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COSTABILE, FANTOZZI, TURIMANUALE DI SOCIOLOGIA POLITICA
Capitolo 3. Politica, Stato e cittadinanza
1. Lo Stato come cuore della politica in epoca moderna
Max Weber definisce lo Stato come "quella comunità umana, che nei limiti di un certo territorio, esige per sé con successo il monopolio della violenza legittima". È perciò una definizione che individua lo Stato attraverso i suoi elementi strutturali.
Secondo gran parte degli storici, lo Stato moderno nasce tra il 1400 e il 1600, e succede a quello che era il sistema feudale e la società dei ceti. Il sistema feudale, che fino ad allora aveva funzionato bene, viene messo in discussione quando prende piede la società dei ceti, in quanto, sul finire del Medioevo, vengono alla luce nuove attività produttive e commerciali: le signorie urbane devono ora misurarsi con nuovi gruppi emergenti.
Altri studiosi invece individuano la nascita dello Stato moderno all'interno di alcune...
città italiane e baltiche rinascimentali, facendolo dunque "iniziare" prima, sebbene questa tesi non sia la più accreditata: di fatti, mancano elementi chiave quali una dimensione territoriale circoscritta e la mancata risoluzione del conflitto tra comando signorile e gestione comunitaria. L'ipotesi più accreditata colloca invece la nascita dello Stato moderno nel vecchio continente, in concomitanza con l'affermarsi delle monarchie assolute e lo sviluppo di tre precise dinamiche:- La prima è socioeconomica: l'incontro tra latifondisti e produttori non poteva che avvenire in un territorio abbastanza vasto da consentire un mercato ampio e interessante;
- La seconda è di tipo culturale e ideologico: le guerre di religione pongono fine alla dimensione unitaria del cattolicesimo;
- La terza, infine, è di tipo politico: la supremazia dello Stato si impone rispetto alla feudalità e alla Chiesa, grazie ad
Espropriazioni e concentrazioni di potere. L'istituzione così creata, però, si trova dinanzi a due problematiche: passando da un sistema di poteri patri-moniale e personale ad uno pubblico ed impersonale, bisognerà quindi trasformare le cariche in uffici, darvita ad un corpo di funzionari che rimpiazzi la nobiltà; la seconda riguarda il tipo di reggimento dello Stato, in quanto, in regime assolutistico, il Re non era in alcun modo assoggettato alla legge, ma ora invece lo è, come tutti gli altri sudditi.
L'evoluzione delle forme di politica "dal basso" e "dall'alto": cittadinanza e tipi di Stato. Con lo Stato moderno, finalmente la politica ritrova la sua centralità che aveva conosciuto nell'epoca delle poleis greche: ciò, oltre a favorire la civilizzazione, viene introdotta una distinzione tra il "dentro" e il "fuori" i confini nazionali, nonché una macchina
politico-burocratica e poliziesco-militare, alle cui determinazioni è difficile sfuggire. Possiamo cogliere la dinamica di tutte queste trasformazioni attraverso due tipi di evoluzione: quella dal basso e quella dall'alto. La prima, detta anche bottom-up, è definibile come processo di inclusione di coloro che fino ad allora erano stati esclusi dai processi politici: ciò avvenne anche grazie al rimpiazzamento del noi (intesi come famiglie o ceti) in favore dell'io individuale. Si origina dunque tutta una varietà di identità: l'io nobili, i borghesi, e i villani. Con l'affermarsi dello Stato assoluto, però, tutte queste categorie vengono racchiuse nell'unica categoria dei sudditi: è in questo frangente che compaiono le prime rivendicazioni di inclusione politica. Secondo Marshall, tra il '700 e il '900 si ultima il processo di capovolgimento della categoria di sudditi in quella di cittadino. Secondo lo studioso,la cittadinanza è uno status che viene attribuito a chi è membro a pieno diritto di una comunità. Ci soffermiamo ora sulla contemporanea concorrenza di diritti e doveri: con una politica dal basso, infatti, si ha una partita di dare e avere; intendiamo quindi i diritti civili di cittadinanza come una rinuncia dei soggetti privati a ricorrere alla violenza autonoma, in favore di un riconoscimento da parte del Re di tutta una serie di diritti come quelli della persona, del domicilio e di opinione. Al riconoscimento dei diritti civili, segue anche quello dei diritti politici: anche in questo caso vi è una situazione d'impasse, la cui causa è da far risalire al grido dei coloni "no taxation without representation", con cui i borghesi si opponevano al tentativo della corona di far pagare loro delle tasse non decise da rappresentati degli stessi. Alla fine, la corona è costretta a cedere. Per il riconoscimento completo dei diritti
politici bisognerà però aspettare oltre la metà del Novecento, an-che se la situazione vari da Paese a Paese. La successione resta tendenzialmente la stessa:
- Viene riconosciuto il diritto di voto ai soli uomini che hanno un reddito tassabile;
- Suffragio universale maschile;
- Suffragio universale maschile e femminile;
- Abbassamento del limite per l'età adulta;
- Soluzioni anche per chi non è cittadino.
Naturalmente, riconoscimento di diritti non corrisponde ad effettivo godimento degli stessi (cioè gli entitle-ments e le provisions).
Il quadro delle garanzie si completa con il principio della separazione dei poteri, tramite cui il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario sono affidati ad organi diversi e separati.
Quanto ai diritti sociali, anch'essi sono una partita di dare e avere, e capire com'essi siano stati emanati è semplice: com'è possibile essere cittadini di una certa comunità,
se in caso di emergenza, come infortuni o malattia, si è abbandonati a sé stessi? La questione dell'assistenza sociale ha una lunga tradizione di soggetti intervenienti, che vanno dalle istituzioni caritatevoli cristiane alle varie poor law inglesi. Tali soggetti però pongono grandi limiti: non si pongono il problema del rispetto della dignità e tante volte non risultano sistematici. La situazione si aggrava con le rivoluzioni industriali: per il proletariato, infortunarsi o ammalarsi rappresentava una tragedia, finché essi stessi non iniziarono ad organizzarsi in società di mutuo soccorso. Lo Stato cercò di riportare il tutto sotto il suo controllo, attraverso provvedimenti assistenziali e di tutela del lavoro: questo è il primo nucleo organico riconosciuto di diritti sociali di cittadinanza, che, nella loro massima espansione riguarderanno anche assistenza sociale e sanitaria, la previdenza, la casa e l'istruzione.iter lascia però due questioni: la prima è relativa alla successione stessa, in quanto quello di Marshall è un idealtipo, e in molti paesi ciò non segue tale linea, discostandosi dal modello; la seconda invece si riferisce alla cittadinanza, domandandosi se essa debba essere un processo aperto o chiuso. Essa però è destinata a rimanere un processo aperto, finché rimane uno status. Insieme alla crescita dei diritti di cittadinanza si ha un'evoluzione delle forme di Stato: effettuato il passaggio da Stato assoluto a Stato costituzionale, il tipo di regime si individua in funzione dal tipo di diritti riconosciuti, dalle garanzie previste e da quanto i soggetti sociali siano inclusi. Quando vengono estesi i diritti politici e inizia a vigere il principio di separazione dei poteri, prende piede lo Stato democratico; nel momento in cui, accanto ad essi, entrano in gioco anche i diritti sociali di cittadinanza, gli Stati assumonoLa connotazione di Stati liberali e Stati social-democratici, nonostante bisogna marcare il fatto che tale tipo di diritti non sopraggiunge in modo automatico.
Lo Stato autoritario e lo Stato totalitario
L'evoluzione dei diritti sociali di cittadinanza chiaramente non avvenne in tutto il mondo: ci sono aree in cui, per effetto della disgregazione di organizzazioni di tipo imperiale, non seguì l'adozione di criteri liberal-democratici; addirittura, in alcuni paesi non si ebbe neppure la separazione tra potere temporale e spirituale oppure la transizione verso modelli liberal-democratici subì delle interruzioni o regressioni in senso autoritario.
Linz classificò i regimi non democratici in regimi autoritari, totalitari, post-totalitari e sultanistici: nell'ultimo caso si ha una situazione in cui vi è confusione tra il patrimonio privato e l'arbitrio del capo con il patrimonio e i poteri pubblici. Si tratta di situazioni vigenti in paesi in
utilizzano il potere politico per proteggere i propri interessi. Inoltre, la crisi economica, le disuguaglianze sociali e le tensioni politiche possono favorire l'emergere di regimi autoritari o totalitari. Nel caso dei regimi autoritari, spesso si assiste a un'ascesa al potere attraverso colpi di stato o elezioni manipolate. Una volta al potere, questi regimi limitano il pluralismo politico, controllano i mezzi di comunicazione e reprimono l'opposizione. La classe politica non è tenuta a rendere conto delle proprie azioni e la mobilitazione politica è limitata. I regimi totalitari, invece, si caratterizzano per un controllo ancora più esteso sulla società. Oltre alla repressione politica, controllano l'ideologia e i mezzi di comunicazione, impongono un partito unico e una pianificazione economica centralizzata. La pervasività del regime si estende a tutti gli ambiti della vita quotidiana. In conclusione, i regimi autoritari e totalitari si differenziano per il grado di controllo e repressione esercitato sulla società. Mentre i regimi autoritari limitano il pluralismo politico e la rendicontazione della classe politica, i regimi totalitari estendono il controllo su tutti gli aspetti della vita e impongono un'ideologia dominante.avanzeranno richieste di maggiore democratizzazione delle istituzioni: l'esito non democratico risiede nell'alleanza tra i ceti medi in declino ei portatori di interessi economici tradizionali. 4. Lo Stato sociale contemporaneo Durante il secolo precedente, lo Stato sociale presenta alcune varianti: per comprenderle si deve rispondere a due domande, e cioè… 1. Chi paga i costi necessari al corretto funzionamento di tali diritti? 2. Chi ne beneficia? Per rispondere a queste domande, Richard Titmuss ha fatto una distinzione tra un modello residuale, uno del rendimento industriale, e uno istituzionale-redistributivo. Rispondendo alle domande precedenti, abbiamo due possibili risposte: - Una secondo cui il finanziamento dipende dai contributi dei lavoratori, e a fruirne sono gli stessi lavoratori che versano contributi; - L'altra, secondo cui il finanziamento è tratto dal gettito fiscale e i benefici vanno a tutti i cittadini, e in certi casi, anche aiIl modello occupazionale, che è basato sull'idea di un welfare state che garantisce la protezione sociale attraverso un sistema di sicurezza sociale e un'ampia rete di servizi pubblici. Questo modello si concentra sulla promozione dell'occupazione e sulla ridistribuzione delle risorse attraverso politiche attive del lavoro. La sua variante, il modello occupazionale flessibile, si basa sulla flessibilità del mercato del lavoro e sulla promozione di politiche di attivazione che incoraggiano la partecipazione al mercato del lavoro. Questo modello si concentra sulla flessibilità del lavoro e sulla promozione dell'imprenditorialità e dell'autoimprenditorialità. Il secondo modello, il modello assistenziale, si basa sulla fornitura di servizi sociali e assistenziali a coloro che ne hanno bisogno. Questo modello si concentra sulla protezione sociale attraverso la fornitura di servizi pubblici e privati, come l'assistenza sanitaria, l'assistenza all'infanzia e l'assistenza agli anziani. La sua variante, il modello assistenziale selettivo, si basa sulla selezione dei beneficiari dei servizi sociali in base a criteri di bisogno e merito. Questo modello si concentra sulla focalizzazione delle risorse sui gruppi più vulnerabili e sulla promozione dell'autonomia individuale. Entrambi i modelli e le loro varianti hanno vantaggi e svantaggi e possono essere adottati in base alle specifiche esigenze e alle risorse disponibili in un determinato contesto.