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SESTO STUDIO – SESTO SENSO E SCHIZOFRENIA
La persona schizofrenica come uno scanner (zombie): guarda se stesso da una prospettiva in terza persona (invece di essere situato nella propria esistenza); in termini fenomenologici tale esperienza è definita noetica (decentramento rispetto al proprio processo percettivo).
Controtransfert: trasalimento (“non sta guardando me ma sta guardando il modo in cui mi sta guardando”) e sentimento di alienità.
I sensi del senso comune: koine aisthesis (Aristotele) e sensus communis. Il koine aisthesis esprime sia l’essere incarnato della coscienza di sé (ipseità), sia la sintonizzazione come fondamento dell’essere sociale. Essa è base del fenomeno della sintonizzazione, che è il prerequisito per la costituzione del sé sociale e dell’intersoggettività, e della coscienza di sé preriflessiva. Dal disintonizzazione (non proposizionale) si giunge al
Sapere proposizionale rappresentato dal sensuscommunis. Esiste dunque uno stretto vincolo tra coscienza di sé e matrice intersoggettiva (sintonizzazione) e un ulteriore elemento di connessione tra il sé individuale e il sé sociale è la metafora. Le persone schizofreniche:
- Sono impossibilitate a trovare una metafora per normalizzare l'esperienza corporea nella narrazione = stranezza, estraneità, alieno.
- Necessitano di dare un nome a sensazioni corporee strane implicando la creazione di neologismi.
SETTIMO STUDIO – LA STATUA INTERIORE
Ipotesi filosofica: indipendenza tra i due livelli della coscienza di sé, ossia il livello pre-riflessivo e quello narrativo. Laddove la depersonalizzazione melancolica rimanda a un disturbo della coscienza di sé narrativa, la depersonalizzazione schizofrenica attinge a un disturbo della coscienza sensoriale (incarnata o pre-riflessiva) di sé.
La condizione melancolica è
contrassegnata dall'arrestarsi della dialettica tra sé e l'altro-da-sé: il melancolico bandisce l'altro-da-sé in quanto è fonte di nullificazione→ il melancolico non vive l'altro-da-sé come possibilità verso cui protendersi, ma come nulla. Così il melancolico insiste concentricamente su una prospettiva finita, riducendo il problema del "chi sono" a una statua interiore = sostanza immutabile.
Questo "nulla" non è solo riferito all'altro-da-sé, ma anche alle emozioni che nel malinconico sono appunto sparite. Il sentimento della mancanza di sentimento si fonda sulla pseudo-empatia: il legame con l'altro non è fondato sulla vera empatia, ma è un legame con il suolo sociale dell'altro.
OTTAVO STUDIO – SCANNERS, CYBORGS E ZOMBIES
Natura trascendentaliter spectata: l'iper-riflessività schizofrenica consiste nell'assumere
comeoggetto esplicito la propria esperienza di sé, del proprio corpo e del proprio incontro con il mondo =menti avulse da un corpo che contemplano l’esistente: vita in terza persona/oggettivazione morbosa(dal corpo deanimato, cyborg, a spirito disincarnato, scanner) • Zombies = melancolici NONO STUDIO – LE VOCI E LA COSCIENZA • Coscienza = unione nella duplicità del sé (l’alterità nel sé) • Allucinazioni uditivo-verbali = oggettivazione del dialogo interiore della coscienza di sé narrativa: la modalità pre-riflessiva (sensoriale) di sé viene meno lasciando il posto alla riflessività che poi diventerà iper-riflessività. • Le “voci” come disturbo della coscienza di sé: in cui caratteri fenomenici e la cui genesi diventa più comprensibile se considerati come un modo particolare di emergere alla coscienza del dialogo interiore. I meccanismi che si presumediano origine alle "voci": - Epilessia dei centri sensoriali - Meccanismi di rilascio - Riconoscimento errato della titolarità degli stati mentali (perdita della metà - come attestazione di identità) - Il disturbo del self-monitoring (Frith: poiché gli schizofrenici non riconoscono le azioni come proprie e allora le attribuiscono ad agenzie esterne). DECIMO STUDIO - QUESTO NON È UN DELIRIO - Ipotesi scartata: l'origine del delirio schizofrenico è un fenomeno cognitivo (deliquio semantico) consistente nello sfaldare il senso comune. - Ipotesi verificata: sdoppiamento proto-allucinatorio - Modulo di dinamica - Babore IL MESTIERE DI GENITORE - Anna Nicolò e Francesca Enuncio - Winnicott, 1965: il mestiere di genitore è qualcosa che una coppia inizia per gioco, accorgendosi solo più tardi di quanto sia difficile. - Momento trasformativo per i genitori: effetto strutturante ematurativo vs disorganizzato (aumento di rischio di emergenza di patologie prima sconosciute)
Dannosità del modello del genitore perfetto (sufficientemente buona vs non troppo buona): una certa dose di incapacità, incomprensione e ambivalenza del genitore è utile al bambino perché gli permette di crescere, autonomizzarsi e mettere le distanze da un genitore di cui può riconoscere i limiti e le imperfezioni. La funzione genitoriale
Freud (1914): riedizione e rivisitazione dell'amore narcisistico, ossia l'amore per un aspetto di sé proiettato nel figlio.
Erikson (1982): riconosce nella genitorialità la procreatività, la produttività e la creatività mettendo in luce la continuità tra le generazioni e il 'prendersi cura' come anello di congiunzione tra di esse.
Klein (1969): tolleranza dei propri impulsi distruttivi verso i propri genitori e quindi verso i propri
figli;proteggersi dall'aggressività del bambino e non subirlo avrebbe permesso di proteggere il bambino stesso e avrebbe diminuito la sua angoscia e il suo senso di colpa per i suoi desideri ostili.
Il posto relazionale
Si diventa genitori con l'arrivo fisico di un figlio, ma questa condizione è in realtà il frutto di un processo che si articola nel tempo dalle fantasie dell'infanzia alle fantasie in gravidanza. Queste fantasie saranno il nutrimento mentale che il bambino dovrà digerire per farle proprie ricreandole in modo autonomo (digestione del cibo familiare = personalità). Dunque, il posto relazionale raramente è un posto neutro. Il problema non è eliminare i condizionamenti o le fantasie che caratterizzano l'aspettativa dei genitori o della famiglia (queste proiezioni sono anche utili perché su di esse ognuno di noi ha costruito la propria identità); il problema è piuttosto che tutte queste fantasie,
progetti e proiezioni non devono impedire la libertà di costruire se stessi. Ma chi è questo estraneo che arriva in casa?• L'accettazione del nuovo nato come trasformazione di sé nascente dalla relazione con l'altro: anche il figlio può rappresentare 'l'altro da sé' e come tale può essere accettato o rifiutato. Se ciascuno dei componenti della coppia genitoriale, nel reciproco gioco collusivo, è capace di accettare le parti nuove di se stesso o le parti nuove del proprio partner, scoprirà anche un suo nuovo modo di essere in relazione.• L'accettazione del nuovo nato come rinnovata accettazione di se stesso nella famiglia d'origine. La gravidanza (o la sua aspettativa) introduce nella coppia in modo reale e concreta la presenza del terzo: impone a ciascuno dei genitori un rimaneggiamento dei processi di identificazione con le figure parentali e la riattualizzazione di precoci conflitti.
per arrivare a una rinnovata identificazione delladonna con la propria madre e dell'uomo con il proprio padre. In questo senso, se il confine di coppia non è stabilmente e sufficientemente definito, rispetto alla famiglia di origine, può accadere che il nuovo nato sia considerato come una sorta di nuovo fratellino per i genitori, che abdicano così alla loro funzione in favore dei nonni.- Il nuovo nato come espressione di una fusione avvenuta nella coppia e nello stesso tempo una rottura: per il padre vi è una crisi d'identità profonda al momento dell'accesso alla paternità. Il marito immaturo che si sente respinto dalla nuova situazione non è capace di cambiare e rinunciare a tutta l'attenzione di cui prima era oggetto per far spazio al nuovo nato e preferisce, inconsciamente, allontanarsi dalla nuova famiglia che egli stesso ha creato. Sentendosi escluso dal rapporto madre-bambino e separato dalla madre-moglie,
psicoanalisti chiamano ‘preoccupazione materna interna’ (esperienza di molte madri è esseremisteriosamente consapevoli se il bambino è sveglio o dorme o percepire il suo bisogno anche se stain un’altra stanza e non è sotto i suoi occhi) è una condizione importante per la vita del bambino eperché esso possa cominciare a sentirsi accolto e contenuto; tuttavia dopo qualche mese sarànecessario ricorrere a una modalità nuova e diversa di entrare in relazione con il bambino e in questanuova modalità il padre diventerà una presenza fondamentale, affinché si possa passare da unarelazione duale a una relazione triangolare.
Il de-accomodamento (Winnicott) implica che i genitori sappiano ‘vedere’ il proprio bambino,riconoscerlo come individuo separato, portatore di propri bisogni e peculiari desideri (bambino realevs bambino fantasmatico) e a questo segue, nel periodo precedente l’ingresso
nella scuola (in cui il bambino comincia ad acquisire un'enorme capacità di 'fare da solo'), la capacità di 'contrattazione'