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Estratto del documento

ECONOMIA

0 .90 .10 .013

10 .87 .13 .014

20 .84 .16 .015

30 .79 .21 .016

40 .74 .26 .018

76 .50 .50 .025

200 .03 .97 .039

ciascun settore cresce sempre ad un tasso costante. l’aggregato (il PIL) ha un tasso di

crescita che tende nel tempo a coincidere con quello del settore “moderno” (effetto di

composizione): Moderno

0,04 Tradizionale

0,01

secondo la definizione di Kuznets lo sviluppo economico moderno si ha quando una

economia cresce, in termini pro-capite, ad un tasso composto “sostenuto”. Supponiamo di

considerare come rappresentativo dello sviluppo economico moderno il caso di

un’economia che cresce, nel tempo, ad un tasso annuo del 1,6% Nel nostro esempio

(immaginando le grandezze in pro-capite) questo criterio sarebbe soddisfatto

dell’aggregato non prima che siano trascorsi circa 20 anni.

McCloskey evidenzia il fatto che non sempre lo sviluppo del pil pro-capite ad un tasso

sostenuto di circa il 2% annuo voglia dire passaggio ad un'economia moderna, ma può

essere come nell'esempio esposto che muta l'economia interna ed il settore che pesa di

più sulla crescita dell'economia emerga con il passare del tempo; l'effetto composizione ci

fa infatti vedere che inizialmente il tasso di crescita del pil pro-capite è simile a quello del

del settore tradizionale, poi con il passare del tempo diventa sempre più simile a quello del

settore moderno, che pesando di più esce “allo scoperto” solamente dopo diversi anni.

Inoltre la ricerca di discontinuità del pil pro-capite per capire come si passa ad un tasso

sostenuto può essere fuorviante, dato che i tassi di crescita dei settori possono essere

costanti e può anche non esservi alcuna discontinuità. Bisogna quindi guardare a cosa c'è

dentro l'aggregato del pil pro-capite.

PRECISAZIONI LEZIONI PRECEDENTI:

1. emigrazione lorda, netta, etc. (bilancio demografico)

2. stima popolazione anni non-censuari

3. l’evoluzione della popolazione in Italia transizione demografica (TD) e piramide

popolazione

4. la critica delle fonti: precisione è fenomeno recente

5. lo sviluppo economico moderno in Italia attraverso il suo indicatore più ovvio: il pil

pro-capite dal 1861 al 1961

1. bilancio demografico:

Pt = Pt−1 + (N t t−1 −Mt t−1) + (I t t−1 − E t t−1) dove P è uno stock, mentre N, M, E, I

sono flussi e in genere, gli stock dominano i flussi.

E t t−1 = EMIGRAZIONE LORDA: (gente che lascia l’Italia “per sempre”) + (gente

• che lascia l’Italia temporaneamente)

I t t−1 = IMMIGRATI: nel caso italiano dell’epoca emigrati temporanei: italiani che

• rientrano (rimpatriati), dunque, nel caso dell’Italia 1861-1913 gli immigrati sono in

sostanza emigrati temporanei che ritornano (emigrazione temporanea).

E-I = EMIGRAZIONE NETTA O PERMANENTE = saldo migratorio = emigrazione

• lorda – emigrazione temporanea.

Il bilancio demografico in Italia nel 1956 è caratterizzato da un saldo naturale (nati-morti) >

0 e da una emigrazione netta o saldo migratorio < 0; nel 1999 si ha la situazione opposta,

il saldo naturale è <0 e quello migratorio > 0.

2. contare la popolazione è qualcosa di moderno, il primo censimento è inglese e c'è stato

nel 1801; i censimenti demografici sono il pilastro su cui si basano le nostre stime della

popolazione. I censimenti della popolazione si tengono in genere ad intervalli decennali o

addirittura ventennali (nell’Italia liberale: 1861, 1871, 1881, 1901, 1911); le stime della

popolazione per gli anni compresi tra i censimenti del tempo t e tempo t + 1 sono molto più

labili, sono basate su fonti più incerte relative ai nati, ai morti, e soprattutto alle

emigrazioni. Le stime per gli anni intercensuari sono dunque in genere poco affidabili, per

questo gli storici economici in genere stimano la popolazione per gli anni intercensuari con

interpolazione lineare.

3. la transizione demografica in Italia inizia all'incirca nel 1861 e durante la prima guerra

mondiale è in pieno svolgimento, per poi terminare all'incirca nei primi anni '80 del '900.

La transazione demografica può essere rappresentata in 2 modi differenti:

- attraverso il mutamento nel tempo dei tassi di natalità/mortalità della popolazione

- attraverso il mutamento nel tempo della struttura per età della popolazione

rappresentazione della TD (transizione demografica) attraverso i tassi di natalità/mortalità

della popolazione:

grafico pag. 58 “cento anni di sviluppo economico e sociale dell'Italia”

da questo grafico notiamo che a partire dal 1861, fino ad arrivare al 1961 i tassi sia di

natalità che di mortalità sono diminuiti sensibilmente, passando da 40 per mille al

momento dell'unificazione d'Italia, a 10 per mille il secolo successivo. Le uniche eccezioni

sono quelle delle due guerre mondiali, durante le quali il numero di morti supera di gran

lunga il numero dei nati. E' importante anche sottolineare come la diminuzione della

mortalità infantile abbia contribuito alla riduzione della mortalità generale. Negli anni '60,

quasi sul finire tra TD si assistette poi al cosiddetto “baby boom” che fu espressione degli

anni d'oro dell'economia italiana, anni in cui la natalità è aumentata contro un trend

secolare decrescente.

rappresentazione della TD attraverso la struttura per età della popolazione:

notiamo che:

-sull’asse verticale i numeri sono via via più grandi: una parte maggiore della popolazione

1 2

sopravvive più a lungo

-la base della popolazione si riduce nel tempo e la popolazione della piramide italiana

assomiglia sempre più ad un rettangolo (oggi si muore in genere di vecchiaia, in passato si

tendeva a morire a tutte le età).

1: inizia la transizione demografica, notiamo che la base giovanile è molto ampia, questo

perché all'inizio della TD c'è un alto tasso di natalità, ma c'è anche un alto tasso di

mortalità. 4

3

2: inizia a calare il tasso di mortalità, la base giovanile è ancora molto ampia.

3: in questo caso la TD è in fase di completamento

4: la TD è avvenuta e la piramide della popolazione tende ad un rettangolo (situazione

odierna italiana, francese, tedesca e anche giapponese).

Quindi è vero che prima e dopo la transizione tassi di natalità e di mortalità sono simili tra

loro (dapprima entrambi elevati, poi entrambi bassi), ma le piramidi della popolazione

prima e dopo la transizioni sono diverse.

4. “essere esatti, far sì che i conti tornino è fenomeno moderno” anche i dati tratti dai

censimenti demografici o da altre fonti primarie non vanno presi come “oro colato”:

grafico pag. 63 “la storia economica- Cipolla)

5. lo sviluppo economico moderno in Italia negli anni 1861-1961: tra i vari indicatori

possibili considereremo il PIL pro-capite. Le stime del PIL fornite dall’Istat per gli anni

1861-1913 non sono per nulla affidabili.

Grafici pag. 52,62 “cento anni di sviluppo economico e sociale dell'Italia”

INTERPRETAZIONE DELLA STORIA UMANA:

Ashton ci ricorda che nel caso inglese la caratteristica principale della storia sociale del

periodo 1760-1830 è stato il rapido aumento della popolazione (legato al calo della

mortalità) e siccome in quel periodo anche lo sviluppo industriale britannico era rapido,

alcuni studiosi hanno dedotto che la relazione causale fosse proprio del tipo: sviluppo

industriale sviluppo popolazione; Ashton ci ricorda anche che tale nesso causale è in

generale falso, poiché “nella maggior parte dell’Europa, la popolazione aumentava

rapidamente anche in assenza di rivoluzione industriale.

Ci chiediamo dunque quale sia il nesso logico tra sviluppo economico e crescita

della popolazione.

Tecnologia: corrisponde all’intera “collina” della produzione e con il termine “collina”

intendiamo una proiezione 3D dei diversi livelli di produzione che possono essere appunto

raggiunti attraverso una determinata tecnologia (insieme degli isoquanti). Tagliamo

orizzontalmente la collina e proiettiamo in 2 dimensioni il risultato ottenuto: abbiamo

diversi isoquanti che rappresentano le combinazioni di K e L che consentono di produrre

una certa quantità (10,20,30,40):

grafico 1:

T L

10 20 30 40

tecnica: un particolare sottoinsieme della collina, definito da un dato rapporto tra i fattori

(T/L); punto sull'isoquanto. (1)

Tecnica 1 Tecnica 1

(2)

Tecnica 2

T1

T2 L1 L2

-cambiamento di tecnica: è uno spostamento sulla collina data, dunque con gli isoquanti

dati: per un dato isoquanto cambia il rapporto (T/L) (2)

-cambiamento di tecnologia: è uno spostamento della stessa collina, per cui si spostano

gli stessi isoquanti.

progresso tecnologico: corrisponde appunto a un cambiamento di tecnologia, che

innalza la collina della produzione: a parità di fattori si ottiene più prodotto, a parità di

prodotto si usano meno fattori, per cui gli isoquanti si spostano verso l’origine.

grafico 2:

Un modo ricorrente di modellare il progresso tecnologico è quello di considerarlo un

moltiplicatore della produttività dei fattori. Consideriamo di nuovo la funzione di produzione

Cobb-Douglas

Y = A K^α L^(1−α) in tale caso, si ha: PMGL = A(1 − α) (K/L)^α prod.marg.lav.

∗ ∗ ∗

PMGK = Aα (L/K)^(1−α) prod.marg.capit.

-la PMGL (il salario reale) è funzione crescente del rapporto K/L

-la PMGK (rendita) è funzione crescente del rapporto L/K

-A svolge il ruolo di moltiplicatore (shifter)

La produzione di grano è un'attività agricola ad alta intensità di terra (viene utilizzato poco

L), vuol dire che il rapporto T/L è molto elevato; la vendemmia invece è un'agricoltura

specializzata e intensiva in lavoro (viene utilizzata poca terra).

Grafico 3 (appunti): America Europa Q=1

AMERICA: intensiva in terra, la PMGL è più alta in America perché il rapporto T/L è più

alto dato che si una più T.

Grafico 4 (approfondimenti): QA=1

QE=1

Nel paese Europa sono maggiori le produttività di entrambi i fattori perché l'isoquanto è

unitario per entrambi i paesi, ma gli europei per raggiungere la stessa quantità prodotta,

utilizzano meno fattori produttivi in quanto si è più vicini all'origine. Le possibili spiegazioni

sono 2:

1) se nella produz

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A.A. 2018-2019
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trovich di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Ciccarelli Carlo.