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=Q

La perdita netta di monopolio è un decremento di benessere sociale che si ha in monopolio

rispetto alla allocazione cui si perverrebbe in condizioni di perfetta concorrenza. Graficamente la

perdita netta di monopolio è la differenza tra benessere sociale massimo (che si ottiene in

condizioni di perfetta concorrenza) e benessere sociale di monopolio.

Ipotizzate che la curva di domanda di un bene prodotto in regime di monopolio sia la

seguente QD = 100 –P. Sapendo che la curva del ricavo marginale MR ha inclinazione

doppia rispetto alla curva di domanda e assumendo, per semplicità, il costo marginale MC

costante pari a 10, determinate, graficamente e algebricamente, la quantità e il prezzo di

equilibrio del monopolista. Determinate “la perdita netta di monopolio” per la collettività.

Partendo dalla curva di domanda del bene prodotto in regime di monopolio, ovvero QD = 100 – P,

possiamo calcolarci la sua inversa P = 100 – QD. Sapendo che la curva del ricavo marginale MR

ha inclinazione doppia rispetto alla curva di domanda potremo scrivere MR = 100-2·QD. Usando la

condizione marginale MR = MC e sostituendo, per MC = 10, possiamo ottenere la quantità di

equilibrio per il monopolista, ovvero QM = 45, sostituendo nella funzione di domanda avremo il

prezzo applicato dal monopolista PM = 55. La quantità ottimale per la collettività, che soddisfa il

principio della efficienza allocativa P = MC Q* = 90. La perdita netta per la collettività è data

dall’area in verde della Figura 6.1 degli esercizi, riportata sotto, ed è pari a [(45·45)/2]= 1012,5.

Perché esistono i monopoli?

Per quanto riguarda l’esistenza dei monopoli vi sono motivazioni di natura storica e altre di natura

economica, come i comportamenti di un’impresa già presente sul mercato che ostacolano l’entrata

di nuove imprese. Particolarmente interessante è il monopolio naturale: quella situazione in cui,

in corrispondenza della quantità che eguaglia il prezzo al costo marginale, il profitto d’impresa è

negativo. Ciò accade quando nel punto di perfetta concorrenza, il prezzo (pari al costo marginale)

è inferiore al costo medio.

Illustrate il dibattito sulla efficienza dinamica dei mercati monopolistici.

Sul fatto che il monopolio comporti un’inefficienza statica (o allocativa) tutti concordano; tuttavia

meno univoco è il punto se il monopolio, in un contesto dinamico, consenta di massimizzare il

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tasso di crescita di un’economia, così come sostenuto da Schumpeter; oppure se generi un tasso

di crescita più basso della perfetta concorrenza, come sostenuto da Arrow [efficienza dinamica=

situazione in cui è impossibile aumentare l’indicatore di benessere di tutte le generazioni presenti e

future]. Infatti secondo il pensiero di Schumpeter non è vero che la concorrenza perfetta comporti

benefici per tutte le generazioni attuali e future, ma solamente le generazioni attuali, mentre il

monopolio avvantaggia quelle future, consentendo una più marcata crescita economica poiché

spinge le imprese a investire in ricerca e consente ad esse di poter contare su adeguate risorse

per finanziare la ricerca. Al contrario Arrow contestò che il monopolio potesse essere efficiente in

senso dinamico e cercò che la concorrenza perfetta oltre che a comportare un’efficienza statica,

consente un tasso di crescita più elevato rispetto al monopolio. Secondo Arrow chi gode di rendite

monopolistiche non è incentivato a compiere ricerca e sviluppo e che nel monopolio le informazioni

sulla tecnologia sono protette da brevetti e dunque non circolando facilmente rallentano il processo

di crescita e migliorare le tecnologie disponibile. Queste posizioni hanno dato origine al dibattito

noto come il conflitto Schumpeter contro Arrow.

Elencate e spiegate le misure di politica economica che lo Stato può adottare per

contrastare l’inefficienza statica del monopolio.

Se non si tollera la presenza del monopolio la prima misura da prendere è quella della

liberalizzazione del mercato ovvero quell’azione di politica economica che mira a favorire

l’ingresso di nuove imprese in mercati serviti da un’impresa monopolistica. In altri casi il policy

maker potrebbe decidere di tollerare la presenza di monopoli cercando però di influenzarne il

comportamento per evitare l’inefficienza allocativa. La prima misura di politica economica per il

perseguimento di tale obiettivo è la statalizzazione dell’impresa monopolista che consiste

nell’acquisto di imprese private da parte di soggetti pubblici (tipicamente lo Stato). Questa misura

di politica economica ha avuto massima espansione negli anni 50 con la costituzione delle cd.

“partecipazioni statali”. La seconda misura di politica economica da poter attuare è la

regolamentazione, essa consiste in un disegno di regole alle quali le imprese di un mercato

devono sottostare. Esistono diversi tipi di regolamentazione (di prezzo, di quantità, di qualità ecc).

Spiegate la regola price-cap (o price-cap dinamico). Indicate gli effetti distorsivi che tale

criterio di fissazione del prezzo può generare.

La regola price- cap è un esempio di regolamentazione di prezzo. L’impresa soggetta al price-cap

è autorizzata ad aumentare, da un anno all’altro, il prezzo del proprio bene di un ammontare

stabilito e pari alla variazione dell’indice generale dei prezzi (tasso d’inflazione ΔP), decurtando di

un fattore stabilito dall’autorità di politica economica e denominato fattore X. Quindi la massima

variazione di prezzo tollerata per il bene i, sarà:

∆ pi=ΔP−X

Il fattore X in genere è positivo ma inferiore al tasso di inflazione. Inoltre in termini reali il prezzo del

bene venduto decresce. Tuttavia i critici sostengono che il metodo del price-cap dinamico spinge le

imprese non tanto a cercare guadagni di efficienza riducendo i costi medi ma ad abbassare il

livello qualitativo del bene che producono considerando il fatto che un monopolista non ha

problemi di qualità poiché non ha concorrenti.

Comparate i modelli di oligopolio di Cournot e Bertrand, sotto il profilo della efficienza

economica.

Oligopolio= situazione in cui nel mercato opera un numero limitato di imprese. L’oligopolio di

Cournot produce un’allocazione di equilibrio che non è efficiente in senso allocativo. Ciascun

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oligopolista punta al proprio massimo profitto scegliendo la quantità complessiva immessa sul

mercato, che si ripercuote sul prezzo determinando quindi i profitti di tutte le altre imprese. Ci si

trova in una situazione di interdipendenza strategica: il meglio che può fare un oligopolista dipende

da quello che si attende che faccia l’altro. L’inefficienza statica è dovuta dal fatto che il prezzo

ottimo per l’impresa è diverso dal costo marginale di produzione; inoltre un’efficienza allocativa si

verifica anche nel caso in cui le scelte delle due imprese non siano simultanee ma sequenziali.

Nell’oligopolio di Bertrand l’impresa sceglie il prezzo da pratica e non la quantità da produrre. In

questo caso l’unica situazione di equilibrio si avrà se si stabilisce un prezzo pari al costo

marginale. Quindi questo oligopolio determina un equilibrio che replica la concorrenza perfetta nel

caso in cui le imprese producono beni omogenei e abbiamo la stessa struttura dei costi (questo

fenomeno è noto anche come “paradosso di Bertrand”). Il paradosso di Betrand non è valido nel

caso in cui le imprese, oltre al prezzo, devono scendere pure la capacità produttiva, replicando

l’allocazione di Cournot; ma anche nel caso in cui i beni prodotti dalle imprese siano differenziati.

Indicate le ragioni per cui la concorrenza monopolistica rappresenta una causa di fallimento

del mercato.

La concorrenza monopolistica è una forma di mercato nella quale ogni impresa produce un bene

differenziato rispetto a quello prodotto da tutti gli altri concorrenti. Rispetto al monopolio però, i

prodotti delle singole imprese esibiscono un certo grado di sostituibilità ed e possibile l’ingresso di

imprese che producono beni parzialmente sostituibili con quelli già sul mercato. Infatti il motivo per

cui la concorrenza monopolistica rappresenta una causa di fallimento del mercato è che il

processo di ingresso di nuove imprese continua sino a quando i profitti delle imprese presenti

tendono a zero. In questa situazione il prezzo del prodotto tende ad eguagliare il costo medio

(dando profitto nullo) ma non prezzo non risulta uguale anche al costo marginale.

Spiegate il concetto di accordo di cartello.

Un cartello è un accordo tra imprese oligopoliste teso a massimizzare i profitti di ciascuna

impresa. Tale accordo porta le imprese a produrre una minore quantità rispetto al caso di assenza

di accordo e quindi conduce al prevalere di un prezzo di mercato maggiore con un danno per il

benessere dei consumatori e per il benessere sociale. In generale si configura come accordo di

cartello ogni intesa tra imprese volta a modificare l’allocazione di mercato in favore delle imprese

stesse e a danno dei consumatori.

Definite l’INDICE DI HERFINDAL e spiegate a cosa serve.

L’indice di Herfindal consente di valutare il grado di concorrenzialità dei mercati attraverso il grado

di concentrazione delle imprese. Maggiore è la concentrazione, più elevato sarà il potere di

mercato e d conseguenza più pronunciato sarà l’allontanamento dall’efficienza allocativa. L’indice

di Herfindal viene definito come la somma dei quadrati delle quote di mercato:

q indica la produzione della i-ennesima impresa e Q la produzione aggregata del mercato.

i LE POLITICHE ANTITRUST

Indicate gli scopi principali della politica anti-trust.

Le politiche antitrust sono l’insieme delle regole e delle azioni dei policy maker intese a limitare i

comportamenti anticoncorrenziali delle imprese e che portano ad un’inefficiente allocazione di

mercato. Essi si propongono di tutelare la libertà di ingresse delle imprese sui mercati e di limitare

il potere derivante da un comportamento scorretto, dei gruppi che godono di posizioni dominanti.

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Effettuate un confronto tra le politiche anti-trust negli Stati Uniti e in Europa.

La normativa di tutela della concorrenza nasce in largo anticipo negli Stati Uniti rispetto all’Europa.

Gli Usa e i Paesi europei scelgono due logiche di intervento differenti: nel primo caso lo Stato non

entra direttamente nel mercato ma sorveglia il funzionamento di esso dall’esterno, esercitando la

propria funzione nella definizione e attuazione delle normative antitrust. Invece i policy maker

europei scelgono di far int

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A.A. 2016-2017
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher kettystrano di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Di Vita Giuseppe.