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Capitolo II - La Psicologia dell'Io

La Psicologia dell'Io è quell'approccio della psicologia dinamica che, riprendendo in maniera molto fedele gli studi ed il modello freudiano, elabora un modello simile, complementare, in cui però viene data più importanza all'istanza egoica, l'Io, ai rispettivi meccanismi di difesa che ne consentono l'integrità, all'adattamento ed alla salute, piuttosto che alla patologia. Alcuni, come potremo ben vedere, non si distanzieranno quasi per nulla dal modello freudiano, mentre altri apporteranno le loro differenze più o meno sostanziali. I teorici che analizzeremo, di preciso, sono: Anna Freud, Heinz Hartmann, René Spitz e Margareth Mahler.

ANNA FREUD

Anna Freud, figlia di Sigmund Freud, ha sicuramente dato un grande contributo alla psicoanalisi. Come vedremo, la sua teoria non si distanzierà in maniera sostanziale da quella del padre, anche se è possibile reperire

alcune differenze particolarmente importanti: l'importanza data all'Io, gli studi condotti sui bambini, l'attenzione ai processi di sviluppo normali oltre che patologici, e alcune linee evolutive a carattere preventivo. La visione antropologica dell'autrice quindi, non si distacca molto da quella del padre: l'uomo è un organismo biologico dominato da forze istintuali volte a soddisfare i bisogni fisiologici, con la differenza che possono acquisire una certa importanza anche alcuni fattori di carattere esterno e ambientale. La persona, quindi, non è determinata, ma ha spirito di adattamento ed è condizionata dalla relazione educativa (influenza genitoriale). Teoria della Motivazione. A livello di motivazione, A. Freud non si distacca dal pensiero del padre: il suo modello è di carattere prettamente pulsionale, basato sulla teoria del conflitto interno tra le forze psichiche e le esigenze dell'Io e dell'ambiente. L'unica differenza,se vogliamo trovarne una, sta nell'amaggiore considerazione di quest'ultimo, comprendente soprattutto le cure genitoriali. Nonostante tutto, comunque, le pulsioni rimangono dominanti: i fattori esterni, infatti, a prescindere dalla loro gravità, acquistano significato soltanto nell'interazione con le predisposizioni innate dell'individuo e nella loro interiorizzazione tramite investimento pulsionale. Quindi ciò che spinge il comportamento umano è da un lato il soddisfacimento pulsionale e dall'altro l'istinto di sopravvivenza. I punti di vista dinamico, economico, genetico e topico/strutturale sono quindi perfettamente mantenuti, con la differenza che la pulsione aggressiva non è più legata alla pulsione di morte, ma è uno strumento adattivo per il raggiungimento dell'adattamento e della salute. Teoria della Personalità. Come il padre, A. Freud riprende il concetto di determinismo psichico, e quindi l'idea.secondo cui esiste una continuità dellavita mentale, e la personalità come tripartita in Es, Io e Super Io. L'autrice, però, considera la personalità come una struttura tripartita che si forma attraverso un processo evolutivo lungo tre componenti: dotazione naturale genetica, ambiente (famiglia, scuola, educazione) e grado di strutturazione e maturazione. La differenza principale, rispetto al modello freudiano, sta proprio in questa definizione di "processo evolutivo" e nell'attenzione alla normalità. L'autrice comprende l'impossibilità di studiare il bambino secondo un modello elaborato prettamente su studi sugli adulti, come invece cercò di fare il padre, e per questo motivo spostò il suo interesse verso l'osservazione diretta dei soggetti in età evolutiva, cioè dei bambini: da un lato la sintomatologia adulta, infatti, non per forza è uguale nei bambini, nei quali possonomostrarsi deisegni di disturbo che potrebbero essere sia premonitori di una patologia come semplici segni che successivamente scompariranno senza lasciare traccia, e da un altro lato l'adattamento ai compiti vitali dell'età adulta che vengono presi in considerazione nel modello freudiano, come quelli lavorativi e sessuali affettivi, possono non essere minimamente compatibili nell'infanzia. In pratica, secondo A. Freud, esiste un processo evolutivo caratterizzato da un livello di armonia e di disarmonia, e da specifici compiti evolutivi; dall'osservazione dello sviluppo del bambino, e quindi della sua posizione nella scala evolutiva, in rapporto all'età cronologica, e della presenza ed influenza di fattori interni ed esterni, sarà possibile valutare il suo stato mentale. Da qui, risulta chiara la posizione di maggiore importanza data all'Io: non è possibile osservare il mondo interno dell'individuo se non partendo prima dalla superficie.dall'esterno, e quindi dall'Io, da come si adatta al mondo interno ed esterno e dai meccanismi di difesa che mette in atto. Se l'Io e l'Es sono in armonia e in equilibrio, l'intero processo di scarica pulsionale può essere osservato, in quanto l'Io percepisce l'impulso e ne permette la soddisfazione, mentre se le due istanze sono in disarmonia, l'Io è costretto a bloccare l'intruso attraverso i meccanismi di difesa, i quali, qualora siano usati in maniera rigida ed eccessiva (probabilmente a causa di un Super Io troppo rigido), possono ottenere l'effetto contrario, e cioè impoverire l'Io. Anna Freud elenca vari tra questi meccanismi, tra cui la rimozione, la regressione, la formazione reattiva, l'isolamento, l'annullamento retroattivo, l'introiezione, l'identificazione, la proiezione, la sublimazione, l'intellettualizzazione, la negazione in fantasia, etc. Degni di nota, sonol'identificazione con l'aggressore è una forma particolare di altruismo, due meccanismi derivanti da una combinazione di identificazione e proiezione: nel primo caso l'individuo, per proteggersi da una minaccia esterna, l'aggressore, proietta su di sé i caratteri minacciosi dell'altro e sull'altro l'angoscia, invertendo così i ruoli di chi minaccia e chi è minacciato, mentre nel secondo caso, per proteggersi da una minaccia esterna, i propri impulsi e desideri inaccettabili, si arrende ad essi in totale favore di quelli degli altri. Interessante, inoltre, il ruolo dato alla regressione, che non è vista soltanto come negativa, ma anche, in alcuni casi, positiva, cioè quando è temporanea, come in situazioni di stress, nello stato di veglia, nel gioco, etc. Va detto, per concludere, che questo processo evolutivo va comunque letto nell'ottica dello sviluppo psicosessuale freudiano per stadi, che non è mai.

Stato abbandonato da A. Freud, ma soltanto "completato" o, se si preferisce, "riadattato".

Teoria della Psicopatologia A livello della Psicopatologia, A. Freud compie un'evoluzione rispetto al modello del padre. L'autrice, infatti, distingue due disturbi fondamentali: la nevrosi infantile e i disturbi derivati dai processi evolutivi. Come già detto sopra nell'analisi della teoria della Personalità, l'autrice parla di un percorso evolutivo dell'individuo in cui egli attraversa momenti di armonia e di disarmonia, ed è proprio in quest'ultimo che dobbiamo ricercare questi nuovi tipi di disturbi, collocandoli in un continuum che va dalla normalità alla patologia: nel primo estremo troviamo disarmonie evolutive normali, che l'autrice definisce difficoltà evolutive o nevrosi infantili, mentre nel secondo estremo si collocano le disarmonie evolutive gravi, che possono degenerare in veri e propri arresti evolutivi.

La differenza sostanziale è che mentre i primi sono normali durante lo sviluppo, a causa dei conflitti interni e delle difese messe in atto dall'Io, e nella maggior parte dei casi scompaiono durante l'evoluzione, i secondi, invece, possono essere premonitori di veri e propri disturbi. Tra le disarmonie evolutive gravi, possiamo trovare: Io poco strutturato, scarsa capacità o totale incapacità di controllare gli impulsi e le frustrazioni, problemi nello sviluppo cognitivo, problemi nell'espressione e nel riconoscimento delle emozioni proprie e altrui, difficoltà a raggiungere la costanza oggettuale, etc. A seconda del tipo di difficoltà incontrate dal soggetto, il terapeuta dovrà mettere in atto un trattamento differente: in linea di massima il metodo classico è la psicoanalisi, ma a seconda del tipo di disturbi derivati dai processi evolutivi sarà opportuno utilizzare processi terapeutici tra loro differenti. Teoria delMetodo Anche in questo caso, A. Freud riprende il metodo psicoanalitico del padre, ma apporta delle novità tali da poterlo ampliare. L'elemento base è l'osservazione diretta non solo dell'adulto, ma anche dei bambini, soffermandosi principalmente sullo sviluppo libidico, sulla separazione dalla madre, sull'impatto del mondo interno ed esterno, etc. L'autrice parte dal presupposto che la sola teoria psicoanalitica non basta, ma che essa deve essere integrata con delle conoscenze derivanti da osservazioni dirette sul setting psicoanalitico stesso. Avendo concentrato tutto il suo lavoro sullo studio di questo processo evolutivo, è chiaro che il metodo che ella propone si pone l'obiettivo di osservare tale sviluppo in maniera diretta, in superficie, per trarne poi, come già detto, il mondo interno. Pur non abbandonando la teoria dello sviluppo psicosessuale, A. Freud si accorge della loro inadeguatezza, prese singolarmente, nellospiegare vari aspetti sia dello sviluppo normale che dellapatologia infantile, e perciò decide di "supplementarle" attraverso l'introduzione di alcune linee evolutive, le quali si propongono di osservare le interazioni fondamentali tra Es, Io e Super Io in una sequenza evolutiva che va dalla totale dipendenza materna all'autonomia. Le principali sono: il passaggio dall'egocentrismo alla socievolezza, dall'allattamento all'alimentazione razionale, il controllo sfinteriale, la capacità di stringere rapporti con i coetanei, l'oggetto transazionale, capacità di giocare con il proprio corpo e con gli oggetti, ed il passaggio dal gioco al lavoro. Sulla base dell'osservazione delle fasi libidiche del modello freudiano, delle linee evolutive e del bambino in genere, A. Freud teorizza, inoltre, di potere compilare un profilo metapsicologico del soggetto, diviso in due parti: la prima riguardante gli elementi esterni e la seconda.gli elementi interni, quali lo stato men
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
39 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chicca.ci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Pontificia Salesiana - Unisal o del prof De Nitto Anna Lucia.