale
dove si vende al consumatore.
La catena del valore si può realizzare sia in uno che in più ambienti di riferimento, con una loro
configurazione culturale, sociale, politica ecc. La dimensione geografica che si vuole prendere
come rifermento può essere invece: locale (filiera composta da piccole imprese), nazionale (medie
imprese), regionale (composta cioè da più nazioni; anch’essa con filiere composte da medie
imprese), globale (grandi imprese). Ma questa corrispondenza non è più molto valida, infatti ormai
l’internazionalizzazione della filiera e del suo ambiente di rifermento non sono più una prerogativa
delle grandi imprese.
La configurazione geografica delle attività d’impresa può essere sia dispersa che concentrata. I
vantaggi della prima possono essere ricondotti ad una maggior aderenza alle tradizioni locali, la
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possibilità di affidare le attività al management locale, opportunità di accesso agli incentivi delle
autorità locali e anche una complessiva riduzione dei costi di logistici.
Attuare invece una concentrazione geografica può essere utile per utilizzare fattori di produzione
più competitivi, possibilità di conseguire economie di scala e riduzione dei costi. La scelta tra i due
può essere influenzata da numerosi fattori e deve essere assunta avendo come riferimento non
l’intera catena del valore ma le singole attività che la compongono.
Relazioni tra soggetti nella filiera
Esistono diversi tipi di relazioni tra questi soggetti: di mercato, di cooperazione, gerarchiche e di
dipendenza. Possono essere presenti anche più di una contemporaneamente.
Le relazioni di mercato si risolvono con la transazione tra le parti le quali si confrontano
tramite una contrattazione
Con le relazioni di cooperazione i soggetti instaurano una collaborazione con obiettivi
condivisi e una relazione di una certa durata con scambi ripetuti.
Nelle relazioni gerarchiche un’impresa costituisce o acquisisce soggetti a monte o a valle,
unendo cosi più anelli della filiera.
Con le relazioni di dipendenza, infine, vi è una asimmetria generale tra i soggetti della
filiera, dove il più forte agisce come channel leader.
Le relazioni sono generalmente verticali e ad esse si affiancano alcune orizzontali con soggetti di
pari livello (possono essere di varia natura). Le prime possono essere indicate schematicamente
con le sigle: B2B e B2C.
Con il rapporto B2B si intendono tutte le transazioni effettuate in una catena prima che il valore
venga venduto al consumatore finale, quindi sono relazioni fra imprese; in quello B2C viene
indicato il rapporto fra impresa e consumatore.
All’interno della filiera viene poi data tanta importanza che alla tracciabilità e alla rintracciabilità
dei processi, in modo da garantire maggiore trasparenza e possibilità di applicare delle correzioni
ad esso. Con la prima si intende la volontà di lasciare informazioni a ogni stadio della filiera; con la
seconda invece è l’individuazione e raccolta di queste informazioni.
Le forme dell’internazionalizzazione
Le imprese appartenenti ad una filiera utilizzano varie forme di avvicinamento e penetrazione dei
mercati esteri, le quali creano flussi di interscambio. Può infatti internazionalizzarsi la fase di
fornitura (import di fattori, cooperazione con i fornitori, ecc); la fase di produzione (delocalizzando
impianti, importando componenti, semilavorati, ecc); la fase di vendita (esportazione indiretta,
diretta, integrata con proprie filiali all’estero, ecc).
Nel complesso sono distinguibili due tipi di forme di internazionalizzazione: Forme Base, che sono
l’esportazione, il licensing e gli investimenti diretti; Forme Ibride, in pratica è la cooperazione e
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può essere informale (semplici accordi), formale contrattuale (JV contrattuale, franchising) e
formale societaria (JV societaria).
Questo è un processo che si configura come il risultato di una serie di esperienze e decisioni, le
quali vengono realizzate grazie ad un parallelo processo di acquisizione e applicazione di
conoscenze relative ai mercati, e utilizzando gli strumenti. La progressiva integrazione delle aree e
dei mercati determina il manifestarsi di opportunità e rischi che accelerano il processo. La
dimensione internazionale è diversa da quelle di impresa.
Il fenomeno dell’interscambio
Questo può essere di materie prime, risorse umane, semilavorati, prodotti finiti, servizi, knowhow
e capitali. Le cause possono essere due: Naturali ed Economiche.
Naturali: è legata alla differente dotazione di risorse naturali delle varie aree, oppure dal fatto che
alcune aree utilizzano poco o per niente alcune delle risorse possedute mentre altre aree ne fanno
un uso importante. Per risorse naturali si intendono sia materie prime che forza lavoro ed energia.
Economiche: sono legate allo sviluppo economico e alla specializzazione delle competenze
produttive e sono da mettere in relazione alle migliori condizioni che si possono venire a creare in
un paese per la produzione di un prodotto (Vantaggio Comparato). In questo paese il costo
relativo generato sarebbe minore e aumenterebbe la tendenza alla specializzazione in questa
produzione.
L’interscambio di risorse umane funziona in modo molto simile a quello delle materie prime, la
forza lavoro viene trasferita da un paese all’altro con la delocalizzazione o tramite collaborazione
tra imprese (Joint Venture); il trasferimento di prodotti finiti, che può riguardare anche un
impianto industriale, può avvenire anch’esso tramite la delocalizzazione; trasferendo dei servizi (o
un marchio) non si parla di un bene materiale, si esportano entrambi; con l’interscambio del
knowhow si esportano i brevetti, mentre con quello di Capitali si effettuano investimenti
all’estero.
La specializzazione favorisce un aumento delle quantità prodotte e la creazione di un surplus di
beni rispetto alle esigenze e vengono abbandonati quei beni di cui invece il vantaggio non c’è.
Questo processo può essere implementato da varie forme di Economie di Scala:
Economia di Scala Produttiva: al crescere della domanda crescono anche le dimensioni
d’impresa e questa Economia è la prima conseguenza di questo processo, portando ad un
completo sfruttamento delle capacità produttiva con conseguente abbassamento del costo
medio del prodotto
Economie di Scopo: con il processo di specializzazione si sviluppa insieme una cultura di
prodotto, la quali si evolve progressivamente in una economia di esperienza, nel senso che
le imprese diventano sempre più brave a fare quello che fanno a fronte di consumatori
sempre più esperti ed esigenti. Conseguenza di questi effetti è l’estensione della varietà dei
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prodotti offerti e a ciò fanno riferimento le economie di scopo, le quali derivano dal gestire
una gamma di prodotti caratterizzati ma minori o maggiori gradi di affinità che li
riconducono a politiche aziendali e investimenti comuni.
Le singole imprese godono del vantaggio comparato dell’area cui appartengono, ma devono poi
saperlo tradurre in una capacità competitiva originale che dipenderà dalla loro particolare
strategia e struttura, deve essere quindi sempre perseguito il vantaggio competitivo che dipenderà
da elementi di differenziazione rispetto ai concorrenti.
La specializzazione è un processo Dinamico, nelle varie aree mutano produzioni, fasi di queste,
oppure alcuni prodotti possono essere realizzati in nuovi territori dove sono maturate nuove
condizioni che garantiscono la convenienza della delocalizzazione. Quindi la specializzazione può
riguardare il prodotto nel suo complesso come anche alcune sue fasi produttive o il suo segmento
di mercato.
Comportamenti nei confronti dell’internazionalizzazione
A seconda degli obiettivi delle imprese e di come vengono messe in atto decisioni e azioni
diinternazionalizzazione si distinguono diversi comportamenti: ATTIVI, REATTIVI e PASSIVI.
Gli atteggiamenti attivi e reattivi nei confronti del processo di internazionalizzazione significa che
sono i soggetti stessi a decidere di perseguire questo processo (Attivo) o solo se ce ne è l’occasione
(Reattivo). Possono essere riscontrati principalmente in grandi imprese o in quelle minori che
hanno però evidente vantaggio competitivo.
Comportamenti passivi sono invece tipici delle piccole imprese, sollecitate da intermediari o da
occasionali smaltimenti di surplus di produzione.
Da questi comportamenti derivano le Strategie che l’impresa andrà ad attuare nel suo processo di
internazionalizzazione. Queste ne individuano gli obiettivi fondamentali e le azioni necessarie per
crescere e conquistare un successo duraturo sul mercato. Serve a definire le linee guida per
scegliere i prodotti, intervenendo anche sulla s