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RETINOPATIA DIABETICA
È una patologia davvero importante nei paesi occidentali perché è l’espressione di una malattia
sistemica. È una complicanza che ha un impatto socio-economico veramente importante e la sua
prevalenza è in aumento.
La patogenesi di questa malattia è abbastanza complessa ed è dovuta alla presenza di 3 fattori:
1. lesioni a livello della parete del vaso
2. modificazioni del flusso ematico
3. modificazioni nella funzione piastrinica
1. Per quanto riguarda le lesioni della parete del vaso, queste sono rappresentate da:
- ispessimento della membrana basale
- alterazioni delle connessioni tra le cellule epiteliali (le tight junctions tendono a non
essere più così efficaci). Sostanzialmente quindi abbiamo un’alterazione grave della
BARRIERA EMATO-RETINICA.
L’insieme di questi fattori fa sì che si verifichino delle
lesioni specifiche in corso di retinopatia diabetica.
L’alterazione delle cellule epiteliali fa sì che questi vasi
tendano a sfiancarsi fino a formare delle dilatazioni
sacciformi chiamate MICROANEURISMI. Queste
dilatazioni spesso si accompagnano ad un’alterazione della
capacità contenitiva del siero a livello del singolo
microaneurisma, per cui avremo un’alterata diffusione a
livello della parete vascolare con uno stravaso continuo di
siero nel tessuto retinico. Ciò comporterà quindi comparsa
dell’edema della retina. Contemporaneamente l’alterazione
del flusso ematico, fa sì che gli eritrociti e tutto il flusso
ematico in sostanza, abbia sempre più difficoltà nel
camminare all’interno di questi vasi sempre più piccoli.
Tutto questo comporta la comparsa di una serie di segni
che insieme costituiscono la retinopatia diabetica.
L’alterazione del flusso fa sì che molto spesso questi vasi
tendano a rompersi spontaneamente in corrispondenza di
questo assottigliamento di parete a livello dei
microaneurismi e quindi con molta facilità compaiono a
livello della retina delle piccole o grandi emorragie.
Quindi avremo uno stravaso retinico che si accompagna
però ad uno stravaso di siero, in particolare di lipoproteine
che tendono lentamente ad accumularsi nello spessore
retinico, assumendo un aspetto che chiamiamo
d’ESSUDATO DURO.
Abbiamo visto inoltre che ci sono delle alterazioni nella circolazione, nel senso che i capillari più
piccoli tendono a risentire di questa difficoltà del flusso ematico e quindi tenderanno sempre di più
ad occludersi. Quindi in corso di retinopatia si avrà una progressiva occlusione dei piccoli vasi
retinici con piccole o grandi zone della retina che andranno incontro a necrosi retinica localizzata,
che si manifesta con la comparsa d’essudati cotonosi.
È ovvio che in un soggetto diabetico la presenza di queste emorragie a tutti i livelli della retina
compromette notevolmente le capacità visive.
Per quanto riguarda gli ESSUDATI DURI, in realtà non è un essudato, ma trasudato (noi oculisti
abbiamo questo nome convenzionale) che si presenta con questi piccoli accumuli di materiale
bianco-grigiastro-giallastro a zolle. Quindi quando appare un essudato duro significa che c’è uno
stravaso sierico, presente da tempo.
CLINICA:
La retinopatia diabetica è descritta da 4 fasi:
1. FASE NON PROLIFERANTE
2. FASE PRE-PROLIFERANTE
3. FASE PROLIFERANTE
4. OFTALMOPATIA DIABETICA AVANZATA
Per essere più sintetici potremmo parlare di FASE PROLIFERANTE E NON PROLIFERANTE.
Nella clinica consideriamo anche la MACULOPATIA DIABETICA, cioè quelle manifestazioni a
carico della retina che possono dare problemi alla macula. Le lesioni maculari sono quelle
sintomatiche e possono comparire in qualsiasi momento della malattia.
FORMA NON PROLIFERANTE: paziente che ha
un diabete ben controllato, da poco tempo.
Inizialmente avremo una piccola dilatazione del circolo
capillare, poi la comparsa dei microaneurismi, i quali
danno trasudato e spesso rompendosi danno delle piccole
emorragie. Dopo del tempo in cui abbiamo trasudato,
compariranno degli essudati duri, per accumulo di
materiale lipoproteico. Quindi vedremo la comparsa di
piccoli SPOT ROSSI sulla retina, che sono piccoli
microaneurismi che vediamo accanto ad un vaso.
Queste lesioni sono tutte assolutamente asintomatiche.
Facendo l’angiografia possiamo vedere molto chiaramente i
microaneurismi, perché essendo la dilatazione di un vaso, il
colorante colora il vaso e colora anche il microaneurisma,
quindi ognuno di essi comparirà come un piccolo spot
fluorescente.
In alcuni casi
per esempio
possiamo avere pazienti con lesioni proprie della
retinopatia diabetica non proliferante, quindi
tecnicamente non gravi, ma accompagnate da
alterazioni anche a livello della regione maculare, ciò
causerà quindi una grave riduzione dell’acuità visiva,
per cui vedrà 1-2/decimi.
In questa malattia, come in tante altre, l’acuità visiva
non è direttamente proporzionale alla gravità della
malattia. Un paziente che ha diabete deve farsi vedere
dall’oculista indipendentemente dall’acuità visiva,
perché può avere lesioni importanti che magari non
coinvolgono la macula, ma che vanno trattate o
viceversa, può avere lesioni molto modeste che invece interessano la macula.
Dal punto di vista concettuale è importante notare che i
microaneurismi generalmente li ritroviamo nella parte centrale
della retina, mentre tutto attorno, in periferia, c’è una corona
di materiale trasudato cronico.
Questa fase di malattia può durare moltissimo tempo, dipende
da fattori locali e dal controllo della glicemia.
Da questa fase non proliferante si può passare alla FASE
PROLIFERANTE, che è una forma molto aggressiva. In
mezzo c’è una fase che noi definiamo PRE-
PROLIFERANTE.
FASE PRE-PROLIFERANTE: è caratterizzata dalla
formazione di aree ischemiche. Questo avviene quando la
compromissione del circolo è tale per cui si ha
l’occlusione progressiva di capillari di vaste zone, sempre
confluenti della retina.
Quando questa ischemia retinica è sufficientemente
estesa, causa la progressione della malattia nella forma
PROLIFERANTE.
In questa fase se andiamo ad osservare un immagine di
un paziente vedremo della chiazze che non sono più gli
essudati duri che dicevo prima, ma sono ESSUDATI
COTONOSI, ovvero
non sono più accumuli di materiale ma sono l’espressione della
necrosi dello strato delle fibre delle cellule ganglionari. Quando
gli assoni di queste cellule vanno in necrosi, la manifestazione è
rappresentata dalla presenza di ciuffi in superficie sulla retina. I
quali hanno un aspetto meno definito degli essudati duri, hanno
un aspetto più bianchiccio e vengono definiti “FIOCCHI DI COTONE” perché hanno un aspetto
che lo ricorda. Trovarli nella retina di un paziente significa che questo sta virando verso la forma
proliferante.
Un’altra caratteristica sono le ANASTOMOSI ARTERO-VENOSE ovvero i collegamenti diretti tra
arteria e vena che sono dei meccanismi di compenso per la chiusura dei vasi a causa dell’ischemia e
nascono a gettone dai singoli vasi.
Alla fluoroangiografia inizierò a vedere un quadro
molto più chiaro di ciò che posso intuire all’esame
oftalmoscopico, perché all’angiogramma io vedo che
esistono tutta una serie di capillari tronchi. Ci sono zone
della retina non più irrorate da una rete capillare, le
quali assumono una fluorescenza non più compatta ma
a spot. Il tessuto in quella zona ovviamente va in
ischemia.
Rapidamente questa forma pre-proliferante vira nella
forma di retinopata diabetica PROLIFERANTE, per la
comparsa di una NEOVASCOLARIZZAZIONE
RETINICA. PROLIFERANTE: caratterizzata dalla
FORMA
NEOVASCOLARIZZAZIONE RETINICA, la quale è
l’espressione di un tentativo di compenso da parte della retina
stessa, all’ischemia. Molto probabilmente è la stessa ischemia che
induce la formazione di FATTORE DI CRESCITA che fa
gemmare dai vasi dei neovasi che si sviluppano sulla superficie
della retina e quindi noteremo la gemmazione di ciuffi di neovasi che
hanno però un’architettura disordinata e soprattutto sono molto
fragili e non sono continenti, quindi trasudano in
continuazione materiale: siero e sangue.
Come potete vedere nell’immagine (a destra)
all’angiografia, il colorante è immesso all’interno del
vaso, ma a livello della neovascolarizzazione fuoriesce in
abbondanza, perché c’è un trasudato cronico.
Avremo quindi, in corrispondenza delle aree ischemiche,
la gemmazione di questi vasi che possone essere
EPIRETINICI, ma altre volte sono posti nello spessore
superficiale della retina, quindi sono INTRARETINICI.
In un paziente
con retinopatia proliferante quindi cosa vedremo
(immagine a sinistra): essudati cotonosi, essudati duri,
queste chiazze rosse che corrispondono alle emorragie.
All’angiogramma vediamo come la zona inferiore è
completamente ischemica perché scura, nera, quindi non è
più vascolarizzata e i vasi sono assolutamente anomali nel
decorso e nel calibro e alla radice di queste zone vediamo
dei ciuffi iperfluorescenti. Questi rappresentano un gettone
di neovasi che stanno crescendo sulla superficie.
Questa è una fase molto pericolosa per il paziente.
La neovascolarizzazione quando è discretamente importante, tipicamente si localizza sulla testa del
nervo ottico.
Questa fase della malattia è molto pericolosa per la
funzionalità visiva. In questa fase, infatti, la visibilità del
paziente può essere anche molto buona. Non si può
sapere, nel senso che il visus del paziente per molti anni
in molte malattie oculari è correlato solamente alla
funzione della zona centrale. Quindi succede che il
soggetto si rende conto della retinopatia diabetica e
quindi della maculopatia diabetica soltanto nel caso in cui
sia coinvolta anche la macula nel processo patologico.
A livello della macula può comparire un’EDEMA,
ovvero uno stravaso di siero oppure ISCHEMIA che può
coinvolgere anche i vasi perimaculari.
L’edema maculare è visibile con questi microaneurismi perifoveali, che causano stravaso di liquido.
Si rigonfia il tessuto retinico con alterazione della funzione visiva.
Una cosa che non vi ho detto è che il MICROANEURISMA è una struttura che ha una vita
abbastanza rapida, come l’essudato cotonoso. Cio&e