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SNC.

C’è un’importante caratteristica che riguarda le fibre afferenti che sono connesse al dolore: la possibilità

del SNC di influire sulla trasmissione dell’informazione dolorifica.

Corpo cellulare nel ganglio

Notiamo qui che c’è una grande differenza tra il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico,

per quanto riguarda queste terminazioni e queste fibre. Stiamo parlando di terminazioni libere, senza altre

strutture, che fanno parte di una cellula che ha il corpo cellulare nel ganglio (e quindi della stessa serie di

quelle che abbiamo visto per il corpuscolo del Pacini). Questa fibra afferente, attraverso le radici posteriori,

entra nel midollo spinale; qui si realizza la prima sinapsi tra la fibra afferente e il neurone che porta

l’informazione dolorifica al SNC, fino alla corteccia. Quando andiamo a identificare il tipo di circuito, ci

rendiamo conto che in effetti è diverso da quello visto nella situazione di tatto, pressione… infatti, in quel

caso la fibra afferente si disponeva all’interno del midollo spinale, quindi nelle corna dorsali (quindi

posteriormente), e risaliva fino al midollo allungato. Invece in questo caso, quando la fibra entra nel

midollo spinale (a qualsiasi livello del midollo spinale, quindi sia a livello dorsale, che a livello sacrale,

toracico e cervicale), prende contatto sinaptico con il secondo neurone e da qui in poi la fibra va al SNC con

un meccanismo simile a quello visto precedentemente. La cosa da mettere in evidenza in questo circuito è

che in realtà esistono a livello del SNC dei neuroni che hanno una direzione funzionale opposta. Questi

neuroni, che si chiamano NEURONI DISCENDENTI, prendono contatto con degli interneuroni inibitori. Gli

INTERNEURONI sono delle cellule nervose che hanno un ruolo di controllo sulle modalità di trasmissione di

un segnale. Tra questi, gli INTERNEURONI INIBITORI hanno l’importante funzione di determinare un’azione

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Riassunti di Fisiologia Università di Catania Facoltà di Scienze Biologiche L-13

inibitoria sull’azione di queste sinapsi. Quindi la fibra afferente aumenta la propria frequenza di scarica,

attiva la sinapsi e attiva il neurone che si trova nel midollo spinale, mentre questo interneurone che viene

comandato dal SNC agisce su questa sinapsi garantendo che ci sia un confronto, mediante inibizione,

dell’afferenza dolorifica. Questo è un sistema importante perché consente di modulare l’attività dolorifica

delle fibre afferenti. La localizzazione di questa sinapsi viene definita normalmente come inibizione

presinaptica: quindi agisce direttamente sulla terminazione della fibra dolorifica, e ne modula il rilascio di

neurotrasmettitore. Quindi, nell’istante in cui andiamo a studiare le afferenze dolorifiche, avremo una

situazione diversa rispetto agli altri sistemi studiati. Questo è un meccanismo importante perché ci da la

possibilità di interagire con altre fibre su questi circuiti. In questo schema ci troviamo davanti una

doppia possibilità che riguarda le fibre

afferenti, che sono le fibre grosse (in

rosso): sono fibre afferenti che hanno a

che fare con il corpuscolo del Pacini

oppure con altri recettori definiti FUSI

MOLECOLARI.

Le fibre piccole invece, sono le fibre che

hanno a che fare con la propagazione

dell’informazione nocicettiva e quindi

sono quelle collegate al dolore.

Quando abbiamo parlato di propagazione del PA abbiamo detto che c’era una corrispondenza tra velocità

di propagazione e diametro delle fibre, e in quell’occasione abbiamo detto che le fibre grosse avevano una

velocità di conduzione più elevata, mentre le fibre piccole avevano una velocità di propagazione più bassa.

Le fibre piccole sono le fibre dolorifiche e cioè le fibre nocicettive. Le fibre grosse sono invece le fibre

cutanee. Quando andiamo a studiare quello che avviene a livello del midollo spinale, ci troviamo davanti ad

una possibilità, e cioè che le fibre piccole attivano una serie di neuroni, e attivando questi neuroni

consentono l’informazione nocicettiva. In questa figura abbiamo un interneurone (I, in verde), e un altro

interneurone (P, in giallo), che consente il passaggio dell’informazione al SN. Le fibre piccole hanno

un’azione che è opposta sull’interneurone e sulla cellula di trasmissione. Il sistema viene attivato nel

momento in cui si stimolano queste fibre recettive, per cui l’interneurone, che ha una sinapsi inibitoria sul

neurone P, viene inibito.

Questo significa che l’interneurone non funziona, perché l’inibizione di un interneurone inibitorio ne riduce

il rilascio; quindi l’effetto di questa diminuzione del rilascio (di GABA, di glicina, o di altre sostanze che

hanno a che fare con questi meccanismi), ci consente il passaggio dell’informazione che così arriva al

neurone P e che quindi dà una percezione di dolore a livello corticale. Quindi, nell’istante in cui c’è una

stimolazione nocicettiva, ci ritroviamo ad avere questo sistema di fibre piccole che automaticamente attiva

la sua via di trasmissione, inibendo gli interneuroni inibitori che ci possono essere nel circuito. Quando si

attivano le fibre grosse (quindi anche le fibre del corpuscolo del Pacini), quello che si realizza è invece un

discorso diverso, perché le fibre grosse vanno ad attivare l’interneurone e il neurone di trasmissione;

parallelemente a livello del neurone di trasmissione, ci troviamo ad avere non l’attivazione delle fibre

grosse, ma l’inibizione dovuta alla funzione dell’interneurone.

Quindi per il meccanismo di sommazione avremo un effetto che può essere mitigato; quindi ci ritroviamo

ad avere una frequenza di scarica che è minore e che quindi trasferisce ai centri una sensazione dolorifica

che può anche essere molto attenuata. Ecco che a questo punto ci ritroviamo a poter utilizzare le afferenze

sensoriali, meccanocettive (quindi corpuscoli del Pacini) per andare a interagire con l’azione degli

interneuroni inibitori sulle vie dolorifiche.

Quindi grazie all’azione di questi interneuroni che si trovano inseriti in questo circuito, noi non facciamo

altro che ridurre l’afferenza sul neurone P di trasmissione, il quale ci informa che l’urto che abbiamo avuto

ha provocato il dolore. Le fibre grosse attenuano la scarica dell’informazione afferente, quindi non

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eliminano, perché lo stimolo rimane (perché se io sbatto, sento che ho sbattuto). Bisogna considerare quei

meccanismi di integrazione a livello delle sinapsi, a livello del midollo, a livello del tronco encefalico.

Quindi posso ridurre le afferenze dolorifiche che hanno a che fare con quella situazione particolare. Questo

è un meccanismo importantissimo che ci consente di identificare due situazioni diverse:

- La NOCICEZIONE è la stimolazione della fibra dolorifica

- Il DOLORE che io percepisco è quello che avviene quando l’informazione arriva al SNC, e diventa

cosciente.

Quindi la nocicezione è una stimolazione di fibre nocicettive, e lo stimolo adeguato è qualcosa che fa male

(puntura, urto etc…). Nel momento in cui questa informazione raggiunge la corteccia, ci ritroviamo a

questo punto ad avere la sensazione di percezione del dolore, che è soggettiva. Quindi noi possiamo

distinguere due momenti diversi:

1. Una situazione nocicettiva che è una situazione fisiologica oggettiva, cioè una fibra dolorifica che

viene stimolata a scarica, annientando le proprie frequenze di scarica.

2. Nel momento in cui interviene l’esperienza soggettiva dell’individuo, questa nocicezione si

trasforma in qualcosa di personale e diventa “dolore”. Questo dolore viene filtrato attraverso tutta

una serie di informazioni che sono modulate a livello del SNC proprio grazie ai meccanismi di

inibizione.

È per questo motivo che il discorso nocicezione/dolore è molto complesso, innanzi tutto perché ci mette

davanti delle problematiche differenti. Noi identifichiamo come situazione biologica globale qualcosa di

dannoso verificatosi nel nostro organismo, e questa situazione la chiamiamo dolore (un taglio a livello

cutaneo che consente l’ingresso di batteri; oppure una puntura o qualunque cosa crei un danno, si

identifica come dolore). L’attenzione che quindi poniamo al dolore risulta dal fatto che il dolore

rappresenta un campanello d’allarme per l’organismo. La situazione nel definire il dolore è diversa quando

studiamo due situazioni differenti. Il dolore può essere dovuto a una situazione:

1. Cutanea, quindi un taglio, un urto… quindi una stimolazione vera e propria della terminazione

nocicettiva, per cui si aumenta la frequenza di scarica sulla fibra afferente e si ha un’unica

informazione che è il dolore. 2. Una situazione molto facile da

riscontrare ma meno visibile, è che ci

possa essere un danno, una lesione che

altera la fibra afferente, e non il

recettore e quindi non la parte

terminale della fibra, ma qualunque

punto di passaggio della fibra. Una

lesione di questo livello indica ancora

una volta una situazione di dolore, cioè

riattivazione della fibra nocicettiva, ma

a questo punto quello che avviene in

questa fibra nocicettiva che viene

stimolata da una lesione interna, si può

trasmettere a quelle che sono le

informazioni che arrivano al midollo

spinale, determinando una situazione

di lesione anche a livello di altre fibre

che si trovano nel midollo spinale.

Allora in questi casi si parla di DOLORE

NEUROPATICO, per distinguerlo dal

dolore nocicettivo. Molto spesso

quindi, il dolore non è legato a

sensazioni cutanee ma a meccanismi

all’interno dell’organismo. 73

Riassunti di Fisiologia Università di Catania Facoltà di Scienze Biologiche L-13

In relazione a questo, si passa dall’identificazione di un dolore nocicettivo, perché si ha la stimolazione del

recettore, a un dolore neuropatico, perché si ha invece la stimolazione, la lesione o comunque qualcosa

che riguarda le fibre afferenti. E questo è importante per cercare di capire come andare a risolvere questo

meccanismo.

Il recettore neuropatico ha la stessa via del recettore nocicettivo: si tratta delle stesse fibre, che in realtà

non sono stimolate alla terminazione ma lungo il percorso. Lungo il percorso ci può essere un motivo

qualunque per cui c’è il dolore, che però si sente come se fosse all’estremità. E quindi se si attiva un

meccanismo neuropatico, un dolore non si prende a metà, perché se quella fibra ha le sue terminazioni nel

dito, quando arriva l’informazione in co

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Publisher
A.A. 2019-2020
195 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/09 Fisiologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lewis16 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fisiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Russo Antonella Maria.