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(Y)
0 10
50 45 (+35)
100 75 (+30)
150 100 (+25)
Il grafico di questa funzione (fig. 13.2) è simile a quello dell'utilità totale o del prodotto totale (nel
primo tratto).
È plausibile che un individuo, che parte da un basso livello di reddito, man mano che il suo reddito
aumenta, consuma una parte via via minore del suo incremento di reddito. Come si vede, la
funzione del consumo non parte dall'origine degli assi. Se essa partisse dall'origine, come nella fig.
13.3, ciò significherebbe che, quando il reddito di un individuo è uguale a 0, anche il suo consumo
fig. 13.3
è uguale a 0, ma ciò non è possibile perché l'individuo morrebbe letteralmente di fame.
5.2. La funzione del consumo nel breve periodo
Keynes però distinse tra il breve e il lungo periodo.
Nel lungo periodo ciò che abbiamo detto è certamente vero, ma nel breve periodo (pochi mesi),
dato che l'incremento di reddito non può essere molto elevato, è plausibile che, all'aumentare del
reddito, il consumo cresca in misura via via costante.
tab. 13.2
Reddito (Y) Consumo (C)
0 10
100 90
110 98 (+8)
120 106 (+8)
130 114 (+8)
Keynes si pose un secondo problema. Una volta accettato che nel breve periodo, all'aumentare del
reddito, il consumo cresce in misura costante, occorre chiedersi: l'aumento del consumo è minore,
eguale, o maggiore dell'aumento del reddito?
Mostriamo le tre possibilità
Y C
0 10 10 10
100 90 110 160
110 (+10) 98 (+8) 120 (+10) 175
120 (+10) 106 (+8) 130 (+10) 190 (+15)
130 (+10) 114 (+8) 140 (+10) 205 (+15)
Keynes sostenne che nella realtà si verifica il primo caso, che è rappresentato nella fig. 13.4,
L'individuo cioè, tutte le volte che ha un incremento del suo reddito, consumerà solo una parte di
questo incremento (perché una parte ne risparmierà).
In conclusione nel breve periodo, all'aumentare del reddito, il consumo aumenta in misura costante,
ma minore del reddito: cioè l'incremento del consumo è minore dell'incremento del reddito.
5.3. La propensione marginale al consumo e la propensione media al consumo
La retta della fig. 13.4 è rappresentata dalla seguente funzione
C = 0,8 Y +10. (13.1)
Diamo a Y alcuni valori e vediamo quali sono i corrispondenti valori di C. Quando Y = 0, C = 10;
quando Y =100, C = 90; quando Y= 110, C = 98. Come si vede, questi valori corrispondono a quelli
della tab. 13.2. 10 rappresenta il consumo autonomo e 0,8 è, l'incremento che registra il
consumo quando Y aumenta di una unità.
0,8 = 8 = 8.000
1 10 10.000
Possiamo ora definire due concetti fondamentali nell’analisi Keynesiana:
Propensione Marginale al Consumo (MPC)
Propensione Media al Consumo (APC).
La MPC è l'aumento che registra il consumo di un individuo quando il suo reddito aumenta di una
unità (ovvero di una quantità data). Essa viene indicata con
ΔC
ΔY
Δ, ΔY ΔC
dove come al solito, indica l'incremento è l'incremento del reddito e quello del consumo.
La APC invece è data dal rapporto tra il consumo e il reddito di un individuo
C
Y
essa è cioè la quota (o percentuale) di reddito che l'individuo devolve al consumo.
La MPC in questo caso è costante, cioè è sempre eguale a un numero dato (0,8), qualunque sia il
livello del reddito. Se invece consideriamo l'esempio della fig. 13.2, vediamo dalla tab. 13.1 che la
MPC è diversa per ogni diverso livello del reddito. Infatti: ΔC
quanto Y aumenta da 0 a 50 = 35 = 0,70
ΔY 50
ΔC
quanto Y aumenta da 50 a 100 = 30 = 0,60
ΔY 50
ΔC
quanto Y aumenta da 100 a 150 = 25 = 0,50
ΔY 50
ΔC
quanto Y aumenta da 150 a 200 = 20 = 0,40
ΔY 50
e così via. Poiché all'aumentare del reddito il consumo aumenta in misura via via minore, la MPC
diminuisce al crescere del reddito. La APC normalmente è diversa dalla MPC.
Nell'esempio della fig. 13.4, in cui, come abbiamo visto, la MPC è costante qualunque sia il livello
del reddito, la APC invece è diversa per ogni diverso livello del reddito.
Infatti dalla tab, 13.2 vediamo che:
quanto Y = 100 C = 90 = 0,90
Y 100
quanto Y = 110 C = 98 = 0,89
Y 110
quanto Y = 120 C = 106 = 0,8
Y 120
Pertanto, in questo caso, la APC diminuisce al crescere del reddito.
Keynes comunque si soffermò sulle proprietà della MPC. Abbiamo visto che per Keynes, nel breve
periodo, all'aumentare del reddito, il consumo cresce in misura via via costante:
ΔC/ ΔY
Quindi è costante (esempio della fig. 13.4). ΔC
Inoltre per Keynes l'incremento del consumo è minore di quello del reddito. Ma, se è minore di
ΔY, ΔC/ ΔY è minore di 1.
AY La forma generale della (13.1) è C=cY+b (13.2)
dove c rappresenta la propensione marginale al consumo e b il consumo autonomo.
Possiamo pertanto concludere che per Keynes la MPC nel breve periodo è costante e minore
dell'unità.
5.4. La funzione macroeconomica ("o aggregata) del consumo
Se consideriamo non un singolo individuo ma un Paese, possiamo affermare che il consumo globale
(o totale) della collettività (cioè la somma dei consumi di tutti gli individui) dipende dal reddito
nazionale (che rappresenta la somma dei redditi di tutti gli individui).
La relazione tra il consumo globale e il reddito nazionale prende il nome di funzione
macroeconomica (o aggregata) del consumo.
Allo stesso modo possiamo definire la MPC e la APC della collettività. La prima è l'aumento che il
consumo totale subisce quando il reddito nazionale aumenta di una unità (o di una quantità data).
La seconda è il rapporto tra il consumo totale e il reddito nazionale.
Poiché per ogni individuo la MPC nel breve periodo è costante e minore di 1, anche la MPC della
collettività sarà costante e minore di 1.
6. La funzione del consumo secondo gli autori postkeynesiani
6.1. Il consumo
Dopo Keynes numerosi autori hanno studiato i fattori che determinano la spesa per consumi.
Alcuni hanno giustamente rilevato che il consumo globale dipende non tanto dal reddito nazionale
quanto dal reddito disponibile.
Il consumo globale pertanto dipende dal reddito nazionale disponibile, cioè dal reddito che gli
individui hanno effettivamente a disposizione e che possono decidere se consumare o risparmiare.
Quindi, ad esempio, un aumento delle imposte determina una diminuzione del reddito disponibile e,
di conseguenza, dei consumi, mentre una riduzione delle imposte li stimola.
6.2. L'effetto d'eco e l'ipotesi del reddito permanente
Altri autori hanno rilevato che il consumo effettuato in un anno (ad esempio nel 2010) normalmente
non dipenderà solo dal reddito dello stesso anno (2010), ma sarà influenzato anche dal reddito
dell'anno precedente e forse anche da quello di qualche anno prima. Infatti i consumi dell'individuo
in genere si adeguano con un certo ritardo quando egli ha brusche variazioni nel suo livello del
reddito, sia che si tratti di aumenti sia di diminuzioni.
Questo fenomeno per cui il reddito di un dato anno influenza non solo il consumo dello stesso anno
chiamato “Effetto
ma anche quello degli anni successivi è stato d'Eco”.
Altri autori, come M. Friedman, hanno sostenuto che, poiché gli individui tendono ad evitare che il
livello dei propri consumi si alzi o si abbassi bruscamente, il consumo di un dato anno non dipende
dal reddito dello stesso anno ma dal reddito medio che l'individuo ha avuto nel passato e pensa di
avere nel futuro. Questo reddito medio è stato chiamato reddito permanente.
F. Modigliani, rilevando che il reddito di un individuo di solito è basso nel periodo iniziale e forale
della vita mentre è più alto nel periodo centrale della vita stessa, ha sostenuto che il consumo di un
individuo non dipende dal suo reddito corrente ma dal reddito percepito durante tutto l'arco della
vita: in vecchiaia l'individuo consumerà parte di ciò che ha risparmiato nel periodo centrale della
sua vita (“Teoria del Ciclo Vitale del Consumo”).
6.3. Il consumo e la distribuzione personale del reddito
Altri autori hanno rilevato che il consumo globale dipende non solo dal livello del reddito
nazionale, ma dalla sua distribuzione tra gli individui (distribuzione personale). Un aumento del
reddito nazionale quindi può avere effetti diversi sul consumo globale, a seconda di come è
distribuito. Se l'aumento del reddito nazionale consiste nell'aumento del reddito dei ricchi, si avrà
un lieve aumento del consumo. Se invece l'aumento del reddito nazionale consiste nell'aumento del
reddito dei poveri, si avrà un consistente aumento dei consumi.
6.4. Il consumo e la distribuzione funzionale del reddito
Altri autori infine sostengono che il consumo globale dipende dalla distribuzione del reddito
nazionale in profitti e salari. Trattandosi in questo caso della distribuzione tra diverse categorie di
reddito e non di persone, si parla di distribuzione funzionale (anziché personale). Le categorie di
reddito (profitti e salari) non coincidono necessariamente con quelle di persone (ricchi e poveri). Un
aumento dei profitti viene in larga misura risparmiato, perché le imprese organizzate sotto forma di
società per azioni normalmente distribuiscono solo una parte assai limitata dei profitti agli azionisti,
mentre ne reinvestono la parte maggiore. Viceversa un aumento dei salari viene in larga misura
consumato. Tale teoria sembra simile alla precedente, ma è diversa. Infatti gli individui che
percepiscono profitti non necessariamente coincidono con i ricchi, né quelli che percepiscono salari
con i poveri.
7. Il moltiplicatore del reddito
Sostiene Keynes che nel breve periodo (pochi mesi) la distribuzione del reddito ad esempio non
muta (né quella personale, né quella funzionale).
Pertanto egli costruì la sua teoria sulle ipotesi che abbiamo esaminato (par. 5.2 e 5.3). In particolare
egli basò l'analisi del moltiplicatore del reddito, che per altro era stata ampiamente anticipata
dall'economista inglese R. Kahn (1905-1989).
Supponiamo di trovarci in una situazione in cui vi sono macchinari inutilizzati e forza lavoro
disoccupata e supponiamo che lo Stato (o un'impresa privata) effettui un investimento che consiste,
ad esempio, nel compiere dei lavori pubblici (costruire un'autostrada o un acquedotto). Per
realizzare quest'opera lo Stato (o l'impresa privata) ass