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Per le imprese mancanza di strumenti di guida nell'implementazione di atteggiamenti socialmente responsabili
Questo vale sia per contenuti (cosa bisogna fare), strumenti (in che modo ciò detto alle aziende equivale alla realtà), tempi e modi di attuazione di comportamenti socialmente responsabili. Strumenti, direttive, principi formalizzati.
In questi casi quindi, molto utili sono degli strumenti che consigliano cosa si può fare per essere socialmente responsabili: agevolano le imprese a gestire e ad avvicinarsi alla RSI, aiutano i soggetti esterni ad apprezzare e valutare le imprese in ambito di RSI, consentono alle imprese di dimostrare che l'assunzione di comportamenti di RSI è frutto della volontà di gestire e comunicare le proprie decisioni, comportamenti e azioni in ambito sociale.
Dare queste linee guida, non deve essere inteso come incompatibile all'originalità e all'innovazione, che devono contraddistinguere le scelte e lo.
Aspetti fondanti in tema di responsabilità sociale d’impresa
Le fondamenta e lo sviluppo della RSI - Studi in tema di RSI
La consapevolezza delle imprese, degli stakeholder, delle associazioni e del mondo accademico della rilevanza della RSI nell’ambito dello svolgimento dell’attività d’impresa ha incoraggiato lo sviluppo e la diffusione di atteggiamenti e strumenti di responsabilità sociale nelle imprese e ha ampliato l’interesse della ricerca sul tema.
Gli studi in ambito di RSI coinvolgono e intrecciano i lavori di studiosi di economia aziendale, economia politica, etica (etica d’impresa in particolare), sociologia, filosofia, diritto…
Le teorie sviluppate possono essere inquadrate in alcuni filoni di studio e si possono
Le origini della RSI
Gli studi si sviluppano nel ventesimo secolo ed hanno origini negli Stati Uniti.
Il concetto di responsabilità sociale delle imprese nel senso moderno nasce intorno agli anni '20, quando si comincia a parlare della necessità dei dirigenti di azienda di operare nell'interesse non solo degli azionisti, ma anche di altri interlocutori sociali.
Rimane per lungo tempo marginale nel pensiero economico per la depressione degli anni Trenta e il conflitto mondiale nel Quaranta.
1950
Howard Bowen (1953) "Social Responsibilities of the Businessmen"
Responsabilità sociale dell'uomo d'affari: è uno dei primi che teorizza la capacità dei dirigenti (e quindi dell'impresa) di incidere sul contesto ambientale per cui esistono obblighi sociali che vanno oltre la produzione e distribuzione di beni e servizi e l'ottenimento
del profitto. Polemiche sulla legittimità della responsabilità sociale delle imprese: vaghezza nelle definizioni; esistenza di un trade-off tra i ricavi e costi sociali ed economici; prevalenza delle operazioni di RSI che favoriscono l'immagine e la reputazione delle aziende senza ripercussioni positive sulla collettività.
1960 → nel giro di pochi anni si afferma il concetto di responsabilità sociale d'impresa (anche se mancano le indicazioni operative) e si assiste ad una rapida crescita del consenso sulla sua rilevanza per l'attività aziendale.
Davis (1967) "Iron law of responsibility": esiste un legame tra la responsabilità dei manager ed il loro potere sociale, perché le opinioni e le azioni dei businessmen influenzano la società. Non assumersi tali obblighi porta ad una progressiva corrosione del potere ed a conseguenze negative sull'attività dell'impresa.
Frederick (1960)
“The growing concern over business responsibility”: propone una definizione più articolata di responsabilità sociale, enfatizzando l'importanza delle aspettative della comunità in cui l'impresa è inserita ed il conseguente ruolo sociale nell'incrementare il benessere di queste comunità. 1970 → 4 filoni di studio, inizia la parte attuativa ed operativa per concretizzare alla luce di quello che fanno le aziende che scelgono di fare responsabilità sociale.- Individuazione delle caratteristiche che qualificano il comportamento delle imprese come socialmente responsabile
- Relazione fra RSI e caratteristiche del contesto sociale e culturale di riferimento
- Motivazioni che spingono le imprese all'assunzione di comportamenti socialmente responsabili
- Modalità con cui le imprese socialmente responsabili organizzano e gestiscono lo svolgimento della propria attività
Responsabilità etiche: legate ai valori e al senso di equità, giustizia e imparzialità dell'impresa: sono oggetto di riflessioni da parte della singola realtà aziendale e possono declinarsi diversamente in relazione alla specifica realtà e al contesto di riferimento (ad esempio, per caratteristiche storiche, politiche, culturali e così via). Non sono imposte dalla legge ma nei confronti di esse si genera un'aspettativa da parte dei soggetti esterni. Per esempio, non sono obbligato a non buttare il pane avanzato, ma i terzi si aspettano che io lo gestisca bene. Quindi l'impresa è chiamata a considerarle anche se non per obblighi formativi.
Responsabilità di natura filantropica o discrezionali: sono responsabilità che io mi assumo con la mia responsabilità, i terzi in questo caso non si aspettano che io lo faccia. Per esempio sostengo
Il canile municipale. Robert Ackerman e Raymond Bauer (1976) critica al termine "responsabilità sociale". Loro parlano di reattività sociale, perché il termine responsabilità per loro è più uno stato di assumere un obbligo, mentre la reattività delinea una condizione dinamica orientata verso l'azione.
1980 William Frederick (1986) crea una differenza tra:
CSR1 Responsabilità sociale delle imprese nella sua nozione classica
CSR2 Responsabilità sociale reattiva: presuppone l'accettazione da parte dell'impresa degli obblighi sociali che derivano dallo svolgimento della sua attività
CSR3 Corporate Social Rectitude: Responsabilità sociale che valuta la correttezza morale delle azioni intraprese e riempie il vuoto normativo delle due precedenti impostazioni con un'analisi dei valori etici posti alla base di tutti i comportamenti sociali delle imprese.
Questi sono tre diversi stadi in cui ogni
azienda si può trovare nei confronti della responsabilità sociale. 1990 Wood (1991) Motivazioni: tre possibili principi che chiariscono sotto il profilo teorico la RSIIstitutional principle: affiancare al ruolo istituzionale viene richiesto perciò di ricoprire anche un ruolo sociale. Organizational principle: la responsabilità dell'impresa non fa riferimento a tutti i problemi della collettività, ma solo a quelli che ha direttamente o indirettamente causato. Individual principle: i manager esercitano una discrezionalità nel prendere le decisioni, determinando personalmente quali aspettative soddisfare e quali rifiutare in base all'influenza e priorità dei propri principi etici. La teoria degli stakeholder Studi orientati all'analisi e all'approfondimento della gestione strategica d'azienda, nell'ottica di massimizzare non solo il valore per gli azionisti ma il benessere di tutti gli stakeholder. Con questa
teoria si amplia l'insieme di soggetti che devono essere considerati e di cui deve essere massimizzato il beneficio. Nel lungo periodo, i risultati che danno soddisfazione piena a tutti gli stakeholder rappresentano una garanzia di successo e durabilità dell'azienda. Freeman (1984) amplia il concetto di stakeholder e fornisce una definizione in base alla quale con il termine stakeholder si può rappresentare ogni individuo ben identificabile che può influenzare o essere a sua volta influenzato dall'attività svolta dall'organizzazione in termini di prodotti, politiche e processi. Ogni individuo che ha interesse nell'azienda e di conseguenza a sua volta può influenzare l'azienda. Oltre ai soggetti direttamente coinvolti, consideriamo anche gruppi di interesse pubblico, movimenti di protesta, comunità locali, enti di governo, sindacati e stampa... (solo negli '80 si identificano chiaramente) L'evoluzionedel concetto di RSI: la triple bottom line – le tre P L'evoluzione quantitativa ci dice che i risultati dell'azienda non si possono più misurare con un indicatore economico-finanziario (utile) ma me lo dice una triple bottom line: persone, pianeta, profitti. Le imprese dovrebbero sviluppare investimenti sostenibili e decisioni aziendali perseguendo simultaneamente tre obiettivi: equità sociale, qualità ambientale, prosperità economica. Un'ulteriore evoluzione: L'evoluzione del concetto di RSI: il valore condiviso Porter e Kramer (2011). La teoria si basa su presupposti di un'economia capitalistica ma allo stesso momento esorta ad un cambiamento rispetto al passato per permettere alle imprese di sfruttare appieno il potenziale economico e risolvere contestualmente le questioni sociali. Valore condiviso: insieme delle politiche e pratiche operative che rafforzano la competitività di un'azienda migliorando nello stesso tempo la situazione economica e sociale delle comunità in cui opera.e benessere sociale.