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TIPOLOGIE DI RESTAURO
Giovannoni classifica il restauro sulla base della concretezza dei casi pratici e non sulla qualità
degli oggetti.
1) Restauro di CONSOLIDAMENTO: può essere condotto con materiali «moderni» a patto
che non si alteri la figuratività.
2) Restauro di RICOMPOSIZIONE: caso di edifici frammentati o ricomposti in strutture prive
di valore. L’intervento comporta l’aggiunta di materiale ma possono essere completati
solo i motivi geometrici e ripetitivi; riconoscibilità delle aggiunte; recupero figuratività
complessiva. 12
3) Restauro di LIBERAZIONE: caso di edifici «ricoperti» da strutture successive giudicate
prive di valore; ammissibile se le strutture sottostanti sono integre e non richiedano
interventi di integrazione e ricomposizione; giudizi esito degli studi preliminari; fiducia
nella «verità» storica tipica del positivismo.
4) Restauro di COMPLETAMENTO: aggiunta di parti (ad esempio ampliamenti) per
riportare l’edificio alla sua leggibilità; operazione critica in cui il restauratore interviene
in modo progettuale con modalità e materiali moderni; compatibilità materiali; rapporto
antico-nuovo; creatività subordinata al rispetto della struttura antica.
5) Restauro di INNOVAZIONE: intervento più radicale; si sostituiscono elementi edilizi
dell’edificio antico mantenendo alcuni valori (criterio dell’ambientamento);
formulazione a rischio di equivoci; restauro mediante trasporto di ciò che non si può
proteggere altrimenti.
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CARTA DI VENEZIA (1964)
La Carta di Venezia è un documento redatto con l'intento di fissare un codice di standard
professionale e le linee guida che costituissero un quadro di riferimento internazionale per
disciplinare le modalità con cui condurre interventi di conservazione e restauro di monumenti e
manufatti architettonici, e di siti storici e archeologici.
L'attività internazionale per la protezione dei monumenti e delle opere d'arte iniziata con la
Carta di Atene nel 1931 si interrompe drasticamente con lo scoppio della Seconda Guerra
Mondiale (1939-1945). La situazione di totale disastro successiva al 1945, e la conseguente
necessità di una ricostruzione immediata, porta a una rivalutazione dei principi del restauro
scientifico, delle teorie caute ed equilibrate incentrate sul minimo intervento e sull'aggiunta
neutra espressi da Gustavo Giovannoni e ribaditi nella carta di Atene. Ora, infatti, si tratta di
ricostruire intere porzioni di città e non solo di consolidare piccole parti di un monumento. Lo
stesso Giovannoni, che assiste alle devastazioni causate dalla guerra, sostiene in uno dei suoi
ultimi scritti che le teorie fino ad allora elaborate per risolvere i problemi del restauro non
possono più considerarsi efficaci. Dopo brevi dibattiti si decise di salvare il più possibile: se i
danni erano limitati si procedette ad un ripristino repentino; se invece erano notevoli si
procedette ad una ricostruzione in forme semplificate o, dove foto e rilievi lo permettevano,
nella forma originale; solo se la distruzione era completa si rinunciò alla ricostruzione non senza
aver tentato un'anastilosi (ricostruzione totale o parziale di edifici realizzata attraverso la
ricomposizione delle loro parti in rovina). Si deduce che si trattò di operare in maniera pesante
secondo una tecnica che i tradizionali metodi del restauro storico o scientifico non avrebbero
potuto affrontare con efficacia.
Il documento ha espresso l'urgente necessità di trovare dei principi fondamentali comuni,
allargando gli orizzonti nazionali per coprire la causa comune della tutela dei monumenti di tutte
le civilizzazioni ed espandendo il concetto di conservazione dei monumenti che ora abbracciano
anche gli edifici di tutti i giorni.
Art. 1 - La nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica isolata
quanto l'ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare,
di un'evoluzione significativa o di un avvenimento storico. (Questa nozione si applica non solo
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alle grandi opere ma anche alle opere modeste che, con il tempo, abbiano acquistato un
significato culturale).
Art. 2 - La conservazione ed il restauro dei monumenti costituiscono una disciplina che si vale di
tutte le scienze e di tutte le tecniche che possono contribuire allo studio ed alla salvaguardia del
patrimonio monumentale.
Art. 3 - La conservazione ed il restauro dei monumenti mirano a salvaguardare tanto l'opera
d'arte che la testimonianza storica.
Art. 4 - La conservazione dei monumenti impone anzitutto una manutenzione sistematica.
Art. 5 - La conservazione dei monumenti è sempre favorita dalla loro utilizzazione in funzioni
utili alla società: una tale destinazione è augurabile, ma non deve alterare la distribuzione e
l'aspetto dell'edificio. Gli adattamenti pretesi dalla evoluzione degli usi e dei consumi devono
dunque essere contenuti entro questi limiti.
Art. 6 - La conservazione di un monumento implica quella della sua condizione ambientale.
Quando sussista un ambiente tradizionale, questo sarà conservato; verrà inoltre messa al bando
qualsiasi nuova costruzione, distruzione ed utilizzazione che possa alterare i rapporti di volumi e
colori.
Art. 7 - Il monumento non può essere separato dalla storia della quale è testimone, né
dall'ambiente in cui si trova. Lo spostamento di una parte o di tutto il monumento non può
quindi essere accettato se non quando la sua salvaguardia lo esiga o quando ciò sia significato da
cause di eccezionale interesse nazionale o internazionale.
Art. 8 - Gli elementi di scultura, di pittura o di decorazione che sono parte integrante del
monumento non possono essere separati da esso se non quando questo sia l'unico modo atto
ad assicurare la loro conservazione.
Art. 9 - Il restauro è un processo che deve mantenere un carattere eccezionale. Il suo scopo è di
conservare e di rivelare i valori formali e storici del monumento e si fonda sul rispetto della
sostanza antica e delle documentazioni autentiche. Il restauro deve fermarsi dove ha inizio
l'ipotesi: sul piano della ricostruzione congetturale qualsiasi lavoro di completamento,
riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e tecniche, deve distinguersi dalla
progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca. Il restauro sarà sempre
preceduto e accompagnato da uno studio storico e archeologico del monumento.
Art. 10 - Quando le tecniche tradizionali si rivelano inadeguate, il consolidamento di un
monumento può essere assicurato mediante l'ausilio di tutti i più moderni mezzi di struttura e
di conservazione, la cui efficienza sia stata dimostrata da dati scientifici e sia garantita
dall'esperienza.
Art. 11- Nel restauro di un monumento sono da rispettare tutti i contributi che definiscono
l'attuale configurazione di un monumento, a qualunque epoca appartengano, in quanto l'unità
stilistica non è lo scopo di un restauro. Quando in un edificio si presentano parecchie strutture
sovrapposte, la liberazione di una struttura di epoca anteriore non si giustifica che
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eccezionalmente, e a condizione che gli elementi rimossi siano di scarso interesse, che la
composizione architettonica rimessa in luce costituisca una testimonianza di grande valore
storico, archeologico o estetico, e che il suo stato di conservazione sia ritenuto soddisfacente. Il
giudizio sul valore degli elementi in questione e la decisione circa le eliminazioni da eseguirsi non
possono dipendere dal solo autore del progetto.
Art. 12 - Gli elementi destinati a sostituire le parti mancanti devono integrarsi armoniosamente
nell'insieme, distinguendosi tuttavia dalle parti originali, affinché il restauro non falsifichi il
monumento, e risultino rispettate, sia l'istanza estetica che quella storica.
Art. 13 - Le aggiunte non possono essere tollerate se non rispettano tutte le parti interessanti
dell'edificio, il suo ambiente tradizionale, l'equilibrio del suo complesso ed i rapporti con
l'ambiente circostante.
Art. 14 - Gli ambienti monumentali debbono essere l'oggetto di speciali cure, al fine di
salvaguardare la loro integrità ed assicurare il loro risanamento, la loro utilizzazione e
valorizzazione. I lavori di conservazione e di restauro che vi sono eseguiti devono ispirarsi ai
principi enunciati negli articoli precedenti.
Art. 15 - I lavori di scavo sono da eseguire conformemente a norme scientifiche ed alla
"Raccomandazione che definisce i principi internazionali da applicare in materia di scavi
archeologici", adottata dall'UNESCO nel 1956. Saranno assicurate l'utilizzazione delle rovine e le
misure necessarie alla conservazione ed alla stabile protezione delle opere architettoniche e
degli oggetti rinvenuti. Verranno inoltre prese tutte le iniziative che possano facilitare la
comprensione del monumento messo in luce, senza mai snaturare i significati. È da escludersi "a
priori" qualsiasi lavoro di ricostruzione, mentre è da considerarsi accettabile solo l'anastilosi,
cioè la ricomposizione di parti esistenti ma smembrate. Gli elementi di integrazione dovranno
sempre essere riconoscibili, e limitati a quel minimo che sarà necessario a garantire la
conservazione del monumento e ristabilire la continuità delle sue forme.
Art. 16 - I lavori di conservazione, di restauro e di scavo saranno sempre accompagnati da una
rigorosa documentazione, con relazioni analitiche e critiche, illustrate da disegni e fotografie.
Tutte le fasi di lavoro di liberazione, come gli elementi tecnici e formali identificati nel corso dei
lavori, vi saranno inclusi. Tale documentazione sarà depositata in pubblici archivi e verrà messa a
disposizione degli studiosi. La sua pubblicazione è vivamente raccomandabile.
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CARTA DEL RESTAURO (1972)
RELAZIONE INTRODUTTIVA ALLA CARTA DEL RESTAURO
La coscienza che le opere d’arte, intese nell'accezione più vasta che va dall'ambiente urbano ai
monumenti architettonici a quelli di pittura e scultura, e dal reperto Paleolitico alle espressioni
figurative delle culture popolari, debbano essere tutelate in modo organico e paritetico, porta
necessariamente alla elaborazione di norme tecnico-giuridiche che sanciscano i limiti entro i
quali va intesa la conservazione, sia come salvaguardia e prevenzione, sia come intervento di
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restauro propriamente detto. In tal senso costituisce titolo d’onore della cultura italian