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EUGÈNE VIOLLET-LE-DUC. IL RESTAURO STORICO – STILISTICO

A seguito della Rivoluzione Francese, si inizia a parlare di tutela, soprattutto perché la formazione degli architetti francesi non permetteva loro di intervenire consapevolmente su monumenti medievali. Viene redatto un accurato elenco di tutte le opere artistiche ed architettoniche da tutelare.

In Italia, seguendo l’esempio francese, si parla di ecclettismo storicistico, una fase storica che riguarda l’architettura dell’Ottocento e durante la quale convivono stili diversi.

Eugène Viollet-le-Duc (1814–1879), studioso francese di architettura classica, viaggia soprattutto tra Italia e Francia; sviluppa la passione per il gotico eseguendo numerosi rilievi, efficaci per la comprensione dei principi dello stile. Con lui si parla di restauro stilistico: osservando dal vivo l’architettura nel suo degrado, riesce a risalire e ricostruire con cura le fasi di costruzione dell’involucro.

Potendo così condurne un restauro consapevole. La Madeleine, Vézelay, Francia, 1120

La Chiesa è in grave stato di degrado: manca la torre Nord, il sistema statico è precario e alcune campate presso il transetto sono andate perse. Viollet interviene ripristinando e sistemando il possibile, senza ricostruire o sovrapporre nuove opere: chiude il foro in copertura lasciato dalla torre e ricostruisce le ultime campate delle navate con arcate romaniche, scelta che valuta migliore a livello strutturale rispetto il sesto acuto ricorrente nell'edificio.

Basilica dei Santi Nazario e Celso, Carcassonne, Francia, 1096

L'edificio subisce diverse fasi di costruzione, che si concludono in epoca gotica; originariamente viene incorporato nelle mura della città. Viollet, basandosi su questo particolare, ripristina le merlature, riconnotando la facciata.

Vista aerea della Chiesa

Per

Per contrastare le spinte della struttura, Viollet applica dei contrafforti alle facciate laterali.

Cattedrale di Notre-Dame, Parigi, Francia, 1160

La facciata, caratterizzata da due ordini separati da un registro di archetti ciechi, viene deturpata dai rivoluzionari che danneggiarono le statue dei Santi, scambiate per emblemi del potere monarchico. Viene indetto un concorso per il restauro della cattedrale, vinto da Viollet, che ripristina le sculture anche nelle loro parti danneggiate, dopo aver condotto un accurato studio sullo schema compositivo e proporzionale del fronte. Nota la coesistenza di due progetti di aperture interne non coevi, uno del 1200, l'altro del 1300 e decide di mantenere entrambi: un ordine presentava incolonnate una trifora, un rosone e una finestra arcata; l'altro era composto da una trifora sormontata da una bifora e, in cima, una finestra circolare.

Facciata attuale della Cattedrale.

23CARLO MACIACHINI. IL RESTAURO

ANALOGICO

“Per restauro noi intendiamo la conservazione di ciò che esiste e la riproduzione di ciò che è manifestamente esistito.”

Carlo Maciachini (1818–1899) è stato un architetto italiano, le cui conoscenze derivano dalle lezioni di storia dell’architettura impartite da Mongevi. Secondo la sua filosofia, il restauro deve trattarsi di un progetto capace di ricostruire l’assetto stilistico originale dell’edificio, basandosi sulle caratteristiche tipiche dell’area geografica in cui esso si inserisce; definisce il metodo del restauro analogico:

“In un restauro non si deve inventare nulla […] è più saggio copiare i motivi analoghi di un edificio dello stesso tempo e provincia.”

Chiesa di Santa Maria in Strada, Monza, Italia, 1348

San Carlo Borromeo, verso la fine del 1500, istituisce delle norme circa la costruzione di edifici ecclesiastici: le chiese di campagna devono prevedere finestre ad altezza uomo.

Per permettere ai passanti di pregare anche quando l'edificio è chiuso, ed una lunetta in facciata così che l'illuminazione naturale interna sia maggiore. Per Santa Maria in Strada studia tutti gli elementi problematici a livello stilistico; ripristina gli archetti sopra il portale, continua la serie di nicchie mantenendo la lunetta, chiude le finestre ad altezza uomo e conclude il campanile con bifore Basilica di San Simpliciano, Milano, Italia, IV secolo. È una chiesa romanica che in epoca barocca subisce variazioni circa le aperture, le cui originali bifore e trifore vengono sostituite con finestroni a sesto ribassato. Maciachini ricostruisce l'assetto primario, rifacendosi alla trifora presente in alto, aggiungendo pietre bianche decorative, più solide del mattone, alle volte a chiusura dei fori delle impalcature. In un progetto successivo vengono rimosse le policromie, poiché nel tempo sorge il dubbio.

che le arcate originariamente fossero posizionate altrove. Facciata attuale della Basilica Dettaglio del campanile Facciata attuale della Basilica Chiesa di San Marco, Milano, Italia, 1245 Nonostante le influenze gotiche, la Chiesa subisce modifiche barocche, tra cui il tamponamento parziale del rosone per aprire un finestrone sormontato. Maciachini ripristina la facciata originale, da un oculo fig. 26 fig. 27 rifacendosi agli interni e ad altre chiese presenti in zona, quindi interviene per analogia. Chiesa di Santa Maria del Carmine, Milano, Italia, 1400 La facciata spartana, non definita, rispecchia l'organizzazione interna e le membrature della struttura; Maciachini ne progetta una nuova per analogia, studiando quelle delle chiese in zona. Basilica di Sant'Eustorgio, Milano, Italia, 344 L'intervento si limita al ripristino delle bifore e delle policromie in facciata. Basilica di San Babila, Milano, Italia, fine

XI secolo Maciachini la ricostruisce seguendo il modello romanico longobardo.

Figura 26 - Tamponamento barocco parziale del rosone.

Figura 27 - Dettaglio del rosone ripristinato per analogia da Maciachini.

CAMILLO BOITO. IL RESTAURO FILOLOGICO

Camillo Boito (1836-1914) nasce a Roma e studia a Venezia dove si approccia allo stile accademico, reinterpretazione di quelli antichi. Si arruola nell'esercito austriaco, poi torna a Milano, divenendo grande sostenitore del Risorgimento; viene eletto direttore dell'Accademia delle Belle Arti. Istituisce nel 1865 la facoltà di architettura al Politecnico di Milano.

Il restauro filologico è un metodo che non torna all'origine, ma pone in evidenza la vita dell'edificio, il quale nel tempo subisce modifiche di diverso tipo: rende evidente ogni cambiamento subito. Si tratta di un intervento che va oltre la continuità stilistica con il progetto originale.

Nel 1883, a Roma, viene indetto il quarto

Congresso degli Ingegneri e degli Architetti italiani, durante il quale viene redatta la prima Carta italiana del Restauro, definita secondo otto punti essenziali:
  1. Differenza di stile, cioè sottolineare l'intervento di restauro; anche quando si hanno basi e tracce certe su cui si potrebbe lavorare, il progetto deve distinguersi e proporsi in stato di abbozzo (art. 3).
  2. Differenza di materiali.
  3. Soppressione di sagome e ornati.
  4. Mostra delle parti rimosse.
  5. Date o segni convenzionali rimossi.
  6. Epigrafe descrittiva affissa o integrata all'edificio; è necessaria una lapide applicata alla facciata dell'edificio, che documenti tutte le fasi che hanno contraddistinto l'opera di restauro (art. 7).
  7. Documentazione sui restauri precedenti; è richiesto che siano mantenute le modifiche e le stratificazioni delle opere passate, purché non abbiano rilevanza storica-pittorica inferiore a quella dell'edificio stesso (art. 5), inoltre è

È necessario stilare una documentazione completa dello stato precedente alla fase di restauro, del cantiere, del progetto e degli interventi (art. 6).

8. Notorietà. 31 Duomo di Murano, Italia, VII secolo. Anche conosciuto come la Chiesa dei Santissimi Maria e Donato, figura 28 l'edificio versa in pessime condizioni, anche a causa delle abitazioni costruite in epoche successive a ridosso della struttura. Boito le rimuove, ricreando una; reintegra gli elementi mancanti con vista a tutto tondo della chiesa figura 29 altri di tipo decorativo, similmente all'opera di restauro di Maciachini per la Chiesa di San Simpliciano. 32

fig. 28 - Vista est del Duomo. fig. 29 - Boito ricrea una vista a tutto tondo della Chiesa. 33

GUSTAVO GIOVANNONI. IL RESTAURO SCIENTIFICO. Prosecutore del metodo filologico di Boito, Gustavo Giovannoni (1873-1947) suddivide i monumenti in due categorie, distinte secondo l'epoca di costruzione e della possibilità di riutilizzo.

dell'edificio in questione:

  • i monumenti vivi, di costruzione più recente, sui quali si possono eseguire diversi tipi di restauro, di consolidamento - assesto, di, d'integrazione, di liberazione [Duomo di Murano, Italia, VII secolo], e di trasporto; rinnovamento [Castel Firmiano, Bolzano, Italia, 945 ca.]
  • i monumenti morti, essendo costruiti in epoche passate quindi con metodi molto differenti e superati, l'unico intervento possibile è il restauro per anastilosi, cioè vengono ricomposte le parti dismesse aggiungendo elementi neutri in quantità minime.

Giovannoni presenta la sua idea di restauro alla Conferenza Internazionale di Atene del 1931, dove viene approvata e riportata nella Carta di Atene: vengono ammesse tutte le tecniche moderne, tra cui il cemento (ad esempio il Partenone viene restaurato usando calcestruzzo armato), viene dichiarato impraticabile il restauro stilistico promosso da Viollet e viene richiesta massima ricerca.

Roma. Secondo Giovannoni, il diradamento è un metodo di intervento checonsiste nella rimozione selettiva di parti non significative o di scarsa qualità,permettendo così di valorizzare gli elementi di maggior pregio. Questo metodo,che si basa sulla conservazione e il recupero degli elementi storici, è consideratouna pratica più scientifica e meno invasiva rispetto allo sventramento. La CartaItaliana del Restauro ha influenzato notevolmente la pratica del restauro inItalia e ha contribuito a promuovere un approccio più attento e rispettoso verso ilpatrimonio storico-artistico del paese.
Dettagli
A.A. 2021-2022
49 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/19 Restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fabiana-cusati di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Restauro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Pesenti Serena.